Val
Torniamo alla LIRA
Ma la realtà è ben diversa.
Se i giudici annullano i licenziamenti, Natuzzi annuncia che quasi mille lavoratori avranno presto il benservito.
Ma i sindacati non ci stanno: “L’azienda ci ripensi o sarà conflitto”.
Questo il clima con cui ci si avvicina all’assemblea dei lavoratori della Natuzzi spa
organizzata per sabato 5 maggio a Palazzo Marchesale, in piazza Garibaldi, a Santeramo del Colle (Bari)
per respingere i quasi mille esuberi “e la conseguente apertura delle procedure per licenziamenti collettivi nei prossimi mesi”
annunciati dall’azienda pugliese del divano.
Inevitabile la reazione alle dichiarazioni pronunciate dai rappresentanti della società durante l’incontro
che si è svolto a fine aprile presso la sede nazionale di FederLegno-Arredo a Roma.
Secondo i sindacati “il rilancio non può passare per il licenziamento di metà della forza lavoro attualmente impiegata” e chiamata da anni “a sacrifici immani”.
“Riteniamo paradossale e sconcertante l’atteggiamento della Natuzzi Spa” commenta Felice Dileo dei Cobas-Lavoro privato annunciando a sua volta l’imminente assemblea.
GLI ESUBERI ARRIVANO A MILLE – Per l’azienda non ci sono le condizioni per riassorbire in primis i 788 esuberi
che già erano stati calcolati tra i vari siti produttivi di Puglia e Basilicata e attualmente tamponati
dal contratto di solidarietà che scadrà a ottobre 2018, senza possibilità di proroga.
Anzi, secondo la direzione aziendale, quei 788 esuberi (a cui si è fatto riferimento nel contratto di solidarietà da maggio 2015) sono anche aumentati.
Ecco perché nel corso dell’incontro Antonio Cavallera, direttore operativo del gruppo di Santeramo in Colle,
ha annunciato che nei prossimi mesi saranno avviate le procedure per licenziare quasi mille unità.
In pratica la metà dell’organico complessivo. A questa situazione si è arrivati dopo anni di crisi e tensioni.
Solo attraverso ammortizzatori sociali e diversi sacrifici chiesti ai lavoratori sono stati scongiurati i 1.700 licenziamenti annunciati nel 2013.
Tre anni dopo, nel 2016, gli esuberi erano quota a 330. E se una parte dei dipendenti
ha lasciato l’azienda accettando incentivi o ricollocazioni, altri 176 hanno fatto ricorso.
È finita che il Tribunale di Bari ha disposto il reintegro di 153 dipendenti.
In quella occasione l’azienda annunciò l’intenzione di provvedere contestualmente al loro rientro
“al licenziamento, secondo i criteri di legge, di altrettanti lavoratori attualmente in organico”.
Se i giudici annullano i licenziamenti, Natuzzi annuncia che quasi mille lavoratori avranno presto il benservito.
Ma i sindacati non ci stanno: “L’azienda ci ripensi o sarà conflitto”.
Questo il clima con cui ci si avvicina all’assemblea dei lavoratori della Natuzzi spa
organizzata per sabato 5 maggio a Palazzo Marchesale, in piazza Garibaldi, a Santeramo del Colle (Bari)
per respingere i quasi mille esuberi “e la conseguente apertura delle procedure per licenziamenti collettivi nei prossimi mesi”
annunciati dall’azienda pugliese del divano.
Inevitabile la reazione alle dichiarazioni pronunciate dai rappresentanti della società durante l’incontro
che si è svolto a fine aprile presso la sede nazionale di FederLegno-Arredo a Roma.
Secondo i sindacati “il rilancio non può passare per il licenziamento di metà della forza lavoro attualmente impiegata” e chiamata da anni “a sacrifici immani”.
“Riteniamo paradossale e sconcertante l’atteggiamento della Natuzzi Spa” commenta Felice Dileo dei Cobas-Lavoro privato annunciando a sua volta l’imminente assemblea.
GLI ESUBERI ARRIVANO A MILLE – Per l’azienda non ci sono le condizioni per riassorbire in primis i 788 esuberi
che già erano stati calcolati tra i vari siti produttivi di Puglia e Basilicata e attualmente tamponati
dal contratto di solidarietà che scadrà a ottobre 2018, senza possibilità di proroga.
Anzi, secondo la direzione aziendale, quei 788 esuberi (a cui si è fatto riferimento nel contratto di solidarietà da maggio 2015) sono anche aumentati.
Ecco perché nel corso dell’incontro Antonio Cavallera, direttore operativo del gruppo di Santeramo in Colle,
ha annunciato che nei prossimi mesi saranno avviate le procedure per licenziare quasi mille unità.
In pratica la metà dell’organico complessivo. A questa situazione si è arrivati dopo anni di crisi e tensioni.
Solo attraverso ammortizzatori sociali e diversi sacrifici chiesti ai lavoratori sono stati scongiurati i 1.700 licenziamenti annunciati nel 2013.
Tre anni dopo, nel 2016, gli esuberi erano quota a 330. E se una parte dei dipendenti
ha lasciato l’azienda accettando incentivi o ricollocazioni, altri 176 hanno fatto ricorso.
È finita che il Tribunale di Bari ha disposto il reintegro di 153 dipendenti.
In quella occasione l’azienda annunciò l’intenzione di provvedere contestualmente al loro rientro
“al licenziamento, secondo i criteri di legge, di altrettanti lavoratori attualmente in organico”.