comunicazione e autopoiesi

carrodano

Forumer storico
un sistema autopoietico
può non comunicare ?

come superare l'autoreferenzialità

senza cadere nella sudditanza

o nella ridicola volontà di comando ?
 
Il termine "autopoiesi" deriva dal greco "auto" (sé) e "poiesis" (creazione) ed è stato utilizzato da Maturana e Varela per indicare quella che per loro è la caratteristica fondamentale di sistemi viventi e cioè il fatto di possedere una struttura organizzata capace di mantenere e rigenerare nel tempo la propria unità e la propria autonomia rispetto alle continue variazioni dell'ambiente circostante, tramite la creazione delle proprie parti costituenti, che a loro volta contribuiscono alla generazione dell'intero sistema.

I sistemi viventi quindi mantengono se stessi grazie alla produzione dei propri "sottosistemi" che producono a loro volta l'organizzazione strutturale globale necessaria per mantenerli e produrli. I sistemi viventi sono visti come strutture autonome e dodate di chiusura operazionale, in cui il sistema si trova in una situazione di completo autoriferimento, in cui cioè pensa solo al proprio mantenimento e tutte le azioni che sembra compiere verso l'esterno sono in realtà atte a mantenere la propria integrità rispetto alle perturbazioni ambientali. Famosa è la frase di Varela:

Le conseguenze delle operazioni del sistema sono le operazioni del sistema
 
Varela: intervista per l'Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche del 7 gennaio 2001:

La nostra identità in quanto individui è di una natura del tutto peculiare. Da un lato si può dire che esiste. Mi dicono: Buongiorno, Francesco, ed io sono capace di rispondere, di avere delle relazioni con gli altri. Dunque c'è una specie di interfaccia, di collegamento [couplage] col mondo, che dà l'impressione di un certo livello di identità e di esistenza. Ma al tempo stesso questo processo è di natura tale che appunto, come in tutti i processi emergenti, io non posso localizzare questa identità, non posso dire che si trovi qui piuttosto che là, la sua esistenza non ha un locus, non ha una collocazione spazio-temporale. È difficile capire che si tratta di una identità puramente relazionale e così nasce la tendenza a cercare i correlati neuronali della coscienza, per trovarli nel neurone 25 o nel circuito 27. Ma non è possibile, perché si tratta di una identità relazionale, che esiste solo come pattern relazionale, ma è priva di esistenza sostanziale e materiale. Il pensiero che tutto quello che esiste deve avere esistenza sostanziale e materiale è il modo di pensare più antico della tradizione occidentale ed è molto difficile cambiarlo.
 
Non posso separare la vita mentale, la vita della coscienza, la vita del linguaggio o la vita mediata dal linguaggio, l'intero ciclo dell'interazione empatica socialmente mediato, da ciò che chiamo coscienza. Dunque ancora una volta tutto questo si svolge non all'interno della mia testa, ma in modo decentrato, nel ciclo. Insomma, la coscienza è un'emergenza che richiede l'esistenza di questi tre fenomeni o cicli: con il corpo, con il mondo e con gli altri. Naturalmente il cervello mantiene un ruolo centrale, poiché costituisce la condizione di possibilità di tutto il resto, il che però non toglie che, così come era impossibile parlare di una relazione materiale in senso proprio a proposito della rete immunitaria, allo stesso modo è impossibile credere che in questo o in quel circuito cerebrale risieda la coscienza.
 
Un sistema autopoietico costituisce una unità fin quando può compensare dinamicamente le perturbazioni che tendono a ristrutturare i potenziali di esistenza e di organizzazione dei suoi componenti. Come conseguenza si ha che più sistemi autopoietici possono interagire tra loro, senza perdere le rispettive identità, se e solo se le modalità attraverso le quali realizzano la loro autonomia costituiscono delle perturbazioni compensabili.

Quando i cambiamenti subiti da un sistema autopoietico lo portano a partecipare alla realizzazione di un altro sistema, il primo diventa componente del secondo. In questo modo si possono avere diversi ordini di autopoiesi. Un esempio concreto in biololgia si ha con la evoluzione del sistema nervoso nei sistemi viventi.

Da un punto di vista fenomenologico l'autopoiesi di un sistema si evidenzia attraverso la sua autonomia, mentre la realizzazione o l'autoriproduzione dell'organizzazione autopoietica è il prodotto stesso della sua organizzazione. Sistemi diversi rispetto alla natura dei loro componenti possono presentare la medesima organizzazione e, rispetto ad essa, possono quindi essere considerati membri della stessa classe.

Nei sistemi allopoietici, contrariamente a quanto accade nell'autopoiesi, l'organizzazione è tale che in essi non vi è produzione di componenti e di processi che li realizzano come unità, si può dire cioè che i processi che determinano la realizzazione di un sistema allopoietico non fanno parte della sua organizzazione. In questi sistemi meccanicistici il prodotto del loro funzionamento è sempre qualcosa di diverso dall'identità ed unità del sistema.

Si può notare che, in quanto fenomeno emergente, un sistema autopoietico non si realizza in modo lineare, sequenziale o graduale. Esso piuttosto prende forma attraverso la relazione parallela e sincrona dei suoi componenti, nonché attraverso la loro organizzazione topologica.
 

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