Macroeconomia Crollo del dollaro, l'Asia si prepara (1 Viewer)

sharnin

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Crollo del dollaro, l'Asia si prepara
La Banca Asiatica di Sviluppo invita i paesi membri a creare una moneta comune sul modello dell'euro. I «deficit gemelli» spingono gli Usa a stampare moneta per pagare i debiti
FRANCESCO PICCIONI

…. parliamo della Banca Asiatica di Sviluppo (Adb), che ha inviato a tutti suoi membri una nota in cui li consiglia a prepararsi per «un possibile tracollo del dollaro». I soci della Adb non sono dei privati con gli occhi a mandorla, ma 64 stati. I principali, con una quota del 15% a testa, sono Stati Uniti e Giappone. Ma ne fanno parte anche Australia, Francia, Inghilterra, Svizzera, Italia e Germania, oltre che, naturalmente, Cina, India, Indonesia, Pakistan, ecc. Insomma, dovremmo saperlo quasi per primi, e invece lo apprendiamo dal lavoro meritoriamente svolto dal sito giornalistico francese www.voltairenet.org (circola anche una traduzione in italiano grazie a Curzio Bettio).
Perché il dollaro potrebbe crollare? Perché l'economia Usa è minata da due deficit enormi e crescenti: quello della bilancia commerciale e quello statale. Il primo indica che gli Usa importano (sempre di) più di quanto esportano; il secondo che l'amministrazione Bush sta caricandosi oltremisura di debiti per finanziare, in primo luogo, la guerra in Iraq. Come potranno ripagare i creditori se producono meno di quanto consumano? Stampando dollari, secondo la pessima abitudine presa durante la guerra in Vietnam quando, nel 1971, sospesero il «gold standard» e la parità fissa tra dollaro e oro. In parole semplici, la Adb teme che ancora una volta gli Usa si stiano preparando a scaricare sugli alleati e i partners i propri guai.
Dal 1973, sui mercati internazionali, è stata definito un indice annuale per misurare la quantità di dollari che viaggia sui circuiti: la «massa M3». Il valore del dollaro, in altri termini, non è più misurato sulla base dell'economia di quel paese, ma dal grado di «fiducia» che gli viene accordato nell'area in cui viene utilizzato (tutto il mondo, in pratica). Ma soltanto quindici giorni fa è stato dato l'annuncio che questo indice non sarà più pubblicato: il volume di dollari in circolazione sta per diventare «un segreto inconfessabile». Quale «fiducia» si potrà avere in una moneta di cui non si sa più cosa rappresenta e in che misura?
Stavolta, però, il crollo del dollaro potrebbe avvenire prima ed essere superiore a quanto vorrebbero gli americani. La moneta Usa è l'unità dei pagamenti internazionali, soprattutto nel settore energetico. Qui sta cambiando molto. Il Venezuela ha appena ricomprato sui mercati americani i bond emessi da Pdvsa, la compagnia petrolifera nazionale, in modo da non dover più rendere pubblici i propri bilanci; ma Chavez vuole anche cominciare a cambiare in euro e yuan i dollari introitati grazie al petrolio. L'Iran, dopo qualche timida smentita, ha ammesso di star lavorando alla creazione di una «borsa petrolifera» sull'isola di Kish, nel Golfo Persico; Agip e Total vi hanno già aperto propri uffici.
I paesi del Golfo, da parte loro, stanno lavorando per integrare le proprie economie e dotarsi di una moneta unica, sul modello dell'euro. La motivazione ufficiale è interessante: sanno di non avere risorse infinite di petrolio e, quindi, invece di investire i surplus in infrastrutture per aumentare l'estrazione di greggio, preferiscono cercare occasioni di investimento all'estero. Non si fidano più molto dei fondi comuni Usa (lo scherzo giocato alla Dubai Ports, esclusa dalla gara per acquisire le attività di sei porti della costa est degli Stati uniti, non è stato digerito), e quindi guardano all'Europa. Anche la Norvegia sta per aprire una sua borsa petrolifera (in euro, naturalmente) in modo da scalzare quella di Londra (entrambi i paesi estraggono il Brent dal Mare del Nord; ma la produzione inglese sta ormai scontando l'esaurimento dei giacimenti).
Ma sul prossimo crollo del dollaro, possibile che la Federal Reserve non abbia nulla da dire?
Beh, qui la situazione diventa quasi imbarazzante. Alan Greenspan ha lasciato per raggiunti limiti di età, sostituito dall'ancora acerbo Ben Bernanke. MA anche il vicepresidente, Roger Ferguson, ha annunciato le sue dimissioni per inseguire «altre opportunità professionali». Lo stesso ha fatto Anthony Santomero, presidente della Fed regionale di Filadelfia; nonché altri due dei sette governatori nazionali e sei dei dodici presidenti regionali. Un fuggi fuggi che causerà quantomeno un serio deficit di esperienza alla principale banca centrale del mondo.
Bella situazione, vero? Ci mancherebbe solo che qualcuno, alla Casa Bianca, volesse provare a bombardare l'Iran
 

vz

Nuovo forumer
fa un pò sorridere a leggere ciò
perchè il dollaro contro la moneta cinese sarebbe già crollato da un pezzo se in Cina non avessero mercato dei cambi fissi (cioè controllati)
è noto che la banca centrale cinese si sta riempiendo le riserve valutarie di dollari pur di impedire un crollo dello stesso
per farlo crollare quindi basterebbe un mancato intervento della banca centrale cinese....
sai che scoperta!

ma i cinesi vogliono una moneta forte?
fino ad ora non l'hanno voluta....ed i motivi sono di facile intuizione
 

popotus

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Fmi,rischi rapido calo dollaro discussi da banche centrali-fonti
Reuters - Ven 21 Apr

WASHINGTON (Reuters) - I governatori centrali delle principali potenze mondiali ed alcuni ministri delle Finanze hanno discusso stamane, in un meeting a porte chiuse organizzato dal Fondo monetario internazionale, come evitare un brusco deprezzamento del dollaro.

Un veloce calo della divisa Usa potrebbe risultare dalla correzione di alcuni degli squilibri dell'economia mondiale.

Lo riferisce un'autorevole fonte finanziaria europea.

L'incontro sugli squilibri globali ha registrato, tra gli altri, interventi del presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, del presidente della Federal Reserve Ben Bernanke e del presidente della banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan . Hanno parlato, poi, il segretario del Tesoro Usa, John Snow, e il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Joaquin Almunia.

"E' probabile che avremo un rallentamento negli Usa, un raffreddamento del mercato immobiliare e un calo nei consumi... il dollaro si deprezzerà" ha detto la fonte, riassumendo quanto discusso nel meeting a porte chiuse che vedeva la partecipazione anche di alcuni accademici.

"I paesi si devono preparare" ha aggiunto, spiegando che banchieri e ministri hanno discusso stamane alcune simulazioni del Fondo monetario internazionale che sottolineano l'impatto negativo che potrebbe derivare da una brusca caduta della divisa Usa.

La fonte ha detto che c'è consenso tra i diversi paesi sulla necessità di evitare i rischi di una flessione 'disordinata' del dollaro che potrebbe danneggiare l'economia Usa. I partecipanti alla riunione si sono trovati d'accordo anche sul bisogno che un calo del dollaro sia sopportato in modo equilibrato dalle valute dei maggiori partner commerciali degli Usa.

"Se il calo (del dollaro) è troppo rapido, potrebbe portare a un aumento dell'inflazione negli Stati Uniti, spingendo al rialzo i tassi d'interesse a breve e a lungo termine, danneggiando l'economia Usa" ha detto la fonte, riferendosi a quanto emerso nel meeting.

La fonte ha aggiunto che alcune delegazioni asiatiche stanno realizzando sempre più i rischi di investire la maggior parte delle proprie riserve valutarie in dollari, ora che si valuta la possibilità di un veloce deprezzamento della valuta americana.
 

barnaba

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senza parole il grafico parla

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