buona domenica mi permetto di postare un'intervista molto interessante del premio nobel RS
Il mercato è di nuovo selvaggio. A muoverlo questa volta non è l’euforia, bensì l’ansia dei risparmiatori. È una Bolla anomala, ma non per questo meno pericolosa, anche perché non si vedono rifugi sicuri.
Lo spiega il premio Nobel per l’Economia Robert Shiller nella terza edizione del suo bestseller «Euforia irrazionale», in uscita a gennaio. Dal suo studio alla Yale university, dove insegna Finanza, anticipa al Corriere Economia le novità della nuova edizione. La prima era stata pubblicata nel marzo 2000 ai massimi del Nasdaq (il mercato telematico specializzato in società hi-tech) e metteva in guardia sulla Bolla di Internet. La seconda risale all’aprile 2005, quando i prezzi delle case in America stavano raggiungendo i massimi, e avvertiva del gonfiarsi della Bolla immobiliare. In entrambi i casi Shiller è stato profetico. In questa intervista, a sorpresa, lancia anche un messaggio di speranza per l’Italia: «È un grande Paese e si riprenderà».
Che cosa c’è di irrazionale oggi sui mercati?
«Le quotazioni dei bond sono folli: dedico loro un intero nuovo capitolo. Tutti e tre i mercati — l’azionario, l’immobiliare e l’obbligazionario — hanno una componente psicologica importante. Oggi c’è un generale pessimismo che spinge la gente ad accettare rendimenti obbligazionari vicini allo zero o addirittura negativi. Parliamo dei bond di lungo termine, titoli speciali, perché hanno un valore nominale fissato: se li tieni fino alla scadenza sai quanto incassi, a meno che l’emittente non fallisca. Difficile quindi pensare che i loro prezzi impazziscano. Invece è quello che sta succedendo: i titoli del Tesoro Usa trentennali hanno quotazioni altissime e rendimenti ai minimi storici. Perfino i titoli indicizzati all’inflazione sono così cari che il loro rendimento è negativo. Ma la gente li compra lo stesso, accettando di non guadagnare alcunché per i prossimi 20 anni».
Non è il frutto della politica monetaria delle banche centrali e in particolare della Federal reserve americana?
«Solo in parte. I bond sono popolari anche perché negli ultimi decenni hanno offerto buone performance, a volte anche migliori delle azioni. Ma soprattutto pesa l’umore negativo del pubblico».
Siamo dunque in una Bolla del reddito fisso?
«Non è la domanda giusta. Di solito le Bolle coincidono con il boom di una nuova tecnologia, come le ferrovie o Internet. Questa volta è diverso, è una Bolla del nuovo normale. Le Bolle tradizionali si gonfiavano perché la gente era invidiosa del vicino che stava guadagnando un sacco di soldi con la Borsa o con le case, quindi decideva di comprare azioni o il mattone anche se entrava tardi sul mercato. La storia oggi non si ripete allo stesso modo. La gente ha paura che i prezzi sia delle azioni sia dei bond siano sopravvalutati, ma li compra lo stesso».
Perché?
«Perché non ha alternative per impiegare i risparmi ed è molto ansiosa. La gente è preoccupata per il futuro, si vede minacciata dalle nuove tecnologie — l’automazione, l’intelligenza artificiale — capaci di sostituire gli uomini in tutte le professioni. Si percepisce quasi il panico: avrò ancora un lavoro fra 20 anni? E i miei figli?, sono le domande più frequenti. Così si spiega la strana combinazione di un’economia debole con i mercati finanziari in rialzo».
Che cosa può provocare lo scoppio di questa Bolla anomala?
«Il crac del mercato immobiliare dopo i massimi del 2006 era stato scatenato da un cambio della mentalità del pubblico, che a un certo punto ha pensato che i prezzi erano troppo alti. Questa volta non so quale fattore possa far precipitare la situazione».
Forse le ripercussioni del crollo dei prezzi petroliferi, che stanno facendo tremare i mercati emergenti?
«Quella del petrolio è un’altra anomalia: di solito quando le sue quotazioni scendono l’economia fiorisce. Era successo dal 1992 al 2000, 20 anni di crescita globale spinta anche dai bassi prezzi petroliferi. Ora il ribasso è frutto delle nuove tecnologie di estrazione come il fracking, che aumentano la produzione e abbassano i costi: è una tendenza di lungo periodo e credo sia nel complesso positiva. Ma c’è anche un calo della domanda globale. È insomma meno chiaro il rapporto fra prezzi petroliferi e crescita economica».
In cerca di alternative redditizie, gli italiani con liquidità da investire comprano case a New York, Miami e altre città americane: è una buona mossa?
«Non so. Storicamente il mattone rende meno delle azioni. Posso solo dire che i prezzi immobiliari negli Usa oggi — secondo l’indice S&P/ Case-Shiller — stanno crescendo a un ritmo normale, il 4% su base annua e le aspettative dei compratori sono allo stesso livello, quindi non esagerate».
Parliamo di Wall Street, che continua a ballare attorno ai massimi. Secondo l’indice che lei usa, il Cape (cyclically adjusted priceearnings ratio, prezzo delle azioni diviso per la media degli ultimi dieci anni dei profitti aziendali) è sopravvalutata: meglio uscirne?
«È vero che il Cape è a quota 27, molto sopra la media storica di 16 e allo stesso livello del 2007, pre-crisi finanziaria. Ma è lontano dal livello 32 raggiunto nel 1929 e dal 44 del dicembre ’99. Quindi io non esco dalla Borsa, ho ancora circa il 50% del mio portafoglio in azioni. Le alternative, obbligazioni aziendali o governative, non sono attraenti. È un mondo rischioso e l’unica strategia da seguire è sempre diversificare e cercare di non preoccuparsi troppo delle notizie».
Diversificare come?
«Sulle Borse internazionali per esempio. Quelle europee mi sembrano interessanti, perché hanno un rapporto prezzo/utili più conveniente di Wall Street. È vero che l’economia europea è relativamente debole, ma le azioni offrono buone opportunità, soprattutto in Italia. Per questo ho investito anche in un fondo azionario italiano: l’ho comprato due anni fa, durante una crisi, perché la gente reagisce esageratamente alle cattive notizie e perché il vostro è storicamente un grande Paese e voglio scommettere sulla sua ripresa».
Che cos’altro consiglia ai risparmiatori di fare nel 2015?
«Di risparmiare di più per la pensione. Nelle conclusioni del mio libro spiego che agli attuali prezzi di azioni e bond bisogna rivedere al ribasso le proiezioni di rendimento dei propri investimenti previdenziali».
22 dicembre 2014 | 12:09
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Corriere della Sera -finanza e risparmio
di M.T.Cometto