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Buone notizie dalla Libia per Eni, l'Egitto inoltre ripagherà i suoi debiti
Di Valentina Sorrenti
Buone notizie dalla Libia per <a href="/quotazioni/quotazioni.asp?step=1&action=ricerca&codiceStrumento=u2ae&titolo=ENI">Eni</a>, l'Egitto inoltre ripagherà i suoi debiti
Alla fine il governo egiziano pagherà a Eni i debiti regressi per 800 milioni di dollari. Ne è convinto l'ad del gruppo petrolifero, Paolo Scaroni, che si è detto fiducioso: "c'è un piano di rientro crediti pregressi di 800 milioni di dollari. Ci hanno detto che ce li restituiranno e non ho ragione di credere che non lo faranno".
Non hanno onorato gli impegni con Eni i due enti energetici dello Stato egiziano: Egas (Egyptian natural gas company) e la controllante Egpc (Egyptian general petroleum corporation), ai quali il gruppo italiano gira parte della produzione di gas e greggio dei giacimenti per il mercato domestico. I problemi sono iniziati nel 2012 e si è arrivati a cumulare fatture non pagate per una cifra ragguardevole.
Quanto all'attività di Eni in Libia, "siamo i primi produttori del Paese, abbiamo dei contratti e li rispetteremo", ha affermato il top manager. Inoltre Omar Shakmak, vice ministro del Petrolio della Libia, ha assicurato che le attività estrattive nel giacimento libico Elephant dell'Eni sono prossime al riavvio. "Il giacimento è in buone condizioni e l'operatore ha il controllo" della situazione, ha spiegato Shakmak.
La rivoluzione politica in Libia ha ridotto la produzione di petrolio del gruppo italiano nel Paese che è scesa sotto il picco dei 270 mila barili al giorno. "Noi", aveva affermato Scaroni lo scorso 7 settembre, "continuiamo a produrre a ritmi più bassi del passato, soprattutto per quanto riguarda il petrolio".
"Nell'insieme c'è qualche elemento di preoccupazione perché non si vede un rafforzamento delle istituzioni. D'altra parte, questo era un po' previsto: è difficile uscire da 42 anni di dittatura in quattro e quattr'otto e trovare una stabilità istituzionale", aveva sottolineato il top manager. Il titolo Eni a Piazza Affari perde lo 0,23% a 17,51 euro.
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