Io devo studiare
Trading online: occhio alla leva
di
Gianluca De Mayo Comprare e vendere titoli in tempo reale sulla rete è tanto facile quanto rischioso. Ecco a cosa fare attenzione e perché è meglio studiare.
Bastano un computer, un collegamento a internet e un conto online presso una delle mille piattaforme di trading disponibili in Rete. Fare trading altro non significa che negoziare online qualunque genere di prodotto finanziario scambiabile in tempo reale: dalle azioni, agli indici, passando per le valute o le obbligazioni. È un fenomeno in arrivo dai Paesi anglosassoni che sta prendendo sempre più piede anche in Italia, complice forse anche la semplicità messa a disposizione da dispostivi come tablet e smartphone che permettono di fare transazioni in qualunque momento e in qualunque luogo.
TANTI RISCHI: SERVE CULTURA DEI MERCATI. Ma se è vero che il trading può essere molto redditizio, è anche vero che si può rivelare molto rischioso. Jessi Livermore, considerato uno dei più grandi speculatori del XX secolo, all’It Forum di Rimini 2013 commentava: «Non è possibile essere vincenti speculando tutti i giorni e tutte le settimane. Ci sono soltanto poche occasioni in un anno, probabilmente tre o quattro, quando potrete permettervi di ottenere un grande utile. Negli altri momenti state aspettando che il mercato recuperi per il prossimo grande movimento». Tradotto in parole povere: per fare trading e ottenere rendimenti interessanti bisogna avere una grande cultura finanziaria e conoscere i mercati a fondo.
Muoversi seguengo si gegnali dell’analisi tecnica
«Il trading», spiega Gabriele Roghi di Invest Banca, «può essere definito come un’attività di compravendita con orizzonte temporale limitato o minimo, che di solito viene chiuso nell’arco della stessa giornata di contrattazione, cercando di sfruttare segnali derivanti da analisi grafica o tecnica magari in momenti di mercato particolari come quelli che coincidono con la diffusione di dati macro o aziendali (che possono influenzare il titolo stesso provocandone dei movimenti rilevanti che il trader cerca di sfruttare a proprio vantaggio)».
NULLA A CHE VEDERE CON LO SCALPING. «Il trading non è da confondere con lo scalping», precisa il manager, «che invece apre e chiude posizioni di pochi minuti generando giornalmente un numero ingente di operazioni anche sullo stesso titolo senza curarsi in alcun modo di notizie o eventi esterni ma agendo unicamente sulla quantità di operazioni che possono generare utili interessanti sommando un grande numero di movimenti di minime escursioni di prezzo». Tanto che il fenomeno dello scalping spesso non viene nemmeno deciso da esseri umano ma bensì da software che, automaticamente, realizzano operazioni senza curarsi degli agenti esterni.
UNA QUESTIONE DI MARGINI. «Io penso che l’investitore retail debba stare molto attento ai margini del trading», osserva Massimo Siano di Etf Securities che ha lavorato a lungo come trader a Montecarlo. «Il problema è la leva del trading», cioè di quanto è possibile moltiplicare la perdita o il rendimento che ottengo. «Questi margini possono», spiega, «creare non pochi problemi nella gestione del rischio del portafoglio aldilà della direzione del cliente. Ad esempio il cliente può avere una visione di medio termine positiva sullo Standard&Poor. Questa visione potrebbe anche essere giusta, ma se il margine è alto e un giorno l’indice perde il 4% e la mia leva è a 10, il trader ha perso il 40%. Il vero problema non è dunque lo strumento ma la gestione dei margini che può essere molto pericolosa».
I VANTAGGI DEL TRADING. A chi ne sa sfruttare i benefici, però, il trading può riservare non poche soddisfazioni. «Il trading», conclude Roghi, «è in grado di adeguare tempestivamente il portafoglio a sollecitazioni esterne», riesce cioè a ottimizzare gli investimenti secondo le sollecitazione del momento
Bongiorno a tt belli,bekkibrutti