CHE NE SANNO GLI ALTRI DI COME TI SENTI SE PRIMA NON INDOSSANO I TUOI MOMENTI...

Dubito che la targa sia ancora presente sul mezzo.

Alta tensione in Europa: è caccia a un camion rubato carico di materiale per produrre esplosivo.
Come riporta il Messaggero, a lanciare l’allarme è stata l’Interpol che in queste ore ha diramato la comunicazione
a tutte le polizie europee e all’anti terrorismo dopo il furto, avvenuto in Belgio, di un rimorchio carico di materiali per la produzione di bombe.

La nota è stata girata anche all’intelligence italiana e alle polizie di frontiera.
La targa del mezzo pesante,da quanto si é appreso, è 1-QEB-708.
Non è ancora chiaro se il mezzo sia transitato sul territorio italiano, o meno.
 
E' un po' lunghino, ma trovo molto interessante ed esauriente questo articolo.
Dany leggilo attentamente.

ROMA – Di Maio: “Convergenze programmatiche, non alleanze”.
Così, con queste letterali parole, con questa formula politica Luigi Di Maio candidato premier di M5S fortissimo nei sondaggi
ha spiegato come il Movimento Cinque Stelle riuscirà a governare anche non avendo i seggi parlamentari necessari a far maggioranza da solo
e al tempo stesso senza allearsi con nessun altro partito e forza politica.
Come? Semplice: “Convergenze programmatiche, non alleanze”.

Facciamo un esperimento, facile facile: facciamo che Matteo Renzi dice la stessa cosa, proprio le stesse esatte parole: “Convergenze programmatiche, non alleanze”.
L’avesse detto Renzi pari pari quel che ha detto Di Maio, la stampa tutta, la tv tutta e l’opinione pubblica tutta (o quasi)
avrebbero letto in quelle parole un mascheramento della futuribile alleanza con Berlusconi.

E l’avrebbero detto, eccome se l’avrebbero detto: i titoli e i commenti e gli articoli e i tweet e i blog e le indignate e deluse reazioni al patto di governo mascherato.
Tutti o quasi avrebbero detto che “convergenze programmatiche e non alleanze” era politichese per non dire chiara e tonda la verità.
Tutti avrebbero pensato e detto: caro Renzi, non ci fai fessi con le parole.

Invece l’ha detto Di Maio e alla stampa tutta, alla tv, alla pubblica opinione (quasi tutta) è un piacere farsi prendere per fessi.
Quel che ha detto Di Maio è discretamente privo di senso concreto.
Per fare un governo non ci vogliono “convergenze programmatiche” ogni tanto.

Cioè in Parlamento qualcuno che vota a favore di una tua legge perché d’accordo su quel punto
(ad esempio Grasso-Boldrini che votano sì al reddito di cittadinanza di Di Maio o Salvini che vota sì sullo svuotamento dell’obbligo dei vaccini).

Per fare un governo ci vuole un voto di fiducia alla nascita del governo stesso.
Voto di fiducia che viene concesso ed espresso solo se c’è un’alleanza politica e di governo appunto.


Lo sanno (lo sanno?) tutti i giornalisti ma se Di Maio fa finta di non saperlo, fanno finta anche loro, in blocco.
E anche la gente, la mitica gente, pronta a scartavetrare ogni inciucio, la gente cui fa “schifo” che in Parlamento si facciano intese e alleanze
(e allora che ci sta a fare un Parlamento?) si lascia incartare soddisfatta dalla mini supercazzola coniata da Di Maio.
La gente dice: hai visto, M5S non fa alleanze, resta puro, quando sarà al governo prenderà i voti di chi ci sta su quello o quell’altro argomento, che male c’è?

Formare un governo non avendo la maggioranza dei seggi parlamentari e non alleandosi con nessuno è una fesseria, una cosa che non c’è, una presa per i fondelli.

Ma con quel simbolo dietro Di Maio può dire quel che vuole, stampa e opinione pubblica sono pronti ad accogliere le sue parole
nella posa e nella disposizione d’animo con cui si accoglie l’ostia consacrata.
La stampa che secondo la narrazione M5S sarebbe ostile e nemica giurata dei 5Stelle,
a Renzi quelle parole non gliele perdonerebbe e farebbe passare,
a Di Maio quelle stesse parole le vidima e le contempla affascinata.

La stampa, i giornali, le tv…confermano un’antica tendenza all’omaggio al vincitore pronosticato.
Tendenza resa ancora più ampia dal sempre più sottile strato di auto consapevolezza e consapevolezza del reale da parte di chi la stampa, i giornali e la tv la fanno.
In più il lavoro massiccio e lavorio che i vigilantes sul web e nel paese fanno:
se dici che Di Maio ha detto una supercazzola poi ti toccano un sacco di fastidi, sul web e ormai anche in redazione e in carriera.

E comunque alla fine con la libera informazione e la volontà popolare non si scherza.
La libera informazione ha dato il risalto di importante e completa notizia al Di Maio che sfida (la parola è made in Di Maio) tutti gli altri partiti a non essere d’accordo con M5S.
“Ve lo chiederemo la sera del 4 marzo” ha sfidato Di Maio e la tv riprendeva e rilanciava la sfida.
Sfida a non essere d’accordo con i 20 punti di governo M5S.

Eccoli, in breve sintesi: meno tasse e più qualità della, vita (formula made in M5S).
E ancora meno burocrazia, meno Irpef per il ceto medio, via Irap su imprese, via gli sprechi, più sicurezza, più risparmi e più salute…
Chi è d’accordo con questi punti deve essere d’accordo con il governo Di Maio e votare M5S.

La stampa riporta i 20 punti come fossero un programma di governo e come se esistesse qualcuno al mondo
e che chiede voti in nome di una peggiore qualità della vita.

Stampa e tv e Rete rilevano e rilanciano la sfida di Di Maio e credono o fanno finta di credere che nella realtà possa andare così:

M5S 30% dei voti, Mattarella dà incarico a Di Maio di formare il nuovo governo, Di Maio non si allea con nessuno, alla Camera M5S ha 200 seggi,
per fare maggioranza gliene servono altri 116, Di Maio va in Parlamento e solennemente dichiara:
chi è d’accordo con noi su migliore qualità della vita più sicurezza e meno burocrazia e sprechi mi e ci voti la fiducia,
di fronte a tanto programma e nell’impossibilità di negarsi al bene evidente e supremo, in 116 ma forse anche 120 o di più ancora degli altri votano la fiducia al governo Di Maio…

Sì, la stampa, la tv, i giornali, la Rete e la gente, la libera informazione e la pubblica opinione se lo dice e lo fa Di Maio
provano un gran e rassicurante piacere di farsi prendere per in fondelli.

Liberamente li porgono…i fondelli.
 
Dopo lunga ricerca, ho trovato una differenza: nella mia foto, le persone sono dietro la fotocamera anziché davanti.

A proposito: notevolissimo il sito del signor (o signorino) Marco Gabbin che hai in firma! :ola::ola::ola:

Azz... era l'ultima differenza che mi mancava :up:

Io e il signorino in questione condividiamo parte dello stesso DNA :)
ma lui si è preso quella con le doti da fotografo :depresso:

E' un po' lunghino, ma trovo molto interessante ed esauriente questo articolo.
Dany leggilo attentamente.

.
mo' lo leggo... ma come scrivevo... per adesso so solo chi sicuramente non voterò... per il resto ci devo ancora pensare:reading:
 
Imbarazzante è dir poco. Fosse accaduto a destra. Chissà che articoli sarebbero apparsi
sui media, sui social, in TV. Lo fanno loro, tutto tace. Che arroganza.

«La mia sarà naturalmente una campagna elettorale particolare. Sarò impegnato per far vincere il mio partito, come sempre hanno fatto i presidenti del Consiglio.
Ma lo farò senza sottrarre nulla agli impegni di governo che restano fondamentali anche in queste settimane e che è mio dovere assolvere.
Conto sulla comprensione degli elettori per il fatto che non mi sarà possibile essere presente ovunque e in tutte le occasioni».

Basta «mance elettorali» gli rinfacciano però LeU e il M5s.
 
Il top del top ....ahahaha ci manca solo la fornero.

“Il Pd deve mostrare la sua squadra autorevole e credibile”.
Pezzo dopo pezzo, Matteo Renzi sta componendo il puzzle delle candidature dei ministri nelle varie regioni.
Una scelta voluta dal segretario dem al fine di impegnare la squadra di governo nella ricerca di consensi
per arginare l’emorragia di voti impietosamente fotografata dai sondaggi settimana dopo settimana.

Oggi è toccato a Pier Carlo Padoan, che correrà alla Camera a Siena, come ha annunciato lo stesso segretario del Pd.
Il ministro dell’Economia, accettando la linea del segretario dem, si misurerà nel collegio.
A dare una accelerata al risiko, come previsto, è stato Paolo Gentiloni con l’annuncio della discesa in campo nell’uninominale Roma1 alla Camera.
Dario Franceschini
ha confermato che correrà a Ferrara nell’uninominale con tanto di slogan ‘Prima Ferrara’.
Anche Maurizio Martina ha ammesso che sarà a Milano nell’uninominale.
Marianna Madia sarà a Roma, collegio Flaminio-Montesacro, dove vive;
Valeria Fedeli
dovrebbe correre in Toscana nel proporzionale, per il collegio ancora si sta definendo.
Per Luca Lotti sfida ‘dentro o fuori’ in Toscana, dove se la giocherà nel suo collegio uninominale di Empoli senza paracadute del proporzionale.
Graziano Delrio
sarà in gara nella sua città, Reggio Emilia, ma dovrebbe avere anche un posto ‘sicuro’ in Trentino.
Ancora, Claudio De Vincenti dovrebbe correre in Campania o comunque al Sud;
Marco Minniti
potrebbe avere il collegio di Pesaro e poi andare in listino in Calabria e al Nord, dove c’è l’ipotesi Veneto;
Andrea Orlando
dovrebbe essere a La Spezia e nel listino in Calabria (Cosenza);
Roberta Pinotti
in Liguria.
 
La realtà vera è che l'Italia ha bisogno di una scossa.
Ci si può riprendere solo dando un calcio ai formalismi, ai lacci, alla burocrazia europea.

Avrei visto di buon occhio un accordo 5stelle lega.
Certo non sarebbe facile. Anzi. Ma solo toccando il fondo ci si può rialzare.

Solo che quei pirlotti mi hanno tolto l'europa dal programma.........per ora.
 
Quando leggo queste notizie, mi sento tanto preso per il k...
Tutti dobbiamo sentirci presi per il k...


Barbados, Panama e gli Emirati Arabi Uniti non sono più paradisi fiscali.

Almeno sulla carta. I ministri dell’economia e delle finanze degli Stati Ue li hanno infatti rimossi
dalla black list di 17 Paesi messa a punto solo lo scorso dicembre.
Espunti anche Corea del Sud, Grenada, Macao, la Mongolia e la Tunisia.

“Si sono impegnati a cooperare”, è la spiegazione dell’Ecofin.
Gli otto Stati saranno spostati in una lista ‘grigia’ e soggetti a “stretto monitoraggio” degli impegni presi.
La Commissione europea però non si fida e ha chiesto ai ministri di pubblicare le lettere con cui si sono impegnati a cooperare. Ottenendo come risposta un no.

“Non possiamo automaticamente pubblicare le lettere”, ha detto il presidente di turno, il bulgaro Vladislav Goranov,
spiegando che i Paesi interessati non sono stati avvertiti, quindi di fatto non c’è una loro autorizzazione.

Il presidente ha quindi proposto che il gruppo di contatto con le giurisdizioni non cooperative chieda agli otto il permesso di pubblicare le lettere.
A Panama, va ricordato, c’era la sede dello studio Mossack Fonseca
, che aiutava politici, imprenditori e sportivi a creare società offshore per pagare meno tasse.

La black list pubblicata a dicembre era già stata criticata perché Bruxelles ha deciso di non inserire nessun paese membro dell’Unione,
come Irlanda, Lussemburgo – al centro dello scandalo LuxLeakse Paesi Bassi.

Nell’elenco restano ora solo Bahrein, Guam, Isole Marshall, Namibia, Palau, Saint Lucia, Samoa e Trinidad e Tobago.
 
Le nostre tv non l'hanno raccontata così ......

Uno a zero e palla al centro. O, per dirla con le parole dello stesso Donald Trump:
«Una grande vittoria per i repubblicani».

Il presidente americano esulta su Twitter subito dopo che ha firmato, la notte scorsa,
la legge per l’esercizio provvisorio che mette fine allo shutdown, affermando che
i democratici hanno «ripreso a ragionare» accettando di votare la legge,
anche senza l’approvazione di una misura che protegga i dreamers, facendo così marcia indietro rispetto alle loro richieste.


«Ora io voglio una grande vittoria per tutti, per repubblicani, democratici, dreamers,
ma soprattutto per le nostre grandi forze armate e la sicurezza sul confine»,
ha poi aggiunto l’inquilino della Casa Bianca riferendosi ai negoziati che ora riprendono con
l’obiettivo di arrivare all’approvazione del bilancio prima della scadenza della nuova misura temporanea fino all’8 febbraio.

Il leader democratico del Senato, Charles Schumer, alla fine si è arreso, pronto a incassare la sconfitta:
ha deciso di votare la misura dei repubblicani, dopo che il leader della maggioranza Gop, Mitch McConnell,
si è impegnato in aula a discutere una legge per estendere la protezione fornita dal Daca,
il programma per i dreamers varato da Barack Obama, e che Trump ha voluto abolire.

Una scelta, quella del senatore newyorkese, che però ha fatto infuriare la base e gli attivisti più liberal che,
condividendo quindi la lettura di Trump, affermano che i «deboli centristi» che guidano i democrats al Senato hanno ceduto,
assicurando ai repubblicani una vittoria in cambio di promesse che non danno effettive garanzie per i dreamers.


«E’ ufficiale: Chuck Schumer è il peggior negoziatore di Washington», ha tuonato Murshed Zaheed, direttore del gruppo progressista Credo.
«Qualsiasi piano per proteggere i dreamers che si affida alle parole di bugiardi patentati come McConnell o Paul Ryan è destinato a fallire», ha aggiunto.
 
Buonismo e laissez-faire.

Un copione che si ripete. Stazioni ferroviarie sempre più luoghi esplosivi. Ennesima aggressione a Milano.
Vittime, stavolta, due capitreno a Rogoredo, un uomo e una donna. Lo apprendiamo da Milano Today.
Gli aggressori sono sei nordafricani senza documenti e biglietti, che hanno aggredto con violenza i due
“rei” di voler far rispettare le regole, ossia di avere chiesto che venissero esibili bigliettie documenti, che non avevano.
Fare il capotreno e farlo bene è diventato uno dei mestieri più pericolosi.

Milano, situazione sempre più critica
«La situazione è sempre più critica. Andare sui mezzi pubblici è diventato un pericolo, se si osa contraddire chi delinque si rischia di finire all’ospedale. Milano è al limite».

Dito puntato contro «il buonismo del Pd» che ha lasciato la città senza regole.
Da qui la richiesta al prefetto di «un intervento immediato per riportare la sicurezza a Milano e, in particolare, sui mezzi».
 
E' saputo, risaputo, conclamato, che non voto pd.
Però questo è quello che accade dove ci sono degli esponenti che
- indipendentemente dal colore politico - sanno solo mentire per i propri interessi.
Un presidente della provincia ????? che non dovrebbe più esistere, che mi dichiara
- il giorno prima - l'esatto opposto di quanto scritto su "atti certi".
Significa che lui ed i suoi accoliti non hanno neppure preso visione degli atti.

Andato in scena questa mattina alla Sezione Specializzata Imprese del Tribunale di Milano
il primo atto del procedimento giudiziario promosso dalla S.A.L.C. S.p.A,
rappresentata dagli avvocati Davide Angelucci e Andrea Musenga,
contro la Provincia di Lecco per l'annosa questione della Lecco-Bergamo.

Un'udienza certo interlocutoria questa, ma che è stata l'occasione per i legali di Villa Locatelli -
gli avvocati Giuseppe Franco Ferrari e Carlo Granelli degli omonimi studi -
per chiedere al giudice il rilascio del cantiere, al momento "chiuso" per volontà, a detta dell'Ente pubblico, dell'azienda.
Gli avvocati hanno motivato l'urgenza di questa richiesta spiegando la situazione di disagio
che vivono da mesi i cittadini di Chiuso e il rischio per la sicurezza che comporta
lasciare "abbandonato" un cantiere del genere nel bel mezzo di un rione così frequentato.

Nessun problema per l'azienda che, come ci ha spiegato l'avvocato Davide Angelucci, più volte
"ha manifestato, senza avere nessun riscontro da parte della Provincia, la sua completa disponibilità
a riconsegnare il cantiere per consentire il proseguimento dei lavori"
,
dal momento che per S.A.L.C. il mantenimento della situazione così com'è comporta solo dei costi di manutenzione
e degli obblighi da adempiere per quanto riguarda la sicurezza.

Questi i toni - secondo il legale dell'azienda - dell'ultima nota risalente al 17 gennaio:

"Si coglie altresì l'occasione per rinnovare la richiesta di ripresa in consegna delle opere attesa l'assenza
di avvenuto riscontro a tutte le precedenti sollecitazioni a riguardo intervenute con nota del 13 ottobre e del 27 novembre 2017"
,
chiedendo di riprendersi in carico il cantiere entro e non oltre il 31 gennaio.

Una situazione dunque molto diversa da quella illustrata solo ieri sera - in occasione della riunione del consiglio provinciale -
dal presidente della Provincia Flavio Polano e dal consigliere Mauro Galbusera.

C'è dunque la possibilità che la questione della riconsegna del cantiere venga archiviata
anche prima della prossima udienza, fissata per il 28 febbraio, mentre il contenzioso proseguirà per le vie legali,
a meno che le parti trovino un accordo, limitando non di poco le reciproche pretese.
Da un lato infatti l'azienda chiede la risoluzione del contratto per colpa dell'amministrazione
con tutte le conseguenze economiche previste dalla legge in questi casi;
la Provincia dall'altro contesta integralmente la richiesta dell'azienda, chiedendo di risolvere il contratto per colpa dell'impresa,
rivendicando indietro le somme che ha corrisposto per l'accordo bonario di due anni fa.

Per stabilire chi ha ragione non resta che aspettare la sentenza di primo grado, "ci vorranno un paio di anni" ha ipotizzato Angelucci.
 

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