«Non è vero default, paghiamo in rubli»
Senza ombra di dubbio, il Cremlino darà battaglia. Fin dal suo arrivo al potere Vladimir Putin ha posto la riduzione del debito estero tra le priorità, per non lasciare il Paese nella dipendenza dall’estero vissuta negli anni 90: la ricostruzione della potenza russa è passata anche da questo.
Mosca andrà per vie legali se sarà costretta a violare i propri impegni: «Abbiamo sia i soldi che il desiderio di effettuare i pagamenti», ha risposto oggi 25 maggio via Telegram il ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov. Sulla Russia continuano infatti ad affluire pagamenti di gas e petrolio che i prezzi attuali portano anche a un miliardo di dollari al giorno: mentre gli impegni sul debito estero in scadenza da qui alla fine dell’anno sono di 2 miliardi di dollari, su un totale di 20 miliardi di debito in valuta detenuto da stranieri.
«Poiché la mancata estensione della licenza ci rende impossibile rispettare il servizio del debito in dollari – ha avvertito Siluanov – i pagamenti verranno effettuati nella valuta russa». In rubli, con la possibilità di convertirli in un secondo tempo nella valuta di partenza della relativa emissione utilizzando un istituto finanziario russo come agente di pagamento.
Nel tentativo di rinviare lo scontro, il 22 maggio Siluanov ha anticipato di una settimana le due scadenze del 27 maggio: due emissioni di bond per un totale 97,75 milioni di dollari, pagamenti di cui i detentori devono ancora dare conferma.
La scadenza successiva sono due emissioni in dollari per 183,7 e 51,097 milioni dovuti il 23 giugno: tenendo conto del periodo di grazia di 30 giorni, il default diventerebbe possibile a fine luglio, quando dovrebbe avere inizio un confronto su una ristrutturazione resa a sua volta proibitiva dalle sanzioni.
Né il default sarebbe automatico: se il periodo di grazia dovesse scadere in assenza di pagamenti, è necessario che almeno il 25% degli investitori chieda che l’insolvenza sia riconosciuta. La maggior parte dei detentori del debito russo sono in Europa, mentre il Tesoro Usa – spiega il sito Rbk – può impedire i pagamenti a qualunque detentore di obbligazioni internazionali denominate in dollari Usa, ma solo ai detentori americani dei bond denominati in euro. Il 4 maggio scorso la Commissione Ue ha precisato che le sanzioni europee non impediscono al Governo russo i rimborsi sugli Eurobond emessi fino al 9 marzo.
Inoltre, alcuni dei titoli in scadenza entro fine anno hanno l’opzione di pagamento in una valuta alternativa (euro, sterline, franchi svizzeri o anche rubli) nel caso i pagamenti in dollari non risultino possibili per ragioni indipendenti dalla Russia. E le sanzioni, fa notare Rbk, rientrano in questa categoria.