Il rublo ha perso il 20% del suo valore dal mese di dicembre e oggi ne servono 75 per fare un dollaro, a luglio ne bastavano 50. Cosa significa? Innanzitutto che funzionano le misure di price cap europee su gas e petrolio. Perché sono crollate le entrate di Mosca. Che ora deve vendere al ribasso il suo greggio a Cina e India: lo sconto russo, rispetto alla quotazione ordinaria del Brent, è salito a oltre 29 dollari al barile (la quotazione è intorno agli 80 dollari).Anche se il rublo debole aiuta le esportazioni, riduce però il flusso di risorse verso il bilancio pubblico. Nel momento in cui la spesa aumenta per la guerra e la voce difesa è ormai il 4,1% del Pil.Per sostenere le sue finanze e per non far precipitare il rublo Mosca vende valuta cinese: 54 miliardi di rubli in renmimbi solo in gennaio. Partita delicata e non infinita: nel complesso, le riserve russe sono 580 miliardi di dollari, ma 300 sono bloccati dall'Occidente e non disponibili. La Cina, quindi, sta salvando la Russia che, giorno dopo giorno, ne diventa sempre più dipendente. Ma Pechino può fare poco o nulla sull'inflazione, corollario del rublo debole. In un anno, l'avanzo delle partite correnti russe è crollato del 69 per cento. Così il caro vita si sente: il tasso ufficiale è al 12%, tendente al 15 per cento. La vita reale è diversa. Un caso? Un chilo di cetrioli in pochi mesi è aumentato del 64 per cento.
Il Sole 24 ore/Orioli