DELLE DIECI PAROLE CHE DICO ALLA MATTINA APPENA SVEGLIA, NESSUNA SI TROVA NEL DIZIONARIO...

«Contiamo su 500 dipendenti e 5.500 soci conferenti dice Claudio Gallerani, il presidente
oltre a 1.500 coltivatori conferenti non soci e altrettante imprese dell'indotto:
trasporto, macchinari agricoli, manutenzioni, commercializzazione».
I due stabilimenti sopravvissuti alle falcidie si trovano a Minerbio (Bologna) e Pontelongo (Padova).

La risposta dei coltivatori italiani si muove su due fronti.
C'è la battaglia politica da condurre, in Italia e in Europa.

È stato chiesto lo stato di crisi del settore, messo in grave pericolo dal crollo dei prezzi,
ed è stato lanciato un «patto per lo zucchero italiano» al quale ha subito aderito l'Alleanza delle coop agroalimentari:
«Questa crisi di mercato si aggiunge a uno scenario che vedeva già il comparto saccarifero indebolito
dai pesanti contraccolpi di una riforma del settore che ha chiuso 16 stabilimenti su 19», dice il presidente dell'Alleanza, Giorgio Mercuri.

Ha aderito Federagri dell'Emilia Romagna mentre anche il Veneto leghista e l'Emilia rossa si ritrovano dalla stessa parte:
gli assessori Giuseppe Pan e Simona Caselli hanno fatto pressione sugli europarlamentari del Nordest.

«Non basta fare catenaccio tra regioni e associazioni spiega Pan -.
Bruxelles deve affrontare gli squilibri creati dalla liberalizzazione del mercato e valorizzare la competitività di filiere agroalimentari sane».

La regione Veneto ha lanciato un bando che finanzia fino a 200 euro a ettaro per le superfici coltivate a barbabietola.
A Bruxelles con un'interrogazione si è fatto sentire anche l'ex ministro dell'Agricoltura Paolo De Castro,
oggi vicepresidente della Commissione agricoltura dell'europarlamento:
«I produttori di barbabietole del Sud Europa non devono essere beffati due volte, prima con la fine delle quote di produzione
e poi come mercati di smaltimento dei surplus provocati dai partner nordeuropei».

Parallelamente alla mobilitazione sul fronte comunitario, i produttori hanno anche investito nell'innovazione.

Gallerani la chiama «bieticoltura 4.0», un'agricoltura di precisione: Coprob ha lanciato il Nostrano,
primo e al momento unico zucchero grezzo di barbabietola in Europa, e parallelamente ha destinato 150 ettari a prove di coltivazione biologica.

Nella crisi i bieticoltori hanno scelto di seguire la strada di altri settori agricoli che hanno puntato all'innovazione e all'eccellenza del made in Italy.
Lo zucchero grezzo di bietola lancia la sfida a quello di canna. I

nvece quello biologico arriverà sul mercato nel 2019:
«Abbiamo investito 180 milioni di euro per ammodernare gli stabilimenti e dotarci di macchinari robotizzati
per togliere le male erbe senza ricorrere a diserbanti spiega Gallerani -. Sostituiscono zappa e lavoro manuale con estrema precisione.

E abbiamo anche la collaborazione dell'industria chimica nel trovare biofertilizzanti.
Sarà l'unico zucchero al 100% italiano tracciato dal campo alla tavola»
 
Arezzo, 1 maggio 2018 - Aggredito per non aver impiegato con maggiore assiduità il proprio figlio.
Sarebbe questo il motivo che si cela dietro l'aggressione di un genitore nei confronti dell'allenatore del figlio.

E' accaduto ieri mattina alle 9 allo stadio Comunale di Levane.
In programma un torneo riservato alla categoria Pulcini, bambini classe 2008.
Il padre prima protesta a parole contro il mancato impiego del proprio figlio con l'allenatore,
poi decide di passare ai fatti. Sul posto sono interventi i carabinieri e i sanitari del 118 che hanno soccorso l'allenatore.

Dura condanna da parte della società dell'Atletico Levane Leona che in serata ha diramato questo comunicato stampa:
"riferendosi all’increscioso episodio verificatosi stamani prima dell VIII Torneo Leone Bianco Verde,
mentre esprime la propria solidarietà al suo tesserato, si associa e condivide tutte quelle considerazioni che,
con ogni mezzo, hanno condannato il gesto del genitore e valuterà velocemente come tutelare la propria immagine nelle opportune sedi e secondo le leggi vigenti”.
 
Buffo paese l'Italia.

Le tradizioni autoctone del nord e degli italiani in generale, difese dalla Lega che chiede semplicemente
parità di trattamento in ottemperanza dei principi costituzionali, sono sinonimo di razzismo per il PD e la sinistra intera.

Le stesse, vantate da altoatesini, per non parlare di immigrati vari, sempre con l'avallo di PD e sinistra,
sono la giusta difesa delle tradizioni, meritevoli di tutela e di interpretazioni favorevoli delle Leggi e che deve quindi essere non condannabile.
 
Nei giorni scorsi gli indipendentisti della provincia autonoma di Bolzano hanno affisso un manifesto a dir poco provocatorio per sponsorizzare gli asili solo per bambini tedeschi.

In sei asili tedeschi a Bolzano, secondo i dati forniti dalla Süd-Tiroler Freiheit in conferenza stampa, più del 50% dei bambini non è di madrelingua tedesca.
In un asilo di Merano si arriva al 70%.

Recentemente mamme e papà sono stati sottoposti a colloqui per testare il loro livello di conoscenza del tedesco
e, poi, invitati a iscriversi a corsi di seconda lingua e a non iscrivere i figli alla materna tedesca.

Anche la giunta provinciale aveva deciso di centralizzare le iscrizioni alle scuole materne per
"impedire o limitare l'affollamento da parte di bambini non tedeschi".

"Solo il 10% dei bambini di madrelingua tedesca è iscritto agli asili tedeschi perché i posti sono occupati da stranieri e italiani"
 
ahahahahah che lotta interna. Sembra la DC di una volta.

Maurizio Martina ha parlato per primo.
Poi hanno preso posizione Dario Franceschini, Andrea Orlando, Francesco Boccia, Michele Emiliano
e da Bruxelles persino David Sassoli.

Quindi ad allungare la lista dei dirigenti irritati per l’atteggiamento di Matteo Renzi è arrivato Luigi Zanda, l’uomo considerato più vicino a Sergio Mattarella

L’unica voce fino a questo momento assente dalla ribellione interna al Pd renziano
è invece quella dell’unico leader tirato in ballo dall’ex segretario: Paolo Gentiloni.

Al suo successore Renzi ha riservato una stoccata quando ha ricordato – ancora una volta –
la sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.

“Da quel giorno il Paese è bloccato”, ha detto il senatore di Firenze e Scandicci.

Da allora il suo posto a Palazzo Chigi è stato occupato proprio da Gentiloni.
Premier di un governo bollato in diretta televisiva come emblema dell’immobilismo nazionale,
nonostante i dati economici del 2017 smentiscano questa ricostruzione.

È per questo motivo, per quel colpo gratuito sotto la cintura, che in tanti dentro al Pd adesso confidano
in una reazione di Gentiloni nel corso della direzione di giovedì.

Sperano, cioè, che l’attacco di Renzi provochi il premier convincendolo a scendere in campo per ricoprire in un ruolo più attivo all’interno del partito.
Magari mettendosi alla guida della ribellione interna all’ex segretario, dimissionario ma più che mai leader della sua corrente.

In vista della direzione di giovedì, infatti, i renziani sanno di potere contare sulla maggioranza schiacciante dei delegati:
128 membri della direzione su 209 sono infatti espressione dell’ex sindaco di Firenze.

Gli altri – Franceschini, Martina e Orlando – possono contare al massimo su 62 voti.

Una situazione definita, anche se all’orizzonte si avvertono tutta una serie di manovre che puntano
a creare un unico blocco in grado di resistere e sovvertire la corrente dell’ex segretario.

Una sorta di unione di forze antirenziane che punta su due leader: l’attuale segretario reggente, da una parte, e il presidente del consiglio, dall’altra
 
Lo dico sempre. Bisogna pensarci prima. La prudenza non è mai troppa.
Ma - secondo punto - come fai a dichiarare che "non sapevi" che la gita fosse lunga ed impegnativa ?


“Era una gita difficile non da fare in una giornata dove alle 10 sarebbe iniziato il brutto tempo. Non era neanche da pensarci“.

Tommaso Piccioli
, l’architetto sopravvissuto all’escursione da Chamonix a Zermatt
in cui sono morti almeno sei suoi compagni di escursione, cinque dei quali italiani,
racconta di come è riuscito a vincere il freddo e l’angoscia:

“Ogni tanto mi veniva la voglia di lasciarmi andare, ma dopo pensavo a mia moglie”.

Così ha resistito tutta la notte in mezzo alla bufera di neve che aveva sorpreso il gruppo guidato da Mario Castiglioni,
un esperto escursionista con tre 8mila scalati.

Il suo è il racconto di un concatenarsi di errori: “Abbiamo sbagliato strada”. È accaduto diverse volte, “quattro o cinque”, spiega.
A quel punto, “ho portato avanti il gruppo io perché ero l’unico ad avere un gps funzionante
fino a che siamo arrivati a un punto in cui non si poteva più procedere perché con quella visibilità non era possibile”.

Gli errori, racconta Piccioli, sono continuati anche quando è venuto il buio:
“È arrivata la notte. Ci siamo fermati in una sella e anche quello è stato un errore perché non ci si ferma nelle selle quando c’è il vento.
Devi fermarti in un punto riparato e scavare un buco”.

A quel punto, l’architetto spiega di aver “cercato di non addormentarmi e ci sono riuscito, tutto lì, perché in quelle situazioni se ti addormenti sei finito: l’ipotermia ti prende e ti uccide”.

“Bisogna muoversi, muoversi, respirare e solo pensare di non morire – ha spiegato –
Ogni tanto mi veniva la voglia di lasciarmi morire, dopo pensavo a mia moglie”.

Nel gruppo, ha aggiunto, “eravamo tutti italiani tranne tre”.
E spiega un dettaglio legato alla partenza della tappa sull’Haute Route Chamonix-Zermatt:

“Non sapevamo che la gita fosse lunga e impegnativa perché non ce l’aveva detto. Io sapevo già che sarebbero morti quasi tutti”.
 
Ultima modifica:
Abbigliamento a cipolla, sempre.

Due capi addosso (tre se fa un freddo cane) e altri due nello zaino,
guanti e passamontagna di riserva, telo di alluminio di sicurezza
(ora esistono rinforzati e a sacco) pesano poche decine di grammi e sono importantissimi.

Non solo per sé, ma per coprire qualcuno che si faccia male.
Ho visto innumerevoli asinate, la più comune è quella dell'abbigliamento inadeguato.
 
Mangiare le nutrie?
Magari qualcuno lo fa senza dirlo o qualcuno lo dice senza farlo.

Il sindaco di Gerre de’ Caprioli, mille anime alle porte di Cremona, lo dice e lo fa.
Metterle in tavola è per Michel Marchi la soluzione ideale per fronteggiare un’emergenza che nel territorio padano è molto sentita.
Ne è convinto, lui che la carne di nutria l’ha pure mangiata:

“Posso affermare che è buona, quasi meglio della carne di coniglio”.

Quella del primo cittadino e presidente dei Piccoli Comuni dell’Anci Lombardia non è quindi una boutade. “Sono serissimo”, afferma.
Come tutte le problematiche vanno affrontate partendo dal dato concreto.
Spendiamo milioni di euro per riparare i danni che questi animali fanno ad argini e difese idrauliche.
Si cercano soluzioni politiche ponendo a carico di cacciatori volontari l’onere (non tutto in verità) di ucciderle e riporre le carcasse”.

Una soluzione che, a onor del vero, sia per carenza di risorse sia per la difficoltà a mettere in atto
le azioni necessarie al contenimento dei roditori, è piena di ostacoli.

Eppoi “in mezzo mondo la nutria si mangia ed anche in altre province e regioni ‘fluviali’ già si ragiona in questi termini.
Dico semplicemente: legalizzatela!”. Marchi ci scherza un po’ su: “Chi non vorrà provare non credo subirà torture corporali.
Il vegetariano rimarrà tale, il vegano idem, lo scettico pure. Ma escludere a prescindere questa strada è limitante e, a mio avviso, nel lungo periodo dannoso”.

Marchi sottolinea che ci sono verbali dell’Asl che rimarcano come la nutria, a differenza degli altri topi, non porta leptospirosi.
“È totalmente erbivora e alle alte temperature i batteri se ne vanno”.
 
E poi ci sono quelli che devono sempre rompere. Ma che non pagano mai .......

Nel frattempo, qualche settimana fa, l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente)
era intervenuta a stigmatizzare la pratica di proporre in alcuni siti di cucina ricette a base di nutria:
“Non bastano i mangiagatti ed i cinesi che mangiano i cani, ora ci si mettono anche i padani che si cucinano
(illegalmente, mentre si possono mangiare ad esempio in Usa e Germania) le nutrie,
animali dolcissimi che popolano la nostra pianura e che sono già sottoposti a vessazioni e uccisioni indiscriminate.
In Italia le pietanze a base di nutria sono vietate. Per questo sollecitiamo i controlli sanitari”.

Ma il sindaco Marchi ha un’altra idea: altro che “gabbie, fosse comuni e celle frigorifere”. Meglio tegami e padelle.
“Garantisco l’organizzazione di una sagra paesana gastronomica a tema”.
 
I signori non conoscono bene la Legge.

Paese che vai, cibo che trovi.
E basta andare in Sud America o in alcune parti degli Stati Uniti per trovare nutrie anche nei menu dei ristoranti.
Il roditore è infatti commestibile.

La natura lo ha dotato di una grossa e lunga coda che lo fa assomigliare a un topo,
animale da sempre associato alla sporcizia e alle malattie.

In realtà è parente stretto dei castori, la cui carne si mangia, sempre in America.

E forse pochi sanno che sarebbe possibile anche in Italia.

Con due Circolari, la n. 17 del 20 gennaio 1959 e la n. 144 del dicembre 1959,
l’Alto Commissariato per l’Igiene e la Sanità Pubblica presso il Ministero degli Interni
(il Ministero della Sanità non era ancora stato istituito) liberalizzò l’utilizzo delle carni di castorino,
a patto che le stesse fossero «sottoposte a vigilanza veterinaria, messe in vendita ad animale intero e individuate con apposito bollino a cura dell’allevatore».

Fu in quel periodo che molti ristoranti aggiunsero ai loro menù piatti a base di carni di nutria.

Oggi la moda delle pellicce di castorino è passata, gli allevamenti sono stati dismessi e quella filiera si è arrestata da tempo,
ma per le due circolari del 1959 non risulta alcun dispositivo di abrogazione, quindi sono da ritenere ancora applicabili.

La nutria è un roditore prettamente vegetariano con una dieta che si basa su piante acquatiche, varie erbe, radici, tuberi e frutta.

Ne sanno qualcosa gli agricoltori che ogni anno devono fare i conti con i danni arrecati alle coltivazioni.

Proprio la sua dieta, ne fa un animale dalle carni con contenuti nutrizionali molto buoni.
È assimilabile o migliore di tacchino, pollo e manzo in termini di contenuti di proteine (22.1%),
di bassa percentuale di grasso (1.5%) e colesterolo.
La carne rossa è molto magra e assomiglia a quella del coniglio, con un gusto accomunabile a quello del tacchino.

Detto questo, basta andare su internet per trovare decine di ricette a base di nutria.
Addirittura lo stato della Louisiana, nel sud degli Usa, attraverso il proprio dipartimento
della fauna selvatica e della pesca ne fa una raccolta per lanciare il consumo di questa carne.
 

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