Spike V
Forumer storico
Nel pieno della crisi peggiore degli ultimi settant'anni, Silvio Berlusconi predica ottimismo: «Nessun dramma». Effettivamente il Cavaliere ha le sue ragioni per vedere rosa. Il gruppo del presidente del Consiglio può vantarsi di essere riuscito ad aumentare (di poco) la raccolta pubblicitaria (pari a 3 miliardi e 35 milioni di euro) nel 2008. Lo dicono le stime di Nielsen Media che "L'espresso" pubblica in esclusiva.
Secondo questi dati, anche nell'anno in corso la corazzata Mediaset reggerà l'onda della recessione meglio dei competitori. Nonostante l'Auditel in ribasso e la crescita del concorrente Sky, la concessionaria Publitalia, guidata da Giuliano Adreani, riesce ancora a condire di spot i programmi delle reti guidate da Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
I grandi clienti, come Wind, Infostrada, Barilla, Telecom Italia e Fiat non resistono all'appeal delle reti Fininvest. Nel primo anno del governo Berlusconi i primi 15 inserzionisti del nostro mercato hanno aumentato i loro investimenti su Mediaset di 30 milioni di euro mentre la Rai è rimasta al palo. Eppure le reti Mediaset hanno perso telespettatori sia nel prime time che nell'intera giornata.
Proprio quando Mediaset perde colpi, più della Rai, il gruppo del presidente del Consiglio aumenta le quote di pubblicità rispetto a viale Mazzini e agli altri media.
NIELSEN: PUBLITALIA AUMENTA
Il punto di partenza sono i dati contenuti nel monitoraggio effettuato quotidianamente da Nielsen Media, la principale società di ricerche del settore. Nielsen rileva le inserzioni pubblicate o trasmesse per poi ricostruire (in base al listino) il valore dell'investimento del cliente. Le stime fotografano in tempo reale lo stato di salute del mercato pubblicitario e quindi dell'editoria e della televisione.
Cosa dicono i dati? Per i giornali e, in misura minore, per radio, tv e Internet è in corso una gelata senza precedenti. Solo Mediaset e pochi altri (come le radio del Centro-Sud) sembrano beneficiare dell'ultimo scampolo di primavera. Il totale degli introiti derivanti dalla pubblicità commerciale in Italia scende nel 2008 da 8 miliardi e 172 milioni di euro a 7 miliardi e 978 milioni. E invece Publitalia sale, anche se di poco: 3 milioni. La concessionaria del Cavaliere riesce ad aumentare la sua quota di un punto percentuale fino al 38 per cento. La Rai invece sembra vittima di un paradosso opposto. Sipra, la società del gruppo che raccoglie la pubblicità per viale Mazzini lascia sul campo ben 53 milioni di euro.
IL CROLLO DELLA RAI
Le ragioni di questa Caporetto vanno ricercate in tre fenomeni: lo spostamento di pubblicità da Rai a Mediaset da parte di alcuni grandi investitori; l'incremento maggiore della quota riservata al network berlusconiano e infine l'aumento della pubblicità "amica", che comprende quella che proviene dall'imprenditore Berlusconi (Medusa, Mondadori e Mediolanum) e quella che viene invece dalle aziende e dalle istituzioni controllate dal governo: ministeri, Poste, Eni ed Enel.
La concentrazione del 38 per cento delle risorse nelle mani del colosso televisivo del premier, il contestuale indebolimento della tv pubblica e della carta stampata non incidono solo sul mercato, ma anche sulla quantità e sulla qualità delle fonti alle quali può attingere l'opinione pubblica per informarsi.
Le reti Rai, per legge, possono ospitare un quinto degli spot ammessi su Mediaset. Quindi l'agente di Publitalia (oltre a essere pagato con provvigioni più alte) è avvantaggiato rispetto a quello Sipra perché può presentare al cliente un pacchetto più ampio di offerte. La Rai invece deve concentrare i pochi spazi che ha nelle ore di punta, e deve far pagare di più. Non proprio il massimo, per le aziende che hanno pochi soldi da investire in un momento come questo.
La dieta Bondi Per questa ragione, quando il direttore generale Rai Claudio Cappon ha letto la proposta del ministro Sandro Bondi di trasformare una rete pubblica in un canale senza pubblicità, finanziato solo con il canone, è saltato sulla sedia. Alla Sipra stimano che la proposta Bondi produrrebbe un calo secco nel bilancio di circa 400 milioni di euro all'anno. Inoltre si acuirebbe l'asimmetria con Mediaset.
Già in questa situazione Publitalia è destinata ad aumentare il suo vantaggio anno dopo anno, come è accaduto nel 2008. Prendiamo la Barilla. L'investimento totale per le sue campagne basate sulla tradizione e i buoni sentimenti è diminuito di una decina di milioni, ma a farne le spese è stata proprio la Rai, scesa di 11 milioni di euro in due anni mentre Mediaset è salita di ben 4 milioni.
Stesso schema è stato deciso dalla Fiat: taglio (sempre stimato da Nielsen) di 15 milioni di euro in due anni per la Rai e, contemporaneamente, un aumento di 3 milioni per Publitalia che così finalmente supera la concorrenza anche in casa Fiat.
Secondo le stime Nielsen, il gruppo Telecom Italia ha investito 91 milioni su 194 milioni di budget complessivo nelle reti del network guidato da Fedele Confalonieri, mentre la Rai si è dovuta accontentare di 37 milioni. In particolare, nel 2008 è stata la Tim a privilegiare per i suoi spot con Christian De Sica le reti Mediaset, e gli investimenti pubblicitari sono cresciuti da 54 a 60 milioni. Mentre la Rai è scivolata da 24 a 23 milioni.
Anche Francesco Totti, Rino Gattuso e Hillary Blasi sono scesi in campo con il Biscione. Vodafone investe metà del suo budget sulle aziende del premier (89 milioni nel 2008, contro i 73 del 2006): la Rai invece è tornata a quota 29 milioni, dopo un calo di sei milioni nel 2007. Di tutte le aziende telefoniche, però, la più attenta al gruppo Berlusconi è Wind.
La società del magnate egiziano Naguib Sawiris, amico del Cavaliere, sempre secondo le stime Nielsen, ha portato alle casse di Publitalia 107 milioni di euro, contro i 43 milioni concessi alla Rai. Nel 2008, rispetto al 2007, stando ai dati Nielsen, Wind avrebbe aumentato di 18 milioni la quota Mediaset e ridotto di 4 milioni quella Rai. Sembra in particolare che Sawiris abbia decretato la sparizione del suo marchio dagli schermi di Raitre dopo un servizio sgradito nella trasmissione "Report".
Secondo questi dati, anche nell'anno in corso la corazzata Mediaset reggerà l'onda della recessione meglio dei competitori. Nonostante l'Auditel in ribasso e la crescita del concorrente Sky, la concessionaria Publitalia, guidata da Giuliano Adreani, riesce ancora a condire di spot i programmi delle reti guidate da Piersilvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
I grandi clienti, come Wind, Infostrada, Barilla, Telecom Italia e Fiat non resistono all'appeal delle reti Fininvest. Nel primo anno del governo Berlusconi i primi 15 inserzionisti del nostro mercato hanno aumentato i loro investimenti su Mediaset di 30 milioni di euro mentre la Rai è rimasta al palo. Eppure le reti Mediaset hanno perso telespettatori sia nel prime time che nell'intera giornata.
Proprio quando Mediaset perde colpi, più della Rai, il gruppo del presidente del Consiglio aumenta le quote di pubblicità rispetto a viale Mazzini e agli altri media.
NIELSEN: PUBLITALIA AUMENTA
Il punto di partenza sono i dati contenuti nel monitoraggio effettuato quotidianamente da Nielsen Media, la principale società di ricerche del settore. Nielsen rileva le inserzioni pubblicate o trasmesse per poi ricostruire (in base al listino) il valore dell'investimento del cliente. Le stime fotografano in tempo reale lo stato di salute del mercato pubblicitario e quindi dell'editoria e della televisione.
Cosa dicono i dati? Per i giornali e, in misura minore, per radio, tv e Internet è in corso una gelata senza precedenti. Solo Mediaset e pochi altri (come le radio del Centro-Sud) sembrano beneficiare dell'ultimo scampolo di primavera. Il totale degli introiti derivanti dalla pubblicità commerciale in Italia scende nel 2008 da 8 miliardi e 172 milioni di euro a 7 miliardi e 978 milioni. E invece Publitalia sale, anche se di poco: 3 milioni. La concessionaria del Cavaliere riesce ad aumentare la sua quota di un punto percentuale fino al 38 per cento. La Rai invece sembra vittima di un paradosso opposto. Sipra, la società del gruppo che raccoglie la pubblicità per viale Mazzini lascia sul campo ben 53 milioni di euro.
IL CROLLO DELLA RAI
Le ragioni di questa Caporetto vanno ricercate in tre fenomeni: lo spostamento di pubblicità da Rai a Mediaset da parte di alcuni grandi investitori; l'incremento maggiore della quota riservata al network berlusconiano e infine l'aumento della pubblicità "amica", che comprende quella che proviene dall'imprenditore Berlusconi (Medusa, Mondadori e Mediolanum) e quella che viene invece dalle aziende e dalle istituzioni controllate dal governo: ministeri, Poste, Eni ed Enel.
La concentrazione del 38 per cento delle risorse nelle mani del colosso televisivo del premier, il contestuale indebolimento della tv pubblica e della carta stampata non incidono solo sul mercato, ma anche sulla quantità e sulla qualità delle fonti alle quali può attingere l'opinione pubblica per informarsi.
Le reti Rai, per legge, possono ospitare un quinto degli spot ammessi su Mediaset. Quindi l'agente di Publitalia (oltre a essere pagato con provvigioni più alte) è avvantaggiato rispetto a quello Sipra perché può presentare al cliente un pacchetto più ampio di offerte. La Rai invece deve concentrare i pochi spazi che ha nelle ore di punta, e deve far pagare di più. Non proprio il massimo, per le aziende che hanno pochi soldi da investire in un momento come questo.
La dieta Bondi Per questa ragione, quando il direttore generale Rai Claudio Cappon ha letto la proposta del ministro Sandro Bondi di trasformare una rete pubblica in un canale senza pubblicità, finanziato solo con il canone, è saltato sulla sedia. Alla Sipra stimano che la proposta Bondi produrrebbe un calo secco nel bilancio di circa 400 milioni di euro all'anno. Inoltre si acuirebbe l'asimmetria con Mediaset.
Già in questa situazione Publitalia è destinata ad aumentare il suo vantaggio anno dopo anno, come è accaduto nel 2008. Prendiamo la Barilla. L'investimento totale per le sue campagne basate sulla tradizione e i buoni sentimenti è diminuito di una decina di milioni, ma a farne le spese è stata proprio la Rai, scesa di 11 milioni di euro in due anni mentre Mediaset è salita di ben 4 milioni.
Stesso schema è stato deciso dalla Fiat: taglio (sempre stimato da Nielsen) di 15 milioni di euro in due anni per la Rai e, contemporaneamente, un aumento di 3 milioni per Publitalia che così finalmente supera la concorrenza anche in casa Fiat.
Secondo le stime Nielsen, il gruppo Telecom Italia ha investito 91 milioni su 194 milioni di budget complessivo nelle reti del network guidato da Fedele Confalonieri, mentre la Rai si è dovuta accontentare di 37 milioni. In particolare, nel 2008 è stata la Tim a privilegiare per i suoi spot con Christian De Sica le reti Mediaset, e gli investimenti pubblicitari sono cresciuti da 54 a 60 milioni. Mentre la Rai è scivolata da 24 a 23 milioni.
Anche Francesco Totti, Rino Gattuso e Hillary Blasi sono scesi in campo con il Biscione. Vodafone investe metà del suo budget sulle aziende del premier (89 milioni nel 2008, contro i 73 del 2006): la Rai invece è tornata a quota 29 milioni, dopo un calo di sei milioni nel 2007. Di tutte le aziende telefoniche, però, la più attenta al gruppo Berlusconi è Wind.
La società del magnate egiziano Naguib Sawiris, amico del Cavaliere, sempre secondo le stime Nielsen, ha portato alle casse di Publitalia 107 milioni di euro, contro i 43 milioni concessi alla Rai. Nel 2008, rispetto al 2007, stando ai dati Nielsen, Wind avrebbe aumentato di 18 milioni la quota Mediaset e ridotto di 4 milioni quella Rai. Sembra in particolare che Sawiris abbia decretato la sparizione del suo marchio dagli schermi di Raitre dopo un servizio sgradito nella trasmissione "Report".