DEVO SMETTERLA DI MANDARE LA GENTE A QUEL PAESE... STO CREANDO ASSEMBRAMENTI

Una delle leggende metropolitane più in voga da sempre vuole che il presidente degli Stati Uniti sia l’uomo più potente della Terra.

L’ultimo, Donald Trump, è stato oscurato persino dai social, oltre che dai giornali e dalle televisioni:

derubato della vittoria, attraverso un golpe elettorale di proporzioni orwelliane,

viene semplicemente “spento” per paura che il popolo americano finisca di rendersi conto, fino in fondo,

che la sua famosa democrazia è stata sequestrata da una banda di ladri.



Chi sono?

Gli stessi fenomeni che hanno fatto crollare torri, scatenato crisi finanziarie, armato e protetto tagliagole mediorientali.

E infine, architettato il super-golpe mondiale, l’Operazione Covid: il mondo intero, per la prima volta nella storia,

ipnotizzato e fatto prigioniero da un virus influenzale altamente contagioso ma dalla letalità bassissima.



Lo show del 2020 ha esibito il potenziale mostruoso del piano, cioè il Grande Reset annunciato a Davos:

economie tradizionali distrutte e Stati indebitati fino all’agonia.


Parola d’ordine, verticalizzare: azzerare l’autonomia del singolo per renderlo insicuro e quindi sottomesso al super - potere, paternalistico e multinazionale.


Il business epocale dei vaccini è solo un effetto collaterale, sia pure di smisurata vastità finanziaria.

Il target siamo noi,

il bersaglio grosso è il declassamento dell’umanità distanziata,

atterrita,

resa docile e ammaestrata da una lunga preparazione,

come quella garantita da rinomati spaventapasseri del calibro di Greta Thunberg.


I grandi burattinai non vengono quasi mai nominati: al massimo si evocano think-tanks, entità paramassoniche e banche d’affari.


I più disattenti si fermano addirittura al livello più basso, quello dei meri esecutori politici (il teatrino italiano),

ignorando che tre soggetti, da soli –

i fondi d’investimento Vanguard,

State Street e

BlackRock, vicendevolmente soci -

detengono quote di controllo dei maggiori gruppi industriali, finanziari e culturali del pianeta, dagli Usa alla Cina passando per l'Europa.



Constatazione che, di per sé, evidenzia l’ingenuità di chi ancora si attarda a pretendere notizie dai giornali e dai telegiornali,
controllati dalla Triade e finanziati con la pubblicità di colossi come Big Pharma, anch’essi dominati dalla Triade come anche Big Money, Big Tech e Big Web,
le corporazioni che hanno organizzato l’imbroglio (americano, ma in realtà mondiale) per eliminare il loro maggiore avversario, Trump.


Occhi bassi, e faccia nel fango: questo è stato chiesto, ai cittadini, nel 2020.

Ed il peggio è che i cittadini hanno accettato, eccome, di tenere gli occhi bassi e la faccia nel fango.



L’hanno fatto a causa di un virus influenzale: hanno accettato di rinunciare a vivere, non si sa bene fino a quando.

Come polli d’allevamento, ora accettano di farsi somministrare vaccini sperimentali, di cui gli stessi scienziati
(quelli non coinvolti nel business) hanno paura
.


Occhi bassi e faccia nel fango: in nome dell’ennesima invenzione terroristica, domani – dimenticata la libertà –

accetteranno anche di denunciare e isolare i difformi, i dissidenti,

così come già oggi non battono ciglio quando YouTube rimuove i loro video e Facebook cancella i loro post.



Il Grande Reset galoppa grazie a questo:

alla sovrana ignoranza delle pecore,

all’egoismo miope degli imbecilli,

alla vile complicità del gregge che sta andando al macello ma non se ne rende conto.



Emerge la storica propensione dei prigionieri, come quelli della Caverna di Platone:
non detestano i carcerieri, ma i compagni che evadono dal carcere e tentano inutilmente di liberarli.


Faccia nel fango e occhi bassi, le pecore badano a serrare i ranghi.


Per quanto, ancora?

Per quanto tempo ci saranno abbastanza ciechi, in circolazione,

da credere che sia un virus influenzale a minacciare la nostra sicurezza,

e abbastanza folli da pensare che la stessa sicurezza sia barattabile con la cessione della libertà?



La democrazia non ha nemmeno due secoli di vita: non è la regola, è un incidente della storia.


L’Operazione Covid, da cui il Grande Reset, è la restaurazione:

l’obiettivo è riportare indietro le lancette della storia,

costringendoci gradualmente a subire lo stile di vita imposto dalla Cina:


occhi bassi, e faccia nel fango.


Distanziamento,

mascherine,

coprifuoco:

niente sarà più come prima, gongolano i burattinai della Triade.


Già pregustano l’obbligo vaccinale,

il pass sanitario (zootecnico) per “proteggere” il gregge,

sottomettendolo definitivamente, in balia di un ricatto perpetuo dai risvolti inquietanti anche sul piano sanitario.


La vera, cattiva notizia è la seguente: milioni di individui non l’hanno ancora compreso, a quanto pare.


Letteralmente: non sanno in che mondo vivono.


Non capiscono, non vedono chi prende le grandi decisioni, lassù, e in base a quale logica.


I più sprovveduti, addirittura, sembrano proprio irrecuperabili: credono che i governi stiano facendo del loro meglio per tutelare i cittadini.




Questa è la parte peggiore, a livello umano, dell’orrenda eredità del 2020:

la scoperta di non poter più contare su una vasta fascia di popolazione.

Persone per bene, abituate a lavorare, socialmente corrette e disciplinate, ma completamente cieche.
Non ci saranno parole in grado di aprire loro gli occhi: ancora, preferiranno tenere lo sguardo basso e la faccia nel fango. Pecore


Proprio quel fango – destinato a salire, di giorno in giorno, con la vera catastrofe in arrivo (quella economica) – attiverà il risveglio di milioni di ritardatari.


Chissà, forse smetteranno di votare per i soliti ladruncoli e i soliti pagliacci.

A milioni hanno già smesso di leggere i giornali, di ascoltare i telepredicatori della nuova religione.

Le avanguardie sono in movimento: in massa stanno abbandonando i vecchi social, dominati dalla Triade, per passare a nuove piattaforme.


Sembra che il 2021 abbia a che fare con una svolta precisa del destino:

abbandonare la psicologia dell’odio,

smettere di dare importanza al piccolo nemico di turno,

prendere coscienza della propria sovranità di cittadini.

E accettare la propria pienezza di esseri umani, non destinati a viver come bruti.


Virtute e canoscenza: verità, finalmente.

Nel 2020, la morte civile ha raggiunto il suo apice, l’apoteosi della menzogna (sanitaria, mediatica, elettorale).

Il 2021 è già un’alba, per milioni di individui.

La ferocia del 2020 non ammette esitazioni: o di qua, o di là.

Vita o morte, civiltà o barbarie: uomini o topi, per dirla con Steinbeck.


Che posto potrebbe esserci, nel futuro, per chi accettasse di tenere ancora gli occhi bassi e la faccia nel fango?


Non sarebbe un futuro dignitoso: niente di desiderabile.


“Io resto a casa”, belavano le pecore, sicure che il demonio sarebbe sparito da solo in 40 giorni, come promesso dal governo.

Tra poco i giorni saranno 400, e il demonio – tu guarda, che caso – è ancora in circolazione.



Lui non ci resta, a casa: vuole che siano le pecore, a essere rinchiuse.

Ma la grande evasione, a quanto pare, è cominciata.

Sarà dura, dicono i bene informati: ci sarà da combattere, per la libertà.


Ma lo spietato 2020 ha regalato questa terribile certezza:

faccia nel fango e occhi bassi non sono vita, sono soltanto il coma farmacologico del post-umano che qualcuno sogna.


“Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”: così Montale definì il perimetro della dittatura.



Ce lo ha spiegato benissimo, il 2020, quello che non siamo e quello che non vogliamo diventare.

In questo, è stato un maestro formidabile: un dimostratore eccezionale, a partire dall’infame gestione italiana dell’emergenza,

che nei paesi industriali vanta il bilancio peggiore, di gran lunga, in termini di vittime e tracolli economici.


L’umanità è di fronte a un bivio drammatico, e a un’accelerazione altrettanto traumatica.

L’impensabile è avvenuto in pochi mesi, e sta continuando ad accadere.


La cronaca ci prende a schiaffi: e nel 2021 ci costringerà a tenere alta la testa, lontano dal fango.


SVEGLIA
 
Partiamo da un presupposto chiaro a molte persone.
Il "covid" è un virus ad alta trasmessibilità, con bassa incidenza di letalità diretta.
In parole povere, potrebbero essere curato, se lo volessero fare realmente.


Come riporta il Los Angeles Times , gli operatori sanitari della città hanno accolto con estremo scetticismo l’inizio della campagna vaccinale,
a tal punto che spesso il 50% dei dipendenti rifiuta la vaccinazione.

Ad esempio al St. Elizabeth Community Hospital nella Tehama County meno della metà dei 700 operatori
scelti per questa fase della terapia ha accettato di farsi iniettare,

al Providence Holy Cross Medical Center in Mission Hills un’Infermiera su cinque ha rifiutato l’iniezione.

Si calcola che la percentuale di chi abbia rifiutato la vaccinazioni giunga al 40% nella contea di Los Angeles
ed al 50% nella vicina contea di Riverside.

Il numero di dosi rifiutate è stato talmente alto che le autorità sanitaria hanno predisposto in emergenza una strategia per redistribuire le dosi avanzate.


Perchè persone preparate e informate rifiutano di vaccinarsi?

Talvolta l’opposizione è perfettamente razionale: ad esempio un’Infermiera si è rifiutata perchè incinta al sesto mese,
e le indicazioni generali sul vaccino indicano che non bisognerebbe vaccinare le donne incinte.

Però nello stragrande numero dei casi queste giustificazioni non ci sono.


La sensazione diffusa fra gli operatori è di poter superare l’epidemia senza necessità di vaccinarsi.


Molto spesso si pensa che medici e infermieri, perchè professionisti del settore, siano particolarmente informati
o abbiano un’intelligenza più aperta a questo tipo innovazione.

In realtà gli operatori sanitari non sono altro che l’espressione della società in cui vivono.


La soluzione?

Maggiore informazione,

maggiori test trasparenti

e strategie di redistribuzione per le dosi che non vendono utilizzate…


La repressione non farà altro che aumentare lo scetticismo, trasformandolo in ostilità espressa.
 
Giovedì scorso la Borsa di New York ha comunicato la cancellazione dal listino di borsa
di tre giganti cinesi delle telecomunicazioni per ottemperare a un ordine esecutivo statunitense
che limitava la quotazione di società identificate come “affiliate all’esercito cinese”.


Si tratta di China Mobile,

China Telecom,

China Unicom Hong Kong

che saranno sospese dalle negoziazioni tra il 7 e l’11 gennaio, secondo quanto dichiarato dal NYSE.


Trump ha firmato un ordine lo scorso novembre che vieta gli investimenti statunitensi in società cinesi
che afferma di essere di proprietà o controllata dall’esercito cinese.

L’ingiunzione è prevista per dissuadere gli investitori statunitensi dall’acquistare azioni delle società che potrebbero sostenere gli sforzi militari di Pechino.


Prima del delisting, a maggio la Federal Communications Commission aveva già vietato a China Mobile di operare negli Stati Uniti.


A dicembre ha ordinato ai vettori di rimuovere le apparecchiature prodotte da Huawei
ed ha iniziato a verificare se China Telecom dovesse essere autorizzato a operare nel paese.

L’unità statunitense di China Telecom ha dichiarato alla FCC lo scorso 8 giugno
che si tratta di un’azienda indipendente con sede negli Stati Uniti e non soggetta al controllo del governo cinese.



Bloomberg riporta che i gestori di hedge fund tra cui Renaissance, Dimensional e Two Sigma
sono tra i maggiori detentori di queste quotazioni statunitensi, ma alla fine,
secondo le dichiarazioni ufficiali, la quota che possedevano in queste società era comunque limitata.


Dopo il delisting del NYSE, i tre colossi cinesi delle telecomunicazioni continueranno ad essere quotati ad Hong Kong.

La maggior paarte dei profitti di questa società è comunque generata in Cina e perfino gli scambi sulla borsa USA erano molto sottili.

Si tratta quindi più che altro di una decisione di carattere simbolico, che avrà limitate ricadute economiche.


Il 21 dicembre il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto 103 entità,
tra cui 58 società cinesi, a un elenco di “società collegate ai operatori militari”,
con l’obiettivo di impedire loro di acquistare un’ampia gamma di prodotti e tecnologie statunitensi.

Fra queste società produttori di semiconduttori e di droni con anche utilizzi militari.


Gli USA chiudono ai cinesi la possibilità di accedere ai capitali americani,

mentre l’Europa conclude un patto per lo scambio degli investimenti con un governo monopartitico

che esercita una brutale repressione sulle minoranze.


Questo dice molto sulle differenti prospettive.
 
La Merkel c’è riuscita.

Con un tour de force mai visto e con pressioni inusitate su molti paesi scettici, Francia, Polonia ed Italia in testa
è riuscita a concludere il CAI, il “Comprehensive Agreement on Investments”,
che dovrebbe costituire la base per un mercato unico degli investimenti fra Cina ed Europa.



Che cosa contiene questo accordo?

Un insieme di norme comuni a Cina ed Unione Europea che dovrebbe facilità l'investimento delle imprese europee in Cina e viceversa.

La Cina ha promesso di aprire maggiormente il proprio mercato alle aziende europee in po’ in tutti i settori,
dagli investimenti immobiliari ai settori industriali e della mobilità economica elettrica.

Naturalmente ad avvantaggiarsi di questa norma saranno, forse, un pugno di multinazionali tedesche e francesi,

mentre il resto delle aziende europee diventerà un terreno di caccia per conglomerate cinesi.


Ci sono anche norme particolari per gli investimenti delle società controllate dallo stato,
autorizzando così anche la penetrazione politica nell’Unione del PCC.

Tra l’altro l’apertura dell’immobiliare cinese è ‘invito a creare qualche altra bolla immobiliare
che permetterà l’adeguata tosatura degli investitori, e del sistema creditizio, europeo.



L’accordo è visto negativamente dagli USA di Biden, comunque consci dell’espansionismo di Pechino,
e ci chiediamo quanto questo sia compatibile con l’esistenza della NATO.

Inoltre era malvisto a Macron che però è stato premiato con un piccolo riquadro video nella discussione finale.

Un contentino alla pretesa francese di contare ancora qualcosa.


Naturalmente le imprese cinesi si impegnano a rispettare ipocriti vincoli climatici, ma NULLA, letteralmente NULLA,
è stato scritto relativamente a diritti politici, umani o perfino al divieto di lavoro forzato.


L’Unione ipocrita si è piegata ai diktat cinesi ed ora, quando si parla di diritti umani o di “Stato di diritto”,
siete legittimati a ridere in faccia al politico europeo o tedesco di turno.



Si tratta di un pessimo accordo dal quale i Paesi europei in generale, e l’Italia in particolare, non hanno nulla da guadagnare.

Avremo un compratore all’ingrosso per i nostri immobili, ed un padrone in più dal tacco ancora più pesante.


Però non si può dire di no alla signora Merkel, lei deve ottenere sempre tutto, anche quando è dannoso.


Ecco perchè l’attuale Unione a guida solo tedesca è un male praticamente assoluto.


Quasi al livello del PCC.
 
Arrivano gli auguri di Gualtieri e Conte: 50 milioni di Cartelle esattoriali che dal 4 gennaio, lunedì, inizieranno ad arrivare nelle case degli italiani.


La moratoria decisa a marzo è terminata e quindi si ricominci con il solito tran tran.

Questo è il tipo di aiuto che il governo ha deciso a favore degli italiani,
ancora chiusi nel lockdown e con molte attività che non apriranno per molto tempo, se non sono chiuse per sempre.


Comunque andiamo nel dettaglio:

  • ripartono i pagamenti di tutte le entrate tributarie e non tributarie derivanti da cartelle di pagamento,
  • avvisi di addebito e avvisi di accertamento affidati all’agente della riscossione, in scadenza dall’8 marzo
  • (o dal 21 febbraio 2020 per le prime zone rosse del Nord) al 31 dicembre 2020,
  • che dovranno essere effettuati entro il mese successivo alla scadenza del periodo di sospensione ovvero entro il 31 gennaio 2021;

  • Per le definizioni agevolate i nuovi termini sono al 1° marzo 2021 il termine finale
  • per il pagamento delle rate in scadenza nel 2020 di tre diverse definizioni agevolate:

  • la rottamazione-ter,

  • il saldo e stralcio

  • e la definizione agevolata delle risorse Ue;

  • Per chi ha saltato rate nelle regolarizzazioni precedenti c’è tempo sino al 31/12 per regolarizzare il mancato pagamento.

Quindi le rateizzazioni precedentemente bloccate ripartono a tutta forza.


Chissà quante aziende che riceveranno le cartelle per vicende anteriori a marzo saranno ancora esistenti al momento in cui dovrebbero pagare.


Perchè con 320 mila aziende che hanno chiuso e almeno una milionata di nuovi disoccupati,
senza contare quelle che chiuderanno nel primo trimestre del 2021,
l’invio delle cartelle sembra un misto fra una tortura medievale ed una caccia al tesoro che non c’è più.
 
Chiara propoganda del terrore dei TG nazionali.

"La Lombardia sopra quota 1 nei contagi"


Niente di più falso. Ecco i dati reali :

Il rapporto tra attualmente positivi e popolazione residente vede ancora la Lombardia alle spalle delle altre principali regioni italiane.

In Veneto questo rapporto è dell'1.89%;

nel Lazio dell'1.30%;

in Puglia dell'1.34%;

in Campania dell'1.26%;

in Lombardia dello 0.55%.
 
Su FB Conte ha pubblicato un messaggio molto breve in cui si dice orgoglioso
della risposta dei ccittadini alle richieste del governo e si dice convinto che “Ne usciremo”.

Il filosofo Paolo Becchi risponde che quello che ci vuole non è un Natale diverso, ma un NATALE NORMALE.


Si risponde solo con il lockdown, esattamente come si rispondeva ai tempi del Decamerone, come se fossero passati sette secoli per niente.

Tra l’altro l’approccio del primo lockdown è sbagliato, anche il secondo lockdown sembra completamente sbagliato, visto gli ultimi dati, quindi cosa fa il governo?

Prosegue con la stessa soluzione sbagliata, sapendo che non risolverà nulla.

Però la prosecuzione del Lockdown non fa altro che mostrare come la democrazia e l costituzione vengano cancellate dal Lockdown.

 
Sul Corriere della Sera, l’invito (in prima pagina) dell’editorialista di punta (“I sovranisti accettino l’Europa”) è più che un invito: è una crepa.

Una crepa nel “muro di Berlino” della mitologia europeista: una crepa in una ideologia artefatta, anti-popolare, anti-democratica, anti-costituzionale

Se il massimo organo dell’establishment italiano sente la necessità, e l’urgenza, di convertire i “barbari sovranisti”
allora il sovranismo (vero) ha più di una speranza.

Vuol dire che viene percepito come un avversario molto più serio, e molto più pericoloso, di quanto la stessa galassia sovranista non creda.


E ciò a dispetto del pessimismo degli stessi sovranisti.

Soprattutto di quelli sedicenti tali secondo cui – con il centro-destra al governo – l’Italia si batterà per una “diversa” idea dell’Unione europea.
Pessima rima. E pessima idea.


Quell’editoriale del Corriere è un segno dei tempi.

Da non sottovalutare.

Per tutti coloro che non vogliono semplicemente “cambiare” l’Unione, ma la vogliono rottamare per ridare la libertà a quei popoli cui la libertà è stata tolta.


Nessuno credeva che l’Unione Sovietica sarebbe implosa.

Nessuno pensava che il muro di Berlino venisse giù.

E invece è accaduta l’una cosa, e anche l’altra.

Ed entrambi i crolli sono cominciati da una piccola crepa.

Dall’invito dell’intellighentia ai dissidenti affinchè la smettessero di credere nell’impossibile.

Che poi si è fatto possibile ed è accaduto davvero.
 
Perché la pandemia di coronavirus è esplosa

mentre altri virus non hanno dato origine a simili emergenze?



Una domanda alla quale ha provato a dare una risposta Ilaria Capua attraverso le pagine del Corriere della Sera,
sottolineando come un peso specifico fondamentale lo abbia giocato anche la comunicazione e la cassa di risonanza dei mass media.

“Il fattore virus non è l’unico elemento dell’incendio pandemico ma ne è la componente unica e insostituibile.

Sono certa che più e più volte in questi anni si siano create condizioni analoghe per l’emergenza di un coronavirus pandemico

ma che sempre, fino al 2020, moltissimi di questi si siano estinti mentre altri come Sars, Mers, influenza Aviaria,influenza Suina, Ebola e Zika

sono state tenute più o meno sotto controllo nel giro di qualche mese”.


“Perché la diffusione è stata contenuta in questi casi e con il Covid-19 no?


Perché molto spesso sono proprio gli esseri umani che creano le condizioni affinché queste emergenze sanitarie
si possano controllare oppure esplodano e abbiano poi delle ramificazioni di grande impatto. Vieppiù.
La pandemia del 2020 ci informa che la sua evoluzione è particolarmente dipendente
dal comportamento dei singoli individui e dai sistemi in cui gli individui operano.
È indubbio che la diffusione accelerata in tutto il globo terracqueo sia avvenuta grazie alla movimentazione di persone infette
sia a livello internazionale, che nazionale e locale fino a livello di frazione del più piccolo comune.
Chiamiamolo quindi ‘fattore individuo’ e questo comprende oltre alle caratteristiche dell’individuo stesso
e la sua recettività personale all’infezione anche per esempio la sua mobilità”.


“Fino alla pandemia del 2020 questi due fattori erano i principali determinanti della diffusione di un virus pandemico
e credo che nessuno di noi avrebbe immaginato anche solo qualche anno fa che i principali determinanti dell’andamento della pandemia
sarebbero state invece entità virtuali come l’informazione e i social media.
Mai, negli ultimi cento anni (durante i quali ci sono state cinque pandemie influenzali)
l’informazione è stata così pervasiva, liquida e impicciona di argomenti complicati anche per gli addetti ai lavori.

Il punto chiave che forse sfugge ai più è che questo è il fenomeno biologico e sociale più misurato della storia.
È l’evento su cui di punto in bianco si sono rovesciate tonnellate di biotecnologie mature che non solo ci hanno fatto avere milioni di dosi di vaccino in tempo record”.


Per la virologa “non è giusto né possibile incasellare una serie di fenomeni biologici come le mutazioni,
le delezioni e le loro possibili conseguenze in caselle mentali a misura di clickbait o di telespettatore disattento.
Perché non è giusto: si disorienta chi poi ha le chiavi per uscire da questa situazione
cioè le persone che altro non sono che il ‘fattore individuo’. Non basta, purtroppo.
Oltre alle informazioni giuste o sbagliate vi è il mare magnum dei social media.
E certo direte voi, questo lo sapevamo.
Ecco io volevo solo assicurarmi anche che fosse chiaro che è proprio attraverso il delirio di messaggi
che si muovono nella connettosfera dei social e attraverso l’amplificazione di informazioni ambigue
emesse da media anche molto accreditati che si determina quello che succede al ‘fattore virus’.
Insomma è verosimile che i principali determinanti della pandemia del 2020 saranno quelli virtuali
e paradossalmente influenzeranno l’evoluzione pandemica molto di più del fattore virus e del fattore individuo messi insieme.
Una pandemia reale che si evolve spinta soprattutto da forze che nel mondo biologico non esistono. Quelle virtuali”.
 
Capire cosa passa di preciso per la testa di Matteo Renzi in questi giorni è missione pressoché impossibile.

Di sicuro non si può escludere che le ambizioni dell’ex Rottamatore possano deflagrare, prima o poi,
in una crisi vera e propria, dalle conseguenze imprevedibili.

Ed allora ecco scattare, inevitabile, il tormentone: cosa succederebbe in caso di fattura insanabile?

Tra i giallorossi c’è un partito degli ottimisti che sostiene che, eventualmente, si potrebbe risolvere tutto con il più classico rimpasto:

Italia Viva ottiene un ministero, assegnato a Renzi o alla fedelissima Boschi, e deponte l’ascia di guerra.

Amici come prima, a difesa della poltrona comune.

A far paura a dem e grillini sono, però, le alternative.


Giuseppe Conte sa che Renzi nutre una forte antipatia nei suoi confronti
e che le future mosse del suo predecessore potrebbero essere finalizzate proprio a spodestare l’inquilino di Palazzo Chigi.

In quel caso, la contromossa sarebbe tentare di far fuori Italia Viva dal governo
e sostituirla con “responsabili” provenienti da altri partiti, Forza Italia in primis.


Un’operazione, però, che presenta margini di rischio notevoli,
visto che al momento è impossibile capire quanti parlamentari sarebbero disposti a saltare la barricata.


Infine c’è la terza via, quella della crisi vera e propria, con il premier che si presenta in Aula per parlamentarizzare la rottura.


Renzi resta convinto che al voto anticipato non si andrà, motivo per cui continua a tenere alta l’asticella della tensione.

Ma in caso di crac, quale nuovo governo potrebbe nascere?


Il primo nome papabile, invocato addirittura dalla Lega nelle scorse settimane,
è quello di un vero e proprio totem dell’Ue, Mario Draghi, ex presidente della Bce già invocato a più riprese dai politici italiani più fedeli alla Troika.

Il nome perfetto per attirare Berlusconi e Salvini, forse persino Giorgia Meloni, in un “governissimo”.


Possibili alternative?

Resta sempre il nome di Giggino Di Maio, al quale sia Renzi che Renato Brunetta continuano a mandare inquietanti messaggi d’amore.


Non è da escludere, però, una terza alternativa.


Secondo il Fatto Quotidiano, infatti, a Palazzo Chigi potrebbe finire anche un democratico:

i due nomi che si rincorrono sono quelli di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini,

entrambi possibili nuovi premier in caso di fine anticipata del Conte-bis.



Un’ipotesi, quella di un esponente Pd al vertice, che darebbe qualche sicurezza in più anche al M5S,
che guarda ancora a Renzi con buona diffidenza.


Davvero niente male come inizio, per questo 2021.
 

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