CARO BABBO NATALE, QUEST'ANNO VORREI UN CONTO iN BANCA CORPOSO ED UN FISICO ASCIUTTO.

(ANSA) - ROMA, 19 DIC - Apertura in lieve calo per lo spread fra Btp e Bund che segna 132,2 punti contro i 134 della chiusura di ieri. Il rendimento è pari all'1,93%.
 
L'American journal of preventive medicine ha pubblicato, nei giorni scorsi, la classifica del rischio obesità in base all'occupazione. Come riportato dal Corriere della Sera, sono dati molto importanti negli Usa, dal momento che lavoratori in buona forma fisica significano, per il datore di lavoro, un risparmio medio del 9% in spese sanitarie e assenze per malattia.
I dati - Il tasso di obesità, cioè la probabilità di diventare sovrappeso, supera il 40% per poliziotti, pompieri e guardie giurate: sono questi i mestieri più a rischio, seguiti (35,6%) dai lavoratori del sociale e dagli uomini di chiesa. Dopo i primi, i mestieri più colpiti sono infermieri, terapisti, architetti, ingegneri, autisti e camionisti. I più virtuosi, invece, sono gli economisti, gli scienziati e gli psicologi, con un tasso di obesità del 14% circa: poco sopra stanno artisti, attori e reporter, poi cuochi e baristi.
 
ROMA – Parlare con tutto il mondo in 40 lingue senza conoscerle? E’ quasi realtà con Skype Translator, il traduttore vocale simultaneo ideato da Microsoft per il suo programma di messaggistica VoIP. Senza passare dalla tastiera: basta selezionare la lingua del proprio interlocutore e condurre la conversazione nella propria lingua madre. Il software tradurrà automaticamente il messaggio e lo trasmetterà in tempo reale attraverso una voce pre-impostata.
Più a lungo conversate, più alte saranno le prestazioni del traduttore: il programma si basa su un sistema di adattamento automatico che apprende il comportamento linguistico dell’utente e vi si adegua nel tempo.
Al momento Skype Translator è disponibile solo per sistemi Windows 8.1 o Windows 10 Preview e supporta solo due lingue, traducendo dall’inglese allo spagnolo e viceversa. Ma l’obiettivo è di estendere il servizio a 40 lingue.
 
Parmalat compra l'australiana Longwarry Food Park specializzata nel settore dairy

Oggi, 08:58
di Daniela La Cava

Parmalat fa acquisti in Australia. La società alimentare di Collecchio ha annunciato che la propria controllata Parmalat Australia Pty ha sottoscritto un accordo per comprare Longwarry Food Park Pty, società specializzata nella produzione di latte (in polvere, fresco e UHT) e formaggi spalmabili. L’enterprise value dell’attività acquisita è pari a circa 45 milioni di euro. Longwarrym, player riconosciuto nel settore dei prodotti lattiero-caseari freschi e di base, possiede un sito produttivo (Longwarry, Victoria) ed impiega circa 50 persone. Nell’ultimo esercizio il fatturato della società è stato pari a circa 60 milioni di euro.
 
Se proprio vogliamo renderci conto di come lavorano le banche per noi clienti allora, nella prima puntata della nostra rubrica, lanciamo una 'virtuale' class action che sui social network sta già riscuotendo successo in termini di followers: tutti in banca a chiedere di verificare (ed eventualmente modificare) il «proprio profilo di rischio».
L’obiettivo è di eliminare dalle mani delle banche lo strumento che consente alle stesse di proporre e vendere al cliente i prodotto che vogliono collocare, e quindi di tutelarsi con un paracadute da utilizzare in caso di eventuali contestazioni
 
Ma perché questa precauzione ? Cosa fanno le banche normalmente?
Io so e ho le prove che il Test di adeguatezza (e quindi il corrispondente profilo di rischio) in numerosi casi non è la fotografia dell’investitore ma quella che la banca, spesso surrettiziamente, produce per il cliente, predisponendo il test già precompilato con la «baffatura» nelle caselle «convenienti» per la banca (così come avvenuto per un caso concreto a un mio assistito pochi mesi fa ) e sottoponendolo poi alla firma del cliente, tra le centinaia di carte che solitamente vengono prodotte.
UN MODO PER PIAZZARE OBBLIGAZIONI. Della serie: decidiamo noi banche che ne sai tu di un titolo di Stato, di una obbligazione strutturata, di una azione o, addirittura, di uno strumento derivato
In tal modo gli istituti di credito si precostituiscono la «base» obbligatoria per poter collocare e vendere i prodotti tipo obbligazioni Parmalat, Cirio, Lehman Brothers, polizze assicurative, diamanti, swap sui tassi di interesse, nonché azioni di banche a seguito degli aumenti di capitale dalle stesse deliberati!
 
A tal proposito forniamo un To do in tre punti che può cambiare, rivoluzionare, stravolgere il rapporto tra banca e cliente :

Andare in banca e chiedere di verificare il proprio «profilo di rischio»

Se il cliente si accorge (anche affidandosi a consulenti indipendenti) che non è il suo «profilo di rischio», ne chiede (e ottiene) la modifica, adeguandolo alle sue effettive caratteristiche di investitore.

A questo punto la banca si trova nell’impossibilità di offrire e vendere, in futuro, prodotti che il cliente non avrebbe mai voluto acquistare.
 
Who Needs Amazon or Wal-Mart? China Cuts Out the Middleman

E-Commerce Goes Global—Buying a $52 Jacket From a Shanghai Factory, Direct to My Door
 
Allo stato attuale il «Sony Hack» - come è chiamato il clamoroso attacco informatico contro Sony Pictures - resta un enigma. Ancora non si ha certezza di come sia avvenuto, di quando sia effettivamente iniziato (si sa solo quando è stato scoperto, il 24 novembre), da chi sia stato eseguito e perché. Non solo ci sono in campo teorie contrastanti, ma ognuna di queste presenta contraddizioni interne e angoli ciechi. Dunque è bene partire da quello che si sa.

La violazione informatica subita da Sony è una delle più pesanti mai registrate da una grande azienda americana. C’è chi ha stimato 85 milioni di dollari di danni, e questo prima che la programmazione di The Interview venisse cancellata. L’attacco è stato condotto usando un malware, cioè un software malevolo, che non solo ha copiato 100 terabytes di dati privati dell’azienda ma ha anche cancellato gli hard disk diffondendosi nella rete aziendale attraverso i servizi Windows.

Sebbene il malware non fosse di per sé molto sofisticato, il modo in cui è stato utilizzato mostra una notevole conoscenza della infrastruttura interna di Sony da parte degli attaccanti. Per questo qualcuno pensa che possa essere coinvolto anche un insider, magari qualche ex dipendente.

Non si sa come originariamente il malware sia arrivato sui server Sony, ma era controllato dagli hacker attraverso una rete di computer infetti - le prime indiscrezioni li collocano a Singapore, Bolivia, Polonia e pure Italia - attraverso i quali passava la catena di comando. Questo apre il capitolo di quella che in gergo di chiama «attribuzione». Che, nel mondo della sicurezza informatica, è l’aspetto più spinoso.

Hacker competenti non solo sanno nascondere la propria localizzazione (l’indirizzo IP) ma possono anche fingere che un attacco parta da tutt’altro soggetto o luogo. Il depistaggio è parte integrante dell’azione di hacking. E anche nel caso si riesca a ricondurla a individui di un certo Paese, sarebbe comunque difficile stabilire - a meno di esplicite rivendicazioni o che si tracci fino a un ufficio statale - se si tratta di una campagna promossa dal suo governo o condotta in modo autonomo da simpatizzanti.

Ieri indiscrezioni del governo e dell’intelligence americana hanno puntato sempre più il dito sulla Nord Corea, che era in ballo da subito, anche se con molte perplessità da parte degli esperti. Pyongyang da anni recluta nelle università un piccolo esercito di cyber-guerrieri, che fonti sudcoreane stimano sulle tremila unità. Alcune - come la Unit 121, menzionata proprio da funzionari Usa nell’affaire Sony - avrebbero un distaccamento in Cina.

Al di là dell’anatema di Pyongyang scagliato mesi fa contro il film, gli indizi più forti a favore della pista nordcoreana riguardano l’analisi del malware utilizzato, che in passato è stato usato contro alcune banche della Corea del Sud e la compagnia petrolifera statale dell’Arabia Saudita. Nel primo caso erano sospettati i nordcoreani, nel secondo caso gli iraniani. Per altro vari studi mostrano una collaborazione fra queste due nazioni, almeno sul fronte cyber.
 
Il governo puntava ad accelerare l’iter della legge di stabilità per votare oggi la fiducia al Senato e fare il bis lunedì alla Camera e chiudere così «al volo» tutto il pacchetto. In realtà, dopo aver deciso di arrivare in aula col testo aperto, senza il mandato al relatore, si è scoperto che lo sprint finale era più complesso del previsto. Il dibattito in aula è iniziato solo alle 15 anziché alle 9.30, ma l’ennesimo maxiemendamento del governo annunciato per le 20 a sera, per le solite «ragioni tecniche» non era pronto e tutto è slittato a questa mattina alle 10.
Il governo, anticipando alla riunione dei capigruppo l’intenzione di procedere col voto di fiducia (ma potrebbero anche essere tre su tre differenti parti del testo come è già avvenuto a Montecitorio), ha assicurato che il nuovo testo conterrà tutte le modifiche votate in commissione Bilancio e, come ha assicurato il sottosegretario all’Economia Baretta, i punti già condivisi nel corso del dibattito in commissione. E mentre il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri punta il dito contro l’«incapacità» del governo, non sono pochi a temere possibili sorprese da parte dell’esecutivo. A questo punto «non ci sono garanzie - ha spiegato il relatore Giorgio Santini -. Ora il padrone del provvedimento è il governo, ma sorprese non ce ne dovrebbero essere».
 

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