Knight Vinke torna alla carica. In occasione dell'assemblea degli azionisti di oggi di Eni (presente il 61,08% del capitale sociale), il fondo ha detto di apprezzare il lavoro di "profonda trasformazione" condotto dal management negli ultimi cinque anni, ma ora chiede "progressi sulla corporate governance" che potrebbero dare beneficio al valore del titolo in borsa.
Erik Knight, titolare di una quota di circa l'1% di Eni, dopo aver ringraziato il cda per "gli eccellenti risultati ottenuti nell'ultimo biennio" pur in un contesto difficile, ha definito "sbagliato arrestare ora il processo di trasformazione in corso" del gruppo, avviato con la cessione di Snam che ha contribuito a ridurre l'indebitamento, e ha proposto di intervenire su due aspetti di corporate governance.
In primo luogo "avviarsi verso un'organizzazione aziendale più semplice e trasparente, con controllo e responsabilità saldamente ancorati fra loro". Chiaro il riferimento alle indagini in corso sulle presunte tangenti in Algeria della controllata Saipem. E ha quindi incalzato il management a scegliere se portare Eni sotto il 20% di Saipem (ne controlla attualmente il 42%) oppure acquistare le quote degli azionisti di minoranza per prenderne il controllo. "Una o l'altra decisione", ha pressato il rappresentante del fondo, "va presa subito senza perdere tempo".
In secondo luogo ha suggerito di "risolvere il rapporto ambiguo che Eni mantiene con lo Stato. Eni è un'azienda quotata in borsa e non è più un'azienda statale" e quindi "sarebbe normale che smettesse di essere vista dal mercato e dall'opinione pubblica come azienda parastatale. Non è giusto, non è nell'interesse di Eni e dello Stato, che il valore sia penalizzato da questa situazione ambigua. Il valore sarebbe più alto se fosse in grado di operare con una governance moderna".
In quest'ottica, secondo l'azionista, bisogna cominciare a cambiare l'attuale sistema delle nomine, oggi sotto il controllo dell'azionista pubblico. Ma l'ad, Paolo Scaroni, e il presidente, Giuseppe Recchi, vedono Eni più forte di prima. Nella lettera agli azionisti hanno infatti scritto che il colosso oil alla fine del 2012 è più focalizzato e più forte finanziariamente.
Il deconsolidamento e il ben avviato processo di uscita da Snam e l'avvio della cessione di Galp hanno, infatti, quasi dimezzato il rapporto tra indebitamento netto e mezzi propri. Il portafoglio minerario e le prospettive di sviluppo sono promettenti "come mai prima d'ora". Su queste basi, hanno sottolineato Scaroni e Recchi, "siamo pronti per affrontare le due principali sfide del futuro: la crescita della produzione di idrocarburi e il ritorno alla redditività del business mid-downstream".
I due top manager hanno quindi confermato la strategia di crescita profittevole nell'upstream e di consolidamento e ottimizzazione dei business a valle. Il piano di investimenti per il quadriennio 2013-2016 riflette tali linee guida con una manovra da 56,8 miliardi di euro (+6% rispetto al piano precedente) concentrata per l'83% nella ricerca e sviluppo di idrocarburi e selettiva delle iniziative di spesa degli altri settori.
Quanto a Saipem, nonostante il rallentamento atteso quest'anno, le prospettive a medio e lungo termine per la controllata rimangono "eccellenti grazie al forte posizionamento competitivo assicurato dal patrimonio di competenze, tecnologie e qualità dei mezzi". Recchi nel corso dell'assemblea ha poi difeso le azioni intraprese dal gruppo a seguito delle indagini della magistratura sulle presunte tangenti in Algeria di Saipem: "Eni è stata pronta e decisa, pur tenendo conto della natura autonoma di Saipem".
Ha infatti raccomandato a Saipem l'avvio di immediate indagini interne e la cooperazione con la magistratura", invitando il management a "forti discontinuità gestionali e amministrative" che hanno portato ad avvicendamenti alla guida del gruppo, oltre a suggerirgli di migliorare il proprio assetto di controllo interno. Eni, ha concluso Recchi, gode di una "solida architettura di controllo e sull'integrità non ammette tolleranze". A Piazza Affari il titolo Eni guadagna lo 0,76% a 18,6 euro, mentre Saipem staziona sulla parità a 22,85 euro.