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Il nuovo boom dell’AI in Cina non passa dai chip, ma dall’energia
Negli ultimi giorni, a Shanghai,
CSI Solar è volata di quasi +40% e
TBEA di +35%.
Due nomi che, fino a poco tempo fa, nessuno avrebbe collegato all’intelligenza artificiale.
Eppure oggi, sono i
veri protagonisti della nuova corsa all’AI.
Perché?
Perché i data center che alimentano i modelli di intelligenza artificiale
divorano elettricità.
Una quantità immensa.
E la
Cina, che sta costruendo
centinaia di nuovi centri dati grazie al piano “East-Data, West-Computing”, ha appena aperto un nuovo ciclo energetico pluriennale.
UBS stima un aumento dell’8% della domanda di energia entro il 2028, un’accelerazione che non si vedeva da anni.
E a beneficiarne non sono solo i produttori di elettricità, ma anche:

️ I
fornitori di apparecchiature elettriche;

Le aziende specializzate in
accumulo energetico;

E tutto l’indotto delle
rinnovabili.
Il governo cinese sta spingendo per
chip AI nazionali e data center alimentati da energia pulita, creando una filiera interna che unisce tecnologia, energia e sovranità industriale.
È una strategia chiara: diventare
leader dell’AI, partendo dalle fondamenta
energetiche.
In altre parole, mentre in Occidente si
guarda solo ai chip, Pechino ha capito che il vero potere — quello che alimenta la corsa all’intelligenza artificiale — non sta nei transistor, ma nei
megawatt.

L’AI cinese ha trovato il suo
nuovo carburante: l’energia.
E chi saprà cogliere questo trend, oggi, potrebbe trovarsi di fronte alla prossima ondata di crescita “silenziosa” del mercato cinese.