CHE NE SANNO GLI ALTRI DI COME TI SENTI SE PRIMA NON INDOSSANO I TUOI MOMENTI...

TRE
Paolo Gentiloni è in campagna elettorale. La fa dallo scranno di capo del governo, e non è cosa da tutti.

Dal World Economic Forum in corso a Davos, dunque, è tornato a parlare di immigrazione.
A gennaio 2018 il contatore degli arrivi supera quello dello stesso periodo dell'anno scorso,
nonostante le misure messe in atto dal governo e dal Viminale.
Le Ong continuano la loro opera (quasi) indisturbate.

Al panel del Wef a Davos il premier è stato chiaro:
"Vogliamo continuare a salvare vite, non vogliamo chiudere i nostri porti".

La strategia potrà anche avere il pugno un po' più duro che in passato,
ma non prende in considerazione la chiusura definitiva dei confini:
"Nel medio e lungo termine quello che dobbiamo fare è chiaro: dare un contributo allo sviluppo africano", ha detto il presidente del consiglio.

Nell'immediato, invece, Gentiloni immagina "corridoi e sistemi di quote".
Insomma: immigrazione regolata e accessi umanitari.
Un po' come successo nei mesi scorsi con il ponte areo per 162 rifugiati.
 
QUATTRO
Calata l’attenzione mediatica, non è scomparso il fenomeno. Le Ong sono sempre lì a far la spola tra l’Africa e l’Italia, recuperando migranti al largo della Libia e recapitandoli nei porti italiani.

È di questi giorni la notizia di una ripresa decisa degli sbarchi.
Dopo un’estate tutto sommato tranquilla (a confronto con il 2016), a gennaio 2018 il contatore del Viminale
ha registrato un aumento del 15% degli arrivi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

In valore assoluto si parla di 2.749 migranti a fronte dei 2.393 del gennaio 2016.

I numeri allarmano il ministero dell’Interno e l’orologio sembra tornare al periodo precedente l’intervento (a gamba tesa) di Marco Minniti contro le Ong.
È vero: rispetto al passato sono aumentati gli sbarchi dalla Tunisia e dalla Turchia,
due rotte che non rientrano nelle politiche messe in campo dal governo tra luglio ed agosto
tra codice di condotta, accordi con Al Serraj, soldi alle milizie sulla costa e interventi diplomatici nel Fezzan libico.
Ma i migranti partiti dalla Libia sono pochi meno (2.195) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (2.226).
Una differenza che certifica il traballare della dottrina Minniti.
 
Non c'è un giornalista. dico uno, anche a livello locale, che si prenda la briga di andare
a fare un servizio su cosa accade nelle classi scolastiche, specialmente in quelle
delle scuole professionali. Se avete un amico, un conoscente insegnante,
chiedete a lui com'è il clima in classe.
 
L'asticella dell'idiozia si sposta sempre più in alto.

ROMA – Hanno ricreato in laboratorio un virus molto simile al vaiolo e hanno pubblicato la “ricetta” seguita sulla rivista scientifica Plos One.

Una decisione, quella dei ricercatori dell’università di Alberta in Canada, che ha scatenato il dibattito nel mondo scientifico
per il rischio che imitatori malintenzionati possano provare a replicare il virus.
Non solo infatti il vaiolo è considerata una delle malattie più terribili, ma dopo che è stato debellato
le vaccinazioni sono state sospese negli anni Ottanta e ora la popolazione non è dotata di una immunità di gregge e il rischio di epidemie sarebbe altissimo.

Il virus ricreato si chiama Hpxv, dal nome horsepox virus, ed è stato ottenuto a partire da singoli frammenti di Dna reperiti sul web con una spesa inferiore ai 100mila dollari.
Il risultato finale elaborato dai ricercatori di Alberta è stato un microrganismo ricostruito che è un parente stretto del pericoloso virus del vaiolo
e tutto il procedimento è stato descritto e spiegato nell’articolo pubblicato su Plos One.
L’obiettivo dell’esperimento era quello di individuare una tecnica per creare vaccini più sicuri per il vaiolo rispetto a quelli già esistenti e con costi ridotti.

Un obiettivo teoricamente nobile dunque, ma che ha sollevato due questioni.
La prima, sollevata dalla rivista Science, riguarda l’utilità: il vaiolo è una malattia debellata e mancava dunque la necessità di avere nuovi vaccini.
Inoltre, come commentato da Stephan Becker dell’università di Marburgo, in Germania: “Questo studi semplicemente non aggiunge nulla alle conoscenze sul virus”.


La seconda, sollevata dalla comunità scientifica, riguarda la pubblicazione per intero della tecnica eseguita
e soprattutto del fatto che il virus è stato ricostruito trovando online i vari ingredienti a costi contenuti.

Thomas Inglesby, che dirige il Center for Health Security della Johns Hopkins University, ha definito la pubblicazione dell’articolo un “serio errore”:
“Pubblicare l’articolo è un errore serio. Il mondo ora è più vulnerabile al vaiolo”.
Una opinione condivisa anche da Andreas Nitsche del Robert Koch Institute in Germany, che ha commentato:
“Se qualcuno vuole ricostruire un altro virus simile ora troverà tutte le istruzioni per farlo in un solo posto”.
 
Sempre peggio. Che razza di società stiamo lasciando ai nostri figli ?
O peggio ancora, ai nostri nipoti ?

Due pesi e due misure.
Da quando Donald Trump è stato alla Casa Bianca non è difficile notare la differenza di vigore mediatico
delle accuse rivolte al presidente rispetto alle smentite, così come non è impossibile comprenderne i motivi.

Il Russiagate stringe l’amministrazione del presidente repubblicano in una morsa sempre più complessa,
ma le accuse continuano a riflettere più un pregiudizio politico che una realtà fattuale.
La lente d’ingrandimento continua a osservare la Casa Bianca e il suo entourage eppure sembra sempre che manchi
qualcosa necessario a colpire definitivamente Trump e la sua amministrazione.

Ma cosa succederebbe invece se gli accusatori diventassero a loro volta accusati?
Cosa succederebbe se si scoprisse, molto lentamente e sottovoce, che un segmento del deep-State americano
abbia effettivamente ordito una trama per screditare, accusare e tentare di fermare il presidente degli Stati Uniti già prima della sua elezione?

Ebbene, questa domanda provocatoria potrebbe prossimamente trovare una risposta.
Oppure la sta già trovando ma non sembra interessare in maniera approfondita i grandi media nazionali e internazionali.
In Italia, ne ha parlato Maria Giovanna Maglie per Dagospia.
In America, ne hanno scritto e discusso anche media di tiratura nazionale e di grande valore internazionale
– si pensi a Washington Post e Cnn – ma questi ultimi sempre con la reale e profonda convinzione che dietro non vi possa essere una grande verità, ma solo una mezza bugia.

E quale sarebbe questa piccola verità che potrebbe scardinare l’intero apparato d’accusa nei confronti del presidente degli Stati Uniti d’America?

Tutto inizia con dei messaggi di testo scambiati tra due alti funzionari dell’Fbi: Peter Strzok e Lisa Page.
Questo scambio di messaggi è avvenuto durante e dopo le elezioni del 2016.
Strzok era un membro del team del Bureau che investigava sul server di posta elettronica di Hillary Clinton

e, successivamente, divenne membro del consiglio speciale di Robert Mueller, che esaminava la tentata interferenza della Russia nelle elezioni del 2016.

Secondo quanto riporta la Cnn
, Strzok “è stato rimosso dall’indagine sui consulenti speciali nell’estate 2016
dopo che alcuni dei messaggi di testo tra lui e Page che mostravano un chiaro pregiudizio anti Trump sono stati ritrovati durante un’indagine interna”

I due, tra l’altro, sembra avessero una relazione al di là dell’aspetto puramente lavorativo.
Lo scambio di messaggi tra i due agenti Fbi non era cosa da poco.
Entrambi parlavano chiaramente di una “società segreta” che avrebbe lavorato contro l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca
.
L’Fbi aveva consegnato nel fine settimana una serie di testi al Congresso tramite la Commissione Giustizia e Intelligence,
poiché c’è un gruppo di congressisti bipartisan che sta svolgendo indagini parallele al Russiagate, poco convinta della trasparenza di quest’indagine ufficiale.


Lunedì, in un’intervista a Fox News Channel, il senatore repubblicano della Carolina del Sud, Trey Gowdy,
ha detto di aver visto un messaggio di testo tra Page e Strzok avvenuto il giorno dopo le elezioni di novembre 2016 in cui affermava:
“Forse questo è il primo incontro della società segreta”.
E ovviamente Gowdy vorrebbe sapere di cosa parlassero questi due agenti.

Nello stesso giorno e sullo stesso canale, un rappresentante repubblicano del Texas, John Ratcliffe, ha riferito qualcosa di simile:
“Oggi abbiamo avuto delle informazioni secondo cui, subito dopo l’elezione di Trump, potrebbe esserci stata una società segreta di persone
all’interno del Dipartimento di Giustizia e dell’Fbi che avrebbe lavorato contro di lui “.

Fatto ribadito anche dal senatore del Wisconsin, Ron Johnson, il quale ha suggerito che la frase “società segreta” si riferisse a qualcosa di molto specifico, come riportato dalla Cnn.


Ma non è solo questo a far dubitare della trasparenza dell’Fbi nella lotta alle interferenze russe durante l’elezione di Donald Trump.
C’è qualcosa di profondamente curioso che è avvenuto in questi mesi e che sta gradualmente minando la granitica certezza
non solo dell’impianto accusatorio nei confronti del presidente, ma anche della lealtà del Federal Bureau of Investigation nei confronti dello Stato.

Come riporta Dagospia, “c’è l’uso che l’Fbi ha fatto del dossier russo su Trump, dossier pagato dalla campagna Clinton e dal comitato Nazionale Democratico.
Questo dossier costruito ad arte è stato utilizzato dal bureau per ottenere autorizzazione dai Tribunali , il Fisa warrant, autorizzazione a spiare gli uomini di Trump”.

In pratica l’Fbi ha utilizzato un dossier di parte per basare la richiesta per spiare il presidente e il suo circuito.
A questo, si aggiunge un altro mistero.
L’Fbi non riuscirebbe a recuperare i 50mila messaggi scambiati fra Page e Strzok
attraverso i loro telefoni Samsung.

La colpa, secondo il Bureau, sarebbe dell’azienda di telefonia che avrebbe reso tutto molto difficile a causa degli aggiornamenti del software.
Una scusa che ha fatto andare su tutte le furie il presidente Trump che, attraverso un suo tweet, ha chiesto ironicamente dove fossero finiti i 50mila messaggi scomparsi.

Domanda lecita che, in questo periodo di confusione giudiziaria, lascia ancora più dubbi su cosa stia realmente accadendo negli Stati Uniti.
Una cosa è certa: a parti inverse quest’indagine avrebbe avuto una lettura del tutto diversa e una copertura mediatica molto più profonda.

Ma è evidente che non interessa.
 
Leggo e cambio totalmente argomento.

Usate la testa
Se pensiamo alle cose con sano realismo, realizzeremo in fretta che gli altri non sono più fortunati di noi:
gli orgasmi simultanei sono più rari dei denti di gallina, il sesso nei film e nel porno non si avvicina neanche lontanamente alla realtà
e (fattore decisivo) i veri uomini hanno problemi d’erezione e le donne hanno difficoltà a raggiungere l’orgasmo.

Moltissime donne infatti vorrebbero che i loro organi sessuali fossero accompagnati da un manuale d’istruzioni (e una garanzia a vita).
Sarebbe molto più semplice rimandare indietro il pacco segnalandolo come modello difettoso, accompagnato dalla nota:
"le parti sono montate al contrario.” Perché il clitoride non si trova dentro alla vagina?
Basterebbe una semplice riallocazione e uno dei problemi sessuali più frustranti esistenti
– l’80% delle donne ha difficoltà a raggiungere l’orgasmo durante i rapporti – si risolverebbe all'istante.

I problemi sessuali spesso non hanno a che fare col sesso, ma col tempo che gli dedichiamo.
Se dovete rivolgervi a dei consulenti per gestire i vostri orari, fatelo:
mettete ordine nella vostra vita in modo da poterlo fare due volte alla settimana, anche se dovesse durare 10 minuti.
Connettersi sessualmente col partner (almeno due volte a settimana), è fondamentale,
sempre che non abbiate un’ottima ragione per non farlo (tipo avere appena fatto dei bambini).

Idealmente, bisognerebbe farlo tre volte. In ogni caso si tratterebbe di impegnare appena un'ora (sic) a settimana.
Prima che vi inorgogliate troppo, ecco qualche statistica:

Un quarto delle coppie fa sesso una volta a settimana, un terzo due volte e solo il 15% degli innamorati lo fa tre volte a settimana.
Il 61% sostiene che una sessione lunga duri circa 45 minuti
mentre il 5% dei partner guardano la tv o stanno al tablet mentre lo stanno facendo.
 
Non sono casi isolati. Pensate a cosa accade anche da Voi e che non viene pubblicizzato.
L'altro notte da noi - un ebete di questi - prendeva a calci le auto in sosta. Ma nessun commento.

Sono le ore 22.40, a raccontare quegli istanti - tanto simili a quelli dell'11 maggio 2013 -
è una donna, la prima a segnalare segnalato l'aggressione perpetrata da Frankline Nqwain Njuakeh, 31 camerunense ai danni di Igor M.

Il racconto della testimone
"Scendeva un ragazzo di colore indossante una giacca lunga di colore scuro il quale iniziava a prendere a calci il bidone della spazzatura":
è il principio del racconto raccolto dai carabinieri. Sono i momenti che la violenza immotivata di Frankline Nqwain Njuakeh.

"Dopo pochissimi istanti - prosegue il teste - il ragazzo di colore è uscito dal retro dell’edicola impugnando un bastone e ha colpito più volte il bancomat.
Successivamente lo stesso senza alcun apparente motivo, ha colpito da dietro alla testa un ragazzo che era alla fermata.
Il malcapitato è caduto a terra e l’uomo di colore ha continuato a colpire il ragazzo alla testa per altre due volte, impugnando il bastone che aveva con due mani".

Solo un uomo "ha cercato vanamente di disarmarlo".
Poi Frankline Nqwain Njuakeh,"si è incamminato in via Ripamonti direzione esterna colpendo con il bastone una macchina e uno scooter regolarmente parcheggiati".
Solo il successivo arrivo della polizia ha paralizzato il 31enne, che prima di placarsi ha minacciato i militari con la spranga, come riporta ilGiorno.
 
Quatto quatto, sotto sotto, .........

"In questi sei anni ho assistito: alla oggettiva devastazione della mia famiglia religiosa (frati, suore, laici), alla persecuzione (tuttora in corso) del padre fondatore e del nostro autentico carisma FI approvato da Papa san Giovanni Paolo II...", a parlare è padre Paolo Siano: un nome che ai lettori potrebbe non dire niente. La "voce coraggiosa" dei frati francescani dell'Immacolata, invece, ha riaperto una vicenda che pareva conclusa da tempo. Papa Francesco ha commissariato la comunità francescana in questione autorizzando un decreto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata: era l'undici luglio del 2013. Una decisione che alll'epoca era stata bocciata di netto dai tradizionalisti. Risale a quel commisariamento, del resto, l'invezione del termine "misericordiati":così vengono chiamati, in certe stanze vaticane e da certi vaticanisti, coloro che sarebbero finiti per diventare "vittime" dellle decisioni di Bergoglio. I detrattori del papa usano dire che, sotto questo pontificato, il modus operandi è incentrato tutto sul "misericordiare". Il mezzo per attuare queste scelte? La "misericordina".

I frati francescani dell'Immacolata sono stati "esautorati" per aver ripristinato il messale preconciliare del 1962: l'ormai noto rito antico. "il Santo Padre Francesco ha disposto che ogni religioso della Congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata è tenuto a celebrare la liturgia secondo il rito ordinario e che, eventualmente, l’uso della forma straordinaria (Vetus Ordo) dovrà essere esplicitamente autorizzata dalle competenti autorità, per ogni religioso e/o comunità che ne farà richiesta", recitava il decreto di commissariamento della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata a firma di un altro francescano, Josè Rodriguez Carballo. E in questi giorni, padre Paolo Siano ha ripercorso le tappe che avrebbero segnato questa passibilità di "persecuzione", che lo stesso francescano ha dichiarato esistente nei confronti del suo istituto: "Il futuro vocazionale, mio e di altri confratelli che come me difendono la persona e la linea dei Fondatori, è incerto". E ancora:"Alla luce di vari fatti, sono convinto che almeno finché dura questo Pontificato siamo passibili di monitoraggio, ostruzione, persecuzione, ovunque andremo e qualunque cosa faremo o diventeremo", ha specificato, come riportato su Chiesa e postconcilio, padre Siano. "In quell’incontro del 21-1-2012 -ha raccontato la "voce coraggiosa" dell'ordine fondato da padre Stefano Manelli - quei tre frati italiani ci dissero, in sostanza, così (sono testimone): «Se non togliete il latino dal Seminario [di allora, Seminario Teologico dell’Immacolata Mediatrice – STIM] vi denunciamo in Congregazione [CIVCSVA] dove sapete che ci sono «modernisti» [o «progressisti»] che vi faranno commissariare». Ed è avvenuto proprio così. Non ci piegammo alla minaccia, e vennero Visita e Commissariamento". Benedetto XVI, con il motu proprio Summorum Pontificium , aveva riabilitato il rito gregoriano stabilendone la "celebrabilità" come forma straordinaria. Per alcuni, insomma, il commissariamento dell'istituto dell'Immacolata sarebbe servito soprattutto per cancellare il ripristino della Messa tridentina, nella forma stabilita dal Messale romano del 1962. Per delegittimare quel testo, insomma, e chi lo ha interpretato in modo estensivo iniziando a celebrare la messa antica tutti i giorni.

Padre Federico Lombardi, d'altro canto, ha chiarito come la scelta del commissariamento non riguardasse solamente l'utilizzo della messa antica. La decisione, infatti, sarebbe arrivata in seguito a delle valutazioni sulla "vita della Congregazione nel suo insieme, e non solo le questioni liturgiche". Il motu proprio di Joseph Ratinzger, inoltre, non sarebbe stato messo minimamente in discussione da Bergoglio. Per padre Siano, però, pare evidente una pianificazione quasi scientifica tesa a screditare l'istituto e il suo fondatore: "La resistenza, anche giuridica e giudiziaria, ha rallentato il piano che comunque continua. Altro punto dolente del Curatore è il sottolineare che il commissariamento stia operando tra noi FI «chiarificazione dottrinale». Gli addetti ai lavori - ha evidenziato il padre francescano - sanno bene che egli è uno di coloro che ci hanno accusato e calunniato di deriva lefebvriana e di tradimento della Chiesa e del carisma… In verità, in scienza e coscienza, vediamo ora una deriva e certamente non in senso tradizionalista. Ad esempio, sarebbe interessante sondare la posizione dei frati e vertici dei FI dinanzi al caso della Comunione concessa ai divorziati risposati che vivono “more uxorio”… Chi scrive condivide invece i “dubia” dei 4 (ora 2) Cardinali e di tanti altri Pastori e sacerdoti più o meno noti". I francescani dell'Immacolata, in definitiva, hanno rilanciato e si sono schierati accanto a chi, nell'odierna divisione dottrinale, sostiene che il pontificato di Bergoglio stia mettendo in discussione alcune basi della dottrina cattolica.
 
due pesi, due misure, una condanna ......

Ricordate? Divenne in breve tempo un caso diplomatico, con dichiarazione di politici, interventi della magistratura, perquisizioni immediate e manifestazioni antifasciste.

Molto bene. Solo che, come spesso accade, le irruzioni non son tutte uguali. Ci sono quelle brutte e quelle solo bruttarelle.

Quelle da condannare fermamente e i raid da derubricare a legittima protesta di ragazzotti impegnati in politica.

Ieri sera gli antagonisti del centro sociale "Hobo" di Bologna hanno fatto irruzione nella sede del Partito Democratico in zona universitaria,
una riunione dove i piddini locali avrebbero voluto lanciare la campagna elettorale.
"Quale migliore occasione per rovesciargli contro un po' di quell'odio accumulato durante questi anni di governo democratico?", hanno scritto orgogliosi su Facebook i rivoluzionari.

Mettendo a confronto i due video basta un po' di onestà intellettuale per capire che l'incursione di "Hobo" è ben più "fascista" di quella realizzata da Veneto Fronte Skinhead.

Di certo è stata più irruente e verbalmente violenta.
Da una parte la lettura di un proclama, dall'altra grida e insulti.

"Voi siete stupidi, le persone lo hanno capito", si sente dire nel video da un giovane coi capelli lunghi, giacca verde e felpa.
"Il primo elemento fondamentale per cambiare il mondo è distruggere il partito democratico, fatto da corrotti e mafiosi".
L'atmosfera, ovviamente, si scalda. I militanti del Pd provano a reagire educatamente, ma scatta la rissa verbale.
"Siete diventati il partito delle banche - grida un altro attivista del centro sociale - Voi tutti siete la causa del precariato giovanile".
E ancora: "Ci avete rovinato il futuro. Io lavoro a 5 euro l'ora. Chi di voi lavora a 5 euro l'ora? Ci state vendendo il culo a 5 euro l'ora. State vendendo l'Italia ai fascisti".
Magari avranno pure ragione, ma son questi i modi?

Non c'è bisogno peraltro di ricordare agli smemorati antifa che il collettivo Hobo. Dei veri democratici.

"Era necessario impedire che questa favola continuasse, che la realtà ripiombasse in quella sala, colpendo in faccia sfruttatori e lecchini vari", scrivono su Fb.

Per loro, però, nessuno parlerà di ritorno dell'odio fascista.
 

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