IL CASO
                               Facebook "spia" le chat private
alla ricerca di cybercriminali
                               Un algoritmo setaccia le conversazioni tra utenti, nel  tentativo di identificare e prevenire possibili reati. Un occhio  elettronico pensato per la sicurezza, che però di fatto intacca la  privacy. "E' un codice sofisticato e evita i falsi positivi", dicono da  Fb, garantendo che i documenti usciranno dall'azienda solo in casi di  manifesto contenuto illegale
                           Lo leggo dopo
                   	         	             	                 	                     	 	                     	                         	                             	                                
		
		
	
	
 	                                (ansa)
 	                            
 	                         	                         	                     	                 	                 	                 	            
 	             	         	         	                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                         	     	         	             	         	         	                                                                                                                                                                                                        	     	         	             	         	         	                               
         
                                                                                                                                                                                                                                                                                           L'OCCHIO di Facebook arriva fin dentro le chat degli  utenti. Non è per fortuna un occhio umano, ma un algoritmo, che però  analizza scrupolosamente le conversazioni private che si svolgono sul  social network. Milioni e milioni di parole ogni giorno, tra le quali  potrebbe nascondersi qualche messaggio criminale, o piani per attentati  alla sicurezza pubblica. E proprio quelle cerca l'occhio di Facebook,  sacrificando però la privacy degli utenti. 
Chat tra sconosciuti.  Una questione che sta già sollevando polemiche, perché 
le conversazioni  ritenute sospette vengono inoltrate alle forze dell'ordine. Nessuno sa  quanto sia preciso l'algoritmo e quali siano le parole che possano farlo  entrare in azione e segnalare le attività. Si sa però che il codice  tiene d'occhio gli utenti che non figurano essere "chattatori abituali":  gli scambi verbali tra sconosciuti o poco più insomma sembrano essere  molto più interessanti per la sorveglianza digitale del social network. 
Facebook: "Massima attenzione".  A Palo Alto, l'introduzione della sorveglianza digitale viene descritta  come necessaria: "Non vogliamo che chi lavora qui passi il tempo a  leggere conversazioni private", dice un portavoce del sito, "ed è quindi  importante che la tecnologia che impieghiamo registri il minor numero  possibile di falsi positivi". A Facebook sottolineano che le chat  vengono inoltrate alla polizia solo se si rivelano davvero utili a  impedire, identificare   e prevenire reati. E il social network ci tiene  a far sapere che consegnerà le chat a tribunali e forze dell'ordine che  ne facessero richiesta solo sulla base di reale necessità e  consistenza. Da parte sua, il social network non nasconde che in caso se  ne ravveda la necessità, le informazioni verranno condivise con  l'interlocutore che verrà ritenuto più idoneo.
Ma ad ogni modo, prima  di arrivare alla polizia le chat vengono riviste dalle strutture di  sicurezza di Facebook, e poi eventualmente in caso di interesse, girate  agli uffici competenti. Al momento, sembra che almeno un pedofilo sia  stato identificato e bloccato grazie all'intervento dell'algoritmo.
                                                
                                            (16 luglio 2012)