Secondo me, molto interessanti le frasi che ho grassettato...
(soprattutto quotazione attuale pari allo 0,5% del patrimonio tangibile... ma ci rendiamo conto?)
UNICREDIT Problema Turchia gestibile, lo scrive l'agenzia di rating Dbrs
Il titolo è stato fortemente penalizzato dalla crisi di Ankara. La lira turca si è svalutata di circa il 50% contro Euro da inizio anno.
Per le banche europee con esposizione in Turchia l'impatto della caduta della lira turca sui ratio patrimoniali è gestibile. È quanto si legge in un report dell'agenzia di rating Dbrs.
Le banche più esposte, sottolinea Dbrs, sono Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, Unicredit, BNP Paribas, ING Group e HSBC.
Secondo Dbrs ci potrebbe essere qualche impatto negativo in termini di conto economico da minori utili delle controllate locali, così come dai portafogli di titoli di stato locali e dagli effetti del cambio.
In ogni caso, il potenziale impatto sul CET1 delle banche coinvolte non è significativo se non per BBVA.
In Turchia, Unicredit è presente con la partecipata, al 41%, Yapi Kredi, il quarto istituto di credito del Paese. La quota vale a bilancio 2,5 miliardi di euro, una partecipazione contabilizzata a patrimonio che la capogruppo ritiene strategica: a seguito di questa definizione, non c'è l'obbligo di aggiornare ogni trimestre il valore. Nel corso della presentazione dei dati del trimestre, il direttore finanziario Mirko Bianchi ha precisato che 2,5 miliardi di euro è una cifra prudenziale; se si dovesse usare il metodo che sconta i dividendi futuri, il valore sarebbe più alto di parecchio.
Yapi Kredi vale 25 miliardi di euro di attività pesate per il rischio. Sulla base di questi dati, una svalutazione della lira turca, indebolisce di due punti base il Common Equity Tier 1.
Un movimento pari a 100 punti base del bond decennale di riferimento della Turchia, ha ugualmente effetti di poco conto sul coefficiente patrimoniale di Unicredit.
Almeno per il momento, Yapi Kredi non ha problemi operativi; nel secondo trimestre la banca con sede a Istanbul ha generato 83 milioni di euro di utile netto, poco sotto il risultato di un anno prima. Problemi di reperimento fondi non ce ne sono. Non ci sono quindi ragioni, nell'immediato, per procedere con le rettifiche di valore.
Volendo essere pessimisti assoluti, si può prendere in considerazione l'ipotesi apocalittica di un default di Yapi Kredi; in questo caso, l'effetto sul Common Equity Tier 1 di Unicredit sarebbe pesante ma non drammatico, pari a -35 punti base. Nel caso la capogruppo decidesse di azzerare il valore della partecipazione, la ricaduta sarebbe di -40 punti base.
A fine giugno il Cet1 di Unicredit era 12,5%, in calo rispetto a tre mesi prima. La società prevede per fine anno un range 12,3%-12,6%, con un impatto negativo di 40-50 punti base dovuto al cambio dei metodi di calcolo. L'allargamento dello spread Bund Btp avvenuto nel secondo trimestre dovrebbe valere da solo 35 punti base.
A questi prezzi, il titolo Unicredit tratta a 0,5 volte il patrimonio tangibile, mentre la media, ponderata delle banche italiane è 0,68 volte.
Il ritorno sul Tangible Equity è al 2019 è 7,5%, contro una media ponderata di 8,8%.