DELLE DIECI PAROLE CHE DICO ALLA MATTINA APPENA SVEGLIA, NESSUNA SI TROVA NEL DIZIONARIO...

Questo era il testo in vigore nel 2006. Scomparso completamente l'articolo 3 ed anche il 5

Articolo 2.
1.I proprietari e i detentori di cani, analogamente a quanto previsto dallo articolo 83, primo
comma, lettere c) e d) del Regolamento di polizia veterinaria, approvato con decreto del
Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320, hanno l’obbligo di:

a) applicare la museruola o il guinzaglio ai cani quando si trovano nelle vie o in altro luogo aperto al pubblico;

b) applicare la museruola eil guinzaglio ai cani condotti nei locali pubblici e sui pubblici mezzi di trasporto.

2. I proprietari e i detentori di cani di razza di cui all’elenco allegato devono applicare il
guinzaglio e la museruola ai cani sia quando si trovano nelle vie o in altro luogo aperto al
pubblico sia quando si trovano nei locali pubblici o sui pubblici mezzi di trasporto

Art. 3
1. Chiunque possegga o detenga cani di cui all’articolo 1, comma 1 lettera b) ha l’obblico di vigilare con particolare attenzione
sulla detenzione degli stessi al fine di evitare ogni possibile aggressione a persone e deve stipulare una polizza
di assicurazione di responsabilità civile per danni contro terzi causati dal proprio cane.

Articolo 5
1. Si definisce cane con aggressività non controllata quel soggetto che, non provocato, lede o
minaccia di ledere l’integrità fisica di una persona o di altri animali attraverso un comportamento aggressivo
non controllato dal proprietario o detentore dell’animale.

Il Ministro: Turco
 
Ti documenti e ne salta fuori una nuova ogni momento ......

Guidare senza patente non è più reato bensì mero illecito amministrativo.
lo ricorda la Cassazione con la sentenza n. 18413/2018 (sotto allegata),
accogliendo il ricorso di un automobilista condannato per il reato di cui all'art. 116 del codice della strada alla pena di 2mila euro di ammenda.

L'uomo adiva la Suprema Corte contestando l'affermazione di responsabilità penale e rilevando che il trattamento sanzionatorio risultava comunque eccessivo.

Per gli Ermellini, ha ragione.
Osservano, infatti che "la contravvenzione di cui all'art. 116, comma 13, cod. strada,
è stata trasformata in illecito amministrativo ad opera dell'art. 1, comma 1, d.lgs. 15.01.2016, n. 8, entrato in vigore il 6.02.2016".

La richiamata disposizione, peraltro, "si applica anche alle violazioni commesse anteriormente alla data di entrata in vigore della novella".

Conseguentemente la sentenza impugnata va annullata senza rinvio, perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.
 
Il dato è sconfortante. Poco meno di 1.000.000 di sbarchi (quelli controllati)
al dato dobbiamo aggiungere quelli che sono arrivati e nessuno se n'è accorto.

Da noi.
7.000.000 di euro = 14 miliardi di vecchie lire spese sino al 2015
Calcolando che oggi ne ospitiamo circa 1000, significa che dobbiamo aggiungere a quel costo
come minimo altri 18.000.000 di euro = 35 miliardi di vecchie lire.

50 miliardi di vecchie lire che potevano essere destinate al sociale, al turismo, al commercio, all'industria
per creare posti di lavoro. Che invece hanno creato solo delinquenza. Basta leggere cosa succede sui treni locali
o nelle serate di "euforia" o nello spaccio di droga.
Con 653 revoche. Su circa 3700 accoglimenti.


Un rapporto della Corte dei Conti sulla prima accoglienza dei migranti ha portato alla luce dati interessanti sul sistema italiano e sulla nostra provincia,
relativamente alla gestione del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo nel periodo che va dal 2013 al 2016,
in riferimento ai centri di ricezione e sui centri di trattenimento di "prima accoglienza" per stranieri.

Nel 2016 sono sbarcate sulle nostre coste oltre 181mila persone: cifra culmine di un trend che è andato a crescere dal 2011 in avanti,
tra loro i minori non accompagnati sono stati 25.846 più del doppio di quelli del 2015 e 2014.
In quello stesso anno sono state 176.554 le persone che sono state ospitate nel sistema di accoglienza italiano:
137.218 nelle strutture temporanee, 820 negli hotspot, 14.694 nei centri di prima accoglienza e 23.822 negli Sprar.

La Lombardia ha accolto il 13 per cento dei migranti - 23.046 persone - 21.511 nelle strutture temporanee e 1535 nei posti Sprar.

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Anche in Provincia di Lecco sono stati implementati solo dei centri Cas tra le strutture di prima accoglienza,
che sono andati a sostituire i vecchi Centri di accoglienza; queste strutture - Centri di accoglienza fino al 2014 e Cas dal 2015 -
hanno ospitato tra il 2013 e il 2015 un totale di 1116 persone:

68 nel primo anno considerato dal rapporto,

234 nel secondo e

814 nel terzo.

I costi sostenuti per la prima accoglienza nel nostro territorio nel periodo considerato dallo studio sono di

155.716 euro nel 2013,

1.341.304 euro nel 2014 e

5.676.824 euro nel 2015;

per un totale di 7.173.844 euro di con una media di 34,74 euro spesi al giorno per ogni migrante accolto.
 
La montagna. Ti accarezza. Ti ammalia. Ti affascina. Ma quando si incazza....picchia duro.

Mario Castiglioni, la guida alpina comasca di 59 anni morta in Svizzera insieme ad altre 6 persone
(tra cui la moglie Kalyna Damyanova) fra Chamonix e Zermatt era esperto come la sua clientela.
Così spiegano in un comunicato le guide alpine della Lombardia che parlano di “tragedia”.

«Tutti i nostri pensieri - hanno scritto una nota - sono rivolti alle famiglie e ai parenti delle vittime;
vogliamo mostrare loro il nostro pieno sostegno e solidarietà, e facciamo del nostro meglio per assisterli e per aiutare a chiarire le circostanze di questa tragedia».

Castiglioni era Guida alpina dal 1992, iscritta al Collegio regionale Guide alpine Lombardia.
«Era un alpinista di grande esperienza e vantava un lungo curriculum internazionale.

Castiglioni aveva salito tre ottomila: il Manaslu, lo Shisha Pangma e il Cho Oyu,
e delle Seven Summit il Denali, l’Aconcagua, l’Elbrus e il Kilimanjaro.
Aveva scalato inoltre il Fitz Roy, il Cerro Torre, l’Aguja Guillaumet, El Capitan,
Half Dome, l’Ama Dablam, l’Alpamayo e il Mont Kenya, per citare solo alcune delle vette da lui raggiunte».

«Esercitava la professione di Guida alpina a tempo pieno. Con la sua agenzia - sottolineano -
organizzava spedizioni e viaggi alpinistici in Italia e in tutto il mondo, spesso di alto livello,
tanto che la sua clientela era frequentemente composta da alpinisti preparati,
abituati ad andare in montagna, esperti a loro volta.
La Haute Route Chamonix Zermatt era un itinerario ben noto a Castiglioni, una traversata classica che aveva percorso tante volte nella vita».

Ancora non è del tutto chiara la dinamica della tragedia e le autorità svizzere non hanno ancora confermato la prima ipotesi,
vale a dire che il gruppo sia stato colto da un’improvvisa bufera di neve e vento - con temperature scese nella notte a -5
e con le raffiche che soffiavano a 80 km/h - che ha ridotto a zero la visibilità e sia rimasto bloccato a poco meno di 500 metri dalla salvezza.

Castiglioni è caduto in un crepaccio mentre da solo cercava di raggiungere il rifugio per dare l'allarme.
 
Adesso nevica, nevica fitto, sui quattromila metri del massiccio del Rosa.
Il corpo che era stato intravisto nei giorni scorsi, una macchia distesa sul bianco, è stato presto sepolto dalla neve.


E insieme al corpo la neve seppellisce chissà per quanti mesi le risposte a domande che si fanno in molti, nel mondo chiuso delle montagne.

Chi era davvero la donna che oggi ha per tomba il ghiacciaio?
Qual era il suo obiettivo, perseguito con forza incredibile, quale la necessità che l'ha spinta,
con volontà vicina all'incoscienza, ad una impresa che avrebbe stroncato un giovane atleta?

La storia della moldava senza nome si consuma pressoché in contemporanea con la tragedia dell'Haute Route,
i sette alpinisti morti assiderati tra Zermatt e Chamonix: e ne viene inevitabilmente oscurata nei racconti di questi giorni.
Ma se il caso dell'Haute Route ha diversi punti oscuri, la storia della moldava (o russa: neanche questo è chiarissimo)
è avvolto in misteri molteplici e apparentemente inestricabili.
E il fatto che i resti della donna siano ora irraggiungibili allontana ulteriormente la possibilità d capire.

Si sa che non era una ragazza: tra i quaranta e i cinquanta, e attrezzata più per una passeggiata che per una impresa estrema.
Viaggia con due zaini, uno sul petto e uno sulla schiena, e - dettaglio quasi surreale - con due sacchetti di plastica.

Se la vedono arrivare martedì scorso al Rifugio Mantova, 3.450 metri di altezza: appare già provata, e ne ha motivo.
É arrivata fin lassù con gli impianti di risalita, per raggiungere il rifugio ha dovuto affrontare altri trecento metri di dislivello.
Strada facendo ha perso parte del bagaglio, e chiede l'aiuto del personale per recuperarlo. Dorme al rifugio.

L'indomani prende congedo e dice: vado al Rifugio Margherita. Al rifugio restano increduli.
La Margherita è a Punta Gnifetti, quota 4.450, arrivarci con gli sci e le pelli di foca è una impresa da alpinisti tosti.
Andarci a piedi, in questa stagione, una impresa da superman. Ma la moldava noleggia un paio di ciaspole, parte.
E, incredibilmente, ce la fa.

Il Margherita in questa stagione è chiuso.
Una sola stanza offre ospitalità a chi riesce ad arrivare fin lassù. E qui una guida trova la donna venerdì.
Ma la pista non è ancora finita, il lungo viaggio nell'immensità bianca della montagna deve continuare: e sa Dio perché.

La donna ha un ultimo obiettivo: il Monte Rosa Hutte, il rifugio sul versante svizzero.
Millesettecento metri più in basso, una discesa in uno sterminato mare di ghiaccio, il ghiacciaio di Grenz, circondato dai crepacci.

Se la salita fino alla Margherita è stata una impresa inverosimile, riuscire arrivare alla Hutte è praticamente impossibile,
anche perché nel frattempo il clima è cambiato, e sul massiccio sta arrivando la stessa perturbazione che intrappolerà sulla Haute Route i quattordici scialpinisti italiani e francesi.

L'impresa è impossibile, e infatti non riesce.
La donna esce dalla Margherita e va verso la morte: quasi consapevolmente, come Lawrence Oates lasciò la tenda di Scott al Polo Sud.
Quando iniziano a cercarla, dall'aereo vedono solo la macchia scura del corpo vicino alla Roccia della Scoperta.

Poi, solo il bianco della neve.
 
Baruffe fra perdenti ........

Matteo Renzi
, ringalluzzito dalla direzione che ha sposato in toto la sua linea anti grillini, non aspettava altro:
al primo attacco di Luigi Di Maio che chiama "traditori del popolo" gli altri partiti rei di costringere Mattarella
a un governo di tregua, l'ex segretario Pd torna su Facebook per rivendicare il suo no all'accordo.

"Oggi capiscono finalmente di non avere i numeri per Palazzo Chigi e quindi sbroccano",
ha scritto sulla sua pagina Facebook,
" Quando vedo certe capriole, sono orgoglioso di aver contribuito - insieme a tanti altri militanti - a evitare l'accordo tra il Pd e i Cinque Stelle. Lo ripeto: sono orgoglioso".
 
Era l'agosto del Cinquantuno quando Ninalee, per festeggiare la sua laurea,
si era regalata una vacanza in Europa, prima la Spagna, poi la Francia, infine l'Italia, Firenze.

Aveva preso alloggio al Berchielli, in lungarno degli Acciaiuoli, per un dollaro a notte,
dove incontrò Ruth Orkin, fotografa di passione.

La mattina alternava nuvole a luce grigiastra, carica di umido calore e di profumi,
quell'estate fiorentina portò le due donne americane verso piazza della Repubblica.

Ruth capì che quella sarebbe stata il set per una ideale istantanea turistica.
Ninalee prese a camminare decisa, calzava sandali, indossava una veste nera,
ampia era la gonna sulla quale una sciarpa copriva la metà della spalla e del fianco,
in mano stringeva una borsa a sacco, lisci i capelli e raccolti, l'espressione superba, quasi tronfia.

Attorno le ronzava un manipolo di maschi italiani, una quindicina in tutto,
stupefatti, increduli, straniti da quella apparizione imprevista al tempo.

Ruth chiese a un paio di questi di non guardare verso la macchina fotografica,
mise a fuoco, trovò il momento, scattò la fotografia.

Si vedono soltanto pappagalli maschi, di ogni età, stazza e tipo, figure grasse, lontane e vicinissime,
c'è il bullo che la sfotte accovacciato sullo scooter, porta i mocassini e i calzini bianchi,
il maglione dal quale spuntano le alette svolazzanti della camicia, un sodale, seduto sul sellino posteriore,
si sporge appena ghignando; si seppe, poi, che il bulletto era Carlo Marchi, fratello di Bona Marchi Frescobaldi.

All'angolo, quasi ingobbito, sta un tipo rozzo, tiene un ombrello chiuso per reggere la propria volgarità,
mette le labbra a culo di gallina per fischiare, come nei saloon, all'indirizzo dell'americana e,
per somma raffinatezza, si tocca il basso ventre; questa immagine venne poi cancellata in alcune riproduzioni.

Altri, a pochissimi metri o distanti, in penombra, assistono alla sfilata come davanti alla processione della madonna.
Ninalee non regala loro nemmeno uno sguardo, una smorfia, un sorriso.

La fotografia diventò un'icona, con il titolo, Ragazza americana in Italia.

Ninalee non avvertì alcun fastidio, non ci furono parole pesanti in quella mattina,
il suo passaggio lasciò profumo di donna e pensieri sparsi nel leggero vento fiorentino.
Quella passeggiata la fece innamorare degli italiani, sposò Achille Passi,
nobile veneziano, andò a vivere nella splendida villa di Treviso.

Per un gioco del destino si scoprì che il bullo dello scooter era anche il cugino di Achille,
la famiglia impose di tenerne in segreto il nome.

In America l'immagine venne letta e commentata come un'offesa, volgare, maschilista,
su Cosmopolitan venne presentata con il titolo «Quando Tu viaggi da sola»,
i puritani bacchettoni costrinsero un ristorante di Filadelfia a togliere la fotografia all'interno del locale,
mentre la Kodak la usò come lancio pubblicitario di una nuova pellicola fotografica
e fu proprio Ninalee a trovarsela di fronte alla Grand Central Station.

Ninalee Craig Allen si risposò, a New York, con un imprenditore canadese.
Per lei, quella fotografia ricordava un gioco, divertente, di giovinezza libera.

Oggi sarebbe oggetto di manifestazione di protesta di piazza e di denuncia pubblica.
A chi le diceva di amare l'Italia e gli italiani, Ninalee, ripensando a Firenze,
calzando di nuovo i sandali e raccogliendo i capelli, avrebbe risposto: «Me too».
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Ninalee Craig Allen è morta. Aveva novantadue anni. Dicono che fosse ancora una donna bellissima.
 
Tempi bui in parecchi settori......ma qui è notte fonda.

I segnali sono tanti. A iniziare dal gradimento degli elettori

. L'Ipsos di Nando Pagnoncelli ha effettuato un sondaggio, pubblicato ieri dal Corriere della Sera,
dal quale si evince che l'«uomo nuovo» non è più così gradito.

Anzi. Prima del voto in Friuli-Venezia Giulia e in Molise Di Maio era il leader più apprezzato (con il 45%)
davanti a Salvini e al premier Gentiloni.

Adesso il podio è radicalmente mutato. Salvini domina salendo di un solo punto (da 43 a 44%).
Di due punti sale Gentiloni (da 41 a 43%).
L'unico a scendere è Di Maio. Il leader grillino è quasi in caduta libera. Passa dal 45 al 37%.

Gli elettori, insomma, non gli perdonano il fiasco ottenuto dalle manovre dei due forni.
La caduta nei consensi e il fallimento delle trattative per il primo governo della XVIII legislatura
pesano come macigni nel curriculum politico del giovane Di Maio.
Che ora si sente anche più solo dopo che sia Grillo da un lato
che l'economista Giacinto della Cananea dall'altra hanno sconfessato la linea del «capo».

Grillo ha infatti costretto Di Maio a un distinguo sul referendum sull'euro.
Per non parlare poi di della Cananea che, intervistato dalla Stampa,
sconfessa l'altra tesi forte di questi giorni: il ritorno al voto.
Inutile, spiega l'economista gradito ai grillini «interrompere la legislatura adesso. Sarebbe una scommessa pericolosa».
«Serve l'arte del compromesso», spiega, soprattutto quando ci si trova in presenza di una legge elettorale come il Rosatellum.

Insomma Di Maio ora non è più libero di rappresentare il volto «istituzionale»
e rassicurante del movimento perché i partigiani di Grillo storceranno il naso con il suo distinguo sull'euro.

Però non può fare nemmeno il barricadero perché l'economista di fiducia gli sussurra
un inequivocabile niet sul versante del ritorno alle urne.

Un'impasse questa che potrebbe costare cara a Di Maio.
Va a finire che anche il leader politico del Movimento sarà costretto a ricorrere alla conta.
Per verificare se la sua linea sia ancora spendibile.
Insomma per accertarsi di avere una maggioranza (almeno interna al Movimento).

Tra questi figurano sicuramente il deputato Riccardo Fraccaro
(che vede complotti dovunque ai danni del Movimento, anche nelle stanze del Quirinale),
il capogruppo al Senato Danilo Toninelli e il suo collega Vito Crimi.

Toninelli, a esempio, si prende la briga di rigettare l'ultimo appello di Salvini.
«Meglio votare, pur con il Rosatellum».
Anche Crimi difende la linea del «leader politico» e respinge l'ipotesi del governo tecnico, e su Salvini dice
«arriva in ritardo, ma è da valutare per capire».

Insomma tutta l'armata dei grillini in linea con Di Maio si ritrovano sul punto essenziale:
senza un governo politico con i Cinque Stelle alla guida, si deve tornare alle urne.

Fattore questo per nulla auspicabile non solo perché i rapporti di forza tra i partiti
potrebbero non cambiare anche con un nuovo voto, ma perché il Movimento potrebbe scegliere un nuovo leader.

E il pensiero (malizioso) corre subito ad Alessandro Di Battista,
che invece di partire per l'America come previsto (e come promesso),
è rimasto accanto al gruppo dirigente per affrontare questo ennesimo banco di prova.
 

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