Tutti conosciamo il detto di S.Agostino sul tempo, so bene cos'è ma non riesco a spiegarlo.
“Che cosa è, allora, il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so.”
Se non ci si riferisce al tempo come il corrispettivo di un movimento nello spazio (il sole, l'orologio) le cose cambiano. E' difficile, lo so. Ma se possiamo vedere come ognuno, ogni cosa abbia un suo tempo individuale, collegato con il suo metamorfosarsi, si apre una porta alla comprensione. In quest'ottica, cioè, ripeto, il
tempo come relativo alle modifiche di una cosa considerata come individuale, una appunto, può esser capito differentemente.
L'esempio potrebbe essere che un metallo si modifica in tempi lunghissimi (ameno che non venga manipolato dall'uomo), un oggetto come un libro, pur per noi quasi immoto, in realtà continua a modificarsi ben più velocemente che un metallo; e l'uomo stesso si modifica sui vari piani (metamorfosi del corpo, della mente ...), e lo fa assai più velocemente. E così il suo "tempo" appare più veloce. Se il tempo fosse un fatto oggettivo, tipo orologio, tutto l'esistente dovrebbe "invecchiare" con la stessa velocità. Certi insetti invece vivono assai rapidamente tutta la loro evoluzione, l'oro, al contrario, appare quasi immutabile (per i tempi antichi togliere il quasi). Vivono tempi diversi.
Non pretendo che si riesca a modificare una visione radicata nel profondo della società con queste sei righe. Chiedo solo di accettarle come ipotesi, per quanto paradossale, al solo scopo di capire il genio di Hopper.
Detto in sintesi: Hopper ci mostra proprio questo: che
ogni cosa, persona, pianta ha un suo tempo differente. Non dico che egli fosse davvero pienamente cosciente di questo, non lo so. Ma da quanto più sopra ho osservato è proprio questo che risulta.
non può ignorare i limiti di quella impari lotta con l'ambiente, quasi una lotta del tempo che evolve entro l'uomo con o contro lo spazio esterno che rimane fermo, o comunque attivo in un tempo differente - ed immutabile nei suoi ritmi.
ed è la differenza tra un ambiente creato dall'uomo che accoglie l'uomo ed uno che all'uomo rimane estraneo, anche quando sia opera sua, e sostanzialmente misterioso, se non minaccioso.
La lotta luce\buio alla quale l'uomo non partecipa ... La lotta luce\tenebre continua "sopra" di loro, con alterne vicende, mentre l'individuo, in quelli in cui c'è, rimane sperso nel campo di battaglia e, ripeto, si aggrappa alla propria unicità come un prigioniero ad una lettera ricevuta
Al limite rappresentato dalla suite di vetrine si aggiunge una chiusura verso le ragioni dell'ambiente da parte dell'unico vivente. Logico che pure lo spettatore si senta escluso.
la grande potenza espressiva che dà il percepire il senso dell'ora in un quadro, ... specifico di Hopper è che venga sentito dolorosamente il contrasto tra il ritmo regolare della giornata, scandito dalla corsa del Sole intorno alla terra, l'immobilità drammatica e inerte della materia, vegetale, minerale od opera dell'uomo, e, terzo protagonista, il tempo interiore dell'uomo stesso, costretto a rifugiarsi in esso dalla sua estraneità alla vicenda sole\terra, su cui non può incidere in alcun modo.
Basta rileggere queste righe con l'idea dei tempi differenti, individuali, per vedere che cosa in realtà intendevo dire, che cosa soprattutto ci fa sentire Hopper.
L'estraneità è conseguenza di una velocità di tempi differenti, e lo è persino tra persona e persona, tra due individui di una medesima specie! La giornata solare ha un tempo a velocità tot, il meditare individuale ne ha un'altra, gli oggetti, il paesaggio, tutti sono racchiusi entro i limiti del proprio metamorfosarsi a velocità differenti.
Hopper riesce a spiegare in pittura ciò che S.Agostino non riusciva a chiarire con parole, chiuso com'era in quel concetto di tempo come prigione meccanica che è giunto sino a noi con ben poche modifiche e ci blocca in un ragionare impossibile. Ugualmente, tutti + o - sentiamo che Hopper è un grande, pur se ci è arduo darne una spiegazione logica. Se ho ragione per quanto detto,
la sua grandezza sta nell'aver mostrato e risolto in immagini un enigma filosofico di immensa portata.
Per concludere, se mai con Hopper ciò sia possibile, in quest'ottica assume maggiore senso quel "sentire il peso della propria singolarità, unicità", di cui la solitudine è solo una delle conseguenze, essendo, come è stato ben chiarito, fatto psicologico che a Hopper non interessa molto, nel senso che non suggerisce introspezioni dei personaggi. La singolarità come conseguenza del vivere tempi differenti.
In questa visione, uomini, vegetali e oggetti sono tutti portatori di individualità, di tempi propri: e infatti comunicano tutti quanti quello stesso sentire,
assumendo, uomini o cose, dignità di soggetti. E infine, il senso onnipresente del limite, di cui si è detto, è appunto il sentire relativo a questa differenza. Lo si può vivere come "incomunicabilità", come "distanza" ecc. Ma esso è essenzialmente funzione del fatto che tra tempi differenti non vi è rapporto possibile: questo dice Hopper e questo fa vedere appunto come esista un limite invalicabile.
PS come controprova:
posso parlare di tempo solo dopo aver ipotizzato una identità. Esempio grossolano: il tronco che vedo per terra rappresenta l'albero caduto (dal verbo cadere, e il verbo è in relazione con il tempo) solo se ritengo che sia
lo stesso albero che prima era in piedi. Se invece fosse un albero diverso, non parlerei della metamorfosi di un soggetto, a meno di non comprendere i due alberi in una medesima identità (gli alberi schiacciano l'erba).