Che Gianni Alemanno non possa essere annoverato nella classifica migliori sindaci di Roma, è abbastanza noto.
Non è un’opinione politica, ma una fatto sancito dalle ultime elezioni comunali che lo hanno visto perdere contro Ignazio Marino.
Se avesse amministrato bene la capitale d’Italia nei 5 anni durante i quali è stato sindaco, sarebbe senz’altro stato rieletto dai cittadini romani.
Ma da qui ad addossargli la colpa del declino di Roma ce ne passa.
Stamattina Linda Lanzillotta, una che di giri politici ne ha fatti, partendo dal Pd, passando con Monti e ritornando alla corte di Matteo Renzi una volta capito che l’era del loden era finita, in un’intervista al quotidiano Il Giorno è tornata ad alimentare la storiella popolare che a largo del Nazareno hanno tirato fuori per rifarsi la verginità politica in vista delle prossime elezioni: è tutta colpa di Gianni Alemanno.
Già, secondo la moglie del superconsulente di Renzi (Franco Bassanini, ex capo della CdP) Marino «era difficilmente difendibile» a causa delle ultime vicende politiche, dello scontrino gate, delle gaffe con il Santo Padre, della non lungimirante amministrazione della città, ma è pur vero che «ha ereditato il disastro epocale di Gianni Alemanno».
Ecco, è lui per il Pd il principale colpevole di tutto questo.
Se la metro si blocca si blocca otto ore in un giorno feriale per “caduta massi”, la raccolta rifiuti non funziona più, la città è piena di buche e un iscritto al Pd (Buzzi) corrompe questo mondo e quell’altro per ottenere appalti in favore della propria coop, non è colpa di chi amministra la città da due anni e mezzo, ma da chi la amministrava prima che il Pd tornasse al governo della città.