L'Argentina chiede aiuto alle banche e tratta un prestito da 10 miliardi di dollari, dopo che le riserve sono crollate di 2,5 miliardi in un mese.
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Si mettono di male in peggio le cose per l’Argentina. Secondo il quotidiano La Nacion, il ministro dell’Economia, Axel Kicillof, si sarebbe incontrato in gran segreto con un gruppo di banche, per discutere i termini di un prestito da 10 miliardi di dollari. La richiesta è frutto di una situazione disperata del paese,
le cui riserve di valuta straniera sono scese a 28,1 miliardi, in calo di 2,5 miliardi nel solo mese di gennaio. Si tratta del crollo più rapido dal 2006, quando Buenos Aires ripagò interamente il debito da 9 miliardi al Fondo Monetario Internazionale.
L’Argentina non avrebbe agevolmente accesso ai fondi necessari sui mercati internazionali, per cui avrebbe chiesto ad alcune banche di farlo al suo posto, indebitandosi in dollari e attraverso operazioni di credito commerciali.
Il crollo del peso (-18,6% a gennaio e -36% da maggio 2013) sta mettendo in difficoltà il governo anche nei confronti del cosiddetto Club di Parigi, il gruppo dei creditori che vanta dall’Argentina 10 miliardi di dollari, ma che il governo della presidenta Cristina Férnandez de Kirchner vorrebbe abbassare a 6 miliardi, sottraendo dal computo gli interessi e le sanzioni.
Il problema è che a questi livelli, le riserve sarebbero sufficienti solo a consentire la sopravvivenza economico-finanziaria del paese per altri 6-7 miliardi, considerando che l’Argentina deve ancora ripagare debiti per una cifra prevista fino a 21,5 miliardi. Preoccupa, poi, l’accelerazione del ritmo con cui le riserve si stanno erodendo, visto che in un solo mese si sono “bruciati” 2,5 miliardi, quando nell’ultimo anno il calo è stato di circa 9,4 miliardi.
Nel frattempo, i Bonar 2017, ossia i bond sovrani denominati in dollari, hanno visto esplodere i rendimenti al 16,2% e ciò lascia intravedere un’accentuazione della crisi fiscale, che si va a sommare a quella valutaria e monetaria (inflazione reale stimata al 25-30% contro il 10,6% ufficialmente comunicato dalle autorità).
A breve, quindi, il ministro Kicillof dovrebbe incontrare anche i vertici di Goldman Sachs, ossia di quella odiata finanza internazionale, oggetto degli strali della presidenta. Una fine politica invereconda per chi fino a qualche mese fa si proponeva di combattere l’imperialismo finanziario occidentale.
che cosa ci fanno questi con 28 miliardi di dollari in valuta straniera??
gia' il brasile soffre che ne ha 358 in pancia di miliardi di dollari.....
sempre l' argelatrina...sempre loro.....
ci sono stato nel 2006 e l' ho detto a mia moglie ..con la testa che hanno un default ogni 10 anni...difatti ne sono passati 13 e risiamo nella bocca nel burrone....