CDS e Ratings (Moody's, S&P's, Fitch) CDS, Ratings e variaz.di rating+indici mercato import. es: BDI: Baltic Dry Index etc (2 lettori)

il Baltic Dry Index è ancora un anticipatore dei corsi azionari mondiali?

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  • Sì ma sembra aver dilatato lo sfasamento

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  • No ma vediamo se i corsi si decidono a seguirlo

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  • No, ormai si è scollegato

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lorenzo63

Age quod Agis
Grazie mille, i tuoi file sono sempre molto utili per chi non ha la possibilità di scaricare i dati dei CDS.

Una sola cosa: mi sembra che il dato del CDS dell'Italia sia errato (non può essere più basso della Germania, giusto :) ?)

Purtroppo no ... :D

Durante un copia incolla ho invertito Norvegia con Italia....

Adesso è corretto ... Ti ringrazio per la pronta segnalazione...:)
 

Giontra

Forumer storico
Toyota, S&P taglia rating da AA ad AA-, outlook stabile

TOKYO (MF-DJ)--Standard & Poor's ha tagliato il rating sul debito di lungo termine e il debito senior non garantito di Toyota Motor ad AA- da AA, con outlook stabile, a causa della "debole redditivita'" della casa automobilistica.
"Il downgrade riflette la nostra convinzione che la redditivita' di Toyota abbia poche probabilita' di recuperare nei prossimi uno o 2 anni a un livello appropriato per il rating" AA, ha dichiarato S&P, la cui decisione arriva proprio nel pieno del tentativo della casa di ricostruire la sua reputazione a livello mondiale dopo una serie di maxi-richiami che hanno interessato oltre 10 mln di autoveicoli.
La societa' di rating aggiunge che "dal momento che la redditivita' del gruppo e' ancora debole, il suo ritmo di ripresa e' piu' lento rispetto alle altre rivali giapponesi e sui profitti potrebbero continuare a pesare i prezzi delle materie prime e della benzina nonche' uno yen forte".
S&P, che peraltro ha rivisto al ribasso anche il rating di Denso, societa' di componentistica di cui Toyota detiene il 22,5% del capitale, ha quindi motivato la decisione di assegnare un outlook stabile alla casa nipponica preventivando una graduale ripresa della redditivita' e sottolineando il "basso profilo di rischio finanziario", la struttura patrimoniale "molto forte" e il livello di "liquidita' eccezionale". L'ultimo downgrade di S&P sul rating della casa nipponica era avvenuto nel maggio del 2009 quando l'agenzia decise di ridurlo da AA+ ad AA.
Lo scorso 8 febbraio Toyota ha pubblicato i risultati del trimestre ottobre-dicembre rendendo noto un calo dell'utile netto del 39% a 93,63 mld yen causato da minori volumi di vendita in molti mercati chiave e dalla forza persistente nello yen giapponese. Contestualmente la casa ha annunciato la previsione di un utile netto in miglioramento nell'intero esercizio fiscale, che terminera' il 31 marzo prossimo, grazie a forti vendite all'estero e ad una profonda riduzione dei costi.
La casa automobilistica ha rivisto al rialzo la stima sull'utile netto a 490 mld yen (5,97 mld usd), in crescita del 40% rispetto alla precedente previsione di novembre e piu' del doppio dei 209 mld yen registrati nello scorso esercizio.
"E' deplorevole che S&P abbia abbassato il nostro rating. Tuttavia, la nostra priorita' e' conquistare la fiducia dei nostri clienti e il nostro management fara' uno sforzo massimo in modo che il rating venga di nuovo alzato", ha commentato un portavoce di Toyota, che nonostante la decisione dell'agenzia mantiene ancora un rating migliore di quello assegnato ai suoi principali concorrenti nipponici (A+ ad Honda e BBB+ a Nissan).
Il rating AA- e' il piu' basso dei tre livelli di doppia A e riflette comunque l'opinione dell'agenzia che una societa' abbia "una capacita' molto forte" di far fronte agli impegni verso il mercato. Moody's mantiene invece un rating Aa2 su Toyota dopo il downgrade effettuato ad aprile 2010 e motivato con il problema dei maxi richiami che hanno sollevato dubbi sulla solidita' degli utili fino a oltre il 2012
 

Giontra

Forumer storico
Banche europee in fila per il doppio-rating
Morya Longo
20 marzo 2011 MILANO
Dopo tutte le critiche alle società di rating per aver dato voti troppo generosi alle cartolarizzazioni sui mutui Usa, arriva – beffarda – la vendetta del destino: il rating è improvvisamente diventato merce rara e preziosissima. Dal primo marzo la Banca centrale europea accetta infatti come garanzia per i prestiti alle banche solo cartolarizzazioni con due rating, per cui tutti gli istituti di credito del Vecchio continente si sono dovuti precipitare da Moody's, Standard & Poor's e Fitch per ottenere un secondo voto per le tante cartolarizzazioni che ne avevano uno solo. Il problema è che, con la ressa, negli uffici delle tre agenzie si è creato un collo di bottiglia: tante cartolarizzazioni, soprattutto di banche italiane, sono ancora in attesa del secondo voto. E questo ha creato, e in alcuni casi tutt'ora crea, seri problemi per queste banche: non potendo più usare le cartolarizzazioni mono-rating con la Bce, tante sono infatti costrette a finanziarsi a tassi elevati presso le grandi banche internazionali.
Andiamo con ordine. Negli anni passati, quando le banche faticavano a finanziarsi sul mercato interbancario a causa del crack di Lehman, è iniziata la moda delle cosiddette auto-cartolarizzazioni.
Di fatto le banche di tutta Europa prendevano i mutui, li impacchettavano in obbligazioni e – non potendo venderle sul mercato perché non c'erano investitori disposti a comprarle – le usavano per finanziarsi presso la Bce. La Banca centrale presta infatti agli istituti tutti i soldi di cui hanno bisogno, a patto che questi le diano titoli in garanzia. Ecco perché le auto-cartolarizzazioni erano diventate di moda: permettevano alle banche di "creare" obbligazioni dai propri mutui, e dunque di "costruire" merce di scambio da consegnare alla Bce per finanziarsi. Insomma, le auto-cartolarizzazioni erano come speciali "ricariche" per i "bancomat" delle banche europee presso la Bce.
Ma la Bce non è un ente di beneficienza: per evitare che le banche le consegnassero titoli spazzatura, già oltre un anno fa aveva annunciato che dal primo marzo 2011 avrebbe accettato solo bond con due rating. Le auto-cartolarizzazioni, che ne avevano uno solo, dovevano dunque prendere il secondo. Alcune banche europee si sono mosse subito, contattando già un anno fa Moody's, S&P o Fitch. Altre, invece, si sono attivate in ritardo. È il caso di quelle italiane e spagnole: soprattutto quelle di medie dimensioni. Ovvio che dalle tre agenzie si sia creato un collo di bottiglia. Fitch Italia, per esempio, in soli due mesi si è trovata a dover analizzare e valutare 13 cartolarizzazioni, quando solitamente questa mole di lavoro la svolge in quasi un anno intero.
Questa impasse rappresenta un problema. Le banche italiane, penalizzate anche dall'elevato rischio-Paese, si finanziano infatti a tassi elevatissimi sul mercato obbligazionario e faticano a trovare denari – se non per scadenze brevi – sul mercato interbancario. Il "bancomat" della Bce, dunque, per molti istituti è da almeno due anni una fonte certa ed economica di finanziamento. Avere le auto-cartolarizzazioni bloccate dalle agenzie di rating rappresenta dunque un problema, perché riduce – anche se temporaneamente – le "cartucce" disponibili per trovare finanziamenti presso la Bce.
L'alternativa è però arrivata dalla finanza: ci sono banche internazionali – sul mercato si indicano soprattutto JP Morgan o Natixis – che accettano in garanzia anche i bond mono-rating per finanziare le banche italiane. Il problema è che i tassi d'interesse richiesti risultano elevatissimi rispetto al mercato: più di un punto percentuale sopra la media. Così il cerchio ironico del destino si chiude: a guadagnare da questa impasse, oltre alle agenzie di valutazione che chiedono tra i 100 e i 150mila euro per ogni rating, sono banche internazionali
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Alobar

So di non sapere...
Alcuni CDS a giovedì:

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