Certificati di investimento - Cap. 5

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Non voglio fare polemica, ma ti assicuro che ti sbagli.
1. la quota del fatturato non inclusa nel calcolo del 5% è stata eliminata solo per 'compensare' l'impossibilità di scaricare l'IVA delle spese pur legittime, stimata per ciascuna attività proprio in funzione delle spese previste. In genere è del 22-25% (NON esiste il 50%; mi spiace ma almeno non per p via di 'professionisti') e le spese ci sono eccome, quindi non è una quota da sottrarre dal calcolo, ma solo un metodo semplificato di stimare le spese annue!
Neppure io ho voglia di fare polemica ma, ti assicuro che non mi sbaglio.
Mia maglie, che ha una partita IVA come affittacamere (le comuni case vacanze, B&B e simili), paga l'IRPEF sul 40% del fatturato. Ciò significa che le spese e l'IVA che non sono scaricabili vengono forfettariamente valutate al 60% degli introiti.
Ti garantisco che le spese di esercizio dell'attività, eventualmente scaricabili, non si avvicinano neppure lontanamente a questa percentuale. A meno che uno non voglia caricare sull'attività anche i detersivi per pulire la propria casa, il computer per i propri figli il televisore che tiene in soggiorno, l'autovettura di famiglia ecc.
Comunque:
Il 40% del 5% fanno il 2% del fatturato di IRPEF
Il 40% del 24% fanno il 9,60% del fatturato di INPS
Magari ci fossero queste aliquote sui redditi da capitale

2. Magari il tuo giro di conoscenze è orientato verso artigiani. Io non ne conosco uno che sia uno.
Ma tutti i miei amici aprono P.IVA con professioni meno tutelate.
Esempio un mio amico cerca di fare il traduttore (e guadagna davvero una miseria). Codice ATECO 74.30.00
Quota separata dal fatturato per spese forfettarie 22%. Contributi INPS 26%.
Un altro sviluppa software, ATECO 62.02.00, e versa contributi nella Gestione Separata INPS al 25,72%
Ho esplicitamente parlato di artigiani e commercianti, magari la situazione dei professionisti (che io non conosco) è meno favorevole ma tieni presente che per un dipendente l'aliquota IRPEF minima è del 23% e l'INPS incide per il 33% sulla RAL.
Che alcuni professionisti guadagnino una miseria è anche possibile ma pensi davvero che i salari dei dipendenti siano tutti alti? Eppure i dipendenti con basso salario pagano lo stesso le aliquote che ti ho scritto in precedenza.

Ovviamente non sono quote a perdere (nessuna delle tasse che paghiamo ufficialmente lo è, ma con quei soldi si alimentano gli sprechi come il reddito di cittadinanza!), ma si pagano e si sentono eccome sui ricavi miseri che queste persone fanno.
3. A me risulta che a bilancio INPS vadano tutte le voci di entrata, ma proprio tutte. E ogni anno il calcolo di sostenibilità si basa proprio su tutte quelle voci.... E quando senti dire che il sistema non è sostenibile è proprio perchè non ci sono contributi sufficienti a coprire tutte le enormi spese assistenziali che questo paese regala a pioggia.
E' assolutamente falso che il reddito di cittadinanza venga finanziato con i contributi INPS. Quello che senz'altro resta a carico dell'INPS sono quota parte dell'assistenziale prevista a favore di lavoratori e pensionati (maternità, malattie, NASpI, congedi straordinari -ad esempio per assistere i figli disabili-, integrazione delle pensioni ai minimi, ecc). Molte di queste prestazioni, se non tutte, vengono erogate anche ai lavoratori autonomi, se pur in forma meno agevolata.

4. Assolutamente vivi in un mondo parallelo. La tassazione media è attorno al 35% (incluso contributi) per chi fa il "professionista" (come il 90% degli under 40) e sta nel forfettario al 5%.
5. Hanno diritto a sanità e pensione anche MILIONI di persone che non hanno versato un centesimo in tutta la loro vita.
Io non dico che le tasse non vadano pagate. Ma qui la domanda iniziale era perchè molti continuano col nero quando la tassazione è al 5%. La risposta è che la tassazione reale totale NON è affatto al 5%, ma al 35% in media e per questo il nero continua a dilagare.
Se poi volete nascondere la testa sotto la sabbia e dire che tutto va bene, fate pure.
Per me (e per le decine di migliaia di italiani che emigrano ogni anno) le cose non vanno affatto bene e le tasse sono troppo alte.
Mi sembra di aver dimostrato che non sono io che vivo in un mondo parallelo. Tu continui a sommare i contributi previdenziali (che nella quasi totalità ritornano a chi li versa, visto che le pensioni sono di tipo contributivo) all'IRPEF, che invece serve a finanziare il walfare (scuola, sanità, pubblica amministrazione, ordine pubblico, -ed anche l'assistenza non coperta dall'INPS- ecc). Per tali "esigenze" dello stato le partite IVA che possono godere del favorevole regime forfettario pagano soltanto il 5-15% di una percentuale del fatturato (nel caso dei professionisti, come hai fatto presente, 22-25%).
 
Ultima modifica:
Neppure io ho voglia di fare polemica ma, ti assicuro che non mi sbaglio.
Mia maglie, che ha una partita IVA come affittacamere (le comuni case vacanze, B&B e simili), paga l'IRPEF sul 40% del fatturato. Ciò significa che le spese e l'IVA che non sono scaricabili vengono forfettariamente valutate al 60% degli introiti.
Ti garantisco che le spese di esercizio dell'attività, eventualmente scaricabili, non si avvicinano neppure lontanamente a questa percentuale. A meno che uno non voglia caricare sull'attività anche i detersivi per pulire la propria casa, il computer per i propri figli il televisore che tiene in soggiorno, l'autovettura di famiglia ecc.
Comunque:
Il 40% del 5% fanno il 2% del fatturato di IRPEF
Il 40% del 24% fanno il 9,60% del fatturato di INPS
Magari ci fossero queste aliquote sui redditi da capitale
Primo hai selezionato un caso UNICO (più che raro) di attività in cui viene consentita una quota alta di spese, cioè il Codice ATECO 55.20.51 – Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, Bed and Breakfast, residence.

Tale attività ha una percentuale di spese altissima pari al 40%.
Ma tua moglie paga l'IRPEF sul 60% del fatturato totale (e non il 40% come pensi)
E quel 40% sono detrazioni fisse per SPESE, e non sconti di tasse come tu sembri interpretare.
Inoltre hanno una aliquota contributiva anch'essa molto vantaggiosa, pari al 24,48%
Perchè? Magari perchè erano tutte attività in nero e la gran parte continua ad esserlo?

Secondo: non capisco perchè confrontate lavori a partita iva con lavoro dipendente (dove non esiste praticamente il nero) oppure con redditi da capitale (dove quasi sempre è amministrato dalle banche stesse ogni capital gain). Sono categorie completamente diverse.

Qui la domanda semplice era: perchè, se la tassazione è al 5%, c'è ancora tanto nero fra gli imprenditori a p.iva (cosa evidente a chi apre gli occhi)? La risposta è che la tassazione NON è al 5%.
Anche nel caso favorevolissimo del codice ateco 55.20.51, la tassazione + contributi sale al 30% del fatturato (vero, fatturato con ampie spese detratte, ma in genere spese reali da sostenere davvero e non regali dello stato).
 
Ultima modifica:
Io ho sempre lavorato come dipendente ma ho contatti stretti con molti professionisti (no artigiani e commercianti) con partita iva e non farei mai cambio.
Nel rapporto fra dare e avere un dipendente è sicuramente mille volte privilegiato.
Vedere una madre partita iva tornare al lavoro dopo un mese dalla nascita del figlio perché se no non ha entrate mensili mentre una dipendente può stare quasi un anno a casa ricevendo comunque parte del proprio stipendio è solo una delle facce di questa disparità.
E non è che tutte le partite iva fatturino decine di migliaia di euro.. molte sopravvivono e sono loro malgrado partite iva.
A volte sono anche “finti dipendenti” nel senso che hanno rapporti stretti e vincolati nei fatti con un datore di lavoro che però non vuole prendersi il peso di un dipendente in più.

Rimane comunque il fatto che non dovrebbe essere mai una giustificazione per non pagare le tasse, come dall’altra parte non dovrebbe essere una giustificazione per abusare dei propri diritti.
Non è esatto parlare di madre partita IVA private della maternità in quanto l'INPS eroga l'indennità di maternità/paternità anche alle seguenti categorie di lavoratrici/lavoratori autonomi: artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni, mezzadri, imprenditori agricoli professionali, nonché ai pescatori autonomi della piccola pesca marittima e delle acque interne.
Non esiste solo il mondo dei liberi professionisti anzi, se mi permettete, questo rappresenta una percentuale fortemente minoritaria delle partite IVA.
 
Mi sembra di aver dimostrato che non sono io che vivo in un mondo parallelo. Tu continui a sommare i contributi previdenziali (che nella quasi totalità ritornano a chi li versa, visto che le pensioni sono di tipo contributivo) all'IRPEF, che invece serve a finanziare il walfare (scuola, sanità, pubblica amministrazione, ordine pubblico, -ed anche l'assistenza non coperta dall'INPS- ecc). Per tali "esigenze" dello stato le partite IVA che possono godere del favorevole regime forfettario pagano soltanto il 5-15% di una percentuale del fatturato (nel caso dei professionisti, come hai fatto presente, 22-25%).
Questo è un thread dedicato ai certificati, per cui io chiarisco per l'ultima volta e poi stop. Tanto è inutile parlare a chi non vuole ascoltare.

A me e a tutti quelli che vedono sottratti soldi dal lordo, interessa poco che il sistema la chiami tassazione IRPEF o tassazione x contributi INPS. Quello che conta è che sono somme che vengono dedotte da quanto uno dovrebbe percepire.
E se ti tolgono il 30%-35% (come evidente anche dal codice ateco che porti ad esempio te), te l'assicuro, è una cifra rilevante per cui è ovvio che una quota consistente di persone che possono evitare di pagarla con il nero, continueranno a fare nero....

Sul fatto che la 'quasi' totalità dei contributi tornano a chi li versa, mi sa che vivi nella realtà di 20 anni fa.
La maggior parte delle persone che conosco OGGI non ha un cammino tracciato per arrivare ai famosi 20 anni minimi di contributi necessari. C'è chi fa un anno di lavoro e 2 no, chi fa una stagione, chi va all'estero a cercare fortuna, chi apre una p.iva non fattura quasi nulla per 2 anni e poi la chiude, chi magari fa qualche lavoretto ma non arriva neppure al minimo per 1 anno di contributi, chi si ferma, chi si iscrive all'università e ci ripensa 10 volta, cambia facoltà o ne gira 10 fino ai 40 anni ecc..
C'è una discontinuità di lavoro reale pazzesca.
Sono convinto che un buon 50% degli under 40 a p.iva NON ha prospettive concrete di prendere una pensione con i criteri attuali di assegnazione.
E il fatto che siano col contributivo NON c'entra nulla. Se non hai 20 anni di contributi, quelli che hai versato che siano 5, 10 o 18 anni LI PERDI TUTTI e VANNO ALLO STATO che li userà per altre spese/sprechi come il reddito di cittadinanza.
Personalmente NON ritengo giusto il sistema. Per me se è tutto contributivo, allora anche 1 anno di contributi dovrebbe dare adito ad una pensione pur risibile. Ma il sistema attuale è contributivo con una soglia d'ingresso altissima, e naturalmente a sfavore di chi lavora.
Posso garantire di conoscere almeno 5 persone che hanno scelto di stare nel nero e quindi non fatturare ufficialmente e NON contribuire proprio per questa soglia minima di 20 anni di contributi che è vista come una chimera irraggiungibile (meglio l'uovo oggi nelle mie tasche che una potenziale gallina nel pollaio di stato, che potrei non vedere mai ...)
 
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Primo hai selezionato un caso UNICO (più che raro) di attività in cui viene consentita una quota alta di spese, cioè il Codice ATECO 55.20.51 – Affittacamere per brevi soggiorni, case ed appartamenti per vacanze, Bed and Breakfast, residence.

Tale attività ha una percentuale di spese altissima pari al 40%.
60%

Ma sono detrazioni fisse per SPESE, e non sconti di tasse come tu sembri interpretare.
Detrazioni per spese che non hanno ne capo ne coda. Stai ipotizzando che se fitto una stanza ipotizziamo per 60 euro al giorno (i corrispettivi nei luoghi turistici famosi sono più del doppio) le mie spese sono 36 euro? E cosa pagherei con questi 36 euro?

Inoltre hanno una aliquota contributiva anch'essa molto vantaggiosa, pari al 24,48%
Perchè? Magari perchè erano tutte attività in nero e la gran parte continua ad esserlo?
Ancora confondiamo l'aliquota contributiva INPS con una tassazione? Ma non è chiaro che i contributi sono il salvadanaio che finanzierà la futura pensione? Oggi le pensioni sono contributive per cui quelle somme che verserai all'Ines ti verranno restituire a fine ciclo lavorativo con gli interessi!

Secondo: non capisco perchè confrontate lavori a partita iva con lavoro dipendente (dove non esiste praticamente il nero) oppure con redditi da capitale (dove quasi sempre è amministrato dalle banche stesse ogni capital gain). Sono categorie completamente diverse.
Appunto; proprio perché il lavoro dipendenti e le rendite da capitale sono tassate con aliquote maggiori non si capisce perchè chi è tassato con un'aliquota fortemente agevolata debba evadere!

Qui la domanda semplice era: perchè, se la tassazione è al 5%, c'è ancora tanto nero fra gli imprenditori a p.iva (cosa evidente a chi apre gli occhi)? La risposta è che la tassazione NON è al 5%.
Anche nel caso favorevolissimo del codice ateco 55.20.51, la tassazione + contributi sale al 30% del fatturato (vero, fatturato con ampie spese detratte, ma in genere spese reali da sostenere davvero e non regali dello stato).
Continui con il paradigma: contributo INPS = tassazione.
Non c'è che fare: non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
A tuo modo di vedere per non pagare il contributo INPS (aliquota intorno al 25% di accantonamento per la tua futura pensione) non si dichiarano le reali entrate, che sarebbero tassate al 5% detratte le spese forfettizzate. Poi ci si lamenta di quanta gente ha la pensione sociale. Certo, se non si versano i contributi che pensione vuoi che maturi!
 
Questo è un thread dedicato ai certificati, per cui io chiarisco per l'ultima volta e poi stop. Tanto è inutile parlare a chi non vuole ascoltare.

A me e a tutti quelli che vedono sottratti soldi dal lordo, interessa poco che il sistema la chiami tassazione IRPEF o tassazione x contributi INPS. Quello che conta è che sono somme che vengono dedotte da quanto uno dovrebbe percepire.
E se ti tolgono il 30%-35% (come evidente anche dal codice ateco che porti ad esempio te), te l'assicuro, è una cifra rilevante per cui è ovvio che una quota consistente di persone che possono evitare di pagarla con il nero, continueranno a fare nero....

Sul fatto che la 'quasi' totalità dei contributi tornano a chi li versa, mi sa che vivi nella realtà di 20 anni fa.
La maggior parte delle persone che conosco OGGI non ha un cammino tracciato per arrivare ai famosi 20 anni minimi di contributi necessari. C'è chi fa un anno di lavoro e 2 no, chi fa una stagione, chi va all'estero a cercare fortuna, chi apre una p.iva non fattura quasi nulla per 2 anni e poi la chiude, chi magari fa qualche lavoretto ma non arriva neppure al minimo per 1 anno di contributi ecc..
Sono convinto che un buon 50% degli under 40 a p.iva NON ha prospettive concrete di prendere una pensione con i criteri attuali di assegnazione.
E il fatto che siano col contributivo NON c'entra nulla. Se non hai 20 anni di contributi, quelli che hai versato che siano 5, 10 o 18 anni LI PERDI TUTTI e VANNO ALLO STATO che li userà per altre spese/sprechi come il reddito di cittadinanza.
Personalmente NON ritengo giusto il sistema. Per me se è tutto contributivo, allora anche 1 anno di contributi dovrebbe dare adito ad una pensione pur risibile. Ma il sistema attuale è contributivo con una soglia d'ingresso altissima, e naturalmente a sfavore di chi lavora.
Posso garantire di conoscere almeno 5 persone che hanno scelto di stare nel nero e NON contribuire proprio per questa soglia minima di 20 anni di contributi che è vista come una chimera.
Ultima e mi fermo anche io, per le stesse ragioni da te esposte.
Se pensi di non riuscire a versare contributi, per quanto miseri, per 20 anni, come pensi di vivere diciamo dai 25 anni (quando arrivi alla tanto sospirata laurea) al 67 che ti servono per andare in pensione? 67-25 fanno ben 42 anni di vita che dovrai affrontare con neppure 20 anni in cui hai lavorato. Buona fortuna!
 
Stato
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