CHE VOI SAPPIATE, DELLA VITA C'ERA ANCHE LA VERSIONE SENZA ANSIA?

Questa è la terza legislatura che abbiamo un Sindaco di sinistra. Purtroppo per noi.

Ma che ci crediate o no, questa è la patria di nascita dei Ciellini e chi comanda
non è il PD - ma purtroppo per noi - i "paulotti" dell'oratorio. Quelli di sinistra.

Dementi allo stato pure . Mio parere.
Incapaci di prendere delle decisioni sul "concreto", ma "sognatori".

Tanto per citarne una.
Tot anni fa - ma tanti - hanno deciso di trasformare un cimitero di periferia
- esistente da centinaia d'anni, con tombe di una certa importanza per beltà
e costruzione, distruggendo tutto - nell'ostello della gioventù.

Già avevamo un ostello della gioventù, perfettamente funzionante, che
- per effetto del clima - raccoglieva giovani viaggiatori nel periodo estivo-autunnale.

Bene. Spesi MILIONI di euro per una costruzione che definire "vergognosa" è poco.
(cerco la foto e ve la metto) . CHIUSO. NON ANCORA APERTO a distanza di anni.

Sapete cosa sta succedendo ? Devono fare i lavori di manutenzione.

Mai aperto. Mai utilizzato. e devono fare dei lavori.


Cito la seconda. E poi taccio.

A Lecco abbiamo una nota famiglia calabrese, indaffarata nei loro lavori.
Settore pizzeria e strade.

Esisteva una nota pizzeria, la loro sede, devo dire una costruzione molto bella.
Moderna. Attuale. Tenuta perfettamente (era la loro sede e potete immaginare
come la tenevano).

Sequestrata. Dopo anni ed anni, affidata al Comune.

Ora, cosa pensate il Comune dei "paulotti" abbia deciso ?

Ristrutturiamo. Abbiamo speso 3 milioni - DICO TRE MILIONI - euro per la ristrutturazione.
(la casa era ancora perfetta) . Non per costruire una casa. PER RISTRUTTURARLA.

E che destinazione le diamo ? PIZZERIA DELLA LEGALITA'.
Affidata in gestione ad una cooperativa (naturalmente vicina ai "paulotti")

Questo è quello che succede in un Comune affidato ai "paulotti" di sinistra.
Dove le vecchie "beghine" fanno ancora i testamenti a favore o dei preti o dei notai.

E nulla cambia. Solo deperimento.
 
Adesso ne hanno inventata un'altra.

Avevano acquistato la vecchia sede dell'Università, per ampliare gli uffici comunali.

Spesi 5 milioni - CINQUE MILIONI - di euro per acquistare la sede
ed altrettanti ne dovevano essere spesi per ristrutturarla.

Dopo anni dall'acquisto - il nuovo sindaco - paulotto di sinistra
ed ex direttore dell'Api Lecco (immaginate il perchè dello sfacelo di ApiLecco)
cosa mi decide - senza alcun consiglio comunale - così, alla cazzo,
"la sede acquistata non va bene. Non conterebbe tutti i dipendenti del Comune.
La mettiamo in vendita ed andiamo a fare una trattativa privata
per acquistare un nuovo immobile".
(che chissà come mai appartiene ad una nota persona)
Immobile vuoto da decenni. Nessuno lo vuole pur essendo nel centro storico.
Perchè un prezzo di vendita fuori dall'ascia.

Spesa prevista : 10/15 milioni di euro + 8 per ristrutturare

E questo è invece il nostro attuale Comune :


Anche l'attuale sede municipale di palazzo Bovara in piazza Diaz si trova al centro del "carosello"
tra le nuove possibili variazioni di riferimento civico.
Qualche notizia di storia può essere , quindi, opportuna.



Era il 13 aprile 1928 quando il re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia arrivava a Lecco
per inaugurare il nuovo municipio che "salutava" la nascita del grande Comune,
ovvero della città che unificava le vecchie municipalità di Castello, San Giovanni, Rancio, Laorca, Acquate, Germanedo, Maggianico.

Costruito tra il 1843 ed il 1845 su progetto dell'architetto Giuseppe Bovara, come ospedale,
l'edificio era rimasto tale sino al 1900, quando venne inaugurato il nuovo complesso di via Ghislanzoni, su progetto degli ingegneri Ongania e Mella.

Il palazzo divenne sede di uffici statali, del tribunale, e vide anche, per un certo periodo,
la stazione cittadina dell'Arma dei Carabinieri poi, dal 1914 nell'attuale caserma di corso Martiri.

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Panoramica del municipio nel 1959

Il municipio, nel 1928, lasciava la sede di via Roma, nel palazzo donato al Comune nel 1891.

L'edificio era ricordato per le vicende della prima guerra mondiale 1915/1918.

Veniva affisso all'albo pretorio il comunicato reso noto dal comando dell'Esercito italiano
circa le operazioni sul fronte ed erano numerosi i lecchesi che si affollavano per la lettura.

Era anche, purtroppo, il palazzo al quale, all'ufficio anagrafe, giungeva il terribile telegramma
che comunicava il decesso di un giovane militare sul fronte dei combattimenti.

Tra il 1926 ed il 1928 il futuro nuovo municipio ha visto notevoli lavori di sistemazione su progetto dell'ing. Braccioni.

La cerimonia inaugurale è stata solenne e rappresentò anche l'unica visita ufficiale a Lecco
di Vittorio Emanuele III. Il re era solo transitato, in precedenza, da Lecco la notte del 24 agosto 1915,
effettuando una breve sosta di riposo, molto probabilmente presso l'hotel Croce di Malta, in piazza Garibaldi.

Era diretto al fronte alpino dello Stelvio per incontrare i reparti combattenti sulla linea più avanzata della I^ armata.

La "colonna" del re uscì da Lecco percorrendo la vecchia strada di Santo Stefano, oggi via Stelvio, mutilata nel tratto terminale oltre via dell'Abbadia.

Il 13 aprile 1928 il re giunse da Milano con treno speciale, alle 15.45,
accolto dalle note della marcia eseguita dalla banda del 67° reggimento fanteria.

Vittorio Emanuele inaugurò il palazzo e si affacciò al balcone centrale, salutando la folla sottostante.

Il re raggiunse poi la zona Caleotto per ‘inaugurazione del nuovo istituto
per la cura della tubercolosi polmonare, in via Tubi, oggi sede di uffici AST.

Si portò successivamente al monumento ai Caduti sul lungolago, dove depose una corona d'alloro,
ammirando il gruppo bronzeo dello scultore Giannino Castiglioni.

Prima di far ritorno alla stazione ferroviaria per riprendere il treno verso Milano
volle percorrere in auto il lungolago sino al monumento ad Antonio Stoppani,
ammirando il paesaggio dello stesso in un pomeriggio di luminosa primavera.

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Altra foto d'archivio del cortile centrale con porticato

Il palazzo di piazza Diaz è, quindi, sede municipale principale dal 1928.

Sono trascorsi 93 anni.

Sono passati podestà, sono arrivati i sindaci con la Liberazione e con la Repubblica.

La denominazione della piazza antistante al generale Armando Diaz, il comandante vittorioso sul Piave,
si deve al fatto che sulla facciata del palazzo è stato murato il bollettino della Vittoria (firmato Diaz),
che prima era nella vecchia sede di via Roma a palazzo Ghislanzoni.

All'interno del palazzo Bovara, nel cortile centrale del portico si trovano due lapidi storiche:

la prima, inaugurata dal sindaco Luigi Colombo, è del 1958 e ricorda i 110 anni di Lecco città;

la seconda è del 14 marzo 1976, inaugurata dal sindaco Rodolfo Tirinzoni,
e ricorda il conferimento della medaglia d'argento al valor militare per la lotta di Liberazione,
presente alla cerimonia l'allora presidente della Camera dei Deputati Sandro Pertini, che due anni dopo sarà presidente della Repubblica.

Nei vasti sotterranei del palazzo, in particolare sotto l'ala della demografia,
esistono ampi spazi occupati da tutti gli archivi dei Comuni del territorio lecchese
confluiti tra il 1923 ed il 1924 in "Lecco centro", dopo la cancellazione degli stessi.

Come noto la "Grande Lecco" ha inizio il 1° marzo 1924,
data dalla quale i documenti anagrafici dei nati nel territorio indicano solo il Comune di Lecco.
 
Termino con la terza.

Avete letto sopra della prima sede del comune di Lecco ?

Quell'edificio posto in Via Roma ?

Bene, i soliti "paulotti" durante questi anni di lungimirante guida comunale,
hanno deciso di venderlo.

Perizia. Centro storico. Ampia costruzione. Valore, almeno 4 milioni di euro.
(secondo la perizia)


LECCO – Le buone notizie sono due: dopo quattro aste andate deserte e cinque anni
d’attesa
, Palazzo Ghislanzoni è stato finalmente venduto grazie all’interessamento della
Confcommercio di Lecco, unica partecipante alla quinta asta pubblica indetta dal Comune;
inoltre, il ricavato dell’alienazione sarà interamente utilizzato dall’amministrazione
comunale per il proseguo dei lavori a Villa Manzoni, residenza d’infanzia del grande maestro
della letteratura italiana.

Palazzo Ghislanzoni
La vendita dell’edificio di via Roma 51 è stata ‘battuta’ questa mattina, mercoledì, in
municipio.

Sul tavolo, accanto al dirigente Luca Gilardoni, l’unica busta contenente l’offerta economica
per Palazzo Ghislanzoni.


La seduta pubblica si è aperta alle 11.30, presieduta dal dirigente comunale
Luca Gilardoni che, dopo la formula di rito, ha aperto la busta con la sola proposta economica
pervenuta al Comune: 1,761 milioni di euro è l’offerta presentata dall’immobiliare, poco
sopra il valore di base (1,76 mln) da cui partiva l’asta.

Riguardo al valore del bene, calato significativamente rispetto al valore della prima asta nel
2013 (3,9 mln) Peccati aggiunge: “Crediamo che oggi il prezzo sia corretto perché, oltre al
valore dell’immobile, sarà necessaria una significativa ristrutturazione con un costo
importante”.
 
Giusto perchè si sappia.

Il nuovo immobile che vorrebbero acquistare, si trova ad esattamente 250 metri
DUECENTO CINQUANTA METRI dalla prima sede del Comune, cioè quel sopra
citato "Palazzo Ghislanzoni". ..........tanto valeva restare lì e ristruttura l'immobile.

Questi, i "paulotti" di sinistra, che amministrano Lecco.....calati nel futuro .......
 
Quando si parla d’omologazione ci si trova a cospetto d’un bivio:

culturalmente suona male, ma in campo tecnologico diventa obbligatoria per legge, soprattutto nel campo del trasporto.


Così dopo quasi un quinquennio d’accordi e fusioni tra le case automobilistiche,
e per evitare multe Ue sulle emissioni, sembra sia stato raggiunto l’equilibrio tra i produttori:
ovviamente a spese dei cittadini e della mobilità.

In questo quadro l’Italia potrebbe fare a breve la differenza,
fungendo da laboratorio sperimentale per la nuova legislazione sulla locomozione.

Andiamo al sodo, e perché tutto potrebbe concretizzarsi nel divieto d’immatricolazione di nuovi veicoli ai privati.

Quindi dell’auto i cittadini avrebbero solo l’uso in affitto.

Le uniche auto che rimarrebbero iscritte ai privati

sarebbero quelle immatricolate precedentemente all’entrata in vigore della norma

(pensata sperimentalmente nelle sedi Ue)

per far fronte al crollo delle immatricolazioni nel periodo Covid.



Gli uffici Ue mettono assieme i dati sull’inquinamento.

Quindi segnalano ai colossi i limiti e gli obiettivi,
avvertendoli circa il rischio di sanzioni e blocchi a importazioni ed esportazioni d’auto nuove.

Da parte loro i colossi sono partecipi al satellite che monitora globalmente i dati sull’inquinamento:

grazie ai computer di bordo di cui sono dotate tutte le auto di recente fabbricazione,

ed in continuo contatto col cervellone principale (la tracciabilità continua dei veicoli).



Da qui la battuta che i potenti della terra potrebbero con un click spegnere tutte le auto con computer di bordo,

mentre il nonnetto in Seicento continuerebbe a camminare ridacchiando.


Un rischio che i potenti della Terra hanno comunque calcolato,
e per approntare un serio controllo della circolazione su gomma
hanno sentenziato che necessita sperimentare la sola immatricolazione dei veicoli in “car sharing”.

Di fatto il passaggio di proprietà tra privati rimarrebbe, ma per le sole vetture d’immatricolazione precedente al decreto.

Ovviamente le nuove immatricolazioni sarebbero solo ed esclusivamente elettriche.

Le case automobilistiche avrebbero gli occhi puntati sul laboratorio Italia,
per capire come possa essere sviluppato globalmente il “car sharing”.

Il Belpaese (si fa per dire) diverrebbe così il laboratorio planetario del “Green Deal” del trasporto:
trova l’accordo dei principali attori del mercato automobilistico mondiale (soprattutto europeo)
intenti a cambiare la strategia commerciale e d’immatricolazione dei veicoli.


Fiat-Chrysler, Ford, europei ed orientali vari hanno così stretto i cosiddetti “accordi di pooling”,
tutti assieme in nome dell’immatricolazione sostenibile,
che passa attraverso la fine della proprietà privata del mezzo di trasporto.

Non verrebbero toccate le auto private precedenti, perché nel novero delle vecchie immatricolazioni
(quelle che prevedono la proprietà privata dei veicoli) ci sarebbero le grandi collezioni d’auto e moto d’epoca,
che al pari delle opere d’arte vengono compravendute da importanti case d’asta (Bonhams, Sotheby’s, Christie’s…)


Oggettivamente, secondo la European Automobile Manufacturers Association:
nel biennio Covid le nuove immatricolazioni di autovetture si sono contratte di oltre il 30 per cento, e la crescita del 2021 è ininfluente.

Gli analisti prevedono nuovi cali non tanto per la pandemia,
quanto per l’ormai radicata nei cittadini non propensione all’acquisto d’auto nuove.

Alcuni produttori come Fiat-Chrysler (Fca) e Ford hanno riconosciuto che faranno fatica
sia nelle vendite delle auto tradizionali che nel tagliare le emissioni prodotte da vetture a combustione interna.


Qui entra in gioco l’ex italiana Fiat, che ha mediato un accordo con la statunitense Tesla (specialista dell’auto elettrica):

l’accordo verrebbe migliorato ed implementato proprio sul fronte del mercato italiano,
ed in forza del decreto che abolirà la proprietà dei cittadini sulle nuove immatricolazioni,
favorendo il “car sharing elettrico”.

Grazie all’intermediazione Fiat, anche la Honda è entrata nel pool operativo capitanato da Tesla.

Honda ha registrato nell’ultimo biennio cifre di vendita deludenti proprio sui modelli elettrici:
ergo un accordo con Tesla, e una futura obbligatorietà dei cittadini al car sharing,
si rivelerebbero strade aziendalmente salvifiche.

Gli analisti americani di borsa dicono che l’obbligo del “car sharing” sul nuovo
ed il controllo dell’elettrico da parte di Tesla
coprirebbero le esigenze di tutte le case automobilistiche che si dovessero piegare all’accordo.


Quest’ultimo gode del placet dei potenti della Terra,

che hanno affidato a Elon Musk

la facoltà di gestire gli accordi con i colossi automobilistici per la produzione di veicoli ad emissioni zero.


Proprio Musk avrebbe condizionato Honda circa la politica di dismissione degli impegni in “Formula 1”.


Quest’ultima sta rivelandosi una politica sportiva rovinosa anche per i tantissimi italiani addetti ai lavori:
basti pensare ai grandi circuiti d’auto e moto di Monza, Imola, Magione, Misano, Vallelunga.


Per gruppi come Jaguar-Land Rover si parla già d’estinzione dei dinosauri.

Il know-how sull’energia elettrica in mano ad Elon Musk
dovrebbe spingere verso il produttore unico mondiale di veicoli, tutti uguali ed in affitto.

Musk ha anche anticipato che il “car sharing” sarà riservato ai cittadini in grado di pagare in moneta elettronica.


Un futuro che per i più prevederà non proprietà di auto e moto

e - soprattutto - rimarrà a piedi chi sprovvisto di moneta elettronica.



La mia Alfetta 2000 Quadrifoglio Oro dell'83 è sempre pronta in garage.......ahahahahah
come pure il Burgman 1999.
 
Ricordate quando il trionfante Luigi Di Maio, all’epoca vicepremier,
tirò via il telo che copriva la clessidra illuminata da raggi laser con all’interno
la “card n. 1” del Reddito di cittadinanza?


Sembrava una scena da 007 con effetti speciali e frasi del tipo:

“È stato un grande lavoro, ora altri studieranno la nostra misura, siamo orgogliosi e lo saranno gli italiani”.


C’è proprio da andare orgogliosi, Di Maio e grillini!

Giorni fa è stata scoperta una truffa per 170 milioni di euro in due anni
di finti percettori per lo più italiani che avevano ville, barche e Ferrari.

Ieri, la Procura di Milano ha disposto custodie cautelari per una banda di sedici romeni,
che hanno presentato 9mila richieste false per un valore di 20 milioni di sussidi
e un danno da 60 milioni di euro alle casse dello Stato.


Ecco il Reddito della sinistra a cosa serve.



I pericolosi romeni si presentavano ai Caf con domande false di connazionali inesistenti o deceduti:
a Milano in un solo edificio avrebbero abitato 518 romeni beneficiari,
in un altro palazzo al Lorenteggio 212

e 3.800 romeni in solo undici vie.

Nomi falsi, alcuni di deceduti, tutto inventato.

In cambio di 10 euro a Isee, a quanto pare anche sotto minaccia,
i loschi avrebbero corrotto gli addetti alle pratiche, ma è tutto ancora da chiarire.


Il ministro del Lavoro dem Andrea Orlando ha reagito accusando:

“Non credete, è tutta una manovra per squalificare la misura”
.


Ma la Procura di Milano parla di un’organizzazione di romeni e anche italiani
con numeri che indicano l’ampiezza del sistema criminale.

Le persone fermate hanno alle spalle condanne per furto, truffa, ricettazione
e pare girassero video – ancora da decifrare – in cui alcuni dei fermati lanciano pacchi di banconote gonzi e felici.


Mi chiedo come facciano i 5 Stelle, il Pd e tutto il centrosinistra
a pretendere la fiducia di fronte alla ramificazione così cancerosa nei gangli della società e del lavoro
di un fenomeno criminale determinato dalla propria devastante politica immigratoria.



Ed è solo la punta dell’iceberg.

Lo scriviamo da anni che il criterio buonista sinistro,
e cioè tutta la logica che Beppe Grillo in testa va sbandierando
per cui i presunti “poveri” hanno diritto a un reddito come misura di civiltà, è solo un danno e una beffa.

Gli annunci su sussidi e bonus a pioggia hanno l’effetto di chiamare in Italia le bande e i peggiori del mondo.

Non i bisognosi, cari Grillo e Letta e tutti gli altri, ma i delinquenti.


Perché si può dire così nettamente?

È il criterio che diventa corruttivo.

Non è civiltà e non è amore.

Non si può fare l’evangelico senza il Vangelo, signori post comunisti. E per questo chi vuole contrastare queste derive non può che dirsi “cristiano”.


Questi criteri assistenziali, senza nessun collegamento reale col lavoro, sono corruzione

e con questa corruzione la sinistra alimenta un inganno planetario,

che funziona da “voto di scambio”,

mettendosi così alla guida di un gigantesco carnaio mondiale di derelitti pericolosi,

di bande di trafficanti, di mafie e organizzazioni senza scrupoli.



Qualcuno ancora mette in giro l’idiozia che sia finita l’emergenza?

Siamo sotto un’enorme emergenza con tutta questa folla interplanetaria che vuole soldi in modo così pericoloso,
che preme alle frontiere ovunque, sfortunati e perseguitati anche, ma mescolati a soggetti e organizzazioni pericolose.


E chi paga?

Solo un ceto sociale, e cioè gli italiani né ricchi né poveri,
quelli che hanno sempre lavorato, pagato i contributi, i pensionati, i più visibili.

Cioè, gli onesti.


Qui in Italia, il lavoro è sparito, nessuno vuole più faticare, il nero dilaga e la corruzione è diventata normale.

Risse, violenza, litigiosità e una devastante corsa “al denaro per il denaro”. Altro che parabole!


Mi spiegava un avvocato italiano che deve lavorare per 4.800 euro per avere pagate tutte le tasse,
lo stesso che un percettore del Reddito riceve sul conto stando a casa,
oltre a tutti i bonus e vantaggi e i lavoretti in nero.

E poi, questa sinistra italiana

si vanta di essere la forza politica contro gli evasori fiscali ?



Quelli che non sono andati a votare temono l’invasione barbarica da ogni dove
di sfruttatori, buoni a nulla, ricattati da mafie,
che arrivano già sul nostro territorio inseriti nei circuiti delle tratte, dei traffici, dello sfruttamento.

Lo dimostrano anche gli stranieri che lavorano nei campi o negli altri settori come schiavi per pochi euro.


I sindacati non possono trincerarsi dietro agli assalti “fascisti” per coprire il caporalato che imperversa.


Il Reddito di cittadinanza non funziona se non serve per la formazione e l’occupazione volenterosa, onesta e qualificata.

E invece sbarcano ogni giorno dai confini della terra e della civiltà,
mentre vengono urlati i miliardi in arrivo del Pnrr.


Dicevano le polizie romene già nel 2008 “come farete a gestire questa violenza”.

Perché questa devianza si traduce in violenza.


C’è un solo modo per aiutare gli ultimi.

Lo dimostra la storia.

Prima del lavoro viene la formazione, perché un incompetente è pigro, svogliato, inutile, incapace e dannoso.


È inutile annunciare che al primo rifiuto l’assegno scenderà e al secondo sarà tolto.

Con centri dell’impiego ed i 14mila tutor
che hanno trovato così poche proposte che sono costate l’assurdo di 400mila euro l’una.


Ha ben detto e in latino: Intrent securi qui quaerunt vivere puri.

Cioè,
entrino sicuri coloro che intendono vivere onestamente”.


Sapete cosa accadrebbe se mettessimo giovani, italiani, stranieri
di fronte ai sostegni solo per la formazione e il lavoro?

Che se ne andrebbero via tutti i nullafacenti, sparirebbero in un soffio banditi e parassiti.
 
In tutti i settori i "dementi" imperano.

Qual'è, dov'è il problema se vado con le ciaspole ?



Casco fino ai 18 anni,

assicurazione obbligatoria,

piste vietate ai ciaspolatori,

possibili alcol test agli sciatori

e norme più stringenti per quel che riguarda la necessità di avere con sé Arva,

sonda e pala quando ci si muove in montagna sulla neve e con rischio valanghe.



Sono queste le principali novità che entreranno in vigore dal primo gennaio 2022,

in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali.


Norme che quindi andranno a impattare sulle decine di migliaia di appassionati sciatori lecchesi

o che sono soliti frequentare i nostri comprensori sciistici.
 
Da una parte il ministero della Salute già prepara la massiccia campagna di comunicazione,
con tanto di pediatri in tv, per convincere i genitori a vaccinare i bambini.


Dall’altra qualche esperto, e ora pure l’Oms, che frenano sulla punturina ai pargoli.


Lo avevamo segnalato già qualche giorno fa: tra gli scettici si è iscritto pure Francesco Vaia,
che di mestiere non fa l’ortolano o il meccanico, ma il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma,
ovvero l’ospedale di riferimento per le cure anti Covid.


“Ho detto più volte che il tema non è vaccinare o non vaccinare i bambini

ma in questa fase dell’epidemia ritengo che sia giusto immunizzare solo i bambini fragili”, ha ribadito oggi.

E lo ha fatto anche sulla base di un recente appello del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesu
s.


Possibile?

Sì, è così.


Anche l’Oms s’è detta critica sulla decisione dei governi
(l’Italia sta solo aspettando il via libera dell’Ema) allargare agli under 12 la platea degli immunizzabili.


“Non ha senso dare la dose booster ad adulti sani o vaccinare i bambini,


quando nel mondo ci sono operatori sanitari, anziani e altri gruppi ad alto rischio”, ha spiegato il direttore.


Vaia mette sulla bilancia “rischi” e “benefici”.

Ed è tutto un altro discorso.


“In Israele – ha detto – hanno visto che ci sono casi di miocarditi nei bambini e quindi vaccinano solo i fragili.


Io credo che sia saggio in questo momento vaccinare nella fascia 5-11 anni solo loro.


Se dovessero cambiare le cose e avremo maggior elementi scientifici su questo tema

si potrebbe pensare di estenderla a tutti.


Resto favorevole agli over 12 perché hanno una maggiore socialità.


La responsabilità sociale, ribadisco, non deve essere dei bambini ma degli adulti, dei genitori, dei nonni e dei docenti”.
 
La stampa italiana è sempre molto attenta alle cose che accadono in Inghilterra in realtà.

Non si vede l’ora di poter dire che l’Inghilterra di Boris Johnson,

l’Inghilterra della libertà personale e delle responsabilità personali ha sbagliato tutto,

mentre in Italia tutto è andato per il verso giusto.



Nelle ultime settimane, vi è stato un aumento dei contagi,
tuttavia in Inghilterra non hanno drammatizzato e non hanno fatto ricorso a chiusure
o divieti oppure ancora a limitazioni delle libertà (che poi significa limitazioni delle responsabilità dei cittadini).


Ora, da circa dieci giorni-due settimane, Oltremanica accade che non vi è un aumento dei contagi,

ma al contrario una diminuzione drastica della circolazione del virus.


Per gli esperti è grazie soprattutto alla modalità della campagna vaccinale inglese
:

le due dosi dei vaccini sono state somministrate con tempi diversi
per evitare che poi ci fosse un calo eccessivo della difesa dello scudo del vaccino.


Non discuto: sarà stato sicuramente un escamotage intelligente che ha dato buoni risultati.

Mi soggermo piuttosto su un elemento fondamentale che distingue l’Inghilterra dal resto del mondo e soprattutto da noi italiani:

la narrazione dell’epidemia e delle misure di contrasto offerta all’opinione pubblica.

In Inghilterra, infatti, le libertà non sono state limitate granché e, dunque, e si è puntato le responsabilità individuali dei cittadini inglesi.


Boris Johnson
disse che gli inglesi, a differenza degli italiani, tengono molto alla libertà.

Purtroppo, ci fu la risposta infelice del nostro presidente della repubblica Mattarella
secondo cui gli italiani, oltre alla libertà, tengono molto anche alla serietà.


Una risposta infelice perché l’Inghilterra, secondo tradizione e storia,
è proprio quel paese del vecchio continente e del mondo
che non è caduto nel dramma del Novecento, cioè il totalitarismo.


Evidentemente storia e tradizione contano anche nel respingere,
nell’affrontare e nel contrastare una brutta bestia come l’epidemia.
 

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