Prendo spunto da questo post per parlare della battaglia dell'ebetrusco (abitante di ebetruria come si definisce) contro Mario Draghi.
Da un alto un personaggio dall'ego smisurato che si crede il Marchese del Grillo, dall'altro l'attuale Presidente del Consiglio.
Innanzitutto inquadriamo il picconatore.
Il ministero dell’Interno e gli anni della lotta armata
Nel 1976 fu nominato ministro dell’Interno a 48 anni, un ruolo delicato nel periodo probabilmente più complesso e precario della storia repubblicana. Cossiga badò alla sicurezza e all’ordine pubblico del paese durante dure contestazioni studentesche, durante gli anni più violenti della lotta armata dei gruppi extraparlamentari e durante i 55 giorni del sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, conclusi con l’assassinio di Moro stesso;
il piglio violento e repressivo con cui interpretò il ruolo di ministro rese Cossiga odiatissimo, soprattutto negli ambienti della sinistra extraparlamentare. Divenne l’obiettivo preferito delle contestazioni e per le strade era facile imbattersi in scritte sui muri che lo insultavano apertamente.
Nonostante fosse tutto sommato incline ad ammettere i propri errori, come fece su alcuni aspetti della gestione del caso Moro,
Cossiga non ritrattò mai il suo approccio alla tutela dell’ordine pubblico,
casomai lo rivendicò negli anni successivi. Nel 2008, per esempio, fece molto scalpore
un’intervista in cui
Cossiga consigliava al ministro dell’Interno di allora, Roberto Maroni, di utilizzare contro le proteste del movimento studentesco “Onda” la stessa tattica adottata da lui negli anni Settanta: «Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città»,
dopodiché, una volta che nell’opinione pubblica è cresciuta la paura per i manifestanti, far intervenire la polizia per «mandarli tutti in ospedale».
«Io ho ucciso Aldo Moro»
In seguito all’uccisione dell’allora presidente della DC Aldo Moro, avvenuta il 9 maggio 1978, Cossiga tornò più volte sull’argomento, soprattutto negli ultimi anni, dando interviste e raccontando la sua versione su quanto fecero lui e gli altri membri del governo. Disse più volte di sentirsi addosso la responsabilità della morte di Moro, e che la vitiligine e i capelli bianchi gli erano stati causati dal trauma di quei giorni convulsi. Nel 2003
raccontò alla
Stampa: «Per giorni, per mesi, dopo via Caetani e le mie dimissioni, mi sono svegliato di soprassalto, dicendo: “Io ho ucciso Aldo Moro”. E ne ero consapevole, sin dall’inizio».
Cossiga ebbe anche in questa vicenda un ruolo cruciale. Dopo il rapimento chiese agli Stati Uniti l’aiuto di un consulente per affrontare l’emergenza e arrivò Steve Pieczenick, un esperto di terrorismo alle dipendenze dell’amministrazione Carter.
Insieme a lui Cossiga istituì una specie di commissione per screditare Moro e diffondere l’idea che non fosse pienamente in sé dal punto di vista psicologico, cosa che avrebbe dovuto indebolire la posizione dei sequestratori, le Brigate Rosse.
Il ruolo di Pieczenick non è mai stato chiarito del tutto. Diversi anni dopo, a partire dal 1994, cominciò a raccontare che Cossiga e gli altri membri del governo non avevano alcun interesse a salvare la vita di Moro, che era già stato deciso che Moro sarebbe morto in nome della “linea della fermezza”, cioè del rifiuto da parte delle istituzioni di aprire qualsiasi trattativa con le BR. Cossiga si risentì molto della versione di Pieczenick e disse che era solo un modo per fare pubblicità alla sua attività di autore di romanzi di spionaggio.
Tra il 1991 e il 1992 le sue esternazioni e le richieste di riformare le istituzioni cominciarono a farsi sempre più frequenti. Sui giornali si facevano ipotesi – mai confermate – su una sua instabilità mentale e
Indro Montanelli scrisse che soffriva di «ciclotimìa», u
n disturbo dell’umore simile al bipolarismo.
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Dieci anni fa morì uno dei personaggi politici più singolari e controversi della Prima Repubblica
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Terrorismo e il caso Moro[modifica | modifica wikitesto]
Francesco Cossiga con
Aldo Moro.
Nel marzo
1978, quando fu rapito
Aldo Moro dalle
Brigate Rosse, creò rapidamente due comitati di crisi, uno ufficiale e uno ristretto, per la soluzione della crisi.
Molti fra i componenti di entrambi i comitati sarebbero in seguito risultati iscritti alla
P2: ne faceva parte lo stesso
Licio Gelli sotto il falso nome di ingegner Luciani. Tra i membri anche lo psichiatra e criminologo Franco Ferracuti. Cossiga richiese e ottenne l'intervento di uno specialista
statunitense, il professor
Steve Pieczenik, il quale partecipò ad una parte dei lavori. Stando a quanto raccontato da Cossiga e dallo stesso Pieczenik, inizialmente l'idea dello statunitense era quella di inscenare una finta apertura alla trattativa, per ottenere più tempo e cercare di far uscire allo scoperto i brigatisti, in modo da poterli individuare
[31].
Cossiga e Gladio[modifica | modifica wikitesto]
Le asserite responsabilità di Cossiga nei confronti di Gladio furono confermate dal medesimo interessato che, ancora presidente, ammise con fierezza, in un'esternazione a
Edimburgo nel
1990, la parte avuta nella sua messa a punto, in quanto sottosegretario al Ministero della Difesa tra il
1966 e il
1969[39] e si autodenunciò con un documento inviato alla Procura di
Roma, in seguito alla denuncia dell'ammiraglio Martini e del generale Inzerilli come responsabili di Gladio.
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Quindi il paladino che ha telefonato a Giurato attaccando Mario Draghi oltre ad essere precursore della macelleria sociale, aver sacrificato la vita di Moro, frequentato membri della P2, coordinatore di Gladio era affetto da disturbo bipolare. Per carità, ci sono geni nel passato che hanno sofferto di tale patologia ma io non ci metterei la mano sul fuoco su un affermazione di un bipolare: dipende infatti dalla fase in cui si trova!
ERGO, ciò che è rivendicato in calce dal Signore unto dalla rettitudine dagli avi alle future generazioni,
è stato riferito da un soggetto con disturbo bipolare,
con il sospetto che quel giorno fosse in giornata out.
Eppure sembra che i due si fossero chiariti e che Draghi fu uno dei primi ad andare al funerale.
L’Emerito e il premier incaricato erano legati da amicizia e stima ultradecennale, per questo è strumentale il tentativo della rete di contrapporli
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E poi il ruolo di Mario Draghi sulle privatizzazioni e sulla famosa crociera risulta alquanto sopravvalutato.
Capitolo privatizzazioni e caso Britannia. Cosa c'è di vero nella storia raccontata come un complotto ai danni dell'Italia.
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