Macroeconomia Crisi finanziaria e sviluppi

what will happen to gold when the 450k commercial positions are forced to cover?

What if these positions are held by gold mines who just wanted to fix a very convenient price for their future production ? :rolleyes:
 
metto un link giusto per raccontare una storiella CEO Predicts Market Armageddon: Dow To 5,000

qualche giorno fa c'era a cena in un noto ristorante romano un tipo, un president and ceo worldwide di una societucola yankee quotata al nyse, che discuteva amabilmente ... raccontava di come il suo ufficio studi valutasse al 24% la disoccupazione statunitense, di come il processo di licenziamenti sarebbe continuato specialmente su base etnica, di come si sarebbe continuato a cercare di radunare le minoranze etniche in ghetti in modo che all'inevitabile sommossa si sarebbe potuto inviare l'esercito con minimi coinvolgimenti di extra-minoranze, di come il dow jones sarebbe arrivato a 6000, di come il debito verso la Cina si sarebbe ripudiato in toto dicendo 'io ti ho dato la tecnologia, ti ho aperto fabbriche, quindi siamo pari' ... il tutto entro i prossimi due anni, il famoso 2012 ...
non era ubriaco

lo dico anche per quel poveraccio che scodinzola da queste parti e mi insulta regolarmente in altre parti al quale anni fa dicevo che l'Argentina era solo un precedente creato dagli yankees ... :-o

ma forse sono un ubriaco perenne

Sai ognuno può fare le analisi che vuole e poi trarre le sue conseguenze.

I Cinesi costruirono la Grande Muraglia per difendersi dai Mongoli, servì a ben poco. I Mongoli entrarono da vincitori in Cina ma la cultura del "Celeste Impero" ebbe la meglio e li assorbì.
L'Impero Romano e il suo limes si disfecero ai primi assalti, l'Impero cadde ma (in Italia) l'incontro tra le istituzioni romane e il modo germanico fiorì nella rinascenza Longobarda.

Siamo un pò tutti ubriachi ... :lol:
 
la cosa preoccupante è che il tipino in questione ha contatti abituali ai massimi livelli ... non è farina del mio sacco anche se capisco il 'bevi de meno' possa essere un suggerimento che possa venire in mente a chi legge la storiella :D
come dice il buon Mazzalai ... 'la Verità e Figlia del Tempo' .... quanto mi piace questa frase ... chi vivrà vedrà

dimenticavo ... per l'oro ... la storiella dei lingotti 'farciti' al tungsteno ... non credo la farcitura sia stata fatta per stimolare una corsa al metallo giallo ... anche questo è passato in cavalleria, ormai non mi stupisco più, subisco e basta
 
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La strategia dell'Europa per affrontare il debito

di Paul Krugman


Il 10 maggio i legislatori europei hanno reso noto il piano generale per affrontare la crisi del debito sovrano. Dunque cosa significa e quali effetti avrà? (E forse, cosa ancora più importante, quali effetti non avrà?) L'annuncio numero 1, diffuso dai ministri dell'Unione europea, in sostanza non era che una versione più completa del tutt'altro che perfetto piano di salvataggio della Grecia svelato il 2 maggio. Di per sé questo nuovo piano non farà molto per la Grecia,
ma potrebbe rivelarsi utile per il Portogallo e, soprattutto, per la Spagna, che mostra minore stabilità. La situazione di questi paesi non è grave come quella greca e, in più, entrambi potrebbero essere disposti a sopportare gli anni di deflazione e austerità fiscale che accompagneranno il piano di salvataggio, se servirà a scongiurare attacchi speculativi alle loro economie.
Ma si tratta di vantaggi marginali. Quando ho sentito il primo annuncio, ho pensato subito che le autorità europee stessero commettendo un errore classico: trattare i problemi di solvibilità delle nazioni come se fossero una questione di liquidità.
Per questo ero contrario. Il secondo annuncio, da parte della Banca centrale europea, mi ha fatto in parte cambiare idea. A quanto pare, il presidente della banca centrale, Jean-Claude Trichet, è stato reclutato contro la sua volontà – praticamente trascinato per i capelli – a svolgere il ruolo di un Ben Bernanke in versione europea. Proprio lui che si era opposto all'adozione di politiche espansive in stile americano, costretto a una linea mai così interventista.
Nonostante la contrarietà della banca centrale, è vero che una politica monetaria più espansiva potrebbe effettivamente fare la differenza per l'economia europea, soprattutto se la Bce finisse per accettare un modesto incremento del tasso di inflazione. Un'inflazione complessiva più elevata contribuirebbe a ridurre il divario di prezzi fra gli stati, agevolando il processo di ripresa. Un'economia europea più forte implica un PIL più elevato e quindi un maggiore gettito fiscale, che renderebbe meno arduo l'accidentato percorso verso il risanamento economico. In effetti, il piano prevede la messa in atto di una strategia sostanziale: non è solo un tentativo di prendere tempo. C'è persino qualche buona notizia che a questo punto sembra quasi incredibile: per la prima volta in questa crisi, i responsabili delle politiche europee sono riusciti ad anticipare la curva, agendo in modo più aggressivo di quanto la maggior parte di noi si aspettasse. Questo shock ha impressionato i mercati. Non è ancora sufficiente per traghettare l'Europa in acque finanziarie più sicure, ma presumo che sia un inizio.

© 2010 NYT – distribuito da The NYT Syndicate
(Traduzione di Francesca Marchei)
 
corsa a cercare di tenere l'oro basso casomai :)

Gold Commercial Short Positions Hit All Time High, As Gold Spike Protection Team Keeps Very Busy

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Submitted by Tyler Durden on 05/14/2010 15:44 -0500



In addition to the EUR data in today's CFTC Commitment of Traders report, another data point that caught our eye is the record exposure in outright commercial shorts in gold: this week they hit an all time high of 450,950. It appears that last week the desire to suppress any gold breakouts was at historic highs, even as net commercial exposure hit a 2010 low of -282.6, just slightly higher than that seen in the second week of January. If even with this massive onslaught to keep gold low by the LBMA, the precious metal managed to nearly hit $1,250 today, what will happen to gold when the 450k commercial positions are forced to cover?








.... come d'altronde sono tutti contro l'euro

CFTC Euro Net Short Contracts Surge By 10% Sequentially, Hit Absolute Record Of -113,890, Just Begging For Squeeze

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Submitted by Tyler Durden on 05/14/2010 15:18 -0500



The most recent CFTC Commitment of Traders report is out, and at least as pertains to the EURUSD, it is a doozy. After hitting record after record in net short exposure, the Euro net non-commercial contracts have surged by 10% week-over-week, and represent a fifth consecutive weekly bet on the decline of the Euro, to -113,890 contracts. This is an all time record, as virtually all speculators are betting against the Euro. On the other hand, a reversal here for whatever reason would incite the mother of all short squeezes and likely push the EUR to well over 1.60 on a catalytic event. The only question is whether such a catalytic event can even possibly be conceived. We'll leave that one to the black swan hunters among you.


da un calcolo approssimativo dovrebbero esserci circa 13 mld di $ (solo su cme ovviamente) di posizioni aperte


in un mercato che scambia 1 trilione al giorno non mi sembra tantissimo
 
I dieci perché della crisi dell'euro

di Fabrizio Galimberti


Niente sarà più come prima. La crisi greca va ben al di là della situazione difficile di un paese minore (la Grecia conta solo il 2,5% dell'attività economica nell'Eurozona). Ma allo stesso tempo questa crisi ha sbattuto in faccia ai paesi dell'euro un problema di cui si sapeva l'esistenza ma si continuava a rimandare la soluzione. Qual era questo problema? Che cosa è veramente successo? L'euro ha rischiato grosso? Che ruolo ha avuto la speculazione? E che cosa succederà? Proviamo a chiederci alcune domande e a dare le risposte.

L'euro è stato creato una decina di anni fa. Quel glorioso concerto di monete che si sono fuse in una sola era, fin dall'inizio, una «sinfonia incompiuta»?
Ebbene, sì. Era una sinfonia incompiuta perché nella storia non si era mai dato il caso di un gruppo di paesi che decidevano di mettere in comune la moneta conservando però ognuno la propria sovranità negli altri campi dell'agire. O, se si era dato, le aree a moneta unica che ne erano scaturite avevano avuto vita breve. I soli casi di aree monetarie a vita lunga erano e sono quelli in cui c'è una sola moneta e un solo stato.

Allora, fare la moneta unica voleva dire mettere il carro avanti ai buoi?
Sì, ma mettere il carro avanti ai buoi non fu un gesto disattento: fu un rischio calcolato. La strategia era questa: sappiamo che la moneta unica, per funzionare bene, ha bisogno che gli stati membri proseguano nell'integrazione mettendo in comune le politiche anche in campi fuori da quello monetario. E speriamo che questo succeda, che il fatto di avere una politica monetaria unica porti anche ad avere una politica di bilancio unica, a rimuovere i rimanenti ostacoli a un mercato unico, a incoraggiare la mobilità per gli insediamenti di imprese e per i lavoratori da un paese all'altro della comunità europea.

Se era un rischio calcolato è stato calcolato male. La crisi greca ha portato molti a dubitare dell'euro, c'è chi parla di uscire dall'euro, o di fare un euro-nord e un euro-sud, insomma di un'avventura che finisce male.
Anche le case anti-sismiche possono crollare quando arriva un terremoto di violenza mai registrata prima. Bisogna rendersi conto del fatto che la crisi greca è arrivata dopo un uno-due di portata assolutamente imprevedibile. La più forte recessione degli ultimi ottant'anni ha colto tutti di sorpresa, e questo evento inatteso si è coniugato a un altro evento che non appartiene agli scenari del probabile: il caso di un paese che aveva, semplicemente, imbrogliato i conti pubblici. Questa coincidenza di due eventi altamente improbabili ha portato a una crisi che ha messo a nudo quella parte incompiuta della sinfonia della moneta unica: la mancanza di una politica di bilancio anch'essa unica. Se i paesi dell'euro avessero avuto una sola politica di bilancio, una sola autorità incaricata di redigere e gestire il bilancio unico non ci sarebbero stati imbrogli. Ma naturalmente questo passo è molto più difficile: avere un bilancio unico vuol dire colpire al cuore la sovranità, vuol dire avere un grado di integrazione che oggi è politicamente impossibile.

Ma tutto questo è peggio di una sinfonia incompiuta. Imbrogli e indecisioni sono delle note stonate, sono una serie di stecche. Come nel loggione della Scala, sono partiti i fischi e gli speculatori hanno attaccato l'euro.
I governanti amano parlare di speculazione, ma in questo caso si tratta di normale prudenza, più che di speculazione. Pensiamo ai titoli greci. La Grecia ha un grosso deficit di bilancio, e deve finanziare non solo il disavanzo, ma anche il rinnovo dei titoli che scadono. Per speculare non c'è bisogno di particolare malvagità. Quando si parla di speculatori si pensa a gente che gioca al ribasso vendendo i titoli greci. Ma per mandare in tilt il mercato dei titoli greci non c'è bisogno di vendere, basta non rinnovare i titoli che scadono, cosa che appartiene alla prudenza del buon padre di famiglia.

Allora, il buon padre di famiglia dovrebbe tenere i risparmo in euro o investirli in dollari o altre monete?

Se il padre di famiglia riceve lo stipendio in euro, è meglio non correre rischi di cambio e mantenere i risparmi nella moneta che si conosce, che è sempre meglio del diavolo che non si conosce.

Sarà, ma siamo tutti cittadini dell'euro, e dovremmo avere fiducia nella nostra moneta. Invece sembra che i mercati di fiducia ne abbiano poca.
Ci saranno sempre profeti di sventura che amano parlare dell'euro come di una moneta in bilico, se non un esperimento fallito. Ma la verità è che quel che è successo è stato, tutto sommato, per il meglio. L'euro si è indebolito, ma solo al livello di un anno fa, quando non c'era nessuna crisi greca. Gli alti e bassi della moneta unica sono assolutamente fisiologici. Ricordiamoci che nei primi anni dell'euro il cambio col dollaro, che oggi è a 1.25, era sceso addirittura ben sotto l'1, a 0.82. E la crisi ha avuto il grande merito di costringere i governi dell'Eurozona ad approfondire il coordinamento delle politiche di bilancio, a mettere in opera procedure di sorveglianza dei conti più efficaci di quelle attuali (per evitare imbrogli e dintorni), a mettere in gioco schemi di soccorso e piani di finanziamento che costituiranno un utile modello per fronteggiare altre crisi.
Allora, non tutto il male viene per nuocere. Ma i mercati non hanno apprezzato le indecisioni e il tempo perduto nell'arrivare a mettere in campo il pacchetto di soccorso.
Più che un pacchetto, si tratta di un grosso pacco di misure, senza precedenti per stazza e per architettura. Oltre alle misure ci sono le dichiarazioni, che, nel caso dei due paesi-chiave dell'Eurozona - Francia e Germania - sono sorprendentemente chiare e decise. I paesi dell'euro hanno capito la posta in gioco e quelle dichiarazioni sottendono una comunanza di intenti e una fermezza nelle decisioni che avrebbero fatto molto piacere ai padri fondatori della moneta unica. Ma è vero che prima di arrivare a questa positiva conclusione vi sono stati molti tentennamenti e molte sfilacciate discussioni.

Anche a proposito dell'intervento del Fondo monetario. C'era chi lo vedeva addirittura come una intromissione negli affari interni dell'area euro.
In effetti ci sono state alcune infelici dichiarazioni in questo senso, un po' come se i pompieri intenti a domare un incendio vedessero di cattivo occhio l'arrivo di un'autobotte da un'altra caserma di vigili del fuoco. Ma alla fine la saggezza ha prevalso. Il combinato disposto del soccorso Ue+Fmi è la soluzione più efficace. Anzi, avrebbero dovuto essere gli stessi paesi dell'euro a farsi parte diligente chiedendo al Fondo di aggiungersi alla squadra. Se qualcuno deve imporre al governo greco delle misure di risanamento del bilancio, è sempre meglio avere nella squadra qualcuno che non fa parte della 'famiglia', che rivesta il ruolo di un mediatore esterno. E il Fondo ha la possibilità - una possibilità costruita sulla prassi di tante altre crisi passate - di imporre una stretta condizionalità agli aiuti (ti diamo i soldi solo se tu fai le seguenti cose: a, b, c...).

E ora che cosa succederà?
L'euro ha affrontato la più grossa crisi della sua storia, una crisi, come detto prima, sorta da una peculiare congiunzione astrale, la coincidenza di una devastante recessione e di un disordine colposo nei conti di un paese membro. Questa crisi è stata superata, e, anzi, ha generato un sia pur sofferto tentativo (riuscito) di collaborazione istituzionale, portando a un più alto gradino il livello di integrazione delle politiche di bilancio: in questo senso, come detto all'inizio, "nulla sarà più come prima". La "sinfonia incompiuta" dell'euro è oggi un po' meno incompiuta di prima. I mercati saranno ancora inquieti per un po' di tempo, ma il momento peggiore della crisi è superato.

I mercati temono però un'altra cosa: temono che le misure imposte alla Grecia, così come le altre restrizioni di bilancio adottate o adottande da Spagna e Portogallo, non saranno applicate a causa di dissensi politici e di reazioni (vedi tumulti in Grecia) del corpo sociale.
Queste preoccupazioni sono legittime, ma non costituiscono solo un problema dell'euro. Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone - dollaro, sterlina e yen - hanno problemi simili, dato che in nessuno di quei paesi c'è un "piano credibile" di rientro dal deficit. Non c'è quindi ragione perché l'euro debba essere particolarmente punito rispetto alle altre monete.

(IlSole 24Ore)

17 Maggio 2010
 
volano gli stracci anche in GB :) ... ma che son diventati matti anche loro ? vogliono fare un'operazione trasparenza ?

da George Osborne starts to cut spending | Politics | The Guardian ... '
Sir Alan Budd will lead the new Office for Budget Responsibility in an audit that will produce growth and debt forecasts for the emergency budget. The review is expected to move over into the measurement of national debt, billions of pounds worth of public liabilities in Private Finance Initiative (PFI) and future public sector pension payments which the Tories in opposition accused Gordon Brown of keeping "off balance sheet" while in government.
The latest figures from the Institute for Fiscal Studies, calculated for the Guardian, suggest public debt could double from £890bn to £1,790bn, taking into account some PFI and pension liabilities.' ...





George Osborne to deliver emergency Budget on June 22 | Mail Online ... cari tories ... In a stark message left in a Treasury desk, outgoing chief secretary to the Treasury Liam Byrne wrote simply: 'I'm afraid to tell you there's no money left.'

£163 billion deficit ... volatili per diabetici :)
 
bolle cinesi ...


China Home Sales Down 50% In A Month, Submitted by Mac Slavo of www.shtfplan.com
China has been the investment darling for the last couple of years. As US economic woes continued to mount and the EU ran into debt problems, many an analyst continued to talk about China as if it had decoupled from the rest of the world.
The Chinese government, much like the rest of the world’s industrialized nations, injected billions upon billions of stimulus into their economy, sending auto sales, home sales and stock prices soaring.
Chinese citizens, with an average income of roughly $4,000 a year, piled into the aforementioned assets in droves, looking to flip property and paper in the spirit of capitalist speculators here in the US.
But, like the US, the dream of profits for the citizen proles will soon come to an end:
Authorities have tightened restrictions nationwide on advance sales of new property developments, introduced new curbs on loans for third home purchases and raised minimum down payments for second homes.
The Beijing city government has gone even further, limiting families to one new apartment purchase and barring people who have not paid taxes or made social security contributions in the city for one year from getting home loans.
“Sellers have started to lower the prices,” said Hu Jinghui, vice general manager of 5i5j, a real estate agency chain that has around 600 outlets in eight cities across China.
“But the buyers are still waiting.”

Since the capital put in place the austerity measures on April 30, prices have dropped an average 10-15 percent, with the number of home purchases slumping by 50 percent, according to Hu.
Jack Guan, a securities firm executive from the coastal city of Qingdao, searched last year on the outskirts of Beijing for his first home, but said he could not make a deal as prices “went insane”.
[source: Breitbart]
China’s asset appreciation was due not to any sort of real, sustained growth from increased consumption of Chinese goods abroad, but government stimulus. Sound familiar?
If global stock markets, bond markets and economies tank in the latter part of 2010, we suspect China will also feel the pain of their government’s tightening of lending policies and capital flight from risky Chinese assets.
China’s recent rise in real estate prices is akin to what we saw in the US in the mid-2000’s and is nothing more than an illusion.
We would expect Chinese asset prices to take a hit in the near-term. As trend forecaster Gerald Celente pointed out recently, it’s no time to gamble now. Speculating in stocks or real estate in the US or abroad is a dangerous game, and one’s focus should remain on preservation, rather than growth, especially if we’re talking about retirement accounts.
However, we’ll note that because of China’s large population and internal consumption, as well as export expansion into new markets, they will decouple at some point in the future. While the rest of the world crumbles around them, the Chinese, with massive reserve of not just US dollars, but manufacturing capacity and an as of yet unknown store of precious metals, may be able to better weather the storm than western nations.
Thus, in an effort to diversify wealth, considering well run Chinese companies that cater to internal Chinese interests, such as wireless carriers, agricultural farms, industrial construction companies and energy firms, may be good investments after the next round of crashes. We will, however, warn would-be investors that you are investing in a country with a communist political government, so there is always the risk of manufactured corporate earnings, government intervention into personal assets, and changes in the law without consideration of how those laws may affect your wealth. Oh wait, we’ve got pretty much the same thing here in the US - so have at it.
China will grow, and likely overtake the US as the largest economy in the world within the next decade or two. As an American, it’s difficult to make this suggestion, but the numbers don’t lie, and unless some massive global war were to take place, the trends for the next few decades will see China grow exponentially.
But in the short-term, we wouldn’t be too excited about China. They’ve created a bubble over there and it is going to deflate somewhat while the rest of the developed nations see their bubbles popping.











  • Crollo del -30% in un Mese dei Prezzi degli Immobili a Pechino
  • 00:22 16/05/10
  • Ci sono reports citati da Michael Pettis che è professore di finanza nella top universita di Pechino che dopo le misure prese dal governo cinese da marzo per ridurre il credito i prezzi delle case a Pechino sono crollati improvvisamente del -31%, IN UN MESE, -31% solo in aprile!

    Questo solo perchè la crescita del credito in Cina ha solo leggermente rallentato, invece degli incredibili 900 miliardi di Yuan al mese che si vedevano l'anno scorso "solo 774 miliardi in aprile" (circa 120 miliardi di euro in un mese...). Negli anni 2004-2008 il credito cresceva in Cina di 400-500 miliardi di yuan almese, poi nel 2009 il governo ha dato ordine di pomparlo al massimo ed è raddoppiato, ora che comincia solo a rallentare il mercato immobiliare nelle grandi città ha il maggiore crollo mai avvenuto nella storia dei prezzi degli immobili


    ...The average transaction price of commercial residential properties in Beijing for the week ended May 9 fell 1,790 yuan per square meter or 9.6 percent week-on-week to 16,898 yuan per square meter, reports The Beijing News, citing statistics released by Beijing Real Estate Information Network.

    Compared with the week ended April 11, the average transaction price of commercial residential properties in Beijing plunged 31.43 percent to 7,744 yuan per square meter. In the last weeks of April, the transaction volume of commercial residential properties in Beijing decreased by 10.34 percent, 11.39 percent and 30.82 percent respectively. Average transaction price was flat at between 22,000 yuan to 23,000 yuan per square meter....
 
confronto virtuale Perotti - Mazzalai sulla speculazione ... esiste, non esiste, gli speculatori (se esistono) bisognerebbe benedirli o crocefiggerli, ecc. ecc.


NON SPARATE SUGLI SPECULATORI....!



Premetto solo una cosa! Come scritto sino alla nausea in questi due anni, non è tanto lo strumento, qualunque sia da demonizzare, ma l'uso che se ne fa o al limite è possibile demonizzare chi questo strumento lo utilizza in maniera palesemente fraudolenta al di la della legalità ammessa.
Ora come vedremo nel mio libro, il dibattito sull'importanza o meno della speculazione è un dibattito che proviene dalla notte dei tempi, dibattito che come sempre vede partecipare il conflitto d'interesse insieme alla passione disinteressata.
John Maynard Keynes, nella sua Teoria Generale del 1930, amava ricordare....
"Gli speculatori possono non causare alcun male, come bolle d'aria in un flusso continuo d'intraprendenza; ma la situazione è seria quando l'intraprendenza diviene la bolla d'aria in un vortice di speculazione. Quando lo sviluppo del capitale di un paese diventa un sottoprodotto delle attività di un casinò, è probabile che vi sia qualcosa che non va bene. I successi conseguiti da Wall Street, come organo rispondente alla specifica funzione sociale di instradare l'investimento nuovo nelle direzioni più redditizie in termini di rendimenti futuri, non si possono certo ritenere uno dei più clamorosi trionfi del capitalismo del "laissez-faire" del lasciar fare; nè vi è da stupirsene, se è corretto il mio convincimento che le menti migliori di Wall Street sono state di fatto rivolte verso scopi diversi"
Roberto Perotti, economista presso la Bocconi di Milano, che abbiamo conosciuto in passato a proposito del moltiplicatore della spesa pubblica che empiricamente fa ridurre almeno uno tra consumi privati, investimenti o esportazioni nette, scrive sul SOLE24ORE a proposito della speculazione; in grassetto vi sono le mie considerazioni:
Come molti economisti, anch'io credo nel ruolo positivo della speculazione in mercati concorrenziali e trasparenti (la qualificazione è importante) per i motivi che ha ben spiegato Luigi Zingales su queste pagine il 22 aprile. Mi rendo conto però come per molti sia difficile accettare questa posizione della "scienza triste"; e basta passare un po' di tempo su internet per cogliere la violenza del sentimento "anti-speculazione" di migliaia di commentatori e semplici blogger. Credo quindi sia utile fare un passo indietro e formulare due domande "a monte". È plausibile che la speculazione sia alla base delle recenti disavventure europee, come molti sostengono? Ed è così facile tracciare i confini della liceità morale della speculazione?
Tralasciando il riferimento al sentimento antispeculazione da parte di "semplici" blogger che in linea di massima, rischia di dare la sensazione di avere spesso a che fare con personaggi che dall'alto della loro accademia guardano ai comuni mortali con sufficienza, proviamo a comprendere per quale motivo la difesa ad oltranza del cosidetto "libero mercato" porta spesso alcuni economisti a tralasciare l'evidenza che sta oltre le prove di cifre che talvolta lasciano il tempo che trovano.


A ogni nuovo episodio del dramma greco e a ogni passo indietro dell'euro, migliaia di politici, commentatori e persino banchieri in tutta Europa non hanno dubbi: è opera della speculazione. Ma da dove viene questa sicurezza? Non esistono dati che permettano di distinguere le vendite di titoli greci dei ribassisti dalle vendite "legittime" di banche, fondi e semplici cittadini che ribilanciano il proprio portafoglio.
Gli unici dati esistenti, che io sappia, gettano molti dubbi sull'idea prevalente della speculazione. Dal novembre 2008 la Depository Trust and Clearing Corporation (Dtcc) raccoglie dati sui credit default swap (Cds) sui titoli greci. I Cds sono usati dai ribassisti (e ne sono probabilmente divenuti lo strumento principale) perché essi sono essenzialmente un contratto d'assicurazione contro l'evento di default; dunque il loro valore aumenta se il default si avvera.
I dati della Dtcc forniscono tre indicazioni. Primo, il valore nozionale netto totale dei contratti (cioè il massimo pagamento netto agli acquirenti di Cds, in caso di default al 100%) era il 7 maggio di 7,7 miliardi di dollari, cioè solo il 2% del debito greco totale. Secondo, questo valore è lo stesso di un mese fa e di un anno fa. Terzo, come ha ricordato Darrel Duffie di Stanford University in un'audizione al Congresso Usa, non sembra esserci alcuna relazione fra i (piccoli) movimenti settimanali dei Cds sulla Grecia e i tassi d'interesse greci.

Certo non vi è alcuna evidenza di alcune correlazioni, tranne che spesso dati e notizie di un mondo decisamente "over the counter" che si svolge dietro il bancone, venogno forniti dagli stessi protagonisti che quotidianamente, "dietro il bancone" trattano questi strumenti spesso riconosciuti come armi di distruzione di massa. Tralasciando il loro valore nozionale che spesso nulla racconta, un favola che la BRI quantifica il oltre 30 mila miliardi di dollari, è interessante notare come le prime cinque banche americane, ovvero JPMorgan, Bank of America, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, insieme "maneggino" quasi il 75 % delle transazioni mondiali. Il che giustifica probabilmente nella sostanza il sospetto, dettato dal buon senso, che questo impressionante oligopolio abbia delle zone d'ombra nelle quali i dati ufficiali del DTCC o del OCC non siano in grado di arrivare.
Il fatto che, come più volte sottolineato, ad esempio coloro, gli speculatori, che non detengono nel loro portafoglio un determinato titolo possano acquistare protezione contro un evento che non li riguarda alimentando una dinamica di tensione o paura su quel titolo, su quell'impresa, su quello Stato sovrano, fa presupporre che lo strumento CDS possa essere utilizzato impropriamente in combinazione e in collaborazione con coloro che vogliono scommettere al ribasso, per pura speculazione, senza alcun assillo di copertura del rischio.

Veniamo alla seconda domanda, la moralità della speculazione. Il problema principale è che il confine con i nostri comportamenti di tutti i giorni è molto labile. Si dice spesso che gli speculatori «approfittano delle difficoltà altrui».
Alle volte gli speculatori alimentano ed amplificano le difficoltà altrui anche se esse non sono reali, lo si può fare semplicemente per rendere più malleabile un'impresa che ha rifiutato una offerta particolare ovviamente negativa per la società, per indurla alle buone ragioni.
Ma quando c'è un premio al rischio, c'è sempre un emittente «in difficoltà». Prima del default nel 2001, gli acquirenti di bond argentini approfittavano di un paese in difficoltà, oppure facevano un'opera buona prestando a un paese in difficoltà? E che dire delle banche italiane, di cui alcuni esponenti oggi spesso si ergono a guide morali del mercato: esse si approfittavano delle difficoltà altrui due volte, prima comprando i bond argentini e poi rivendendoli a tanti cittadini ignari. Si dice anche che i ribassisti «causano la caduta del mercato». Se ho in portafoglio un titolo che è aumentato molto, e lo vendo perché sono convinto che possa solo scendere, sono un buon padre di famiglia che assume un atteggiamento prudente. Se invece non possiedo il titolo ma ho la stessa aspettativa, posso prenderlo a prestito e rivenderlo per ricomprarlo in seguito a un prezzo più basso, e allora sono uno speculatore.
E' qui che si confondono le cose secondo il mio modesto parere. Non ho alcuna intenzione di inserirmi sul dibattito sulla validità delle cosidette vendite allo scoperto, ma come spesso accade, abbiamo visto che se il buon padre di famiglia non soddisfatto di vendere un titolo, vende anche ciò che prende a prestito, se non si accontenta e si lascia contaggiare dall'avidità, allora inventa anche le "naked short selling" vendite nude allo scoperto, dove non occorre avere nulla ne il titolo, ne il suo prestito, per speculare pesantemente al ribasso. Questo per dire che spesso le presunte innovazioni e creatività finanziarie altro non sono che strumenti per amplificare i profitti, altro che equilibratori di mercati.
Ma l'effetto sul prezzo del titolo è lo stesso; in entrambi i casi, contribuisco nel mio piccolo alla caduta del mercato. E in entrambi i casi cerco di fare quello che vorrebbero fare tutti, speculatori o no: comprare quando il prezzo è basso e vendere quando è alto.
Sottolineare che sia lo stesso mi pare azzardato; l'effetto moltiplicatore di una vendita normale, di una vendita allo scoperto, di una vendita "nuda" allo scoperto sono assolutamente differenti, per non parlare poi di quando si utilizzano derivati alla potenza demenziale.

Si dice infine che gli speculatori «scommettono sulle disgrazie altrui». Il prezzo del petrolio è forse la determinante principale del Pil di paesi produttori come Russia e Nigeria, e quindi del benessere dei loro cittadini. Quando il prezzo del petrolio sale tutti in Europa accusano gli speculatori al rialzo; ma quando gli speculatori al ribasso fanno scendere il prezzo, nessuno se ne lamenta, e nessuno fa notare il danno inflitto a centinaia di milioni d'individui ben più poveri di noi, come il cittadino medio di Russia e Nigeria.

In questo caso è meglio lasciare perdere. Se usiamo lo stesso parametro, con le derrate alimentari, se il prezzo sale nessuno nota il danno fatto a miliardi di persone che basano la loro sopravvivenza su un pugno di riso e o di grano, se il prezzo scende invece i sotterranei dell'umanità esultano e ne beneficiano, senza lamentarsi del danno inflitto ai produttori. E per favore poi non mi si venga a ripetere la favola che se il prezzo crolla, poi a sua volta ciò influisce sulla produzione la quale a sua volta influisce sull'occupazione e quindi niente lavoro e niente pane, perchè nel nostro caso stiamo solo discutendo di dinamiche speculative e non di investimento.

Per prendere un esempio meno drammatico, la caduta dell'euro è invariabilmente attribuita all'attività, e persino a una cospirazione, degli speculatori, in alcuni casi addirittura per insidiare la democrazia europea. Ma speculare al ribasso contro l'euro è equivalente a speculare al rialzo sul dollaro; quando l'euro saliva, non ricordo che qualcuno in Europa abbia attaccato gli speculatori che cospiravano per distruggere il dollaro e gli Usa.
Ma che etica è mai questa, in cui l'accettabilità morale della speculazione dipende dall'asset su cui si specula, dalla direzione delle scommesse, e dalla cittadinanza di chi ci perde?

Su questo ci troviamo perfettamente d'accordo, anche se è naturale nel protezionismo e nell'egoismo finanziario di fondo, ma non è possibile distogliere l'attenzione dall'etica del mercato, dalla presenza di veri e propri sciacalli finanziari, dalla presenza di conflitti di interesse e logiche di potere, che sono evidenti nella loro naturale dinamica sino a quando non provocano il decesso stesso del mercato dovuto all'eccesso demenziale, all'orgia dell'avidità. Lasciamo perdere la teoria della razionalità, il mercato è intriso di sentimento ed emozioni. Nella sostanza è come una grande bilancia, che dopo avere oscillato in ambo le direzioni, poi tende sempre all'equilibrio, ma questo equilibrio talvolta lascia dietro di se distruzione.
Infine riprendendo un altro articolo dal titolo " Rating e Hedge, falsi bersagli " sempre dello stesso Perotti:
In questi giorni di turbolenza dei mercati, politici e gran parte dei media si sono lanciati contro i soliti colpevoli: agenzie di rating e speculatori. Mai come ora questi bersagli sono errati. Le agenzie di rating hanno indubbiamente fallito in modo spettacolare durante la crisi finanziaria, ma a lungo andare le loro decisioni sui paesi sovrani (diverso è il caso di strumenti finanziari quali i Cdo) sono quasi irrilevanti per i mercati: le informazioni necessarie per farsi un'idea sono accessibili a chiunque abbia una connessione internet (eccetto ovviamente quando un paese trucchi i conti). I politici accusano Moody's di avere scatenato i ribassisti con il rapporto sulle banche dell'Europa meridionale: davvero pensano che migliaia di analisti di tutto il mondo aspettassero questo report per essere preoccupati per le banche europee?
Qui non si tratta di sorpresa, ma si tratta di opportunismo, un opportunismo decisamente inopportuno, giustificato poi dall'inversione ad U del giorno dopo, quando la stessa agenzia precisò che in fondo alcune banche non erano poi male. Forse qualcuno dimentica che fondi pensione ed assicurativi basano i loro portafogli su rating che talvolta cambiano come bandiere al vento, trovandosi spesso a scaricare titoli dal portafoglio in un momento nel quale il panico si autoalimenta.
Come è possibile, secondo una notizia di Bloomberg che S&P dopo avere battezzato tripla A lo scorso anno alcune obbligazioni ipotecarie create lo scorso anno da Credit Suisse, Jefferies Group e Royal Bank of Scotland a distanza di un anno le degradi all'improvviso al livello di JUNK bond. Stiamo scherzando, dove sta la responsabilità e la serietà di questa agenzia di rating?
Tanto più che esso, a leggerlo bene, era perfettamente sensato: per restare a casa nostra, il sistema bancario italiano è fondamentalmente stabile, ma se (ed è ovviamente un grosso se) il contagio sui titoli pubblici si dovesse estendere all'Italia, le banche italiane ne risentiranno pesantemente, perché posseggono più titoli pubblici italiani, perché la crescita diminuirà, e perché il disavanzo pubblico salirà.
Questa è un'ovvietà che non ha bisogno di una agenzia di rating per essere condivisa.

Solo i politici europei potevano proporre seriamente come soluzione un'agenzia di rating europea, finanziata dall'Unione europea; quale credibilità può avere nel valutare i titoli di stato dei paesi Ue?
Giusto! Ma allora cosa facciamo continuamo a sostenere il monopolio attuale che ha dimostrato tutto il suo conflitto di interesse, abbaiando solo al debito americano e soprattutto inglese?
Ogni volta che il mercato scende, c'è chi afferma con sicurezza che «ancora una volta gli hedge funds cavalcano la speculazione» (ma dove prendono i dati sulle operazioni degli hedge, quando le loro strategie sono segretissime?) Questa affermazione riflette il luogo comune secondo cui gli hedge per vocazione speculano al ribasso, ed è profondamente errata: la grande maggioranza di essi comprano e tengono azioni. È possibile tuttavia che in questi giorni qualcuno abbia cominciato a ribilanciare il proprio portafoglio, sia per normali scelte di gestione, sia perché costretto dalle regole interne del fondo in presenza di forti ribassi, sia per far fronte a qualche liquidazione. Forse i politici vogliono proibire anche tutto questo, o lo ritengono immorale o cospiratorio?
Non entro nel merito della veridicità della notizia rilasciata dal WSJ, secondo la quale l'Hedge Universa ha provocato il crollo del giovedi nero durante la recente crisi, azzerando in un effetto dominio le quotazioni di alcune imprese e facendo perdere quasi il 10 % all'indice in 10 minuti, ma veramente crede signor Perotti che molti hedge ribilanciano il portafoglio cosi fragorosamente, per far fronte a richieste di rimborso o per "normali" scelte di gestione. Impariamo a distinguere, senza nascondere alcune chiare evidenze, ma allo stesso tempo senza fare di tutta un'erba un fascio.
Se la SEC o altri indagano su comportamenti fraudolenti generalizzati, significa che negli ultimi anni, il ruolo della speculazione è stato solo quello di raziare in maniera selvaggia tutto quello che era possibile, senza distinzione.
Che poi la politica abbia maggiori responsabilità della finanza speculativa, questo è indubbio, ma da qualche parte bisogna pur incominciare. Non è possibile aver perso due lunghi anni senza fare alcuna riforma e tuttora essere li a contrattare con le lobbies, due regole che non faranno altro che fare il solletico ai mercati e alla speculazione.
Chissà, si può fare un ottimo servizio all'ideale del "libero mercato" anche riconoscendo in fondo, che questo mercato va profondamente riformato in tutti i sensi, a partire dal concetto etico di responsabilità, ma probabilmente da questo orecchio spesso sono in tanti a non volerci sentire.
 
Eurozona/ Surplus commercio estero 4,5 mld in marzo


Martedi, 18 Maggio 2010 - 11:11

In marzo il commercio estero dell'Eurozona ha registrato un surplus di 4,5 miliardi, mentre considerando l'Ue a 27 Paesi c'e' stato un deficit di 7,1miliardi di euro. Secondo le prime stime diffuse oggi da Eurostat, l'eccedenza del commercio estero e' in aumento rispetto a quella registrata in marzo (1,6 miliardi); le esportazioni al netto delle variazioni stagionali sono aumentate del 7,5% e le importazioni del 10,3%. Per quanto riguarda il commercio totale degli Stati membri, la Germania ha registrato l'eccedenza maggiore (20,6 miliardi in gennaio-febbraio, davanti a Olanda e Irlanda; il deficit piu'alto e' quello del Regno Unito (-16,3 miliardi), seguito da Francia, Spagna, Italia (-5,7 miliardi) e Grecia (-4,3miliardi).

(ADNKronos)
 

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