In partita spunta ora una lettera inviata a Banca d’Italia il 4 settembre dall’assessore allo Sviluppo di Genova, il banchiere Giancarlo Vinacci (nel frattempo il sindaco ha spostato la delega). Nel testo si segnalano criticità e punti di forza del riassetto. “Ccb dovrà essere molto concentrata e adeguatamente capitalizzata” per la ristrutturazione di Carige, nota Vinacci, prevedendo possano essere utili “ulteriori apporti di capitale”. La lettera però si chiude con uno scenario sibillino che sembra far di Vinacci un aspirante ‘pontiere’: Il progetto con Ccb ha “forte valenza strategica e operativa” per Genova “tale da poter attivare nuovi investitori genovesi” e internazionali, che “avranno però bisogno di certezze e trasparenza informativa e sulla governance” e “di un minimo di tutele patrimoniali”. “Questa amministrazione ritiene che ci sia ancora l’opportunità di sostenere, col supporto della Banca d’Italia, un intervento di investitori qualificati nel quadro di una soluzione strategica a beneficio di tutte le parti coinvolte”. “Si possono ancora trovare soluzioni”, magari con “azioni privilegiate convertibili” o “una combinazione con Tier2 convertibile”. A valle del riassetto prospetta un investimento direttamente in Ccb, insomma, con “exit naturale”, per tali investitori e per molti degli attuali azionisti di Carige, nella quotazione di Ccb, dopo la fusione “fiscalmente per tutti favorita con Carige”.