CHE NE SANNO GLI ALTRI DI COME TI SENTI SE PRIMA NON INDOSSANO I TUOI MOMENTI...

Commentare è quasi inutile.

Si nota chiaramente che la parte iniziale della rotaia viene sottoposta a forti sollecitazioni di calore.
Entrambe le rotaie - anche quella dell'altro lato - presentano questo problema.
Poi, se il bullone fosse uscito prima o sia uscito per effetto del colpo subito, sarà difficile da stabilire.
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Si tratta della classica rotaia, ben differente dall'altra che è quella dell'alta velocità.

Quello che mi fa specie è che il punto di giunzione non fosse poggiato su traversina.
Mi da l'idea di u punto di flessione. Specie se la traversina a destra è - come sembra - rotta.
Ma può essersi rotta per effetto del colpo subito dalla rotaia.
Però non sono tecnico.
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Un liberale e democratico non può essere che antifascista, altrimenti non è né liberale né democratico.
Anzi, a ben guardare, anche l'aggettivo «democratico» è superfluo: come ce lo immaginiamo un liberale non democratico?
Mi fa specie che un Presidente della Repubblica dica certe cose.
La storia - bella o brutta che sia - è la Storia. Bisogna far tesore degli errori fatti e non ripeterli.
Ma dire che : «sorprende sentir dire, ancora oggi da qualche parte, che il fascismo ebbe alcuni meriti ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra. Si tratta di un'affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione».

Signor Presidente, suvvia, si informi.

Uno degli obiettivi del fascismo sul piano della organizzazione economico-sociale dello Stato era la realizzazione di un sistema in grado di attenuare i contrasti tra capitale e lavoro al fine di armonizzare gli interessi dei diversi gruppi sociali e arrivare al superamento della lotta di classe. Questo indirizzò trovò una articolata elaborazione teorica in un documento dal titolo Carta del lavoro, emanata il 21 aprile 1927, che si ispirava ai seguenti principi basilari: la collaborazione tra le classi; la preminenza dell'iniziativa privata sull'intervento dello Stato; la contrattazione sindacale sulla base del sindacato unico; la magistratura del lavoro per la soluzione dei conflitti; il ricorso agli uffici di collocamento statale per l'assunzione dei lavoratori.
La costruzione del corporativismo venne completata con la legge del 5 febbraio 1934 sulla istituzione e funzionamento delle corporazioni. La legge istituiva sette corporazioni divise per categorie (industria, agricoltura, commercio, banca, professioni e arti, trasporti marittimi, trasporti terrestri). All'interno delle corporazioni dovevano essere rappresentati sia datori di lavoro che lavoratori, con l'obiettivo di risolvere al loro interno le controversie, superando gli antagonismi di classe. La loro attività era diretta alla salvaguardia degli interessi del paese e della nazione, il che escludeva lo sciopero e riduceva notevolmente il potere contrattuale dei lavoratori.
A partire dal 1925, con l'avvento di Giuseppe Volpi al ministero delle Finanze, cominciarono a pesare negli indirizzi economici del governo Mussolini nuovi orientamenti, che tendevano da un lato a favorire il potere d'acquisto della piccola e media borghesia, messo in pericolo dalle spinte inflazionistiche, e dall'altro a rafforzare il prestigio internazionale dell'Italia. Si deve a questo orientamento la decisione di Mussolini, annunciata in un discorso tenuto a Pesaro il 18 agosto 1926 (il discorso di "quota novanta"), di rivalutare il valore della lira rispetto alle altre divise estere equiparate all'oro. In particolare, con legge del 21 dicembre 1927 il valore della sterlina venne equiparato a 92,45 lire italiane, mentre il cambio del dollaro venne fissato a 19 lire. Gli effetti della rivalutazione forzata della lira furono diversi, favorendo il potere d'acquisto dei lavoratori a reddito fisso senza frenare le tendenze espansive di alcuni settori della grande industria in espansione, quali i gruppi elettrici, chimici e tessili. Conseguenze negative subirono invece quei settori (meccanici, automobilistici, delle sete artificiali, alimentari, ecc.) che producevano in gran parte anche per l'esportazione, che a seguito dell'aumento dei prezzi subirono consistenti contrazioni. Tuttavia la maggiore industria automobilistica, la Fiat, riuscì a superare le difficoltà grazie al rafforzamento del mercato interno e alla politica di sviluppo delle infrastrutture stradali e autostradali che favorì l'avvio della motorizzazione del paese.
Nel settore agricolo la politica del fascismo, ispirata dal ministro Serpieri, orientò i suoi obiettivi verso un aumento della produzione (tenendo conto che gli acquisti di grano all'estero costituivano il 15% del totale delle importazioni italiane); verso la cosiddetta "bonifica integrale", tendente a recuperare superfici agrarie improduttive attraverso opere di bonifica e di valorizzazione; infine, obiettivo del fascismo era la tranquillità sociale nelle campagne, favorendo, in particolare, quelle forme di conduzione agricola meno conflittuale tra capitale e lavoro, quali il piccolo affitto, la mezzadria e la colonia, cercando di favorire la riduzione del bracciantato agricolo e l'aumento della piccola proprietà.

In questo contesto si colloca la cosiddetta "battaglia del grano", promossa dal fascismo sin dal 1925 allo scopo di assicurare l'autonomia cerealicola del paese. Tra l'altro, questa campagna rifletteva le esigenze ideologico-propagandistiche del fascismo attraverso l'esaltazione della ruralità e del lavoro dei campi, che lo stesso Mussolini volle evidenziare, facendo diffondere le immagini che lo ritraevano impegnato personalmente, a torso nudo, nella trebbiatura del grano. Nel giro di pochi anni la produzione cerealicola conobbe significativi risultati, consentendo tra l'altro, l'espansione di alcuni settori industriali che producevano prodotti per l'agricoltura (dai fertilizzanti alle macchine agricole). Tuttavia questa politica contribuì a frenare in maniera consistente un più incisivo processo di modernizzazione e di sviluppo capitalistico delle campagne italiane, mantenendole ancorato alla sola produzione delle colture cerealicole.

Tra i successi della politica del fascismo va annoverata la realizzazione della bonifica delle paludi pontine, tra il 1931 e il 1934, nel quadro del programma di bonifica integrale delle campagne italiane che ebbe, tuttavia, soltanto una parziale realizzazione. Attraverso la bonifica della zona pontina vennero recuperati circa 60 mila ettari di terreno coltivabile che venne suddiviso in 3 mila poderi. Tutta quella ampia zona a sud di Roma, venne popolata attraverso l'immigrazione di contadini provenienti da altre regioni italiane (soprattutto dal Veneto) e vide la nascita di nuove città e paesi, quali Littoria (oggi Latina), Sabaudia, Pontinia ecc.
Le conseguenze che sia il settore agricolo che industriale subirono a seguito della crisi del 1929, che, tra l'altro, mise in pericolo il sistema bancario italiano, portò il governo a realizzare un intervento diretto dello Stato nella vita economica del paese. Nel novembre 1931 venne creato l'Istituto Mobiliare italiano (IMI), con il compito di integrare l'attività creditizia a favore delle industrie. Successivamente, il 23 gennaio 1933 venne creato l'Istituto per la Ricostruzione industriale (IRI), guidato da un gruppo di dirigenti qualificati, quali Alberto Beneduce e Donato Menichella, con l'obiettivo di sostituirsi alle grande banche nel sostegno alle imprese industriali in difficoltà, procedendo al salvataggio e alla riorganizzazione di numerose aziende.

L'IRI assunse il controllo delle più grandi banche e di numerose imprese industriali. Nel 1936 l'IRI divenne un ente permanente dello Stato con uno stanziamento di 285 milioni annui. Tra il 1936 e il 1942, l'Istituto riuscì a controllare il 44% del capitale azionario italiano, assorbendo e gestendo importanti industrie del settore meccanico, siderurgico e cantieristico. Alla fine degli anni Trenta l'IRI controllava il 77% della produzione di ghisa, il 45% di acciaio, il 75% della lavorazione dei minerali di ferro. L'IRI gestiva anche alcune società elettriche e le principali aziende telefoniche (quali la Sip) e il 90 % delle linee di navigazione.
Il regime fascista ebbe importanti punti di riferimento in alcune significative iniziative e istituzioni. Merita in particolare di essere ricordata la pubblicazione dal 1929 al 1937 della monumentale Enciclopedia Italiana, sotto la direzione di Giovanni Gentile, alla quale collaborarono anche studiosi che non erano espressione diretta del fascismo, quali, ad esempio, Felice Battaglia, Gioele Solari, Augusto Graziani, Federico Chabod, Walter Maturi, Delio Cantimori, Natalino Sapegno ed altri. La voce fascismo, nella quale sono tracciate le linee storiche e dottrinali venne invece redatta da Gentile e Volpe. Si trattava, in sostanza, di un'opera che pur evidenziando, in alcuni aspetti, l'impronta del regime, fu espressione di una cultura accademica italiana, che sopravviveva all'età liberale e si preparava ad influenzare la cultura dell'Italia postfascista.

Più rigidamente ufficiali appaiono invece alcune istituzioni quali l'Istituto nazionale fascista di cultura, fondato da Gentile nel 1926 e trasformatosi nel 1936 in Istituto di Cultura fascista. Sempre nel 1926 venne istituita l'Accademia d'Italia, che doveva raccogliere nel suo seno luminari di fama indiscussa. Un momento di particolare rilievo assunsero nelle università italiane i Littoriali della cultura, nei quali si confrontarono con studi su aspetti e problemi ispirati alla dottrina fascista, gli studenti universitari.

Al di là dei confini ufficiali della cultura fascista, se si guarda ai settori letterari, storici e filosofici, si coglie anche la presenza di una produzione che usciva dai canoni ufficiali, per esprimere attraverso opere di grande significato, una autonoma ricerca stilistica e contenutistica. Sono gli anni in cui apparvero le opere più significative di poeti quali Montale, Saba e Ungaretti, che segnavano la fine del dannunzianesimo. Apparvero anche opere di giovani scrittori, che avrebbero rappresentato la cultura letteraria italiana anche negli anni successivi al fascismo: Moravia pubblicava nel 1929 Gli indifferenti; Cesare Pavese nel 1936 la sua raccolta di poesie dal titolo Lavorare stanca; Corrado Alvaro pubblicava nel 1928 Il deserto dei Tartari. Nel campo del pensiero filosofico vanno ricordati i nomi di Nicola Abbagnano, Aldo Capitini, Guido Calogero e Giuseppe Capograssi. Insomma, varie correnti di idee che non si riconoscevano nella cultura ufficiale fascista riuscirono a non essere soffocate e a sopravvivere al regime.
 
Giusto per capirci. Essere liberali vuol dire anche saper leggere il passato.
Perchè allora dovremmo demonizzare tutta la nostra civiltà. Fatta di guerre, errori, stragi.
Sin dai tempi di Abramo. Ed anche prima.
E' chiaro che ci furono delle nefandezze, delle devianze. Chi lo può mettere in dubbio ? Nessuno.
Riporto pari pari. Non posso sapere se è tutto giusto e corretto.

1. Assicurazione invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184
2. Assicurazione contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 n. 3158
3. Assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841
4. Tutela del lavoratore di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653
5. Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277
6. Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti, R.D. 8 maggio 1925, n. 798
7. Assistenza obbligatoria contro la TBC, R.D. 27 ottobre 1927 n. 2055
8. Esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312
9. Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928
10. Opera nazionale orfani di guerra, R.D.26 luglio 1929 n.1397
11. Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 1827
12. Settimana lavorativa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768
13. Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), R.D. 23 marzo 1933, n. 264
14. Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923
15. Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.), R.D. 3 giugno 1937, n. 817
16. Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048
17. I.N.A.M. (Istituto per l’Assistenza di malattia ai lavoratori), R.D. 11 gennaio 1943, n.138
18. Istituto Autonomo Case Popolari
19. Istituto Nazionale Case Impiegati Statali
20. Riforma della scuole “Gentile” del maggio 1923 (l’ultima era del 1859)
21. Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935 disponeva di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche, 994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico.). I comunisti la chiamarono casa del popolo
22. Guerra alla Mafia e alla Massoneria (vedi “Prefetto di ferro” Cesare Mori)
23. Carta del lavoro GIUSEPPE BOTTAI del 21 aprile 1927
24. Lotta contro l’analfabetismo: eravamo tra i primi in Europa, ma dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni – studenti medi da 326.604 a 674.546 – universitari da 43.235 a 71.512 25. Fondò il doposcuola per il completamento degli alunni
26. Istituì l’educazione fisica obbligatoria nelle scuole
27. Abolizione della schiavitù in Etiopia
28. Lotta contro la malaria
29. Colonie marine, montane e solari
30. Refezione scolastica
31. Obbligo scolastico fino ai 14 anni
32. Scuole professionali
33. Magistratura del Lavoro
34. Carta della Scuola Opere architettoniche e infrastrutture
35. Bonifiche paludi Pontine, Emilia, Sardegna, Bassa Padana, Coltano, Maremma Toscana, Sele ed appoderamento del latifondo siciliano. Con la fondazione delle città di Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Guidonia, Carbonia, Fertilia, Segezia, Alberese, Mussolinia (oggi Alborea), Tirrenia, Tor Viscosa, Arsia e Pozzo Littorio e di 64 borghi rurali, 1933 – 1939
36. Parchi nazionali del Gran Paradiso, dello Stelvio, dell’Abruzzo e del Circeo
37. Centrali Idroelettriche ed elettrificazione delle linee Ferroviarie
38. Roma: Viale della Conciliazione
39. Progetto della Metropolitana di Roma
40. Tutela paesaggistica ed idrologica
41. Impianti di illuminazione elettrica nelle città
42. Prosciugamento del Lago di Nemi (1931) per riportare alla luce navi romane
43. Creazione degli osservatori di Trieste, Genova, Merate, Brera, Campo Imperatore
44. Palazzo della Previdenza Sociale in ogni capoluogo di Provincia
45. Fondazione di 16 nuove Province
46. Creazione dello Stadio dei Marmi (di fronte allo stadio si trova ancora un enorme obelisco con scritto “Mussolini Dux”)
47. Creazione quartiere dell’EUR
48. Ideazione dello stile architettonico “Impero”, ancora visibile nei palazzi pubblici delle città più grandi
49. Creazione del Centro sperimentale di Guidonia (ex Montecelio), dotata del più importante laboratorio di galleria del vento di allora (distrutto nel 1944 dalle truppe tedesche che abbandonavano Roma)
50. Costruzione di numerose dighe
51. Fondò l’istituto delle ricerche, profondo stimatore di Marconi che mise a capo dello stesso istituto grazie alla sua grandiosa invenzione della radio e dei primi esperimenti del radar, non finiti a causa della sua morte
52. Costruzione di molte università tra cui la Città università di ROMA
53. Inaugurazione della Stazione Centrale di Milano nel 1931 e della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze
54. Costruzione del palazzo della Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Affari Esteri
55. Opere eseguite in Etiopia: 60.000 operai nazionali e 160.000 indigeni srotolarono sul territorio più di 5.000 km di strade asfaltate e 1.400 km di piste camionabili. Avevano trasformato non solo Addis Abeba, ma anche oscuri villaggi in grandi centri abitati (Dessiè, Harar, Gondar, Dire, Daua). Alberghi, scuole, fognature, luce elettrica, ristoranti, collegamenti con altri centri dell’impero, telegrafo, telefono, porti, stazioni radio, aeroporti, financo cinematografi e teatri. Crearono nuovi mercati, numerose scuole per indigeni, e per gli indigeni crearono: tubercolosari, ospizi di ricovero per vecchi e inabili al lavoro, ospedali per la maternità e l’infanzia, lebbrosari. Quello di Selaclacà: oltre 700 posti letto e un grandioso istituto per studi e ricerche contro la lebbra. Crearono imprese di colonizzazione sotto forme di cooperative finanziate dallo stato, mulini, fabbriche di birra, manifatture di tabacchi, cementifici, oleifici, coltivando più di 75.000 ettari di terra.
56. Sviluppo aeronautico, navale, cantieristico Opere politiche e diplomatiche
57. Patti Lateranensi, 11/02/1929
58. Tribunale del popolo
59. Tribunale speciale
60. Emanò il codice penale (1930), il codice di procedura penale (1933, sostituito nel 1989), il codice di procedura civile (1940), il codice della navigazione (1940), il codice civile (1942) e numerose altre disposizioni vigenti ancora oggi (il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il Codice della Strada, le disposizioni relative a: polizia urbana, rurale, annonaria, edilizia, sanitaria, veterinaria, mortuaria, tributaria, demaniale e metrica)
61. Conferenza di Losanna
62. Conferenza di Locarno
63. Conferenza di Stresa
64. Patto a quattro
65. Patto anti-Comintern Opere espansionistiche
66. Riconquista della Libia
67. Conquista dell’Etiopia
68. Guerra di Spagna Opere economiche e finanziarie
69. Istituto di Ricostruzione Industriale (I.R.I.), 1932
70. Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.), 1933
71. Casse Rurali ed Artigiane, R.D. 26 agosto 1937, n. 1706
72. Riforma bancaria: tra il 1936 e il 1938 la Banca d’Italia passò completamente in mano pubblica e il suo Governatore assunse il ruolo di Ispettore sull’esercizio del credito e la difesa del risparmio
73. Socializzazione delle imprese. Legge della R.S.I., 1944
74. Parità aurea della lira
75. Battaglia del grano
76. 1929: crisi finanziaria mondiale. Il mondo del capitalismo è nel caos: il Duce risponde con 37 miliardi di lavori pubblici e in 10 anni vengono costruite 11.000 nuove aule in 277 comuni, 6.000 case popolari che ospitano 215.000 persone, 3131 fabbricati economici popolari, 1.700 alloggi, 94 edifici pubblici, ricostruzione dei paesi terremotati, 6.400 case riparate, acquedotti, ospedali, 10 milioni di abitanti in 2493 comuni hanno avuto l’acqua assicurata, 4.500 km di sistemazione idrauliche e arginature, canale Navicelli; nel 1922 i bacini montani artificiali erano 54, nel 1932 erano arrivati a 184, aumentati 6 milioni e 663 mila k.w. e 17.000 km di linee elettriche; nel 1932 c’erano 2.048 km di ferrovie elettriche per un risparmio di 600.000 tonnellate di carbone; costruiti 6.000 km di strade statali, provinciali e comunali, 436 km di autostrade. Le prime autostrade in Italia furono la Milano-Laghi e la Serravalle-Genova (al casello di Serravalle Scrivia si trova una scultura commemorativa con scritto ancora “Anno di inizio lavori 1930, ultimato lavori 1933”)
77. Salvò dalla bancarotta l’Ansaldo, il Banco di Roma e l’Ilva (1923-24)
78. Attacco al latifondo siciliano
79. Accordi commerciali con tutti gli Stati compreso l’Urss
80. Pareggio di bilancio già dal 1924 Opere sportive e culturali
81. Costruzione dell’Autodromo di Monza, 10/09/1923
82. Fondazione di CINECITTA’
83. Creazione dell’ente italiano audizione radiofoniche (EIAR), anno 1927
84. Primi esperimenti della televisione che risalgono all’anno 1929 per volere del Duce; nel dicembre del ’38 l’ufficio stampa dell’EIAR comunicò che nei primi mesi del ’39 sarebbero iniziati servizi regolari di televisione. Il 4 giugno 1939 alla Mostra del Leonardo ci furono alcune trasmissione sperimentali, sul Radiocorriere apparvero i programmi e persino le pubblicità di alcuni paleolitici apparecchi televisivi. Purtroppo il progetto venne abbandonato a causa dell’entrata in guerra
85. Istituzione della Mostra del Cinema di Venezia, prima manifestazione del genere al mondo, nata nel 1932 per opera del direttore dell’Istituto Luce, De Feo, e dell’ex ministro delle Finanze Giovanni Volpi di Misurata
86. Creazione dell’albo dei giornalisti, anno 1928
87. Fondazione dell’istituto LUCE, anno 1925
88. Nel 1933 appoggiò la prima trasvolata atlantica compiuta da Italo Balbo (tra l’altro, fu in quella occasione che venne inaugurata la “posta aerea”)
89. Accademia d’Italia (Marconi, Pirandello, Mascagni, ecc.)
90. Littoriali della cultura e dell’arte Opere di utilità varie
91. Registro per armi da fuoco
92. Istituzione della guardia forestale
93. Istituzione dell’archivio statale, anno 1923
94. Fondazione della FAO
95. Fondazione dei consorzi agrari
96. Annessione della Guardia di Finanza nelle forze armate
97. Istituzione di treni popolari per la domenica con il 70% di sconto, anno 1932
98. Istituì il Corpo dei Vigili del Fuoco.
99. Ammodernò il Pubblico Catasto urbano e dei terreni
100. Mappò tutto il territorio nazionale compilando le mappe altimetriche usate ancora oggi, e che non sono mai state aggiornate da allora.
 
Il governo della capitale tedesca è sotto accusa, dopo la fuga di notizie di qualche mese fa,
circa gli abusi frequenti degli stessi cadetti della polizia berlinese.
Secondo i rapporti la cattiva condotta coinvolgerebbe i cosiddetti «migranti integrati» gli ex immigrati che la società tedesca ha accolto a braccia aperte.

I primi campanelli d’allarme sono suonati nell’accademia di polizia di Berlino-Spandau qualche mese fa.
La pietra dello scandalo, l’episodio che ha cambiato le prime pagine persino dei giornaloni, è stato un file audio di una segreteria privata.
Una registrazione diffusa su vari canali e certificata come autentica dalla polizia stessa.
È il Die Welt a riferire tra i primi le indiscrezioni rivelate da un paramedico a cui erano state affidate
una serie di lezioni all’accademia di Berlino-Spandau, e quello che è venuto fuori non è che l’ennesima nota stonata
di una lunga serie di scandali che stanno coinvolgendo la polizia di Berlino.

«Oggi ho tenuto una lezione all’accademia di polizia, non ho mai provato nulla di simile, l’aula sembrava un porcile,
metà della classe erano arabi e turchi, maleducati come mai prima. Stavo per espellere due o tre di loro perché disturbavano la classe, alcuni addirittura dormivano.
I colleghi tedeschi mi hanno raccontato di essere stati minacciati. Non parlano neanche tedesco.
Sono scioccato, ho paura di loro. Gli insegnanti … credono che se dovessero espellerli, ci sarebbe il rischio che questi distruggano le macchine per strada …
Questi non sono i nostri colleghi, questi sono i nostri nemici e sono tra di noi. Non ho mai trovato un simile odio espresso nelle aule».

Sono gli estratti del file che ha fatto scandalo. E non sono tardate le reazioni.
Come quella del portavoce della polizia, Thomas Neuendorf.
«Daremo un’occhiata, parleremo con tirocinanti e studenti per capire se c’è qualcosa che non va», è stata la prima dichiarazione rilasciata alla stampa tedesca.
Per poi passare all’ammissione: «Ci sono spesso problemi all’accademia di polizia. Alcuni dei cadetti hanno commesso reati, ma sono immediatamente stati espulsi».
 
D’altronde, dall’incrocio dei dati è emerso che le dichiarazioni non solo non rappresentavano niente di nuovo per l’ambiente,
ma che persino al Bundesrat – Senato tedesco – erano già a conoscenza degli enormi problemi dei cadetti «di origine migrante».

Attualmente è il 30% degli agenti ad avere un «passato migrante», come ama scrivere la stampa a cui piace piacere.
Ed è sempre il Die Welt, nei giorni scorsi, a diffondere il resoconto di una riunione agli alti ranghi della polizia di Berlino,
in cui il personale lamentava i vari problemi emersi «dall’assumere ex immigrati».
Al momento dell’arruolamento sono state diverse le cose su cui si è preferito chiudere entrambi gli occhi in nome forse del mito dell’integrazione.
Si è scelto, per esempio, di andare oltre il prerequisito del saper nuotare e, persino circa l’«assenza di etica professionale».
Così come, ovviamente, non poteva mancare quell’atteggiamento misogino che ritorna nei verbali degli abusi sessuali
che coinvolgono immigrati e donne bianche’- di alcuni candidati e che è stato etichettato come «sufficienza nei confronti delle donne».

E se intanto le fonti confermano che «almeno una persona coinvolta nella criminalità organizzata è attualmente sottoposta all’addestramento della polizia»,
agenti che chiedono la tutela del proprio anonimato, giurano: «È solo una questione di tempo prima che qualcuno spari il primo colpo a un collega».
Troppe le etnie differenti e in contrasto.

Secondo le indagini il «sentimento di paura» all’interno dell’accademia di polizia di Berlino è quanto mai radicato.
Come la paura di ritrovarsi clan criminali infiltrati nella polizia e nell’amministrazione. Niente di lontano dalla realtà.

Basti pensare che la Bild a novembre denunciava il caso di una studentessa ventenne della School of Business and Law (HWR),
assunta come tirocinante al distretto di Schöneberg a Berlino.
Anche qui una stagista dal «passato migrante (arabo)», ma questa volta alla giovinetta non è andata troppo bene:
è finita in manette per aver usato i computer della polizia per copiare i dati sulle indagini nei confronti di un clan criminale libanese.

Ma è da tempo che le cose al dipartimento di polizia di Berlino non vanno troppo bene.
Anche prima che emergessero i nuovi scandali, infatti, era finito nell’occhio del ciclone per il mancato arresto del jihadista tunisino Anis Amri.
L’uomo protagonista dell’attentato al mercatino di Natale di Berlino, il 19 dicembre 2016, dove sono morte 12 persone e 55 sono state ferite,
poteva essere messo in gattabuia ben prima della strage.
Diverse agenzie governative avevano chiesto alla polizia di Berlino di arrestare Amri con l’accusa di terrorismo
e di una serie di altri crimini gravi o di metterlo quantomeno sotto sorveglianza permanente.
Ma tutte le richieste restarono lettera morta. Era il febbraio del 2016 ben dieci mesi prima che Amri mettesse a punto la sua strage.
A ottobre 2017 il Berliner Morgenpost pubblicava le indagini che rivelavano che ben due ufficiali della LKA
avevano falsificato i documenti sulla scia dell’attacco terroristico per coprire ciò che riguardava le attività criminali di Amri.
La vicenda è stata, però, presto archiviata con manomissione di documenti’ e l’accusa per gli ufficiali di ostacolo alla giustizia.

Esiste forse un filo rosso che lega tutte queste storie? Questi scandali sono solo la punta dell’iceberg?
Sta di fatto che, da qualsiasi punto di vista si osservi la questione, la fotografia denuncia un fallimento della polizia di Berlino.
 
ROMA – Quasi 5 mila casi di morbillo solo nel 2017, quasi sei volte quelli del 2016, con quattro morti.
Lo segnala il bollettino del ministero della Salute, secondo il quale in Europa siamo secondi solo alla Romania per incidenza di casi.

Nel 2017, informa il ministero, ci sono stati in Italia 4.991 casi di morbillo:
“Il 44,8% dei casi – si legge nel bollettino – è stato ricoverato e un ulteriore 22% si è rivolto ad un Pronto Soccorso.
Sono stati segnalati quattro decessi, di cui tre bambini sotto i 10 anni di età (rispettivamente 1, 6 e 9 anni) e una persona di 41 anni, tutti non vaccinati.
In tutti i casi erano presenti altre patologie di base e la causa del decesso è stata l’insufficienza respiratoria”.

Nel 35,8% dei casi si sono avute una o più complicanze, e il range d’età dei pazienti varia da un giorno a 84 anni, con l’età mediana che è risultata di 27 anni.
L’87,5% dei casi era non-vaccinato e il 7,2% aveva effettuato una sola dose di vaccino. L’1,6% aveva ricevuto due dosi e il 3,7% non ricorda il numero di dosi.
In particolare il morbillo è tornato in otto Regioni, nelle quali si è registrato il 90% dei casi: Lazio (1.699), Lombardia (787), Piemonte (629), Sicilia (425), Toscana (370), Veneto (288), Abruzzo (173) e Campania (108).


La regione Lazio ha riportato il tasso d’incidenza più elevato (28,8 casi ogni 100.000 abitanti),
seguita dal Piemonte (14,3/100.000) e dall’Abruzzo (13,1/100.000).
Per quanto riguarda le fasce d’età l’incidenza più alta si è avuta per quella tra 0 e 4 anni, 34,8 casi per 100mila abitanti, seguita da quella tra 15 e 39 (17,3).

“Questi dati ci dicono che il morbillo è un problema enorme nel paese – spiega Susanna Esposito,
ordinario di pediatria all’Università degli Studi di Perugia e presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, WAidid –
non solo nei bambini sotto i due anni ma anche negli adolescenti e nei giovani adulti.
Questo spiega l’importanza della legge che ha introdotto almeno l’obbligo per l’ingresso a scuola dei più piccoli”.
Ora però, conclude Esposito, l’attenzione deve rimanere elevatissima anche per i giovani e negli ospedali,
dove è fondamentale che gli operatori si vaccinino perché sono una categoria ad altissimo rischio”.
 
Se Gentiloni e i precedenti avessero avuto un briciolo di spina dorsale avrebbero preso via via le distanze dall’andazzo tedesco europeo,
è dal 1997 che ve ne era la manifesta possibilità, si sarebbero opposti contro un accentramento tedesco pericoloso
e una “superiorità” economica inferta e conquistata a colpi bassi, dubbia e sospettissima. Si sarebbero fermamente opposti.

Ci spieghino ora, essi intendono il libero mercato come quello di Xi Jinping, in Cina?
Cina e Germania sono ad oggi i detentori, ovviamente con l’adeguamento delle relative misure, dei maggiori surplus commerciali.
Trump sta quindi riposizionando gli Stati Uniti riformando il proprio Paese dall’interno perché domani sia e ritorni ad essere competitivo,
e sta opponendosi e cercando di mettere un argine fermo e possibile, facendo il lavoro sporco per tutti, noi per primi, ai colossi dei surplus.
Mutatis mutandis ovviamente.


Da qui Merkel contro Trump. Si informino Gentiloni e gli altri, Mattarella, che stanno leccando i piedi sbagliati.
E si informi anche Mario Draghi in vena di sussulti fuori posto che, in quanto capo della Bce, può anche restare silente,
soprattutto a cercare di fare dimenticare agli italiani e all’Italia la famosa lettera pro Merkel e contro l’Italia ai tempi del golpe 2011.

Non è certo libero mercato l’operazione quantitative easing.
L’obiettivo -raggiunto – di Trump del dollaro basso comporta un euro al rialzo che fa male al nostro export .
Con il cambio fisso in Europa la Germania svaluta artificialmente rispetto agli altri Stati membri grazie alla moneta unica
e si spiega così il surplus miliardario che la Germania accumula ogni anno.

Trump e il sistema da lui costruito mina alla radice il sistema del surplus tedesco, e anche della mancanza di possibilità di variabilità del cambio o svalutazione dell’euro.
In un quadro simile, sarebbe necessario ricontattare l’Europa rinegoziando la posizione ad esempio italiana in Europa.
L’Italia deve collocarsi pro Trump (e May) e chiedere la ricontrattazione e rimodulazione a proprio vantaggio dell’Europa,
non tedesca, non franco/tedesca, ma unita, della nuova Europa.

La nostra economia, i redditi, l’occupazione, il nostro benessere sono oggetto oggi di un ribilanciamento negoziale in Europa che deve essere chiesto e voluto proprio dall’Italia.

La Germania ieri scriveva dalle colonne del giornale Die Welt che
“l’Italia è messa anche peggio della Grecia” e che “solo riforme radicali, come ad Atene, potrebbero cambiare qualcosa,
ma cose del genere non sono nel programma elettorale di nessuno dei contendenti alle elezioni”.

Questo è il credo tedesco, peggio della Grecia ci vuole ridurre la Germania in compagnia della Francia.
L’Italia deve fare perno su Trump (e May), deve dare inizio e vita alla nuova Europa.

Francesca Romana Fantetti
 
Il dollaro continua a scendere aiutando così l’export statunitense. L’euro vola e fa male all’Europa.
Francia e Germania vogliono fare razzia di imprese italiane e quel posapiano di Gentiloni mai eletto da nessuno da noi bacia le pantofole a Macron.

L’Italia è rincretinita, a causa di Napolitano e di Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, a causa dei governi mai eletti al potere rubato agli italiani.
L’Italia si è messa dalla parte sbagliata. Noi, l’Italia deve e vuole stare con Trump, non con Merkel.
Chi se ne frega di questi dementi che ci propinano, tutti, la loro solita broda schifosa. Sono tutti inutili e dannosi, all’Italia ed ai nostri interessi.
Il mondo vero è fuori, è da un’altra parte. Nel mondo vero c’è Trump che sta facendo ottimamente gli interessi del suo Paese, gli Stati Uniti, ed è lui che oggi a Davos segna la Storia dei prossimi anni.

Ci si chiede: il libero mercato è quello in cui Merkel e la Germania, attualmente senza governo,
lucrano alle spalle e a svantaggio degli altri Stati membri dell’Unione?

Per circolazione di beni e servizi, si intendono quelle tedesche cui si aggiungono prepotentemente quelle francesi?
Per circolazione di capitali, si intendono quelli degli altri verso Germania e Francia?
Le persone impoverite e rese misere, “circolano” ottimamente nell’Europa tedesca, e di recente dell’asse franco/tedesco?
O circolano così come vediamo circolare solo i poveracci venuti dai paesi più malmessi e poveri della terra, a fare danno ed immiserire ulteriormente le nostre città e strade d’Europa?

Donald Trump ha promesso agli americani lavoro e la sua protezione, produzione in loco, un sistema fiscale che li tutela,
organismi sovranazionali ridimensionati là dove non rispondono più agli interessi del Paese e degli americani,
tipo chiusura dei contributi a chi foraggia i terrorismi ed il terrorismo islamico.

L’idea di Europa unita è importante e va protetta e tutelata, rafforzata, ma l’Europa attuale tedesca,
oggi franco-tedesca, non è Europa unita, è Germania e Francia falsamente europee per gli affari propri.
 

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