Provo a dare un mio piccolissimo e generico contributo alla dotta discussione.
C'e' a mio avviso un denominatore comune che tiene insieme le foto della Madia col gelato, la ventennale cagnara del pro e contro Berlusconi, le femmine (ma anche i maschi) di bell'aspetto di destra e sinistra scaraventate dal ras di turno nell'agone politico pur in assenza di ogni traccia di competenza e qualita' a parte la fotogenia televisiva, il fatto che il ras di turno stigmatizzi puntualmente scioperi e manifestazioni come organizzati non per protestare su singoli temi ma per attaccare personalmente il ras medesimo, il fatto che troppo spesso scioperi e manifestazioni sono organizzati proprio a questo scopo, e infine, last but not least, il fatto che i primi tre partiti di questo paese si identificano in toto con il proprio capo, al punto che puo' entrarci e farci tanta carriera qualsiasi co.glione/a voltagabbana campione/essa di ignoranza purche' giuri fedelta' al ras, mentre ne viene espulso, con maggiore o minore dispendio di vaselina secondo lo stile del ras medesimo, chiunque dia segno di pensare con la propria testa o di coltivare ambizioni personali: chiunque, insomma, possa rappresentare un potenziale pericolo per la leadership.
Questo denominatore comune e' l'immane, vergognoso, irrimediabile atto di pigrizia intellettuale con cui, all'indomani di tangentopoli, il cosiddetto cittadino italiano, povero str.onzo recidivo stremato dal recente terremoto che aveva fatto crollare la sua filosofia del tuttovabenmadamalamarchesa, ha deciso di portare all'ammasso il proprio cervello e la propria coscienza civica affidando le sorti del suo paese all'Uomo Della Provvidenza o, in alternativa, ai suoi nemici. Perche' analizzare problemi, perche' valutare programmi politici, perche' farsi macerare dai dubbi quando la questione si puo' risolvere con un semplice, veloce, definitivo atto di fede in un bel sorriso televisivo sfumato da sapienti giochi di luce e condito di slogan affascinanti, o con la condanna senza appello della vacuita' mediatica dello stesso, attribuendo aprioristicamente onesta', intelligenza politica e nobilta' di sentimento a chiunque non fosse lui?
Lo abbiamo fatto quasi tutti, per anni, fino a perdere la capacita' di fare altro.
Oggi come oggi fare politica significa leccare il cùlo a un capo piuttosto che a un altro, insultare i servi di questo o quel padrone, e soprattutto mettere il fardello delle proprie paure, delle proprie speranze e dei propri bisogni nelle mani e sulle spalle di un nome e cognome solo, una faccia, uno slogan, una lingua particolarmente sciolta e disinvolta, e a morte tutti gli altri, che portano sfi.ga.
E di questa desolazione dello spirito, di questo rifiuto della fatica di pensare, di questa penosa morte moriremo.