articolo dal GIORNALE
Luca Fazzo Tutto comincia con quattro pecore attaccate a un respiratore, e finisce con una chiamata dalla Casa Bianca: che arruola Lorenzo Paladino, medico da catastrofi, doppia citizenship italiana e americana, nella task force di Donald Trump. É la squadra che deve prepararsi alla fase due, quando il sistema sanitario collasserà sotto il numero dei contagi. E allora tornerà utile quell'esperimento di dodici anni fa con cui il giovane medico mise in pratica l’intuizione di due colleghi: tenere in vita con un solo ventilatore non una persona ma due, tre, quattro. «Le pecore pesavano settanta o ottanta chili, come un umano. Se la cavarono perfettamente. Ma quattro era un numero estremo. In concreto, l’obiettivo è attaccare allo stesso ventilatore due persone. Che vuol dire comunque raddoppiare le capacità di intervento». Anche in Italia, dove Paladino ha amici e contatti, il sistema sta prendendo piede. Lui, dall’altra parte dell’Oceano, è in prima linea contro la pandemia che ha scavalcato l’Atlantico come fosse un ruscello: e davanti alla quale proprio ieri Donald Trump ha deciso il blocco dell’esportazione di mascherine e guanti (con l’eccezione, precisa poi, dei «paesi che fronteggiano gravi epidemie»). Lui, Paladino, divide le sue giornate su due fronti: il lavoro per la task force, e quello in trincea, nell’ospedale a Brooklyn della Downstate University. E, su un fronte quanto sull’altro, il suo racconto è quello di una situazione a un passo dal fuori controllo. «Da noi - racconta al Giornale al termine di un turno da sedici ore - qualche posto in terapia intensiva c’è ancora. Ma nel Queens, ad appena dodici chilometri di distanza, sono alla catastrofe, negli ospedali si vivono scene da terzo mondo, la gente muore in corridoio senza essere mai stata curata. I colleghi ci chiamano per avere aiuto, ma le risorse sono ormai prossime allo zero. La differenza per ora è che da noi muoiono per la malattia, lì per assenza di cure. Comunque anche da noi è un’ecatombe. Carichiamo i morti sui camion refrigerati parcheggiati in cortile. E muoiono i miei colleghi, muoiono gli infermieri». Dall’altro punto di vista, quello della task force presidenziale, lo scenario non è migliore. «Leggo i dati e li analizzo in base alla mia esperienza. Quando sento che a New York ci sono centomila contagiati ufficiali so che i contagi reali sono almeno quattrocentomila, perché i tamponi non ci sono e così li facciamo solo a una minoranza, quell’uno su quattro che viene ricoverato. Gli altri li mandiamo a casa». Quanto reggerà il sistema? «Crollerà a chiazze. Ci sono realtà negli States dove l’apparato sanitario è in grado di sostenere urti importanti, altri che non ce la faranno». Così, ecco che ci si affida alla vecchia idea di due medici, Greg Neyman e