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Guerra al fotovoltaico: conviene a noi, non all’Enel
Scritto il 08/8/12 • nella Categoria: segnalazioni
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Il 3 maggio scorso si verificò un evento storico nella produzione energetica italiana: fu “il giovedì in cui l’energia costava zero”, grazie al boom del fotovoltaico italiano. Debora Billi, giornalista e blogger, profetizzò che presto nuove leggi e decreti avrebbero protetto la lobby dei produttori di termoelettrico.
«Da quel giorno – scrive ora nelle pagine di “Petrolio.blogosfere” – è infatti cominciata la battaglia dei produttori tradizionali contro la produzione di energia rinnovabile, che li costringeva a rimetterci fior di soldoni.
Con buona pace delle decantate “leggi di mercato”, si è cercato in tutti i modi di porre un freno all’enorme produzione italiana di energia gratuita solare.
Motivo: le centrali a olio combustibile e turbogas non dovevano chiudere i battenti.
«Il bello è che abbiamo praticamente un problema di sovrapproduzione: ma non dovevamo fare le urgentissime centrali nucleari?».
Ora, continua Debora Billi, si scopre che abbiamo energia in avanzo: e quindi, «invece di privilegiare il rinnovabile, lo si blocca».
Come? «Col trucchetto del capacity payment». Ovvero: le centrali saranno ora remunerate in base alla potenza e non alla produzione effettiva. Tutto ciò servirebbe per “stabilizzare la produzione”. E chi paga? «Pantalone, con altri soldi presi dalla bolletta: socializziamo le perdite dei prenditori, come al solito».
Non solo: «Ci si incavola persino Confindustria, il che è tutto dire. Ma un senatore risponde indignato, e difende il capacity payment: un senatore del Pd, naturalmente», perché «quando c’è di mezzo l’Enel», i seguaci di Bersani «sono sempre in prima fila». E intanto, ad agosto, si annunciano «distacchi programmati per gli impianti fotovoltaici». La ragione? «Producono troppo, ancora».
Già ad aprile, sempre sulle pagine web di “Petrolio” – prestigioso blog che ha intanto raggiunto la cifra-record di 4 milioni di visitatori – Debora Billi aveva fiutato l’aria e annunciato: non cederanno senza combattere.
Quando, anni fa, alcuni amici le proposero di partecipare ai loro investimenti sul fotovoltaico, rispose: «Non ci penso neppure. Non mi fido per niente del Conto Energia, e non investirei mai su qualcosa il cui ritorno economico dipende dal buon cuore delle compagnie elettriche e dalle loro attività lobbistiche sull’attività legislativa dello Stato».
La verità, secondo “Qualenergia”, è che il fotovoltaico – insieme alle altre rinnovabili – produce a costi quasi nulli e quindi rappresenza una formidabile concorrenza nei confronti delle centrali tradizionali.
«Non so se è chiaro», insisteva la Billi commentando le oscillazioni giornaliere del costo energetico a seconda delle fasce orarie: «I produttori tradizionali fanno in modo di aumentare il prezzo serale per compensare i “mancati guadagni” diurni dovuti all’energia gratuita.
Così, invece di beneficiare del grande impulso al fotovoltaico degli ultimi anni, ce la prendiamo ugualmente in saccoccia». [e come al solito ci sono i politici che ce l'hanno messo perchè degli italiani proprio non gline frega niente]
Era vero: non avrebbero “ceduto senza combattere”, e infatti hanno “tosato” il nuovo Conto Energia, tagliando sussidi e sconti. E attenzione, avverte Debora Billi: «Non cederanno su nulla: dalla produzione elettrica, alla mobilità automobilistica, all’agroalimentare, ai rifiuti.
Il Business As Usual deve continuare ad ogni costo, perché è un business loro. Con buona pace del cambio di paradigma e del mondo diverso possibile».
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