Con Baidu.com va in Borsa
il gigante del web cinese
PRESTO questo mestiere - quello di chi scrive di internet, delle sue tendenze, dei suoi scenari - potrebbe farsi molto difficile. Per una questione di lingua e di soldi. Finora abbiamo letto e studiato in inglese perché la materia prima, la ricerca, le tecnologie e l'industria sono nate e prosperano tutte negli Stati Uniti. Ma se in questo Agosto 2005 (mese fatale per le grandi quotazioni legate alla rete: Netscape il 9 agosto del 1995, Google il 19 agosto del 2004) dovesse avere il successo che si annuncia la quotazione di Baidu.com, tutto comincerebbe a cambiare. Anche la lingua e anche l'accesso alle conoscenze.
Baidu.com è il motore di ricerca lanciato nel 2001 da Sina.com, società internet e di servizi a valore aggiunto e gestore di un grande portale di news e servizi. Baidu opera in lingua cinese e non si sogna nemmeno di avere una versione inglese.
Che non fosse affatto scontato che l'inglese sarebbe stato l'esperanto della rete, si era accorta l'anno scorso Esther Dyson, la donna più famosa nel mondo dei professionisti di internet. Nel suo blog Edventure (non più aggiornato da marzo), Dyson aveva parlato della società russa che gestisce Yandex.ru. Del suo fatturato, del suo modello di business, delle sue grandi potenzialità legate al grande mercato rappresentato dagli utenti di lingua russa e delle potenzialità di una lingua compresa e parlata da una popolazione almeno uguale a quella degli Usa. Ecco moltiplichiamo quel numero per sei-sette. Avremo le dimensioni del mercato di Baidu.com e della sua potentissima casa madre, Sina.com, già a sua volta quotata al Nasdaq.
Il fondatore di Sina.com, Wang Yan, narrava qualche giorno fa ad un inviato dell'agenzia Ansa fa il teorema di Baidu, un ragionamento così semplice e così spaventoso per l'industria occidentale: Baidu, che si presenta al Nasdaq con alle spalle l'assistenza di Goldman Sachs e Credit Suisse First Boston, due tra le più potenti banche d'affari del mondo, pensa di poter raccogliere più di 88 milioni di dollari. A questo punto la società potrebbe pensare a un piano di acquisizioni per rafforzarsi e diventare uno dei leader del mercato mondiale dei motori di ricerca. In Cina è già leader, con quasi il 45% del traffico contro il 30,1 di Google (dati di iReseach, riferiti da Red Herring). Su cosa punta allora Baidu per diventare un leader mondiale? Sulla demografia cinese, come leva per affermarsi in patria e all'estero.
I cinesi che si collegano a internet sono circa 100 milioni, saranno 125 milioni per la fine dell'anno, a questi bisogna aggiungere coloro che risiedono in diversi paesi del mondo ma che mantengono attraverso la rete un legame con la madre patria. Al tasso di crescita attuale, entro il 2007 il superamento degli Stati Uniti sarà cosa fatta e metabolizzata, visto che a quota 140 milioni (il numero di utenti stimato per gli USA), la Cina sarà ben lontana dall'aver toccato il punto più alto del suo sviluppo.
Che Sina e Baidu abbiamo le idee chiare lo dice il fatto che stanno cercando di coniugare in modo stretto la distribuzione di contenuti su telefoni cellulari (350 milioni di apparecchi venduti finora) e su computer. Sina ha acquisito i diritti per le olimpiadi del 2008, che si faranno a Pechino, e cura l'acquisizione di contenuto sportivo in grande quantità. Già adesso i ricavi da pubblicità sono il 40% del fatturato contro il 60% che proviene da canoni e pagamenti per contenuto (dove per contenuto si intendono anche le suonerie, i filmati di sport ecc). Ma intanto Sina, che opera nei servizi a valore aggiunto, ha "venduto" 80 milioni di messaggi sms nel solo 2004.
Nulla sembra poter fermare questa crescita vertiginosa, se non due problemi di rilievo storico ma di non scontata "esplosione": la mancanza di libertà e la lingua. La censura obbliga una parte dei mille dipendenti tecnici della sede di Pechino a lavorare sui software che debbono trattare ogni giorno decine di milioni di messaggi di posta, così come è necessario controllare di continuo migliaia di siti dove ognuno può pur sempre inserire ciò che vuole (le autorità esercitano una forte pressione sui provider di accesso).
La lingua: quello cinese è un grande e potente mercato ma è anche un caos linguistico, dove circa 1500 tra lingue e dialetti sono parlati entro i confini geografici dello stato.
Ma contare sulle difficoltà del gigante in crescita non pare una buona tattica. Lo sa Google, che si è assicurato per tempo una quota del 2,6% dell'azionariato di Baidu, e che osserva preoccupato lo svolgimento delle cose. Bisognerà imparare il cinese, almeno quello ufficiale. La globalizzazione parla molte lingue.
(30 luglio 2005)
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