DELLE DIECI PAROLE CHE DICO ALLA MATTINA APPENA SVEGLIA, NESSUNA SI TROVA NEL DIZIONARIO...

DANY1969

Forumer storico
Buona settimana a tutti :)
Mentre il coreano fa la pace con tutti i suoi amichetti :rolleyes:... noi italiani aspettiamo che quella genialata di legge elettorale dia i suoi frutti :dietro:

Groenlandia :)
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Quattro ore di sciopero, dalle 9 alle 13.
Diciassette stazioni chiuse.
Almeno sessantamila passeggeri a terra.

Tra questi molti turisti sbarcati a Napoli per godersela in lungo e in largo,
rimasti invece disorientati davanti a quei cancelli chiusi e alla vaghezza degli avvisi al pubblico.

Vai a spiegarglielo che a scioperare erano solo in quattro e che tutti gli altri addetti
al servizio di trasporto «obliquo», quello delle funicolari, erano al loro posto.

Ma è una vecchia storia.

C’era una volta il lavoratore mito, la creatura angelicata priva di interessi bassi e corporativi.
E ora? Ora ne è passato di tempo da quando un minatore alto e muscoloso di nome Stachanov
finì sulla copertina di Time a simboleggiare il lavoro come dedizione, efficienza, organizzazione.

O da quando anche un tranviere cicciuto come Aldo Fabrizi contribuiva a costruire,
grazie al cinema neorealista, la nostra identità nazio-nale.

Nel frattempo, acquisite a caro prezzo le norme riformiste sul diritto del lavoro,
siamo passati dai furbetti (fuorilegge) del cartellino ai monopolisti (iper garantiti)
della cremagliera: da chi risulta formalmente in ufficio, e in realtà è in piscina
o dalla manicurista, a chi astenendosi dal lavoro, in nome del diritto di sciopero,
riesce ad appiedare una città sospesa tra la collina e il mare,
e per questo in buona parte dipendente dalle cremagliere delle sue funicolari.

Napoli di funicolari ne ha quattro, e sono il suo orgoglio sin dalla Belle Époque.
 
Qui qualcuno gioca con il fuoco .......

Nuove esplosioni nella notte in alcune basi siriane ad Hama e Aleppo.
Secondo l’agenzia di Stato della Siria, Sana, che cita fonti militari, l’attacco è avvenuto alle 22:30 ora locale.

Per ora, le notizie sono molto poche e vaghe.
Un rapporto su una pagina Facebook del quotidiano siriano Tishreen attribuisce l’attacco agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna.
Secondo questa pagina, l’attacco sarebbe stato realizzato attraverso il lancio di nove missili balistici partiti dal territorio della Giordania.
Lì, sia Regno Unito che Stati Uniti hanno una delle più importanti basi militari della regione.


Ma molti fanno ricadere i sospetti su Israele.
Il motivo è da ricercare nelle specifiche basi colpite dall’attacco.
Come riporta il quotidiano israeliano Haaretz, le basi attaccate da questo (ancora misterioso)
bombardamento erano presidiate dall’esercito siriano ma anche dalla Guardia rivoluzionaria iraniana.

In sostanza, era una di quelle centrali della presenza iraniana in Siria che il governo israeliano
ritiene la minaccia numero uno per la propria sicurezza regionale.
 
Secondo il quotidiano libanese Al Akhbar, le basi, fra le altre cose, ospitavano diversi depositi di armi.

In questo caso però, i media aggiungono un altro particolare: sembra siano stati utilizzati i missili Bunker Buster.
Subito dopo le esplosioni, il Centro sismico euromediterraneo ha dichiarato che le esplosioni
hanno causato un terremoto di magnitudo 2,6 in tutta l’area colpita dalle bombe.

I sospetti su Israele
In molti hanno subito puntato il dito contro Israele, già autore di attacchi chirurgici sulle basi che ritiene essere gli avamposti iraniani in Siria.

“Non abbiamo intenzione di attaccare la Russia o di interferire nelle questioni interne siriane”,
ha detto Lieberman alla conferenza annuale organizzata dal Jerusalem Post.

“Ma se qualcuno pensa che sia possibile lanciare missili o attaccare Israele o persino il nostro aereo,
senza dubbio risponderemo e risponderemo con molta forza”.

Mentre nell’ultimo bombardamento ad opera di Usa, Francia e Regno Unito,
le agenzia di stampa sia russe che siriane avevano subito confermato che più della metà
dei missili occidentali erano stati abbattuti dalla difesa di Damasco, questa volta, tutto tace.

Fonti locali affermano che non ci sia stata alcuna reazione. Un segnale strano.
La Russia non poteva non sapere dell’attacco.
In molti sospettano che Vladimir Putin abbia optato per una linea soft con Israele.
L’idea è che il Cremlino voglia garantirsi la Siria, ma non entrare nella sfida fra Iran e Israele.
In qualunque caso, Putin perderebbe un partner fondamentale per la Russia.

Le notizie finora giunte dalla Siria parlano di un numero imprecisato di morti nelle basi colpite dall’attacco.
Fonti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (la ormai nota agenzia legata ai ribelli con base a Coventry)
parlano di 26 morti accertati e 60 feriti nell’attacco alla base di Hama, appartenente alla 47esima Brigata.

Di questi morti, soltanto quattro sarebbero siriani. Gli altri sarebbero militari iraniani.
 
Salvini non ha voluto l'accordo e la pagherà........

Renzi non ha voluto l'accordo e la pagherà .......

SVEGLIA. Il conto l'hai pagato Tu. 7%
 
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Ogni volta che i cittadini si sono recati alle urne, i grillini ci hanno creduto
e hanno previsto il cambiamento, ma sono sempre stati smentiti dai fatti.

Nelle regionali del 2013 Beppe Grillo girava in camper per sostenere il suo candidato presidente Saverio Galluccio.
Un tour di quattro giorni per undici città con tanto di diretta streaming.
"Se non arriviamo primi, ci piazziamo comunque in cima'', dichiarava l'allora leader del M5s.
Che poi suonava la carica: "Il Friuli sarà forse la prima regione a Cinque stelle".

Dopo i sogni, arrivò la realtà. ll candidato grillino si piazzò addirittura terzo, con il 19,2%
perdendo ben otto punti percentuali e quasi centomila voti rispetto all'exploit delle politiche di febbraio.
In Friuli la lista prese il 13,7% con 54.900 voti.

E adesso la situazione si aggrava.
Perché i risultati che emergono quando sono state scrutinate 1.140 sezioni su un totale di 1.369
vedono il candidato M5s Alessandro Fraleoni Morgera all'11,96% e la lista al 7,28%.

Rispetto alle ultime politiche, i grillini perdono quasi 18 punti percentuali.

"Affidarsi ai sondaggi è sbagliato. Il consenso attorno il M5s è cresciuto anche in questa regione",
dichiarava qualche giorno fa Luigi Di Maio sostenendo che la partita in Friulia fosse aperta.

Ma, anche stavolta, il M5s è dovuto tornare alla realtà.
 
Che paese di ...........


Durante la trasmissione televisiva RTL-TVI C'est pas tous les jours dimanche",
Redouane Ahrouch, leader del partito islamista belga, si è rifiutato di stringere la mano
e di guardare in viso la giornalista Emmanuelle Praet.

Quando il conduttore ha evidenziato questa mancanza di rispetto nei confronti della donna in studio,
Ahrouch che è anche consigliere comunale ad Anderlecht, ha risposto sereno:
“Non posso andare contro i valori e i dettati della mia fede”.

“Ti vedo già tutte le domeniche in televisione!” ha poi aggiunto l’esponente radicale
ad un ulteriore richiamo della giornalista che lo invitava a guardarla negli occhi.

“Mi sono sentita umiliata e offesa dal comportamento di Ahrouch”, ha detto la giornalista Praet al termine della trasmissione.

Il delegato del partito liberale “Movimento Riformatore” che stava per entrare in studio,
ha visto la scena dietro le quinte e si è domandato ironicamente davanti ai microfoni di DH.be
come il signor Ahouch, che di giorno è un conducente pubblico di autobus,
non possa guardare in faccia le donne che salgono sul suo bus
e chiedendo come la compagnia pubblica di trasporto possa tollerare tale atteggiamento.

Non è la prima volta che il Partito islamista belga crea polemiche per le sue posizioni radicali ed intransigenti.
Poche settimane fa aveva proposto uno Stato Islamico al 100%, donne su dei mezzi di trasporto
separate dagli uomini, velo in tutti i luoghi pubblici e cibo halal nelle scuole.

ll partito che si rivolge ai musulmani radicali che vivono in Belgio,
si presenterà alle prossime elezioni amministrative in 28 municipalità il 14 ottobre 2018.

Alle scorse elezioni hanno eletto due consiglieri comunali ad Anderlecht e nella famigerata Moleenbeck,
la zona di Bruxelles fucina e riparo di numerosi terroristi islamici.

La popolazione mussulmana in Belgio ormai controlla veri e propri quartieri delle città
dove le chiese devono essere presidiate dalla polizia federale belga.

Il nome Mohammed è il nome più comune tra i nuovi nati
e su alcuni poster pubblicitari all’entrata della capitale belga sono apparse eloquenti scritte:
“Benvenuti nel Belgistan!”
 
E bravo lui .....

Marco Sarti, il consulente aziendale lucchese, arrestato a maggio 2017
per bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale, al quale erano stati sequestrati vari beni di lusso,
sembra essere intestatario di un'alloggio Aler.


Nal maggio 2017, Sarti era stato arrestato e la guardia di finanza gli aveva sequetrato
un'Aston Martin, una Porshe, una Ferrari, una moto Yamaha, nonché 26 immobili.

Oltre a vari terreni, possedeva case nella provincia di Bergamo, Lecco, Catania, Sassari
ed aveva a disposizione due ville in Sardegna.
A suo carico erano stati anche congelati settecento mila euro e le quote di sette diverse società.
L'uomo, cinquantanove anni, nonostante non sia più sottoposto a misura cautelare in carcere, è ancora indagato.

Ora, sembra che a Sarti sia stato assegnato un appartamento Aler,
Azienda Lombarda Edilizia Residenziale, che assegna immobili ai nuclei famigliari più bisognosi, con hanno esigenze abitative.

Il consulente risulta assegnatario di un abitazione al secondo piano della palazzina B,
in via Giuseppe Ungaretti 31, a Campagnola, in provincia di Bergamo. Marco Sarti risulta, però, residente a Malta.

l'Aler ha confermato al Corriere della Sera che l'assegnatario è lui e "se ha avuto l’alloggio vuol dire che aveva i requisiti".

Il direttore generale dell'Azienda di Bergamo, Lorella Sossi, specifica che sono in corso accertamenti:
"Stiamo procedendo per vie legali da agosto 2017, ma non è così semplice.
Sono in corso le procedure per la decadenza dell’alloggio.
La residenza dell’inquilino risulta a Malta ed è stato spedito là l’avviso: così i tempi si sono allungati".

Tuttavia, a detta di alcuni residenti, l'appartamento sarebbe abitato, ma Sarti si vede poco.
Al suo posto "ci sono persone che vanno e vengono in quella casa, soprattutto di notte. Una ragazza vive lì",
come afferma una vicina di casa. Anche altri condomini hanno avuto modo di verificare
la presenza di persone all'interno dell'abitazione, dato che "a notte fonda si sentono urla".
 
Grazie europa perchè ci fai rimpiangere di avervi aderito

Montagne di zucchero dividono Francia e Germania dall'Italia.
I due Paesi che dettano regole di comportamento economico su tutto
stanno anche brigando per ridurre, e forse cancellare, la coltivazione della barbabietola in Italia.


L'asse Parigi-Berlino funziona alla grande dopo che, il 30 settembre scorso, il regime delle quote produttive
fissato da Bruxelles è stato eliminato come esito finale della riforma varata nel 2006.

C'erano una volta le quote latte, e parallelamente vigevano le quote zucchero.

Ma con l'abolizione dei tetti produttivi che per anni hanno armonizzato le colture nei Paesi dell'Unione europea,
Francia e Germania hanno spinto sull'acceleratore, facilitati anche dal clima che a nord delle Alpi è più favorevole per questa pianta e ne moltiplica le rese.
Così a fine anno lo zucchero franco-tedesco ha fatto segnare una crescita del 20 per cento rispetto all'anno precedente.
Previsioni analoghe si fanno per il 2018-19.

Il risultato?
I due Paesi si sono ritrovati a fare i conti con un'eccedenza di 3,5 milioni di tonnellate da commercializzare.
E gli altri mercati devono subire un crollo dei prezzi. Chi ne ha fatto maggiormente le spese è stato lo zucchero italiano,
una coltivazione tradizionale della pianura padana orientale, in Veneto ed Emilia Romagna.

Da 600 euro a tonnellata, il valore dello zucchero alla produzione è crollato a 350 euro.
Un ribasso di oltre il 40 per cento, un livello sotto costo, non sostenibile per la filiera.

Così i produttori italiani, che già devono fronteggiare la concorrenza internazionale di Paesi come Brasile, India e Thailandia,
i maggiori produttori mondiali, sono costretti a guardarsi anche dal dumping interno all'Ue.
 
Acquistate Italia Zuccheri.

Un nome storico come Eridania, che aveva 7 stabilimenti nel 2003, è stato acquisito
dai francesi di Cristal Union i quali hanno tagliato l'intera produzione in Italia.

La barbabietola rischia di aggiungersi a colture come grano e mais che hanno garantito il sostentamento
a generazioni di famiglie nel Nord e ora progressivamente spariscono dalle campagne padane perché sempre meno remunerative.

Resistono soltanto i coltivatori che si trasformano in viticoltori, convertendo i campi in vigneti.
Prosecco e pinot sono le nuove galline dalle uova d'oro.

Nel 1948 in Italia si contavano 62 zuccherifici.

Nel 2003 si erano ridotti a 19, concentrati soprattutto nelle campagne di Bologna, Ferrara, Padova, Forlì,
ma presenti anche in Lombardia, Lazio, Sardegna e lungo la dorsale adriatica.

Lo zucchero made in Italy rappresentava il 17 per cento della produzione dell'Unione europea e copriva tre quarti del fabbisogno interno.

Oggi gli impianti produttivi in tutta la penisola sono 3.
In dieci anni la produzione è crollata da 1,4 milioni di tonnellate a 300mila, perdendo quasi l'80 per cento dei quantitativi.

È un drammatico paradosso: l'Italia è il terzo mercato per il consumo di zucchero in Europa con 1,7 milioni di tonnellate
grazie soprattutto all'importanza dell'industria dolciaria, che assorbe l'80 per cento della domanda;
e pur avendo le potenzialità di coprire larga parte del fabbisogno è costretta a importare quantità rilevantissime.

La progressiva concentrazione produttiva in pochi Paesi condurrà a un oligopolio che di fatto avrà mano libera nel determinare i prezzi.
E visto che c'è di mezzo la Germania, non è affatto detto che l'autorità europea per la concorrenza interverrà a riequilibrare la situazione.

Dei tre zuccherifici italiani ancora attivi, due appartengono a Coprob, Cooperativa produttori bieticoli fondata nel 1962
che è rimasta il baluardo dell'attività saccarifera in Italia, mentre il terzo è di Sadam del gruppo Maccaferri.

Quindici anni fa i centri di lavorazione della barbabietola targati Coprob erano 7.
Al consorzio, che è sul mercato con il marchio Italia Zuccheri,
conferiscono settemila aziende agricole che assommano 36mila ettari di terreni coltivati in Emilia Romagna e Veneto.
 

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