Amici pelosetti Auguri cari gatti
17 febbraio 2011, si festeggia la ventunesima «Giornata internazionale del gatto» Amàra ha rinunciato a partecipare al concorso per poterci raccontare la sua storia
Il mondo dei gatti - e quello degli umani che li amano - è un mon­do speciale. Potremmo parlarne per ore, ma... nessun gatto è pa­ziente a sufficienza. Veniamo dun­que al sodo. Oggi ricorre la 21.esi­ma «Giornata internazionale del gatto» e, come sapete, al CdT, per sottolinearla, abbiamo promosso un concorso fotografico che si chiuderà ufficialmente a mezza­notte. Oltre 250 i mici che si sono già messi in gioco, vantandosi di essere gatti. Tutti bellissimi, affa­scinanti, misteriosi, ma soprattut­to - e lo si vede dalle foto inviate dai loro umani - molto amati. Di loro, delle loro storie, delle loro particolarità, ci occuperemo dif­fusamente la prossima settimana quando saranno proclamati i tre vincitori e i 7 finalisti, i nostri V.I.C. (Very Important Cat). Oggi, inve­ce, per pensare e festeggiare que­sti stupendi animali, vi proponia­mo la storia di una micia. Si chia­ma Amàra. Ha deciso di non con­correre anche se è bellissima. Ha preferito, grazie alla penna della sua mamma umana, raccontarci la sua storia di micetta fatta ber­saglio di giochi crudeli che l'han­no lasciata senza le zampette po­steriori. Eccola. M.C.
DI
MONIQUE BRIGNONI
■ Amàra, una dolcissima gattina di soli due anni, fu torturata una notte di febbra­io. Molto probabilmente da ragazzi che, equipaggiati di petardi, avevano trovato piacevole seviziare una gattina per ore ed ore. Mi chiedo ripetutamente il perché di tanta ferocia e inaudita violenza nei con­fronti degli animali, che invece per noi han­no solo amore incondizionato.
Quella notte, Amàra tornò a casa trasci­nando le zampette posteriori e bruciata dalla testa fino in fondo alla coda. Secon­do il parere del veterinario, la gattina era in uno stato troppo pietoso. La sola op­zione possibile: addormentarla, per met­tere fine alla sua sofferenza.
La speranza, in cuor mio, era che si riu­scisse a salvarla (e dico proprio «si riu­scisse» in quanto abbiamo sempre la pre­sunzione di essere noi a guarire o salva­re). Così decisi di aspettare almeno una seconda opinione. D'altronde, se Amàra era riuscita a tornare a casa in quello sta­to, la voglia di vivere ce l'aveva. Ma quel­la notte Amàra scappò. Mi ero addormen­tata per terra accanto a lei, ma al mio ri­sveglio non c'era più. L'ho cercata per gior­ni interi sotto una pioggia incessante. Ma niente. Avevo la sensazione che non era ancora la fine, ma forse era solo la mia speranza.
Una persona molto speciale mi ha ricor­dato, dopo tre settimane, che era venu­to il momento di uscire da quello stato di disperazione e di assumere un atteggia­mento più positivo. Degli studi provano che gli animali ci «sentono» (e chi di noi vive con loro tutti i giorni, di certo trova conferma di questo principio!). Se Amà­ra fosse stata ancora viva, avrebbe avuto bisogno di una persona forte. Non po­teva certo essere lei a dover consolare me! Sia come sia, a 28 giorni dalla scompar­sa, Amàra tornò a casa! Ma il miracolo era lo stato in cui era tornata. La ferita si era chiusa in una perfetta linea degna di un chirurgo di prima classe. Questo mi sorprende ancora oggi, pensando allo stato in cui era quando se ne andò quel­la sera. Evito i dettagli, ma credetemi, è un miracolo. La portai di nuovo dal ve­terinario che la visitò per primo. Mi dis­se che madre natura aveva fatto un lavo­ro migliore di quello che avrebbe potu­to fare lui. Abbiamo quindi lasciato che madre natura continuasse il suo lavoro e … senza una medicina e senza un aiu­to… questa micetta è tornata a vivere la sua vita a pieno ritmo.
Le zampette posteriori non ci sono qua­si più, ma se la vedete arrampicarsi dap­pertutto con solo quelle anteriori, non potete che sorridere con ammirazione. Quando cammina dove è morbido, ap­poggia le quattro zampe, ma appena ar­riva su una superficie dura, alza veloce­mente quelle posteriori, mette il peso in avanti e cammina con le sole zampe an­teriori. Correre? Non è un problema. Es­sere indipendente? Non è un problema. Giocare o rincorrere le lucertole o le mo­sche? È sempre un divertimento.
E gli insegnamenti che ne traggo sono molti. Come è riuscita a vivere perfetta­mente con quello che la vita le ha dato. Il valore impagabile del vivere nel pre­sente. Il valore del perdono. Accettando a cuore aperto e adattandosi di conse­guenza senza odio o rancore. Senza un lamento. Senza un rimpianto. Amàra è sicuramente un'ispirazione. Vive la vita in modo pieno, anche se ha subito una grave ingiustizia che le è costata tanta sofferenza e la perdita delle zampe po­steriori. Non c'è stato un attimo dove ho visto sconforto nei suoi occhi. Solo de­terminazione, adattamento e tanta pa­ce. Senza contare che ancora oggi ama stare accanto alla gente e farsi coccolare senza paura. Ha fatto una cosa incredi­bile decidendo di concentrarsi sul «co­me mi comporto in questa nuova situa­zione» invece di «ho subito un torto e vi­vo la mia vita da vittima». E tutto questo con orgoglio. Suo… ma anche mio! Gra­zie Amàra!
COMPLEMENTI SU
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