Dalla pistola di via De Amicis a Palazzo Marino

grazie, sig sindaco

sì, era chiaro
con l'enfasi del carattere, anche di più

aaahhh, ecco a che serve tutta questa fanfara !

bene fanno, se non hanno nulla di meglio da addebitare a Pisapia


a scanso di errate esegesi e di faziose interpretazioni di quanto sopra, ripeto:

a prescindere se ha scontato la pena:
se ne vada

io non voglio funzionari pubblici immorali o non credibili
punto .
 
grazie, sig sindaco



La sirena d’allarme è scattata nei giorni scorsi, dopo che la ragioneria del Comune di Milano ha trasmesso all’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, i dati sullo sforamento dei conti per il prossimo triennio. A preoccupare è l’andamento stimato del deficit corrente: -582 milioni nel 2012, il 96% in più dello scorso anno, destinato ad aggravarsi nel triennio successivo (-589 milioni nel 2013, -601 nel 2014 e -676 nel 2015). Senza contare lo stock debito, 4,2 miliardi a fine 2011, che fa di Palazzo Marino l’amministrazione con l’esposizione pro-capite più alta d’italia (dopo quella di Torino): 3.200 euro contro una media nazionale di mille.



Con un’eredità simile, la giunta di centrosinistra guidata da Giuliano Pisapia ha scelto di puntare fin dall’esordio sulla politica del rigore.



allora questo putiferio ha un motivo?
a cosa guardiamo, ideologia o danè ?
faites vos jeux


cmq, ad evitare esegesi a parallasse fazioso:
a prescindere se ha scontato la pena:
se ne vada

io non voglio funzionari pubblici immorali o non credibili
punto .

e non solo nel Comune di Milano , per coerenza
 
allora questo putiferio ha un motivo?
a cosa guardiamo, ideologia o danè ?
faites vos jeux


cmq, ad evitare esegesi a parallasse fazioso:
a prescindere se ha scontato la pena:
se ne vada

io non voglio funzionari pubblici immorali o non credibili
punto .

e non solo nel Comune di Milano , per coerenza


ecco, perfetto

riprendiamo con Pisapia, proprio esattamente lo stesso che altri fanno per Bossi

:up: apprezzato, un esempio da manuale



cvd

casi più eclatanti: il vigile ucciso e i due marò

Pisapia querela «Libero» e «Il Giornale»

Il sindaco: da mesi vittima di una campagna diffamatoria. Belpietro: è diventato un gerarchetto

Pisapia querela «Libero» e «Il Giornale» - Milano
 
Pisapia fa dietrofront Adesso gli sta bene lo striscione pro marò



"Non penso che il poster vada tolto", dice il sindaco di Milano dopo i tentativi di censurarlo. E promette di risolvere lui il caso dei soldati
di Giannino della Frattina - 11 marzo 2012, 08:48
Commenta
Milano - «Salviamo i nostri marò». Non come dovrebbe e sarebbe giusto sulla facciata del Comune, la casa di tutti i milanesi, ma in Galleria.

Però lo striscione è ancora lì,a penzolaredalle finestre dell’ufficio dell’ex vicesindaco Riccardo De Corato, nel cuore di Milano e per chiedere al mondo di non abbandonare i soldati italiani illegittimamente imprigionati in India.


E in tanti ieri l’hanno fotografato, milanesi e turisti. Tanto che adesso anche il sindaco Giuliano Pisapia sembra cominciare a ripensarci. «Non penso che quello striscione vada tolto», ha detto ieri, finalmente persuaso che i marò del San Marco Massimilano Latorre e Salvatore Girone meritino anche la sua attenzione.

«Penso invece- aggiunge Pisapia

che lunedì se ne discuterà in consiglio comunale e spero sarà una discussione costruttiva». Poi anticipa il suo incontro di oggi con il console indiano Sanjay Kumar Verma. «E questo sì è un segnale forteha spiegato, allargandosi magari un po’ - Darò anche delle idee per come aiutare Italia e India a risolvere un problema che tocca tutti e due i Paesi». La promessa un intervento risolutore, lì dove al momento hanno fallito Capo dello Stato, ministri e diplomazia.

«È ora di passare dagli striscioni ai fatti», ha mostrato finalmente un imprevisto interventismo. E probabilmente non folgorato dal fascino della divisa, ma piuttosto dall’iniziativa promossa venerdì dal Pdl con l’ex ministro Ignazio La Russa, l’ex sottosegretario Daniela Santanché e i coordinatori Mario Mantovani e Giulio Gallera che, dopo aver portato lo striscione lungo tutto corso Vittorio Emanuele, lo hanno appeso nel salotto buono della città


. A pochi passi da quel Comune su cui sono state affisse tutte le possibili richieste di liberazione. Ma non ancora quella dei nostri due marò. Proprio quel Comune da cui sempre venerdì è partito quell’assurdo ordine ai vigili che, in ossequio a un’ottusa lettura del regolamento che vieta di esporre qualsivoglia striscione o cartello su un immobile comunale senza la necessaria autorizzazione del consiglio, hanno immediatamente cercato di rimuoverlo.

«Questo è l’ufficio di un parlamentare - si è opposto con tutta la sua stazza De Corato - e voi non potete entrare». Con graduato e «ghisa» semplice a desistere, masenzarisparmiare il verbale all’ex vicesindaco. Ieri la marcia indietro del sindaco. «Pisapia - attacca De Coratodopo aver fatto l’indiano per giorni, ora parla di fatti. Non fosse una vicenda estremamente seria, ci sarebbe da ridere. Se fosse stato per lui e per la sua sgangherata maggioranza, non avrebbero fatto nulla».

Domani consiglio comunale con la sinistra che si troverà a dover votare la mozione che chiede di esporre sulla facciata del Comune uno striscione ufficiale. E la capogruppo del Pd Carmela Rozza a dover fare i conti con la sinistra più estrema che pretenderà di far scrivere «restituire» e non «liberare» i due militari italiani. Perché, ha spiegato il consigliere «vendoliano » Luca Gibillini, «le vere vittime sono i due indiani».

Ma il Pdl rilancia. Per la Russa, «quando oramai la pazienza dei milanesi stava per finire, quantomeno Pisapia ha deciso di non far rimuovere il nostro manifesto. Meglio tardi che mai!».

E la Santanché propone una mobilitazione generale. «Vogliamo coinvolgere tutti i cittadini: tutti abbiamo a disposizione una finestra o un balcone».
 
Pisapia fa dietrofront Adesso gli sta bene lo striscione pro marò



"Non penso che il poster vada tolto", dice il sindaco di Milano dopo i tentativi di censurarlo. E promette di risolvere lui il caso dei soldati
di Giannino della Frattina - 11 marzo 2012, 08:48
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Milano - «Salviamo i nostri marò». Non come dovrebbe e sarebbe giusto sulla facciata del Comune, la casa di tutti i milanesi, ma in Galleria.

Però lo striscione è ancora lì,a penzolaredalle finestre dell’ufficio dell’ex vicesindaco Riccardo De Corato, nel cuore di Milano e per chiedere al mondo di non abbandonare i soldati italiani illegittimamente imprigionati in India.


E in tanti ieri l’hanno fotografato, milanesi e turisti. Tanto che adesso anche il sindaco Giuliano Pisapia sembra cominciare a ripensarci. «Non penso che quello striscione vada tolto», ha detto ieri, finalmente persuaso che i marò del San Marco Massimilano Latorre e Salvatore Girone meritino anche la sua attenzione.

«Penso invece- aggiunge Pisapia

che lunedì se ne discuterà in consiglio comunale e spero sarà una discussione costruttiva». Poi anticipa il suo incontro di oggi con il console indiano Sanjay Kumar Verma. «E questo sì è un segnale forteha spiegato, allargandosi magari un po’ - Darò anche delle idee per come aiutare Italia e India a risolvere un problema che tocca tutti e due i Paesi». La promessa un intervento risolutore, lì dove al momento hanno fallito Capo dello Stato, ministri e diplomazia.

«È ora di passare dagli striscioni ai fatti», ha mostrato finalmente un imprevisto interventismo. E probabilmente non folgorato dal fascino della divisa, ma piuttosto dall’iniziativa promossa venerdì dal Pdl con l’ex ministro Ignazio La Russa, l’ex sottosegretario Daniela Santanché e i coordinatori Mario Mantovani e Giulio Gallera che, dopo aver portato lo striscione lungo tutto corso Vittorio Emanuele, lo hanno appeso nel salotto buono della città


. A pochi passi da quel Comune su cui sono state affisse tutte le possibili richieste di liberazione. Ma non ancora quella dei nostri due marò. Proprio quel Comune da cui sempre venerdì è partito quell’assurdo ordine ai vigili che, in ossequio a un’ottusa lettura del regolamento che vieta di esporre qualsivoglia striscione o cartello su un immobile comunale senza la necessaria autorizzazione del consiglio, hanno immediatamente cercato di rimuoverlo.

«Questo è l’ufficio di un parlamentare - si è opposto con tutta la sua stazza De Corato - e voi non potete entrare». Con graduato e «ghisa» semplice a desistere, masenzarisparmiare il verbale all’ex vicesindaco. Ieri la marcia indietro del sindaco. «Pisapia - attacca De Coratodopo aver fatto l’indiano per giorni, ora parla di fatti. Non fosse una vicenda estremamente seria, ci sarebbe da ridere. Se fosse stato per lui e per la sua sgangherata maggioranza, non avrebbero fatto nulla».

Domani consiglio comunale con la sinistra che si troverà a dover votare la mozione che chiede di esporre sulla facciata del Comune uno striscione ufficiale. E la capogruppo del Pd Carmela Rozza a dover fare i conti con la sinistra più estrema che pretenderà di far scrivere «restituire» e non «liberare» i due militari italiani. Perché, ha spiegato il consigliere «vendoliano » Luca Gibillini, «le vere vittime sono i due indiani».

Ma il Pdl rilancia. Per la Russa, «quando oramai la pazienza dei milanesi stava per finire, quantomeno Pisapia ha deciso di non far rimuovere il nostro manifesto. Meglio tardi che mai!».

E la Santanché propone una mobilitazione generale. «Vogliamo coinvolgere tutti i cittadini: tutti abbiamo a disposizione una finestra o un balcone».




Pisapia fa dietrofront Adesso gli sta bene lo striscione pro marò
"Non penso che il poster vada tolto", dice il sindaco di Milano dopo i tentativi di censurarlo. E promette di risolvere lui il caso dei soldati
di Giannino della Frattina - 11 marzo 2012, 08:48
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Milano - «Salviamo i nostri marò». Non come dovrebbe e sarebbe giusto sulla facciata del Comune, la casa di tutti i milanesi, ma in Galleria.

Però lo striscione è ancora lì,a penzolaredalle finestre dell’ufficio dell’ex vicesindaco Riccardo De Corato, nel cuore di Milano e per chiedere al mondo di non abbandonare i soldati italiani illegittimamente imprigionati in India.


E in tanti ieri l’hanno fotografato, milanesi e turisti. Tanto che adesso anche il sindaco Giuliano Pisapia sembra cominciare a ripensarci. «Non penso che quello striscione vada tolto», ha detto ieri, finalmente persuaso che i marò del San Marco Massimilano Latorre e Salvatore Girone meritino anche la sua attenzione.

«Penso invece- aggiunge Pisapia

che lunedì se ne discuterà in consiglio comunale e spero sarà una discussione costruttiva
». Poi anticipa il suo incontro di oggi con il console indiano Sanjay Kumar Verma. «E questo sì è un segnale forteha spiegato, allargandosi magari un po’ - Darò anche delle idee per come aiutare Italia e India a risolvere un problema che tocca tutti e due i Paesi». La promessa un intervento risolutore, lì dove al momento hanno fallito Capo dello Stato, ministri e diplomazia.

«È ora di passare dagli striscioni ai fatti», ha mostrato finalmente un imprevisto interventismo. E probabilmente non folgorato dal fascino della divisa, ma piuttosto dall’iniziativa promossa venerdì dal Pdl con l’ex ministro Ignazio La Russa, l’ex sottosegretario Daniela Santanché e i coordinatori Mario Mantovani e Giulio Gallera che, dopo aver portato lo striscione lungo tutto corso Vittorio Emanuele, lo hanno appeso nel salotto buono della città. A pochi passi da quel Comune su cui sono state affisse tutte le possibili richieste di liberazione. Ma non ancora quella dei nostri due marò. Proprio quel Comune da cui sempre venerdì è partito quell’assurdo ordine ai vigili che, in ossequio a un’ottusa lettura del regolamento che vieta di esporre qualsivoglia striscione o cartello su un immobile comunale senza la necessaria autorizzazione del consiglio, hanno immediatamente cercato di rimuoverlo.

«Questo è l’ufficio di un parlamentare - si è opposto con tutta la sua stazza De Corato - e voi non potete entrare». Con graduato e «ghisa» semplice a desistere, masenzarisparmiare il verbale all’ex vicesindaco. Ieri la marcia indietro del sindaco. «Pisapia - attacca De Coratodopo aver fatto l’indiano per giorni, ora parla di fatti. Non fosse una vicenda estremamente seria, ci sarebbe da ridere. Se fosse stato per lui e per la sua sgangherata maggioranza, non avrebbero fatto nulla».

Domani consiglio comunale con la sinistra che si troverà a dover votare la mozione che chiede di esporre sulla facciata del Comune uno striscione ufficiale. E la capogruppo del Pd Carmela Rozza a dover fare i conti con la sinistra più estrema che pretenderà di far scrivere «restituire» e non «liberare» i due militari italiani. Perché, ha spiegato il consigliere «vendoliano » Luca Gibillini, «le vere vittime sono i due indiani». Ma il Pdl rilancia. Per la Russa, «quando oramai la pazienza dei milanesi stava per finire, quantomeno Pisapia ha deciso di non far rimuovere il nostro manifesto. Meglio tardi che mai!». E la Santanché propone una mobilitazione generale. «Vogliamo coinvolgere tutti i cittadini: tutti abbiamo a disposizione una finestra o un balcone».



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