Eni...Dogs and Horses, for pussy's lovers only - Cap. 3 (10 lettori)

ciccio bellico

Pane al pane e vino al vino
Ho letto che considerate Sissiono un mio alias, questo mi costringe mio malgrado ad intervenire ancora, ovviamente per smentire.
Chi ha dei dubbi confronti la prosa, molto più fluida, articolata ed efficace quella di Sissonio.
 

Shen

Forumer attivo
ma mai e poi mai internet si può sostituire ad un corso di laurea o a una vita spesa a fare esperienza in un specifico lavoro..

ora ad esempio sono tutti cuochi ed esperti di cibo, leggo alle volte delle recensioni di persone che si permettono di criticare e denigrare il lavoro di attività aperte da 50 anni senza avere la minima cognizione di cosa stanno dicendo di cosa c'è dietro a quel lavoro quanti sacrifici quanta esperienza quanti investimenti..

e poi si passa ad un livello ancora più alto, quello che vado dicendo da mesi ed è quello che una laurea un master un dottorato in esame di abilitazione e anni di gavetta e pratica vengono spazzati via da 'una ricerca su internet"..

un messaggio molto pericoloso perché discredida lo studio il lavoro i sacrifici che una persona mette per arrivare a conoscere una certa materia..discredita le competenze...discredita la meritocrazia..

e ci fa credere che siamo esperti di tutto che il lavoro degli altri è inutile e ci da una parvenza di cultura che può essere invece molto pericolosa perché fallace ed incompleta..
quindi la materia della virologia lasciamola a chi ci ha dedicato la vita e non addentriamoci in giudizi che potrebbero avere gravi conseguenze sulla salute

vedo che snapo è stato sostituito da un altro utente i cui post diciamo "medioevali" si commentano da soli e non hanno certo bisogno di essere confutati...

mi associo a ciccio bellico-2

Gli esperti…
Questa estate sul Corriere è uscito a firma di Emanuale Trevi, fresco vincitore dello Strega, un articolo da cui devo ancora riprendermi tali e tante le castronerie che è riuscito a stipare in così poco spazio, la più sconvolgente delle quali recita che “la democrazia è fidarsi degli esperti”.
Mancano perfino le parole, nel senso che manca proprio il fiato, per smontare una tale idiozia – non ci si crede che un presunto intellettuale possa affermare una enormità del genere. Non solo è errata, ma sovverte completamente il significato storico, nella sua origine e nel suo divenire, del concetto stesso di democrazia fino ad arrivare ad identificarlo con il suo contrario.
A me sembra un insulto all’intelligenza umana. E’ proprio il tempo di Orwell, quando “la guerra è pace”, la “libertà è schiavitù” e “spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate" (in realtà questo è Chesterton).

La democrazia è “il governo degli ignoranti”. Per la precisione è il governo di chi non ha i titoli (di nascita, età, ricchezza, sapere) per governare: è il governo degli incompetenti. Questo è sempre stato il suo scandalo. Questo è il motivo per cui è sempre stata osteggiata dalle aristocrazie di ogni tempo e luogo, compresa quella del denaro che spadroneggia oggidì.
E da Platone in poi la battaglia intellettuale contro questa ignominia è sempre stata cercare una giustificazione e una legittimazione perché a governare fossero gli esperti, i sapienti, coloro i quali sanno - anche se i sapienti nel corso dei secoli a quanto pare cambiano: ai tempi di Platone (filosofo) erano i filosofi, qualche anno fa andavano di moda gli economisti, adesso la collezione autunno-inverno propone i virologi - o gli epidemiologi? quien sabe.
Perché e come gli ignoranti possano governare, o se in verità l’abbiano mai fatto davvero (spoiler: no) esula da questo nobile consesso. Però per chi vuole approfondire consiglio il libro di Jacques Ranciere, L’odio per la democrazia.

Mi preme però sottolineare un’altra cosa: la scienza e i suoi esperti possono e devono decidere il come (cioè i mezzi e la tecnica), ma NON il cosa, e soprattutto il fine, perché per statuto "la scienza dei fenomeni NON è in grado di fornire la minima indicazione in merito ai fini (perché viviamo, come dobbiamo vivere, che dobbiamo farne dei ritrovati della scienza, etc.)". Questo è affar politico, per definizione: è la comunità nel suo insieme che dovrebbe decidere ciò che è il bene/giusto/buono per la collettività. Almeno secondo gli ideali democratici eh, sempre per la favoletta che “la sovranità appartiene al popolo”.
Ma tutto ciò che è politico è soggetto a conflitto, a lotta, perché, sempre per definizione, gruppi classi e persone diverse hanno interessi materiali e spirituali diversi (per non parlare di popoli, nazioni, stati etc.).
In sintesi, delegare alla scienza la decisione anche sul Cosa e sul Fine, bé è un bel modo per eliminare il conflitto, e per governare in santa pace, il che di solito va bene a chi ha il coltello da parte del manico (insieme al capitale per finanziarla, la scienza) – e dubito che valga per chi passa il suo tempo a commentare su un forum, per quanto di finanza, e per quanto sia bravo a comprare sul "rumour".

Esempio: in emergenza, salviamo gli 80 enni o i bambini? Da che mondo è mondo, si sono sempre salvati i bambini (“prima le donne e i bambini” urlavano sulla tolda del Titanic) e per decidere una cosa del genere, in teoria, non ci vogliono né ci sono mai voluti gli esperti. In compenso di esperti ce ne vogliono a frotte, eserciti proprio, per convincerti che in nome degli 80 enni puoi sacrificare i bambini (certo, poi ci sarebbe la metastasi del pensiero utilitaristico/economico e del calcolo costi/benefici che ha impestato ogni altro ramo del pensiero, ma per oggi ho esaurito le forze).

I danni fatti dallo Sburioni con la sua “la scienza non è democratica” si conteranno per decenni. Oltre ad essere una fandonia, va da sé.
Ma che implica lasciare il suddito nella posizione di suddito e togliergli anche l’unica cosa che come suddito ha sempre avuto – il senso di ingiustizia e l'istinto che ne conseguiva, ogni tanto, di ribellarsi. Adesso è sopito perfino quell'istinto, perché quello che ti viene fatto, anzi somministrato, è fatto in nome della scienza... come diceva quel tizio nel 1700, "è sulle molle fibre dei cervelli che si reggono i più saldi imperi, non sul ferro delle catene".

 
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Shen

Forumer attivo
Sempre in tema:

(Andrea Zhok) – In una lunga intervista la dott.ssa Viola esprime la sua opinione su un sacco di cose. La dottoressa ci fa sapere che L’obbligo di Green Pass per frequentare le università sarebbe una “questione di civiltà”. Ci spiega le sue idee sulla strategia di pressione condotta sugli scettici attraverso il Green Pass. Pone problemi giuridici intorno all’obbligo del Green Pass a scuola e per i lavoratori. Discetta della curva epidemiologica futura. Lancia moniti agli italiani. E incidentalmente, nell’unico passaggio in cui le riportano un’obiezione (fondata) di Cacciari risponde stizzita: «Cacciari deve parlare di filosofia, non può entrare nel merito della sicurezza e della qualità dei vaccini».

Ora, siccome le argomentazioni ex auctoritate vanno per la maggiore in questo periodo (la rivincita del principio di autorità nelle fila del suo vecchio nemico: la scienza), credo che una breve considerazione sia opportuna. Con toccante ingenuità la dottoressa si esibisce in una severa critica delle pagliuzze negli occhi altrui, senza vedere la trave nel proprio occhio. Lei, come tutti gli immunostar che si esibiscono da un anno a reti unificate, non vede – non ne è proprio consapevole – che il 95% di ciò che dice pubblicamente esula del tutto dalle sue competenze professionali. La dottoressa si esprime su questioni epidemiologiche senza essere un’epidemiologa, su questioni giuridiche senza essere una giurista, su questioni etiche senza essere una filosofa morale, su questioni politiche senza essere una politica (o una studiosa della politica), ecc. ecc. Lo fa nel mondo più naturale, proprio come lo fa ciascuno di noi, e come ciascuno di noi è chiamato a farlo in una democrazia: hai un cervello, usalo al meglio delle tue capacità critiche, altrimenti sei un pupazzo.

In ciò non ci sarebbe niente di male, tutt’altro, se non fosse che poi la signora dimentica ciò che sta facendo e bacchetta Cacciari, dicendogli di “occuparsi di filosofia”, mentre lei che si è specializzata sul funzionamento dei sistemi immunitari può sentenziare intorno a cosa sia una “questione di civiltà” e cosa no. Ora, questo ritornello sui “competenti” è non solo fastidioso, ma obiettivamente pericoloso nella sua stupidità – e nell’uso strumentale che se ne può fare (che se ne sta facendo). Dunque è opportuno mettere qualche puntino sulle i.

Nessuno, e sottolineo nessuno, degli uomini di scienza – veri o presunti tali – che si sono affacciati in questi mesi a parlare di strategie vaccinali, doveri civici, politiche pubbliche, valutazioni costi-benefici, scelte morali, obblighi di legge e giudizi epistemologici avevano la benché minima competenza professionale per farlo. Proprio zero. Potevano farlo, naturalmente, come cittadini di una democrazia, ma come specialisti, come “competenti”, avrebbero dovuto solo tacere e tornare in silenzio al proprio lavoro. Il fatto che nel contesto di disorientamento contemporaneo non ci si rivolga più al parroco ma allo scienziato per avere una parola di conforto e guida è solo un indice del nostro smarrimento, ma non ha nessuna giustificazione che non sia fondata nella superficialità o nel pregiudizio dei professionisti dell’informazione. Detto questo mi sia concessa anche una parola sulle “competenze professionali” della filosofia – di cui manifestamente la nostra dottoressa è digiuna. Posto che gli studi filosofici non sono rimasti indenni dalla generale decadenza dell’epoca, e posto che oggi per “filosofia” si intendono cose assai diverse, talvolta molto lontane dal suo senso classico, una cosa è certa: se esiste una forma di “competenza professionale” che ha – di principio – la formazione per poter operare sintesi di argomenti scientifici, giuridici, sociologici, psicologici, epistemologici, ebbene questa formazione è precisamente solo quella filosofica. Solo la formazione filosofica (naturalmente se è di qualità) esercita a discernere e sintetizzare conoscenze provenienti da una pluralità di campi, a valutarne le influenze reciproche e i modi di interazione, a scorgere i nessi di breve e di lungo periodo.

Dunque Cacciari era esattamente al suo posto nell’esprimersi, anzi era uno dei pochi ad essere al suo posto, mentre non lo era affatto la dott.ssa Viola. Naturalmente, vale per i filosofi ciò che vale per gli immunologi e per ogni altro. Anche per loro vale la seconda Legge Fondamentale della Stupidità Umana di Carlo Cipolla: “La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.” Corollario di questa legge è che troveremo una percentuale più o meno identica di stupidi in qualunque area di competenza: filosofi, medici, assessori, giuristi, macellai e tramvieri. Dunque il fatto che uno abbia fatto studi filosofici non garantisce affatto che sia capace di fare le sintesi di cui abbiamo bisogno come politici e come cittadini.

Ma a maggior ragione non lo garantisce uno studio medico o economico.

Andrea Zhok, filosofo.
Grassetto mio.
 

Shen

Forumer attivo
Sempre Zhok, assurto ormai a mio nuovo spirito guida:


La strategia che stiamo adottando nell’affrontare il Covid, fondata sulla “coercizione morbida” del Green Pass, è inaccettabile sul piano etico e irresponsabile su quello politico. Questo giudizio dipende da tre ordini di ragioni. In primo luogo ci troviamo nel mezzo di una campagna aggressivamente moralistica che ha lacerato il paese. Questa campagna è stata adottata come complemento alla “volontarietà” di sottoporsi alla vaccinazione. Il Green Pass è infatti un’operazione di persuasione obliqua, che si finge una misura per ridurre i contagi, ma che in effetti serve a spingere a vaccinarsi. Si tratta naturalmente di un segreto di Pulcinella.
Quando eminenti politici sostengono pubblicamente che i tamponi (di per sé la miglior garanzia di non essere contagiosi) devono essere nasali e onerosi, perché altrimenti la gente non si vaccinerebbe, non c’è molto da aggiungere. Questo carattere finzionale del Green Pass, giustificato con motivazioni diverse da quelle reali, è una sorta di peccato originale.

Da questa doppiezza discende una tendenza alla distorsione e un avvelenamento generale del discorso pubblico, dove esperti e giornalisti si sentono legittimati ad esercitare forme di “terrorismo psicologico”, mentre uomini di scienza si sentono parimenti giustificati a esprimersi come tifosi e moralisti, omettendo o distorcendo tutto ciò che ritengono utile omettere o distorcere. Quest’operazione di manipolazione si ritiene giustificata in quanto sarebbe fatta “a fin di bene”, laddove il “bene” sarebbe il perseguimento di una vaccinazione universale.
La necessità di forzare i comportamenti senza ricorrere all’obbligo formale di legge comporta il ricorso a bacchettate moraleggianti ai più alti livelli: vaccinarsi è diventato così un “dovere morale”, un “atto d’amore”, mentre non vaccinarsi significherebbe “morire e far morire” (cioè: uccidere). Che si tratti di falsità conclamate per mille motivi – a partire dal fatto che i vaccini disponibili, diversamente dal tampone, non escludono che si possa essere contagiosi – è considerato irrilevante. Si sta mentendo, certo, ma “a fin di bene”. E a questo punto, come sempre accade, se legittimi la massa ad esercitare il proprio diritto all’odio nei confronti di una categoria di “nemici pubblici” le conseguenze non tardano a presentarsi. È stata creata dapprima una categoria sociale farlocca (il subumano “No Vax”) dove è stato arruolato d’ufficio chiunque non partecipi con entusiasmo allo “sforzo bellico” centrato sui vaccini.

Dunque sono diventati “No Vax” anche scienziati che formulano critiche, filosofi che sollevano dubbi, semplici cittadini che cercano di pensare con la propria testa. Il “No Vax” (così inclusivamente definito) viene dipinto nel migliore dei casi come un ignorante terminale, ma in alternativa come un pazzo, un demente, un sociopatico, un fascista, qualcuno che sta tradendo la patria nello sforzo santo contro il Nemico, e che perciò merita di essere escluso dal voto, di girare con un cartello al collo, di essere espulso da ogni forma di vita sociale, qualcuno che ci si augura di vedere malato, intubato, qualcuno che infermieri e sanitari possono minacciare e rampognare, che se malato può essere esposto al pubblico ludibrio, e cui si chiede di pentirsi.
Non c’è niente di casuale in questa dinamica. Si tratta di un dispositivo di distruzione morale del “nemico interno” che di solito caratterizza le situazioni di guerra e che qui viene attivato per far funzionare un’iniziativa sanitaria non altrimenti giustificabile. La gravità di questo avvelenamento dall’alto della vita pubblica è difficile da sopravvalutare.

Il secondo punto critico in questo processo è dato dall’avvenuta distorsione del ruolo della “classe medica”, cui viene attribuito di fatto un nuovo ruolo tecnocratico, alternativo alle procedure democratiche. Dopo aver passato anni di studio su volumi di patologia comparata e anatomia generale un selezionato numero di rappresentanti della classe medica avrebbe apparentemente acquisito le qualifiche di maître a penser, e, forte del proprio principio d’autorità, si esprime sui media spiegando che il Green Pass sarebbe una “questione di civiltà”, auspicando che ai refrattari al vaccino vengano fatte pagare le spese ospedaliere, discettando mattina e sera su questioni di sociologia, diritto, etica ed epistemologia su cui hanno le stesse competenze di Fedez. E tutto ciò potrebbe far sorridere, se non fosse l’indice di uno spostamento culturale gravido di conseguenze.
Oggi gli appelli politico-mediatici all’esperto, al tecnico, allo specialista, allo scienziato hanno una funzione essenzialmente antiscientifica, antirazionalista e, soprattutto, antidemocratica. Questi appelli vengono brandeggiati, da una classe dirigente che opera fuori scena, come dei capolinea argomentativi, dove ragioni e dubbi devono avere un termine, dove non si deve procedere oltre. Si tratta di un’operazione di tipo sacrale: il “popolo”, il “laico” che pretendesse di andare più in là è posto come per definizione irragionevole (blasfemo), e il suo atteggiamento è per definizione “populista”. Qui l’appello alla “scienza” è naturalmente l’appello ad un sottoinsieme qualificato e preselezionato del mondo scientifico, e serve a coprire un’operazione essenzialmente antidemocratica: non potendo in un regime democratico richiamarsi ad un principio di autorità politica per dare ordini, si ricorre a quel monstrum che è il “principio di autorità scientifica”. In passato questo tipo di soluzioni è stato adottato
spesso chiamando a sostegno la scientificità degli “esperti economici”, ma l’occasione della pandemia ha spinto alla cooptazione di esponenti del mondo medico. Nella fattispecie corrente questi appelli alla “comunità scientifica” sono serviti a sostenere una serie infinita di tesi incredibili e di strategie irresponsabili. Si è ripetuto con la faccia seria che vaccini approvati con procedure emergenziali, svolgendo le fasi sperimentali in simultanea e non in successione, usando tecnologie mai approvate prima per la somministrazione vaccinale, testati solo sopra i 16 anni, privi di analisi di genotossicità e cancerogenicità, senza indagini sull’interferenza con altri farmaci, senza sperimentazione sulle donne in gravidanza, dovevano senz’altro essere utilizzati serenamente su bambini in crescita e donne in gravidanza, magari improvvisando spiritose combinazioni cocktail di vaccini diversi.

Qui tutti i principi di deontologia, ogni principio di precauzione, ogni metodologia sperimentale consolidata sono stati dichiarati d’ufficio orpelli stantii, fastidiose piccinerie che non dovrebbero ostacolare le disposizioni dall’alto. Questo grande gioco d’azzardo, questa roulette russa sulla pelle di soggetti che correvano un rischio da Covid insignificante, è stato promosso nel nome della “scienza”. E chi in ambito scientifico vi si è opposto è stato minacciato, silenziato, denigrato. E queste manganellature morali sono avvenute nel nome della ragione e della scienza. (E dopo aver contemplato queste distorsioni, si chiede alla popolazione di affidarsi fiduciosa ai controlli della farmacovigilanza).

Si arriva così al terzo, decisivo, punto. Quale strategia generale è sottesa a questa operazione? Vi è in generale una
strategia? O si tratta piuttosto solo della somma di improvvisazione, sciatteria e arroganza? Questo è il punto di più difficile interpretazione, nel senso che più di una spiegazione è aperta, anche se esse sono mutuamente compatibili. La prima possibilità, e la più semplice, è quella dell’analogia fuorviante: si sarebbe diffusa nelle classi dirigenti di molti paesi occidentali l’idea erronea che la meta sia l’eradicazione definitiva del virus attraverso la vaccinazione di massa, sul modello del vaiolo. Questa tesi è in effetti ripetuta frequentemente, e da presunti esperti, nonostante sia del tutto insostenibile sulla base delle migliori conoscenze che abbiamo a disposizione. Il modello del vaiolo era quello di un virus la cui forma letale per l’uomo non era presente in altre specie animali, e in cui sia il vaccino che il contatto con la malattia davano immunità pluridecennale (studi retrospettivi lo hanno confermato).

Nel caso del Covid abbiamo a che fare con un virus diffuso globalmente, contagiosissimo, a diffusione aerea, presente come serbatoio in altre specie animali (pipistrelli, mustelidi, ecc.) e il cui vaccino dà immunità incompleta e limitata nel tempo (6-12 mesi?). Come si possa pensare che, stante le condizioni attuali, si sia nelle condizioni per determinarne l’eradicazione rimane misterioso, visto che bisognerebbe vaccinare nell’arco di durata temporale dell’immunizzazione l’intero pianeta, inclusi gli animali serbatoio, e sperando che la copertura (85%?) sia sufficiente per definire una globale ‘immunità di gregge’. Dunque la prima possibilità da considerare è che si tratti semplicemente di un clamoroso errore di strategia: si agisce per perseguire un obiettivo che però così facendo appare destinato a sfuggirci per sempre. Questa possibilità però è almeno in parte insoddisfacente.

Che un congruo numero di persone, anche in posizioni politiche apicali, possa commettere clamorosi errori di valutazione è ben possibile e la storia ce lo ricorda continuamente. Ma sembra improbabile che si tratti soltanto di un grande errore collettivo. Se un travisamento è commesso da numerosi politici e in diverse nazioni, è assai plausibile che ci siano ottime motivazioni a voler credere in quell’errore. Il motto guida della strategia sanitaria in molti paesi occidentali (Italia in particolare) sembra essere extra vaccinum nulla salus. L’intera strategia si è concentrata sull’obiettivo di una vaccinazione a tappeto – sia pure con vaccini scarsamente sperimentati e approvati con procedure emergenziali e inedite – mentre lo sviluppo delle terapie sintomatiche, e soprattutto della tempestività degli interventi, è stato lasciato drammaticamente indietro. Questa concentrazione sulla vaccinazione ha una chiara spiegazione economica e gestionale: mettere in piedi la catena di montaggio per somministrare centinaia di migliaia di vaccini richiede solo uno sforzo organizzativo iniziale, e poi si svolge con tassi di competenza bassissima, alla portata di chiunque. Taylorismo sanitario.

La spesa è significativa, ma è concentrata sull’acquisto del farmaco. Non c’è bisogno di aggiornare protocolli, di assumere personale, di riorganizzare i servizi, non c’è bisogno di impegnarsi in niente che abbia un impatto duraturo sul servizio sanitario nazionale.
Ed in effetti questo è il punto più evidente, nella sanità come altrove: a quasi due anni dall’inizio della pandemia in Italia tutti i comparti strategici, dall’istruzione ai trasporti alla sanità, sono alle prese con gli stessi problemi dell’inizio, se non più gravi. La strategia vaccinale si presenta dunque sì come un gioco d’azzardo sulla pelle dei cittadini, ma è anche una scommessa che, se vinta, permetterebbe il ritorno al business as usual senza aver dovuto metter mano a niente di strutturale: senza investimenti a lungo termine, senza sforzi di miglioramento sistemico. Dunque si può capire come vi sia un grande interesse a credere all’idea che la vaccinazione di massa sia la soluzione, anche senza mettere in campo le
“capacità persuasive” delle case farmaceutiche
. Nel breve periodo si può far fare il lavoro grosso a un generale dell’Esercito e a neolaureati con contrattini volanti, e se la scommessa si vince si è ottenuta la ripartenza del paese in autunno con poca spesa, poco ingegno e nessun investimento strutturale. Se la scommessa dovesse fallire (e in qualche misura fallirà certamente) ci sarà tempo per trovare capri espiatori, o per lasciare il cerino in mano a governi successivi.

C’è infine un terzo livello esplicativo, più profondo, dove è possibile rintracciare motivazioni di lungo periodo per questo tipo di strategie. Non dobbiamo dare per scontato che la priorità di un governo sia “risolvere i problemi del paese”.
Anche senza eccedere in machiavellica malizia è opportuno ricordare che una priorità di ogni esecutivo, e di ogni classe politica, è innanzitutto la gestione e il mantenimento del potere, in quanto tale. Ora, il caso dell’attuale strategia sanitaria è solo un esempio di una casistica più generale, e crescente da tempo nelle democrazie occidentali. È almeno
da quando le conclusioni della Trilateral Commission (1975) stabilivano la difficoltà di gestire un “eccesso di democrazia” che l’Occidente è alle prese con il problema di come limitare le pretese del ‘demos’ e silenziarne le istanze. La soluzione ideale a questo problema, senza dover passare attraverso un abbandono formale della democrazia, si è trovata con il
continuo ricorso alle dinamiche dell’emergenza.
Di fronte a un’emergenza, che sia una catastrofe naturale, una minaccia terroristica, una crisi finanziaria, una pandemia o altro, il ceto politico al governo acquisisce una legittimazione straordinaria, una legittimazione ad operare in forme arbitrarie e forzate che mai avrebbe in condizioni normali. L’emergenza, reale o presunta non importa, consente di tagliare corto con gli “orpelli democratici” e di trovare una giustificazione per distorsioni, omissioni, menzogne vere e proprie. Il refrain dell’emergenza è “Non c’è tempo, bisogna fare presto!”; chi si pone troppe domande su cos’è che si starebbe facendo presto è automaticamente una zavorra, un nemico; chi lamenta la gestione tecnocratica, dall’alto, viene liquidato come “populista”.

La gestione della presente pandemia, al di là delle sue specificità, è un caso, l’ennesimo, in cui questo meccanismo di gestione tecnocratica del potere emerge in primo piano. Il ricorso ad un ceto (accuratamente preselezionato) di “esperti”, di “tecnici” viene giustificato con la necessità di fornire una risposta massimamente efficace a un problema riconosciuto come evidente (l’emergenza). Il sottinteso è che gli esperti sceglieranno i “mezzi migliori” per risolvere il problema, e che dunque non siamo più sul piano dove la scelta politica e democratica sarebbe rilevante: un mezzo è il migliore o non lo è, e l’esperto è colui il quale è deputato a dire qual è la via migliore, l’unica via (there is no alternative). La democrazia è perciò quella cosa che si usa nei giorni di festa, mentre per tutto ciò che conta c’è la tecnocrazia. La pluralità politica dei mezzi, delle vie, delle strategie viene rimossa dal tavolo come irrilevante.
Ecco, nel contesto dell’odierna gestione pandemica, questa motivazione profonda non spiega la natura delle specifiche scelte, ma spiega perché strategie sciatte e motivazioni di corto respiro possano imporsi così facilmente. Il vero obiettivo non è affrontare un problema nel modo più adatto al bene comune, ma nel modo più performante per le classi dirigenti.
Una volta compreso questo ordine di priorità, ciò che alla base della piramide sociale può darsi come una soluzione irragionevole e pericolosa, al vertice della piramide può apparire come una scommessa promettente e vantaggiosa. E questo è in ultima istanza il punto di sintesi nelle vicende correnti: siamo di fronte ad una grande scommessa sulla nostra pelle, a qualcosa che ai gruppi di potere consolidati appare come un promettente gioco d’azzardo, le cui eventuali perdite non saranno loro a pagare, mentre per la maggioranza della popolazione rappresenta piuttosto
una roulette russa, i cui eventuali esiti sfortunati subiranno senza sconti.
 
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dinogi

Forumer attivo
uelà!....luogo perduto di scienziati vincenti...gente della mirandola che si rifà alla "magia naturalis"..per contrastare la "magia demoniaca" delle scienze occulte e babilocniche....
Urca!...luogo di trattati prolissi tali da prolassare anche...lasciamo stare va!. :rotfl::rotfl:
Luogo di risate e vie scientifiche novelle e vecchiarde...

BUON GIORNO....e buoooone..cose dal mio cuore...a voi i raggi del sole illuminanti la mente altrui.:ola:
Io vo' in braccio al dio dei sogni....:grinangel:
 

superciuk1

La verità e' come voi prima o poi viene a galla
uelà!....luogo perduto di scienziati vincenti...gente della mirandola che si rifà alla "magia naturalis"..per contrastare la "magia demoniaca" delle scienze occulte e babilocniche....
Urca!...luogo di trattati prolissi tali da prolassare anche...lasciamo stare va!. :rotfl::rotfl:
Luogo di risate e vie scientifiche novelle e vecchiarde...

BUON GIORNO....e buoooone..cose dal mio cuore...a voi i raggi del sole illuminanti la mente altrui.:ola:
Io vo' in braccio al dio dei sogni....:grinangel:

Commento degno di un Basista disarmato qualunque...
 

Coramina

out of this world
uelà!....luogo perduto di scienziati vincenti...gente della mirandola che si rifà alla "magia naturalis"..per contrastare la "magia demoniaca" delle scienze occulte e babilocniche....
Urca!...luogo di trattati prolissi tali da prolassare anche...lasciamo stare va!. :rotfl::rotfl:
Luogo di risate e vie scientifiche novelle e vecchiarde...

BUON GIORNO....e buoooone..cose dal mio cuore...a voi i raggi del sole illuminanti la mente altrui.:ola:
Io vo' in braccio al dio dei sogni....:grinangel:

Urca ANCORA???

Questo si chiama denigrare il pensiero altrui, e non c'è NULLA di ironico, ne simpatico.

Siamo tutti IGNORANTI nessuno escluso. Ci sono diversi tipi di intelligenza, della scienza o dell'anima, passando per quella linguistica a quella musicale.
Si si pensa che aggregare 4 molecole o_O:rotfl::rotfl: sia più prezioso di RISPETTARE le opinioni, sentimenti, una parte di essenza di altre persone... c'è un problema macroscopico :-o

Buongiorno a tutti

Fino a quale punto uno scienziato si può spingere per far concretizzare le proprie idee e studi? il limite si chiama ETICA... una scienza inesatta, filosofica, plasmabile.
Questo è il male nel quale siamo immersi indistintamente, scienziati ed ignoranti.
Gli ignoranti... ignorano giustamente :lol: ma gli scienziati DOVREBBERO farsene cruccio primario... ed invece IGNORANO consapevolmente.
 

superciuk1

La verità e' come voi prima o poi viene a galla
Urca ANCORA???

Questo si chiama denigrare il pensiero altrui, e non c'è NULLA di ironico, ne simpatico.

Siamo tutti IGNORANTI nessuno escluso. Ci sono diversi tipi di intelligenza, della scienza o dell'anima, passando per quella linguistica a quella musicale.
Si si pensa che aggregare 4 molecole o_O:rotfl::rotfl: sia più prezioso di RISPETTARE le opinioni, sentimenti, una parte di essenza di altre persone... c'è un problema macroscopico :-o

Buongiorno a tutti

Fino a quale punto uno scienziato si può spingere per far concretizzare le proprie idee e studi? il limite si chiama ETICA... una scienza inesatta, filosofica, plasmabile.
Questo è il male nel quale siamo immersi indistintamente, scienziati ed ignoranti.
Gli ignoranti... ignorano giustamente :lol: ma gli scienziati DOVREBBERO farsene cruccio primario... ed invece IGNORANO consapevolmente.

Finché non si capirà che questa ché stiamo vivendo non è un'emergenza sanitaria ma la messa in atto di un progetto politico partito da lontano, qualsiasi domanda che ci porremo otterrà la risposta sbagliata.
 

superciuk1

La verità e' come voi prima o poi viene a galla
uelà!....luogo perduto di scienziati vincenti...gente della mirandola che si rifà alla "magia naturalis"..per contrastare la "magia demoniaca" delle scienze occulte e babilocniche....
Urca!...luogo di trattati prolissi tali da prolassare anche...lasciamo stare va!. :rotfl::rotfl:
Luogo di risate e vie scientifiche novelle e vecchiarde...

BUON GIORNO....e buoooone..cose dal mio cuore...a voi i raggi del sole illuminanti la mente altrui.:ola:
Io vo' in braccio al dio dei sogni....:grinangel:
Lo scienziato a cui dai credito è questo??
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