Ieri mio figlio al parco si è messo a giocare con un bimbo e dopo un po’ che giocano scopriamo che era un bimbo ucraino, arrivato in Italia da poco insieme alla mamma per trovare rifugio presso la nonna che lavora qui.
Abbiamo scambiato qualche parola con la nonna che parlava italiano, ci ha raccontato della loro città, degli uomini rimasti e della paura di non rivederli più, della loro casa.
Non so dirvi la pena e il senso di impotenza e inadeguatezza.
Vedila da un punto di vista più ampio.
Quando caricavano la gente sui pullman li portavano nelle foreste li facevano scendere e mitragliavano tutti (assicurandosi che il pullman fosse fuori tiro) era il 1992.
Un'estate indimenticabile, ballavo Rhythm is a dancer in disco come un forsennato.
Nessuno sapeva delle stragi nella solita Bosnia, in TV c'era Di Pietro, mani pulite, Borsellino e Falcone che saltavano per aria.
Per non parlare di altri massacri in paesi lontani (Rwanda, Darfur) con servizi giornalistici che arrivano dettagliati solo quando non ci sono più cadaveri freschi, ma scheletri con ragnatele.
Per aver avuto la fortuna di non essere caricato su un pullman in gita alla fossa comune, o passato su una tonnellata di TNT, mi sento fortunato, non inadeguato, perché il caos è tutto intorno a noi.
The international community should not turn a blind eye to the ongoing human rights crisis in Sudan.
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P.S. Oggi è il 25 Aprile, ok.
Si festeggia come fosse una vittoria.
Nella WWII ci hanno bastonato per bene, abbiamo perso, non vinto, Alcide è andato col cappello in mano da Truman e da "liberati" siamo diventati "schiavi" di nuovo.