Datamat-

Giusta ipotesi , ma pure con l'Afghanistan non ha reagito come doveva !
Speculativamente l'avevo acq ma ... niente , ne sono uscito al pelo prima del tracollo .
Anche Finmeccanica dovrebbe essere legata ( purtroppo aggiungo io ) a questa ipotesi e con meno rischi di liquidità del titolino Datamat .
Dovrebbe ...
 
tulane ha scritto:
Ma la guerra non potrebbe portare qualche beneficio?

:rolleyes: :rolleyes: :rolleyes: :rolleyes:
Guerra e Pace
di: Alessandra Molteni D'Altavilla

Migliaia di morti per il petrolio

A chi è giovato l'attentato dell'11 settembre 2001?

Alla causa dei Palestinesi?

Non si direbbe: da quel momento in poi, gli israeliani li hanno massacrati più di prima, entrando a piacimento nei loro territori e sparando a chiunque facesse ancora finta di esistere!

Ai talebani?

Men che meno: sono stati costretti a lasciare il potere in Afghanistan e darsi alla macchia!

A Bin Laden?

Sembra sia stato ammazzato il 9 Dicembre 2001 (fonte israeliana).

Su questo versante, ci vuole davvero una fervida e perversa fantasia per sostenere che, quell'orribile crimine, possa aver portato giovamento.

Qualcuno mi ha preceduto scrivendomi: vero è che questi signori non hanno avuto benefici ma, al momento degli attentati, non lo sapevano e, quindi, speravano di trarne dei vantaggi.

Andiamo su; è ragionevole pensare che, di fronte a tanto orrore, gli americani non avrebbero reagito nella maniera in cui hanno fatto?

Se Bin Laden e gli altri dirigenti di Al Quaeda speravano di farla franca, erano davvero degli sprovveduti (e, quindi, come tali, non potevano essere in grado di organizzare un'operazione tanto ben congegnata).

La verità è molto più semplice: quegli attentati hanno fatto la fortuna di tutt'altra gente.

Dopo l'11 settembre 2001, l'industria delle armi "esultava": George W. Bush Jr. aveva, unilaterlamente, denunciato, il trattato ABM che fissava limiti allo sviluppo degli armamenti.

Il presidente si faceva approvare un gigantesco piano di spese militari che consentiva al governo degli Stati Uniti di comprare armi per un totale di circa 400 miliardi di dollari l'anno (tutto il resto del mondo spende poco più di 380 miliardi di dollari l'anno).

Le Forze armate americane, dopo l'11 settembre 2001, rappresentano oltre il 50% del mercato mondiale delle armi.

E' davvero comico sentire il presidente Bush inveire contro il faraonico piano di riarmo di Saddam Hussein; l'Iraq spende meno di 2 miliardi di dollari l'anno: lo 0.5% degli USA.

E fa davvero tenerezza sentire la stessa amministrazione americana denunciare i piani militari dei paesi "carogna" (Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Sudan e Siria); tutti insiemi arrivano a 15 miliardi di dollari l'anno di spese per armamenti: meno del 4% degli americani.

A titolo di pura curiosità: quei 7 paesi carogna, insieme, spendono poco più della Corea del Sud.

Bush e la sua amministrazione, evidentemente, hanno davvero scarsa considerazione dell'intelligenza di chi li ascolta.

Oltre all'industria delle armi, grandi e copiosi vantaggi sono ricaduti sull'industria petrolifera.

Entrando alla Casa Bianca, George W. Bush aveva formato la sua squadra di governo con i grandi dirigenti della lobby petrolifera:

Condoleeza Rice (consigliera nazionale per la sicurezza) era un ex- dirigente della Chevron-Texaco;
Gale Norton (segretaria agli interni) rappresentava gli interessi della BP-Amoco e quelli della compagnia saudita Delta Oil;
Dick Cheney (Vicepresidente) era l'ex-presidente della Halliburton (il primo fornitore di impianti petroliferi al mondo).
Il vicepresidente (DicK Cheney), appena eletto, aveva istituito un gruppo di sviluppo della politica energetica nazionale NEDP (Northwoods Economic Development Project).

I giornalisti che, ancora non sapevano niente del fallimento della Enron (che bisognerebbe collegare a questi fatti), concordavano nel pensare che l'obiettivo primario del NEDP fosse quello di sfruttare le risorse di idrocarburi del Mar Caspio.

La questione era: come trasportare gas e petrolio senza dover trattare con la Russia e l'Iran.

C'era in servizio una pipe-line che collegava il Mar Caspio al Mar Nero e che, sfortunatamente, attraversava la Russia (la quale richiedeva un sostanzioso pedaggio).

Una seconda pipe-line avrebbe collegato il Mar Caspio al Mediterraneo, attraverso l'Azerbadjan, la Georgia e la Turchia.

C'era, inoltre, un progetto per la costruzione di una terza pipe-line, che avrebbe collegato il Mar Caspio con l'Oceano Indiano, attraversando Pakistan e.......AFGHANISTAN.

Ma nel 1997, a fronte delle resistenze dei Talebani, l'Unocal aveva dovuto sospendere il progetto di questa terza pipe-line.

Per rilanciare il progetto, il segretario di Stato americano (Colin Powell) concedeva, nel maggio 2001 (quattro mesi prima degli attentati), una sovvenzione di 43 milioni di dollari al regime talebano.

I talebani si recarono, quindi, alle riunioni di Berlino (a cui partecipavano americani, inglesi, pachistani, afgani e russi) e tentarono di ottenere il riconoscimento internazionale del loro regime, in cambio del passaggio della pipe-line.

Americani e inglesi si opposero con grande determinazione e, secondo la testimonianza di Niaz Naik (diplomatico pachistano presente ai negoziati), la delegazione statunitense diventò minacciosa, annunciando, a metà luglio 2001, che la controversia si sarebbe risolta con le armi.

Gli Stati Uniti (su espressa richiesta dell'industria petrolifera) programmarono di eliminare i principali dirigenti afghani (il mullah Omar e il comandante Massud) e di sostituirli con un governo fantoccio pronto ad obbedire ai desideri del governo americano (e, ovviamente, dell'industria petrolifera).

Le grandi potenze, a metà luglio 2001, davano il loro consenso all'attuazione del piano.

Il comunicato successivo all'incontro del 17 luglio 2001, tra Hubert Védrine (ministro degli affari esteri francesi) e Francesc Vendrell (capo della missione speciale degli Stati Uniti per l'Afghanistan) così riassumeva le decisioni prese: i due responsabili........hanno accennato all'utilità di rafforzare il dialogo con il Pakistan. In seguito bisognerà riflettere anche su ciò che implicherebbe la ricostruzione dell'Afghanistan, una volta terminato il conflitto."

Il 17 luglio 2001 (meno di due mesi prima degli attentati alle Torri Gemelle) , nero su bianco, due diplomatici di rango di Stati Uniti e Francia discutevano già del dopo conflitto in Afghanistan.

Il Pakistan capì che l'aria si stava facendo pesante e cominciò a cercare nuovi alleati, invitando una delegazione cinese ad Islamabad e promettendo di aprire alla Cina una porta verso l'Oceano Indiano in cambio di un appoggio militare.

Infastiditi da quella mossa, gli anglo-americani decisero di passare all'azione prima che i cinesi potessero disturbare i loro interessi (ovvero: delle loro industrie petrolifere) e, così, ad Agosto 2001, il Mare di Oman diventò il più vasto teatro di spiegamento della flotta inglese dalla guerra delle Falkland e, la Nato, trasferì quarantamila uomini in Egitto.

Il 9 settembre 2001, il leader carismatico del fronte Islamico, comandante Massud, veniva assassinato e due giorni dopo due aerei di linea si scagliavano contro le Twin Towers a Manhattam, abbattendole.

Il piano militare degli anglo-americani poteva, dunque, svolgersi in tutta la sua brutale efficacia.

......E, probabilmente, non fu George W. Bush Jr a tenere le redini delle operazioni; forse, mentre quegli aerei volavano indisturbati nel cielo più "controllato" del pianeta, qualcuno immaginò di "costringere" anche lui a "più pronta obbedienza".

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