News, Dati, Eventi finanziari debito pubblico ......moneta.....e nonna abelarda

Magdi Cristiano Allam

5 ottobre

I 180 MILIARDI DI EVASIONE FISCALE SONO RISPARMI, CONSUMI, DEPOSITI, INVESTIMENTI DI FAMIGLIE E IMPRESE. SE FINISSERO ALLO STATO E ALLE BANCHE, ALLORA SAREBBE IL COLLASSO ECONOMICO! VOI COSA NE PENSATE?

Secondo il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco la responsabilità della depressione economica non sarebbe né dell’euro, né degli altissimi tassi d’interesse che lo Stato paga alle banche sul suo debito, e neppure la globalizzazione selvaggia che ha avuto un ruolo de...terminante nella distruzione del nostro sistema industriale ponendoci in competizione con miliardi di asiatici sottopagati e disposti a tutto per un pugno di riso. A suo avviso le cause sarebbero la bassa produttività dell’industria, il deficit di concorrenza e poi infine l’anomalia italiana dell’evasione fiscale.
Ebbene teniamo presente che se è vero che l'Italia è la prima nella classifica dell'evasione fiscale, con 180 miliardi pari al 27% del Pil, siamo però in buona compagnia: l’economia sommersa negli USA si aggira sui 2.000 miliardi di dollari, pari al 18% del Pil, mentre nella virtuosissima Germania l'evasione fiscale è di 158 miliardi di euro pari al 16% del Pil.
Ma soprattutto è fondamentale sapere che questi 180 miliardi sono presenti nel settore famiglie – imprese (IF) sottoforma di risparmi, consumi, depositi, investimenti. Sottrarre al sistema IF una tale cifra equivarrebbe a spegnere i motori di un elicottero in volo: crash!!! Cosa accadrebbe se altri 180 miliardi di euro venissero trasferiti dal sistema IF allo Stato od al sistema bancario ? Sarebbe la fine, il collasso dell’economia. Altro che 1929!!
Leggete il commento di Stefano Di Francesco http://ioamolitalia.it/blogs/vivere-senza-l-euro/evasionefiscale.htmlVisualizza altro



Magdi Cristiano Allam

5 ottobre

I 180 MILIARDI DI EVASIONE FISCALE SONO RISPARMI, CONSUMI, DEPOSITI, INVESTIMENTI DI FAMIGLIE E IMPRESE. SE FINISSERO ALLO STATO E ALLE BANCHE, ALLORA SAREBBE IL COLLASSO ECONOMICO! VOI COSA NE PENSATE?

Secondo il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco la responsabilità della depressione economica non sarebbe né dell’euro, né degli altissimi tassi d’interesse che lo Stato paga alle banche sul suo debito, e neppure la globalizzazione selvaggia che ha avuto un ruolo de...terminante nella distruzione del nostro sistema industriale ponendoci in competizione con miliardi di asiatici sottopagati e disposti a tutto per un pugno di riso. A suo avviso le cause sarebbero la bassa produttività dell’industria, il deficit di concorrenza e poi infine l’anomalia italiana dell’evasione fiscale.
Ebbene teniamo presente che se è vero che l'Italia è la prima nella classifica dell'evasione fiscale, con 180 miliardi pari al 27% del Pil, siamo però in buona compagnia: l’economia sommersa negli USA si aggira sui 2.000 miliardi di dollari, pari al 18% del Pil, mentre nella virtuosissima Germania l'evasione fiscale è di 158 miliardi di euro pari al 16% del Pil.
Ma soprattutto è fondamentale sapere che questi 180 miliardi sono presenti nel settore famiglie – imprese (IF) sottoforma di risparmi, consumi, depositi, investimenti. Sottrarre al sistema IF una tale cifra equivarrebbe a spegnere i motori di un elicottero in volo: crash!!! Cosa accadrebbe se altri 180 miliardi di euro venissero trasferiti dal sistema IF allo Stato od al sistema bancario ? Sarebbe la fine, il collasso dell’economia. Altro che 1929!!
Leggete il commento di Stefano Di Francesco
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EURODISASTRO - Se avessimo una Banca Centrale statale e non avessimo aderito all'euro il nostro debito pubblico sarebbe di soli 192 miliardi anziché 2000 miliardi!
di Stefano Di Francesco
19/10/2013 19:04:13​


Sarà poi vero che siamo un popolo di ladri, manigoldi, evasori, spendaccioni il cui unico scopo nella vita è rubare al prossimo? Sarà poi vero che solo noi, solo qui in Italia, abbiamo questa morale così incline alle furberie, alla corruzione, al malcostume?
Bèh..in parte è vero, non siamo sicuramente tra i più onesti e virtuosi del mondo, ma esistono popoli e nazioni dove la corruzione è molto maggiore che da noi, dove la tangente è la regola ed il malcostume quotidianità. Pensiamo ai paesi del sud-est asiatico: Cina, Corea, Filippine, Taiwan, … rubano anche lì, però le loro economie vanno a velocità dieci volte la nostra. Forse il problema non è lì.
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Ma che strano!! Il debito pubblico italiano se fosse stato monetizzato attraverso la Banca Centrale piuttosto che attraverso la vendita di titoli sul mercato finanziario sarebbe di soli 192 miliardi di euro, il 12,3% del PIL e non il 132% come oggi!!!
Possiamo quindi affermare che il debito è praticamente oggi composto di soli interessi e che non dipende dalla spesa, dalla mala gestione, dalla corruzione e tanto meno dall’evasione fiscale.
Si tratta di capire che sono state la sciagurata decisione di non consentire più alla Banca d’Italia di sottoscrivere il debito nazionale, l’emissione di BTP a tassi ben superiori all’inflazione, la necessità di innalzare detti interessi per collocare il debito sul mercato, l’adesione all’Euro ed alle tante troppe sovrastrutture che ci sono state imposte con la sua adozione, le cause del debito pubblico e non la mala gestione della cosa pubblica.
Sprechi ci sono stati, ci sono e probabilmente ci saranno anche in futuro. Ma è un dato di fatto che l’Italia da vent’anni a questa parte ha prodotto avanzi primari di bilancio per una cifra superiore a 730 miliardi di euro!!
Sono gli interessi passivi che lo Stato paga ogni anno ad aver trasformato questo avanzo in un deficit dopo l’altro, consentendo al debito pubblico di arrivare a quasi 2100 miliardi di euro!
Inoltre questi interessi fluiscono per circa il 90% nelle casse del sistema bancario globale (italiano ed estero). Trattasi di 70/80 miliardi che le banche incassano senza rischio e che si guardano bene dal reimmettere nel sistema economico, tant’è che riducono il credito di 50 miliardi l’anno al sistema Imprese -Famiglie! Che bel risultato !come sono efficienti i mercati finanziari!!
Dobbiamo tornare padroni del nostro destino, gli italiani decidano per l’Italia.


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Draghi: «Uscire dall’euro? Tesi populista che non sta in piedi» – Risposta dell’economista Salvatore Tamburro
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16 dicembre 2013 |
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Autore Nicoletta Forcheri | Stampa articolo
Fonte: http://salvatoretamburro.blogspot.it/2013/12/draghi-uscire-dalleuro-tesi-populista.html


DESTINATARIO:
Egr. Presidente Mario Draghi,
presso Eurotower,
Kaiserstraße 29
DE-60311 – Frankfurt am Main,
Deutschland

[email protected]

Le affermazioni del presidente della Bce, Mario Draghi, sono tratte da un’intervista al settimanale francese Le Journal du Dimanche, riportate sulSole24Ore del 15/12/2013
DRAGHI: «La tesi populista che consiste nel pensare che uscendo dall’euro, un’economia nazionale beneficerebbe all’istante di una svalutazione competitiva come ai vecchi tempi non sta in piedi. Noi non ci sostituiremo ai governi; se tutti cercano di svalutare la propria moneta, non se ne avvantaggia nessuno. In conclusione, la strada verso la prosperità passa sempre attraverso le riforme e la ricerca della produttività e dell’innovazione»

TAMBURRO: Egregio presidente della BCE, mi permetta di dirle che l’uscita dall’euro che lei descrive come “tesi populista”, dove la parola “populista” assume perlopiù un’accezione negativa che diventa sinonimo di “demagogia” è a mio avviso errata, poiché il demagogo fa leva su sentimenti spesso irrazionali, mentre la soluzione ipotizzata di un’uscita dall’euro trova il consenso non solo di centinaia di economisti, ma anche di milioni di cittadini europei dichiaratamente contrari alla permanenza nell’Unione europea.
Inoltre, è contestabile la sua frase in cui afferma “noi non ci sostituiremo ai governi”; mi lasci dire che la Bce si è già sostituita ai governi in maniera più che marcata, dettando forzatamente la sua ingerenza nelle politiche monetarie di ogni singolo Paese membro dell’Ue. Alcuni, ma non tutti, non avranno dimenticato la famosa lettera che la Bce aveva spedito al governo (allora governo Berlusconi-Tremonti) il 4 agosto del 2011 firmato da Lei, Mario Draghi (allora alla presidenza di Bankitalia), e dall’allora governatore della Bce, Jean Claude Trichet, in cui si chiedeva l’anticipazione del pareggio di bilancio al 2013 dal 2014 e l’applicazione di un rigore finanziario mai visto prima. E’ noto a tutti come la politica monetaria nazionale debba necessariamente subire il veto di certe organizzazioni sovranazionali (in primis B.C.E. e F.M.I.), tra l’altro (precisazione non di poco conto) non elette democraticamente da alcun cittadino europeo.

Quanto alla svalutazione della moneta, ovviamente Lei è ben conscio dell’impossibilità di un Paese come l’Italia di non poter svalutare per ottenere un vantaggio competitivo nei confronti di altri Paesi facenti parte dell’euro-zona, poiché tutti adottano la stessa valuta. Ciò ne consegue che l’Italia non potrebbe mai svalutare con l’obiettivo di essere più competitiva della Germania sui mercati esteri.
Per poter svalutare ed essere competitivi con i nostri partners europei abbiamo necessariamente bisogno di amministrare una nostra valuta nazionale, distinta da quella dei nostri competitors.
Ritengo che non sia dovuto al caso che, con l’introduzione dell’euro, la Germania abbia totalizzato un costante surplus nella bilancia dei pagamenti con l’estero (attualmente pari a +6,7%), mentre gli altri Paesi, in particolare quelli dell’Europa meridionale, abbiano totalizzato dei deficit sempre crescenti nella bilancia dei pagamenti con l’estero. A pensar male si potrebbe ritenere che l’Unione Europea sia un vestito cucito addosso ad un solo Paese, cioè la Germania, mentre gli altri Paesi siano obbligati a porre delle pezze riparatrici per colmare gli enormi strappi che si sono venuti a creare.
Inoltre, Lei è ben conscio del fatto che siamo immersi in quella che potremo definire una “guerra mondiale delle valute”, in cui tutte le altre economie stanno procedendo ad una svalutazione della valuta al fine ufficiale di uscire dalla deflazione, svalutazione non dichiarata ufficialmente, ma cercata ufficiosamente per ricercare quella competitività internazionale perseguita da tutti, tranne che dalla Bce.
Dall’alto della sua conoscenza ne converrà con me che la svalutazione non comporta alcun rischio di inflazione, come molti erroneamente fanno credere poiché, ad esempio, in Italia durante gli anni 1992-1993 (quando Lei a quei tempi era membro dei British Invisibles, i rappresentanti di un influente gruppo di pressione della City londinese, e si adoperava a “svendere i gioielli di famiglia” in compagnia dell’allora presidente di Bankitalia Ciampi, Beniamino Andreatta, Mario Baldassarri, i vertici di Iri, Eni, Ina, Comit, delle grandi partecipate che di lì a poco sarebbero state privatizzate) la lira in quegli anni si svalutò del 20% , mentre l’inflazione diminuì dal 5% al 4% e ci sono esempi storici che riguardano non solo l’Italia ma anche altri Paesi del mondo a dimostrazione del fatto che il mito che la svalutazione porti all’inflazione sia stato completamente distrutto.

DRAGHI: «La nostra politica monetaria rimasta accomodante dal 2011», poi «gli impegni che abbiamo preso sul futuro orientamento della nostra politica monetaria e la nostra decisione di novembre di abbassare il principale tasso direttore, per la seconda volta, a 0,25%. Le incertezze arretrano, e ciò dovrebbe contribuire a rilanciare gli investimenti e incoraggiare le banche a fare prestiti. Anche il potere d’acquisto è migliorato sotto l’effetto di un calo dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari».

TAMBURRO: Le incertezze, presidente Draghi, non arretrano, anzi determinate azioni hanno sottolineato, qualora fosse ancora necessario farlo, che gli interventi della BCE abbiano favorito unicamente le banche e non imprese e famiglie. Le ricordo che le iniezioni di liquidità rappresentate dall’utilizzo dei finanziamenti Long term refinancing operations (LTRO), con cui l’Eurotower ha immesso nel sistema oltre mille miliardi di liquidità ad un tasso dello 0,75%, nella speranza di lenire il credit crunch, sono state utilizzate dalle banche italiane per fare cassa acquistando i titoli di Stato ed aggravando in tal modo la crisi delle piccole e medie imprese, costrette a licenziare per mancanza di liquidità.
Le banche italiane hanno ricevuto 270 miliardi di prestiti triennali dalla Bce al tasso dello 0,75% (al secondo posto dopo le banche spagnole con 300 miliardi), nelle famose aste di liquidità del dicembre 2011 e febbraio 2012, utilizzate al 90% per acquistare i titoli di Stato.
Il risultato di questa mossa ha favorito il credito alle PMI? Purtroppo no, il risultato si può definire con due semplici parole: speculazione finanziaria.
La contrazione del 3,7% nei prestiti al settore privato (famiglie e aziende) a ottobre rappresenta «la maggior flessione storica», secondo le statistiche di Bankitalia. In particolare il -4,9% riguardante le imprese «è un calo storico», mentre quello di -1,3% per i nuclei familiari non è un minimo assoluto.
Questo è un esempio lampante di come la finanza sia totalmente distaccata dall’economia reale.
Inoltre, la sua mossa di ridurre ulteriormente il tasso direttore allo 0,25% , allo scopo di evitare che le banche commerciali preferiscano depositare la loro liquidità presso la Bce, invece che erogare finanziamenti alle piccole-medie imprese, si è appurato non servire a nulla.
Come affermava lo stesso Keynes: “sembra improbabile che l’influenza della politica bancaria sul saggio di interesse sarà sufficiente da sé sola a determinare un ritmo ottimo di investimento. Ritengo perciò che una socializzazione di una certa ampiezza dell’investimento si dimostrerà l’unico mezzo per consentire di avvicinarci all’occupazione piena; sebbene ciò non escluda necessariamente ogni sorta di espedienti e di compromessi coi quali la pubblica autorità collabori con l’iniziativa privata”.
In conclusione, non serve a nulla “regalare” soldi alle banche perché prestino, anzi i dati dimostrano che più ricevono e meno queste erogano finanziamenti.

DRAGHI: «La crescita sta tornando ma non è certo galoppante. È modesta, fragile e diseguale. La disoccupazione è sempre troppo alta ma sembra stabilizzarsi attorno a una media del 12%. L’anno prossimo, prevediamo un ritmo di crescita per la zona euro di 1,1% e dell’1,5% nel 2015. Le esportazioni riprendono e, fatto nuovo, risalgono i consumi».
«La Bce non può ridurre il livello strutturale della disoccupazione, che dipende dal buon funzionamento del mercato del lavoro e dalla sua capacità di integrare meglio coloro che ne sono stati esclusi. La nostra missione principale è di mantenere la stabilità dei prezzi. Nella misura in cui le nostre azioni stabilizzano l’economia, esse contribuiscono alla riduzione della disoccupazione».

TAMBURRO: parlare di una “stabilizzazione” della disoccupazione a questi livelli è un discorso allarmante, soprattutto se la fonte da cui provengono certe affermazioni siano da collegate al presidente della Banca centrale europea, visto che in meno di sei anni la disoccupazione è più che raddoppiata. Dati Istat dimostrano che nell’aprile del 2007 era al 5,9%, mentre ad ottobre 2013 abbiamo registrato una disoccupazione al 12,5%. Ancora più allarmante è il dato della disoccupazione giovanile (15-24 anni) che ad ottobre 2013 ha raggiunto il massimo storico del 41,2%.
Mi permetta di contestarle che l’occupazione non si genera sul mercato del lavoro, bensì sul mercato dei beni: è stimolando la domanda aggregata, attraverso stimoli degli investimenti, accentuando la spesa pubblica e svalutando con giusta misura la propria valuta che si riesce a stimolare i consumi e a ridurre la disoccupazione. Le ricette economiche da Lei proposte hanno fallito e stanno continuando a manifestare il loro fallimento ed i dati macroeconomici ne sono la dimostrazione.
L’unico modo di poter fare stime realmente positive sulla produttività sarebbe quello di sostituire le politiche monetarie restrittive, con politiche monetarie espansive, ovvero facendo il contrario di ciò che si sta facendo adesso.
Lei potrebbe rispondermi che aumentare la spesa pubblica porterebbe ad un aumento del debito pubblico in quanto, siccome privi di sovranità monetaria, ossia del potere di emettere moneta, ci ridurremmo come sempre a chiedere denaro in prestito ai mercati (ossia alle banche) in cambio dei nostri Titoli di Stato (su cui paghiamo circa 100 miliardi di euro all’anno di soli interessi), e finiremmo per non rispettare i vincoli imposti dall’Ue in materia di pareggio di bilancio e di fiscal compact.
Orbene, mi lasci dire che allora abbiamo trovato la soluzione: riappropriarci della nostra sovranità monetaria e applicare una politica monetaria espansiva.
Se è vero, come afferma, che gli obiettivi che la Bce si prefigge siano la stabilizzazione dell’economia e, conseguentemente, la riduzione della disoccupazione, non può non convenire con me che bisogna abbandonare le attuali ricette economiche che ci hanno portato alla deflazione e alla crisi economica che stiamo subendo per applicare prontamente le soluzioni su proposte.

In attesa di una sua eventuale e gradita replica Le invio cordiali saluti

 

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