(Reuters) - Uno sguardo alla giornata dei mercati europei e globali a cura di Tom Westbrook.
I prezzi alla produzione in Cina il mese scorso non sono aumentati e in termini annuali sono rimasti negativi: una buona notizia oggi per i banchieri centrali occidentali che iniziano a incontrare difficoltà nel contrastare un'inflazione vischiosa.
Il sollievo non è stato immediato, poiché i dati sono stati offuscati dai dubbi sulla solidità della ripresa dei consumi in Cina, con un'inflazione che ha raggiunto il livello più basso da un anno a questa parte.
Tuttavia, con dati pubblicati per diversi mesi dopo la fine della politica zero-Covid cinese, gli analisti hanno elementi per sostenere che la riapertura della seconda economia mondiale non darà il via a un nuovo impulso inflazionistico.
La disoccupazione e la mancanza di stimoli dovrebbero tenere sotto controllo la temperatura della domanda locale, mentre il rallentamento globale dovrebbe raffreddare la pressione sui prezzi delle esportazioni.
E' probabilmente una buona notizia, dato che gli analisti stanno facendo le loro ultime revisioni al rialzo delle aspettative sui tassi di interesse statunitensi ed europei e non hanno bisogno di un altro shock inflazionistico dalla riapertura della Cina.
I futures europei si sono stabilizzati in Asia, con i mercati che hanno assunto un atteggiamento di attesa, concentrandosi sui dati Usa come motore del movimento dei tassi d'interesse.
Mentre la polvere si deposita sulla testimonianza 'hawkish' del presidente della Federal Reserve Jerome Powell al Congresso, i futures sui Fed funds si sono stabilizzati, forse un segnale che gli economisti - che hanno aumentato le previsioni sui tassi di interesse verso un picco vicino al 5,75% o al 6% - potrebbero finalmente aver fatto abbastanza.
I dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, in agenda oggi, offrono un'indicazione sui dati relativi all'occupazione di domani, che potrebbe far salire o scendere le quotazioni del mercato per un rialzo della Fed di 50 punti base questo mese.
La Banca del Giappone conclude domani la due giorni di politica monetaria, anche se continua a ballare con un ritmo tutto suo.
Il calo dello yen è uno dei segnali che gli sforzi per scoraggiare i venditori allo scoperto nel mercato obbligazionario stanno funzionando, e le speculazioni circa un cambiamento di politica in quella che sarà l'ultima riunione del governatore Haruhiko Kuroda sembrano essersi placate.