I mercati azionari hanno vissuto una settimana di elevata volatilità con inversioni di tendenza violente anche all’interno delle sedute di con- trattazione. A determinare i movimenti sincopati delle Borse è stato principalmente il confronto geopolitico sull’Ucraina. Nel corso della settimana i toni sono saliti e le posizioni si sono irrigidite ma i contatti tra la Russia, da una parte, l’Unione europea e gli Stati Uniti dall’al- tra, non si sono fermati. La tensione è destinata a trascinarsi ancora nel corso della prossima settimana ma siamo quasi al punto in cui un peggioramento porterebbe al confronto militare. Volendo essere ottimisti, si può solo migliorare. Alla tematica geopolitica l’Italia ha aggiunto del suo mancando l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Sul Belpaese è alta l’attenzione degli investitori con lo spread che si mantiene al momento sotto controllo ma che potrebbe balzare se il confronto per il Quirinale dovesse portare a destabiliz- zare il governo e all’uscita di scena di Mario Draghi. Il terzo fattore di attenzione per i mercati nel corso della settimana è stata la riunione della Federal Reserve che non ha accolto i suggerimenti di Larry Fink, l’amministratore delegato di BlackRock, e del Fondo monetario internazionale, di non premere sull’acceleratore del rialzo dei tassi di interesse. La Fed ha invece confermato la sua posizione con un primo rialzo dei tassi di interesse a marzo e l’intenzione di non fermarsi ne- gli interventi se sarà necessario. La riunione Fed è forse l’evento che meno ha influito sulla volatilità settimanale dei mercati ma quello che
più potrebbe determinarne l’andamento nel prosieguo dell’anno. Il gra- fico del Ftse Mib, dove è evidente l’incremento della volatilità, presenta al termina della settimana una chiusura al di sotto della media mobile a 55 giorni ma al di sopra di quella a 200, peraltro testata anche lei nel corso dell’ottava.
articolo del cj ,con ricostruzione molto originale :fed poco influente,boh…