Claire
ἰοίην
RIP Alma (Adelina)
Non ti saremo mai grate abbastanza.
Adelina avrebbe meritato riconoscenza e riconoscimento. Invece si è spenta dopo aver sopportato e subito tutta la violenza maschile e istituzionale possibile, dopo una lunga e dolorosa malattia.
Adelina non c’è più perché lei ha scelto di non esserci più. Era una donna straordinaria, forte e fragile, coraggiosa ma aveva la paura come compagna. Ciò che lei ha fatto per se stessa e per tutte noi è inestimabile, ancor più incommensurabile se si pensa a cosa le è costato tutto quel coraggio.
Ex prostitutita vittima di tratta di origini albanesi ha sgominato il racket collaborando con la magistratura e le forze dell’ordine per poi lavorare come interprete per le forze dell’ordine. A Varese è grazie alla sua denuncia che è partita l'Operazione Acheronte che ha sgominato una banda criminale dedita al racket della prostituzione.
L’inferno per Adelina comincia negli anni 90, quando venne rapita a Durazzo, ‘spedita’ in Italia su un gommone e venduta ai “mercanti di donne”. Con un coltello le squarciarono la gamba, poi le gettarono del sale sulla ferita. «Prova a fuggire adesso», gridarono i suoi sfruttatori, lanciandola fuori dall’auto in corsa.
Da quel momento, sono cominciati quattro lunghissimi anni di violenze e umiliazioni. Una via crucis fatta di botte, minacce, stupri di gruppo e sesso in cambio di denaro che puntualmente, a fine serata, consegnava ai suoi aguzzini.
- Il mio vero nome è Alma ma Adelina è il nome che mi ha accompagnato nei tristi anni in cui sono stata costretta alla prostituzione per colpa di persone che ho poi contribuito a mandare in galera avvalendomi di leggi che mi proteggevano, grazie alle Forze dell'Ordine, che io definisco i miei angeli. Continuo a farmi chiamare Adelina, perché dopo la mia liberazione offro da anni il mio volto e la mia voce come testimonial di una lotta contro il racket della prostituzione, a favore delle ragazze vittime di questa forma di schiavitù -
disse durante un'intervista
Poi la malattia e la sua condizione di apolide-non apolide, la difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno priva di cittadinanza, la povertà. Ha ricevuto molta solidarietà, anche economica, ma comunque non abbastanza se paragonato a ciò che lei ha fatto. Adelina non c’è più; si è suicidata. Il suo lavoro va portato avanti e la sua memoria va tenuta viva: ogni città dovrebbe dedicare una via a lei e alla sua storia.
Ecco la sua storia:
(...) "Poi arrivai a Tradate, nel Varesotto,in una casa insieme ai miei sfruttatori e altre ragazze. Eravamo una decina di ragazze, la più piccola aveva 14 anni. Tutte albanese tranne una bulgara, che era stata comprata da poco. Ho saputo che la più piccola aveva 14 anni dopo che mi sono ribellata io, quando ho fatto la denuncia, perché hanno fatto gli esami alle ossa, i medici, e lì hanno capito che aveva 14 anni. Neanche io lo sapevo. Poi all’interno di questa casa c’erano delle donne che si occupavano esclusivamente di fare gli aborti alle altre donne che rimanevano incinte, con ferretti. In effetti il reato di riduzione in schiavitù è stato applicato in Italia per la prima volta da quella volta in cui mi sono ribellata io, quando feci la denuncia e partì l’operazione Acheronte dalla questura di Varese. Io, tra l’altro, sono la prima cittadina extracomunitaria ad aver usufruito dell’articolo 18, istituito con la legge Turco-Napolitano, in cui veniva riconosciuta la cosiddetta protezione sociale: è stato un cammino difficile e indimenticabile.
Sono stati 4 anni di inferno. Poi mi sono ribellata. I poliziotti venivano tutti i giorni a chiedere se potevano aiutare. L’hanno fatto per mesi, non mi sono fidata subito, e alla fine poi mi sono fidata di loro.
Furono denunciate 80 persone italiane, arrestate 40 persone di origine albanese e condannate dai 15 ai 20 anni di carcere. Io mi sono impegnata ad aiutare le altre donne. Abbiamo anche denunciato gli italiani. Con articolo 18 ero sotto protezione. Mi hanno messo in un posto nascosto per tanto tempo. Poi c’è stato il processo dove io ho riconosciuto tutti, quelli che mi minacciavano, ma io non avevo paura perché c’erano i miei angeli (carabinieri e polizia) Però mi hanno detto che mi avrebbero ammazzata. Da una parte dico meno male che i miei mi hanno cancellata perché si sono pure salvati.”(...)
È morta sola, malata e ferita dentro
Io l'ho conosciuta e ho avuto l'onore di parlare con lei qualche anno fa.
Il male che le hanno fatto gli uomini (maschi) non ha uguali.
Il male che le hanno fatto le istituzioni ha peggiorato il quadro.
I clienti di prostitute sono la categoria più lurida che esista.
Non ti saremo mai grate abbastanza.
Adelina avrebbe meritato riconoscenza e riconoscimento. Invece si è spenta dopo aver sopportato e subito tutta la violenza maschile e istituzionale possibile, dopo una lunga e dolorosa malattia.
Adelina non c’è più perché lei ha scelto di non esserci più. Era una donna straordinaria, forte e fragile, coraggiosa ma aveva la paura come compagna. Ciò che lei ha fatto per se stessa e per tutte noi è inestimabile, ancor più incommensurabile se si pensa a cosa le è costato tutto quel coraggio.
Ex prostitutita vittima di tratta di origini albanesi ha sgominato il racket collaborando con la magistratura e le forze dell’ordine per poi lavorare come interprete per le forze dell’ordine. A Varese è grazie alla sua denuncia che è partita l'Operazione Acheronte che ha sgominato una banda criminale dedita al racket della prostituzione.
L’inferno per Adelina comincia negli anni 90, quando venne rapita a Durazzo, ‘spedita’ in Italia su un gommone e venduta ai “mercanti di donne”. Con un coltello le squarciarono la gamba, poi le gettarono del sale sulla ferita. «Prova a fuggire adesso», gridarono i suoi sfruttatori, lanciandola fuori dall’auto in corsa.
Da quel momento, sono cominciati quattro lunghissimi anni di violenze e umiliazioni. Una via crucis fatta di botte, minacce, stupri di gruppo e sesso in cambio di denaro che puntualmente, a fine serata, consegnava ai suoi aguzzini.
- Il mio vero nome è Alma ma Adelina è il nome che mi ha accompagnato nei tristi anni in cui sono stata costretta alla prostituzione per colpa di persone che ho poi contribuito a mandare in galera avvalendomi di leggi che mi proteggevano, grazie alle Forze dell'Ordine, che io definisco i miei angeli. Continuo a farmi chiamare Adelina, perché dopo la mia liberazione offro da anni il mio volto e la mia voce come testimonial di una lotta contro il racket della prostituzione, a favore delle ragazze vittime di questa forma di schiavitù -
disse durante un'intervista
Poi la malattia e la sua condizione di apolide-non apolide, la difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno priva di cittadinanza, la povertà. Ha ricevuto molta solidarietà, anche economica, ma comunque non abbastanza se paragonato a ciò che lei ha fatto. Adelina non c’è più; si è suicidata. Il suo lavoro va portato avanti e la sua memoria va tenuta viva: ogni città dovrebbe dedicare una via a lei e alla sua storia.
Ecco la sua storia:
Adelina: la storia di una sopravvissuta e attivista
Questa è la storia di Adelina, una donna albanese che è stata trafficata per fini sessuali in Italia quando era ancora bambina. Dopo quell’esperienza è diventata attivista nella lotta contro la prostituzione, nella speranza che possa aiutare altre donne e ragazze a non vivere l’inferno che ha vissut
www.associazioneiroko.org
(...) "Poi arrivai a Tradate, nel Varesotto,in una casa insieme ai miei sfruttatori e altre ragazze. Eravamo una decina di ragazze, la più piccola aveva 14 anni. Tutte albanese tranne una bulgara, che era stata comprata da poco. Ho saputo che la più piccola aveva 14 anni dopo che mi sono ribellata io, quando ho fatto la denuncia, perché hanno fatto gli esami alle ossa, i medici, e lì hanno capito che aveva 14 anni. Neanche io lo sapevo. Poi all’interno di questa casa c’erano delle donne che si occupavano esclusivamente di fare gli aborti alle altre donne che rimanevano incinte, con ferretti. In effetti il reato di riduzione in schiavitù è stato applicato in Italia per la prima volta da quella volta in cui mi sono ribellata io, quando feci la denuncia e partì l’operazione Acheronte dalla questura di Varese. Io, tra l’altro, sono la prima cittadina extracomunitaria ad aver usufruito dell’articolo 18, istituito con la legge Turco-Napolitano, in cui veniva riconosciuta la cosiddetta protezione sociale: è stato un cammino difficile e indimenticabile.
Sono stati 4 anni di inferno. Poi mi sono ribellata. I poliziotti venivano tutti i giorni a chiedere se potevano aiutare. L’hanno fatto per mesi, non mi sono fidata subito, e alla fine poi mi sono fidata di loro.
Furono denunciate 80 persone italiane, arrestate 40 persone di origine albanese e condannate dai 15 ai 20 anni di carcere. Io mi sono impegnata ad aiutare le altre donne. Abbiamo anche denunciato gli italiani. Con articolo 18 ero sotto protezione. Mi hanno messo in un posto nascosto per tanto tempo. Poi c’è stato il processo dove io ho riconosciuto tutti, quelli che mi minacciavano, ma io non avevo paura perché c’erano i miei angeli (carabinieri e polizia) Però mi hanno detto che mi avrebbero ammazzata. Da una parte dico meno male che i miei mi hanno cancellata perché si sono pure salvati.”(...)
Storie italiane 2018 - La testimonianza shock di Adelina: "Mi hanno rapita, stuprata e torturata" - 25/05/2018 - Video - RaiPlay
"Nel 1996 sono stata sequestrata nel mio Paese, l'Albania. Da allora è cominciato il mio inferno, fatto di clienti, umiliazioni e schiavitù. Ora ne sono uscita, ma dentro di me porto ancora i segni delle torture che ho subito". Adelina, ex prostituta di origini albanesi, non nasconde la sua...
www.raiplay.it
Reddito di cittadinanza tolto alla paladina dei diritti umani: è apolide
Pavia, Adelina Sejdin: "Senza non posso vivere". Lei ha avuto il coraggio di denunciare il racket della prostituzione, aiutando tantissime donne
www-ilgiorno-it.cdn.ampproject.org
La storia drammatica di Adelina, fuggita dall'Albania e con permesso di soggiorno temporaneo: "Sono malata di cancro, mi hanno tolto i seni, ho paura di essere ammazzata"
Alma Sejdini: 'Devo fare altri due interventi chirurgici, non sto bene, sto combattendo contro il cancro ma sto male anche di umore. Se prendo...
www.la7.it
È morta sola, malata e ferita dentro
Io l'ho conosciuta e ho avuto l'onore di parlare con lei qualche anno fa.
Il male che le hanno fatto gli uomini (maschi) non ha uguali.
Il male che le hanno fatto le istituzioni ha peggiorato il quadro.
I clienti di prostitute sono la categoria più lurida che esista.
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