Roma, si dimette assessore: Volevo rigore, non mi fanno tagliare
«Si poteva e si doveva tagliare la spesa e ridurre la pressione fiscale. Non è stato possibile farlo, la mia bellissima esperienza all’assessorato al Bilancio finisce qui». Daniela Morgante, giudice della Corte dei conti prestata al Campidoglio, da ieri non è più la responsabile del Bilancio del Comune di Roma.
La sua proposta di manovra - che puntava ad applicare la linea virtuosa di attacco agli sprechi e, conseguentemente, limitazione delle tasse - è stata affondata da Ignazio Marino, nonostante le rituali frasi di ringraziamento per il «prezioso contributo», e dal Pd romano.
L’ultimo scontro riguardava cento milioni ancora mancanti nei conti di Palazzo Senatorio: l’assessore voleva recuperarli con tagli e risparmi, il sindaco punta a ottenerli attivando ancora la leva fiscale. Così, alla vigilia della conversione del decreto Salva Roma in Senato, la Capitale si presenta al resto del Paese con l’ennesimo pasticcio: l’assessore al Bilancio di fatto mandato via, il sostituto che non è ancora stato trovato, il sindaco costretto a prendere ad interim la delega proprio mentre si sta scrivendo la manovra di previsione del 2014, che parte da uno squilibrio di 1,2 miliardi di euro.