A pensar male si fa peccato.......perché farsi Inviare gli scontrini della spesa?......Non è che vogliono giustificare delle uscite.... facendole passare per aiuti alle famiglie?...
semplicemente serve a Future Mark Srl come ''paniere'' per fare statistiche... e avendo in teoria una massa di tot persone... sarlo o chi per lui prendera' dei soldi... in base al numero di persone che manderanno le foto degli scontrini quindi i clemmini ignari verrano ''profilati'' e non guadagreranno nulla... mentre LUI incassera' su di loro...
Esistono gia' online dei siti dove... rispondendo a dei sondaggi si guadagnano piccole somme... da ochi centesimi a qualche eruo... moltiplicate per 100.000/50.000 le somme cominciano ad essere rilevanti
Come guadagnare su Internet con sondaggi
MENTRE PER QUANTO RIGUARDA GLI SCONTRINI:
Le app che danno soldi o coupon in cambio di scontrini e foto: così usano vostri dati
“
Se non state pagando per qualcosa, il prodotto che viene venduto siete voi”. È una frase ormai ben nota e che ormai viene affiancata a tutti quei modelli commerciali tali per cui sono
dati che vi riguardano, come l’utilizzo dello smartphone,
a essere poi venduti a terzi per proporre pubblicità fatte su misura.
Leggi anche: Retargeting, cookie, device recognition: in 10 punti, ciò che rende la pubblicità online una miniera d’oro (per pochi)
Un
modello adattato da aziende come Google e Facebook, i cui
servizi sono gratuiti e il cui fatturato è grandemente basato sulle pubblicità che vendono.
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Negli ultimi anni, però, è nato un sottobosco di
applicazioni molto meno note, ma che sfruttano la stessa metodologia: vi chiedono i vostri
scontrini, di pubblicare
fotografie sui social network, di condividere la vostra
posizione per avere in cambio coupon, carte regalo o denaro contante.
Se ve lo state chiedendo, no,
non sono truffe. Le abbiamo provate e fanno ciò che promettono:
vi danno dei soldi, sotto forma magari di un pagamento su PayPal una tantum oppure di una carta regalo legata a un noto marchio commerciale.
Perché tanta generosità? Perché voi state offrendo loro qualcosa di molto più importante: i vostri dati.
Parliamo di
applicazioni disponibili per iOS e Android come
Ti Frutta, MobileXpression, Nielsen Mobile, Checkbonus. E facendo un salto sull’App Store o sul Play Store, se ne trovano altre:
Pazzi per le offerte, PaisaWapas, Yumchek.
Nulla di illegale, lo chiariamo ancora una volta, ma
il meccanismo dietro a queste applicazioni forse è meno ovvio e non sempre viene colto.
Leggi anche: Girereste nudi per strada? Eppure sul web si fa. Invocando una privacy che va ridisegnata, vedi i casi Uber e Unroll.me
Ti Frutta, per esempio, chiede una cosa: il vostro
scontrino (che deve rispettare determinate condizioni, come l’acquisto di certi prodotti). In cambio,
potete accumulare piccole somme di denaro (50 centesimi o 1 euro), che poi vi verranno restituite. Il vostro scontrino, che dev’essere inviato con una fotografia, può dire tantissimo di voi: dove fate la spesa, cosa comprate, quanto spendete. E tali dati possono fornire un
quadro approssimativo del vostro reddito, di dove abitate e delle vostre abitudini quotidiane.
Ti Frutta, nel caso specifico,
come usa i dati che raccoglie? La politica sulla privacy, disponibile sul sito ufficiale, è ovviamente generica: “
[…] Insieme al dettaglio degli acquisti, che per il servizio di cashback viene ricavato dallo scontrino da voi inviato tramite il sito e/o l’applicazione, in caso di vostro consenso sono utilizzati per la definizione di profili individuali e di gruppo (finalità di profilazione) e per l’invio di comunicazioni personalizzate”. Si parla, inoltre, di
“operazioni di marketing, invio di comunicazioni commerciali e/o pubblicitarie relative a offerte ed iniziative promozionali, invio di offerte personalizzate e di vostro interesse specifico, ricerche e studi di mercato”.
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Ma è plausibile credere che
tali dati possano essere usati da aziende terze nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) per sapere quali prodotti sono i più venduti oppure per incentivare ulteriormente all’acquisto di altri.
In altri casi
l’applicazione può diventare ancora più invasiva.
Citiamo per esempio
MobileXpression e Nielsen Mobile.
Entrambe devono essere
installate su Pc, smartphone o tablet per monitorare l’attività web dell’utente.
Sul proprio sito MobileXpression specifica che
“
la nostra attività può includere servizi di messaggistica, attività di ricerca sul web da cellulari, utilizzo e titoli di applicazioni e file scaricati, nonché l’utilizzo di fotocamere, streaming di video e altre utilità sul dispositivo mobile. Il software può inoltre raccogliere informazioni relative alle pagine Web che lei visita, i link ai quali accede e i tempi di utilizzo di alcune attività del dispositivo (ad es. messaggistica di testo, durata delle chiamate e ricerca sul Web)”.
Insomma:
qualsiasi cosa facciate da browser è molto probabile che questo servizio lo raccolga. A quale fine? Grazie ai dati ottenuti, che vengono raccolti, messi insieme e “impacchettati”, “le aziende possono quindi utilizzare queste analisi di mercato per determinare l’efficacia delle relative strategie di marketing sul cellulare.
Insomma:
tutto torna alla pubblicità. Anche
Nielsen Mobile opera in modo molto simile.
Checkbonus, per chiudere il quadro, è un servizio che
regala punti – che possono poi essere usati per carte regalo –
se “confermate” la vostra posizione quando siete in un negozio. Anche in questo caso
la finalità sono offerte personalizzate basate sui negozi che frequentate di più.
I fini di questi servizi, in definitiva, sono essenzialmente due: usare i vostri dati per la profilazione individuale o di gruppo da passare successivamente ad aziende terze per attività di marketing; creare un “circolo virtuoso” tale per cui vi vengono proposti più facilmente prodotti che sareste disposti a comprare. Pubblicità, vendite, celate da un servizio intuitivo e veloce e che promette in cambio la possibilità di risparmiare o, in alcuni casi, di guadagnare. Se la privacy può essere qualcosa di cui essere preoccupati quando i servizi sono offerti gratuitamente (come nel caso delle e-mail oppure dei software di navigazione), pensate quando invece vi pagano per consegnarli.