Certificati di investimento - Cap. 5

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Infatti eni non è un sottostante usa, mi spiace perchè con tutte le sue negatività non ho mai avuto problemi con Fideuram per nessuna cedola.
Grazie a tutti vediamo che succederà

A questo punto per me l'ipotesi più probabile è che abbiano proprio sbagliato a classificare le cedole dei 4 certificati...
 
nel Forum si era fatta l'ipotesi che il problema fosse l'esistenza di sottostanti USA. Se non è cos' allora la cosa è più grave perché allora dipende dall'emittente Goldman Sachs. In ogni caso il 30% dovrebbe essere la tassazione azionaria vigente in USA....
E' oramai accertato che è un problema sui certificati Goldman Sachs, li tralasciamo...amen...
 
(Reuters) - Nel tentativo di far fronte alla corsa dell'inflazione, la Federal Reserve applicherà due successivi rialzi dei tassi di mezzo punto nei meeting di maggio e giugno, secondo gli economisti intervistati da Reuters per i quali la probabilità di una recessione negli Stati Uniti l'anno prossimo è del 40%.
Con il tasso di disoccupazione vicino ai minimi storici, l'inflazione ai massimi da quattro decenni e un'impennata dei prezzi delle materie prime a livello globale, la maggior parte degli analisti ritiene che la Fed si muoverà rapidamente per tenere sotto controllo le pressioni inflazionistiche.
L'ultimo sondaggio Reuters del 4-8 aprile, effettuato tra oltre 100 economisti, prevede due aumenti di 50 pb quest'anno, la prima mossa del genere dal 1994, che porterebbero il tasso sui Fed funds all'1,25%-1,50% entro la riunione di giugno.
Una larga maggioranza degli interpellati, 85 su 102, vede un incremento di mezzo punto a maggio, e una maggioranza ancora abbastanza solida (56 su 102) ipotizza un'ulteriore stretta della stessa entità il mese successivo.
"Dato il cambiamento di tono nei commenti ufficiali e con le pressioni sull'inflazione visibili su tutta l'economia, crediamo che la Fed applicherà aumenti dei tassi di interesse di mezzo punto nelle riunioni di politica di maggio, giugno e luglio", osserva James Knightley, capo economista di ING.
La banca centrale presieduta da Jerome Powell proseguirà probabilmente con rialzi di un quarto di punto nella seconda metà di quest'anno, con il tasso sui fondi federali che dovrebbe terminare il 2022 al 2,00%-2,25%, 50 punti base in più rispetto alla previsione mediana di un precedente sondaggio effettuato il mese scorso.
Muoversi così rapidamente sui tassi di interesse, specialmente in un'economia che si è abituata a costi di prestito molto bassi negli ultimi anni, comporta dei rischi.
"Un ritmo veloce di aumenti aggressivi incrementa le possibilità di un passo falso che potrebbe essere sufficiente a far cadere l'economia in una recessione", spiega Knightley.
In effetti, ad una domanda aggiuntiva gli intervistati hanno dato una probabilità mediana del 25% di una recessione negli Usa nel 2023, probabilità che sale al 40% se si guarda ai prossimi 24 mesi. Il mercato obbligazionario sta già mostrando segni di preoccupazione per la recessione.
Questo spiega in parte il rapido rallentamento del ritmo degli aumenti l'anno prossimo a soli 50 punti base cumulativi, secondo il sondaggio Reuters, che porterebbe i tassi sui Fed Funds al 2,50%-2,75% entro la fine del 2023.
Qualche economista ipotizza tassi più bassi già nel quarto trimestre del prossimo anno.
Nonostante le aspettative di un percorso monetario tanto aggressivo, l'inflazione non è stata vista convergere sul target Fed del 2% almeno fino al 2024.
La guerra Russia-Ucraina, che ha spinto alle stelle i prezzi di commodity ed energia, sta rendendo più difficile, dicono gli analisti, prevedere quando l'inflazione inizierà a scendere.
 
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