n 300 giorni Renzi ha fatto meno provvedimenti di Letta.
Nello stesso arco temporale l’ex premier varò il 30% di provvedimenti in più. L’attuale esecutivo ha portato a termine anche decisioni prese in precedenza.
È passato poco più di un anno da quando Matteo Renzi, allora lanciatissimo verso la leadership del Pd, intimava al premier Enrico Letta di "fare le riforme", altrimenti sarebbe scattato il "finish". Sappiamo tutti com’è andata. Il governo del tranquillo pisano, messo in minoranza all’interno del Pd, nel giro di poco ha fatto finish per davvero, e il baldanzoso fiorentino ha traslocato a Palazzo Chigi portandosi appresso il suo arsenale di tweet, slides e frasi ad effetto. Se non che, proprio in questo periodo, fra neanche una settimana per la verità, il governo Renzi taglierà il traguardo dei 299 giorni di vita. Gli stessi della durata totale dell’Esecutivo Letta.
A (quasi) parità temporale di lavoro, il fiorentino che tanto punzecchiava riesce a vincere il derby della Toscana? La risposta si ottiene facendo qualche conto non troppo complesso sulla tabella della presidenza del Consiglio dei Ministri, elaborata dal dipartimento per i Rapporti con il Parlamento, da cui si ricava lo stato dell’arte dei provvedimenti emanati dai governi nella diciassettesima legislatura. Tutto aggiornato al primo dicembre. Quindi, se vogliamo, Renzi ha un minimo svantaggio, rispetto al suo predecessore, sul calcolo dei tempi, ma non cambia il quadro generale. Andando nel dettaglio, nei suoi scarsi trecento giorni di vita il governo Letta ha licenziato dal Consiglio dei Ministri centodue provvedimenti, tra decreti legge, disegni di legge e ratifiche di accordi e trattati internazionali. Il governo Renzi, invece, al primo dicembre, ne ha approvati 72. Tra tutti, sono i decreti legge quelli che hanno un maggior peso. Sia politico, sia nel "ritmo di esame", in quanto presentano i requisiti di "necessità e urgenza".
Ebbene, il governo Letta si è fermato a 20 decreti legge con il definitivo "ok" del Parlamento (di cui uno confluito in un altro provvedimento) su 25 licenziati da palazzo Chigi e ben due decaduti. Il governo Renzi, invece è arrivato a 22 decreti legge, 20 approvati (due confluiti).
Per quanto riguarda invece i disegni di legge, dai Cdm a guida Letta ne sono usciti 26, di cui 9 approvati dalle Camere (tutti nell’era Renzi, a parte le leggi di bilancio), uno confluito e uno che non ha nemmeno iniziato l’iter parlamentare. Sul fronte governo Renzi, invece, i ddl sono 21, di cui approvati definitivamente solo due, quello sul rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato e l’altro sull’assestamento di Bilancio dello Stato.
L’altro capitolo, pur secondario, è quello delle ratifiche. L’Esecutivo Letta ne ha approvate in Consiglio dei ministri ben 51, di cui poi soltanto 22 hanno completato l’iter parlamentare, ma solo una prima dell’avvicendamento con Renzi. Dal versante di quest’ultimo, invece, le ratifiche varate dal suo governo sono 29 , ma nessuna approvata in via definitiva dalle Camere. Quindi, al netto del dato record delle fiducie di Renzi, giunte 32 al 3 dicembre - con il 52% circa di rapporto tra leggi approvate e voti di fiducia come calcolato da Openpolis (dato più elevato dal 1996)- le performance di produttività governativa tra Letta e il segretario Pd sostanzialmente si equivalgono. Nel derby toscano si registra, al momento, un pareggio. Considerando il quadro generale, poi, si nota un certo parallelismo. Mentre Letta aveva Renzi a regalargli una pena al giorno e rendergli più ripido il cammino per le riforme, ora anche il leader Pd ha una complicata esistenza di governo e appare molto rallentato su tutti i fronti. Non a causa di Letta, ormai da mesi eclissatosi nel dibattito politico come nei lavori parlamentari. Ma per l’agguerrita minoranza interna e le acque agitate dalle parti dell’interlocutore del patto del Nazareno, Forza Italia. E a premere c’è il presidente della Commissione Europea, Juncker, che l’altro giorno è stato molto chiaro: o l’Italia fa le riforme, oppure saranno "conseguenze spiacevoli". Anche Renzi, insomma, ha qualcuno che gli dice "finish".
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ma di minkiate ne ha sparate il triplo
