E dall'inchiesta spunta l'ombra della massoneria

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E dall'inchiesta spunta l'ombra della massoneria
L'ordinanza del gip evidenzia possibili interessi massonici dietro il giro di mazzette che ha messo nei guai Vittorio Emanuele di Savoia. Secondo indiscrezioni anche Emanuele Filiberto apparterrebbe alla presunta loggia
Ant. Mas.
Potenza

Sull'inchiesta potentina che riguarda Vittorio Emauele di Savoia spunta una nuova ombra: è quella della massoneria. E potrebbe essere deviata. Sono solo supposizioni. Ma potrebbe essere un ennesimo filone dell'inchiesta, forse il primo e il più importante di questa storia che sta travolgendo sia il mondo della politica, sia quello dell'informazione pubblica
Il dubbio - ma sono ancora voci - è che i fondi neri sospettati dalla procura, il riciclaggio ipotizzato nelle banche di San Marino, e molto altro ancora, inclusi gli affari che Vittorio Emanuele di Savoia e la presunta associazione per delinquere intendevano realizzare all'estero, in Libia o in Russia, per esempio, fossero legati ad affari realizzati attraverso una loggia ai cui vertici ci sarebbero sia Vittorio Emanuele, sia suo figlio Emanuele Filiberto. «Il Savoia - scrive il Gip - sistematicamente utilizza i suoi legami istituzionali e massonici per penetrare l'organo istituzionale di interesse, ponendo le basi e curando le lineee fondamentali degli accordi corruttivi».
In questa chiave, potrebbe risultare più chiaro l'attacco informatico al sito Pravdanews. Il sito parla dell'ordine dei Santissimi Maurizio e Lazzaro definendolo illegale e utile solo a far soldi. Poi riferisce di diversi nomi eccellenti della moda e della Chiesa. Siamo nel maggio 2005, quando Emanuele Filiberto segnala, preoccupato, al factotum Achille De Luca, l'esistenza di un sito web che contiene notizie, informazioni e scritti denigratori sulla famiglia Savoia e sui personaggi che la frequentano. E al telefono esclama: «C'è un casino col Vaticano lì dentro, bisogna capire chi è dietro».
Per la risoluzione della questione, il De Luca si rivolge al suo amico, Massimo Pizza, che immediatamente si mostra disponibile. Pizza riferisce a De Luca che l'utenza da cui è stato attivato il sito web è intestata alla «Lady Beas» srl , e si riserva di comunicare maggiori dettagli. "Ma comunque - dice - ora che sono solo completamente, l'attacco è...diciamo che, secondo me, più che contro il re, ma soprattutto è contro Camaldo». Si tratta di un arcivescovo, monsignor Franco Camaldo. E De Luca replica: «Le ramificazioni sono descritte come da parte di uno di noi. Io so di alcuni nomi che riguardano la Francia così come la Germania così come la Svizzera». Ma i controlli portano a un risultato sconvolgente: De Luca teme, insieme con Pizza, che questo sia il risultato di una manovra ad opera dei servizi segreti. «Stiamo parlando di sistemi a noi abbastanza...ehm...conosciuti», ipotizza De Luca. E Pizza: «Sì, i servizi? Eh, eh,può essere. Può essere pure che sono i servizi». E giungono alla conclusione che si tratti comunque di una montatura architettata a loro danno: «Figlio mio, allora è contro a noi», dice Pizza.
Se fosse vero, quindi, qualcuno stava indagando sui Savoia e sul loro ordine. E poi aggiunge: «Ci penso io. Cinque minuti, faccio cancellare tutte le tracce telefoniche»
 

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