Fernando Botero

Ritornando vedo varie utili spiegazioni. Intanto dentro me ne sono sorte altre.
Per esempio, Botero non è affatto estraneo a tutta una tradizione popolare sudamericana dove le immagini sono una sorta di ex-voto, atteggiamento che deborda anche nella sfera della pittura politicamente impegnata (qui Diego Rivera, ma ci si può ricordare anche di sua moglie Frida Kahlo).

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Spesso dunque le immagini sono frontali, povere di movimento "anatomico", proprio come negli ex voto, v. Messico, peccare in grazia di Dio
Pertanto, nulla di strano se la parte più popolana nell'anima del suo pubblico ne rimane conquistata e in qualche modo si riconosce nei suoi lavori, proprio come gli allevatori francesi arricchiti dell'800 si ritrovavano nei paesaggi agresti con mucche e pecore che essi stessi ordinavano ai pittori.

Che poi Botero, aiutato dal suo forte senso per la composizione (questo occorre ammetterlo) ci abbia marciato dipingendo quelle figure gonfie, questo è vero. Chiaramente, si tratta di un marchio per farsi riconoscere, una furbata, ma è comunque tratto dalla sua tradizione popolare e non.

fernando-botero-the-presidential-family-1967.jpg


Altre motivazioni potrebbero trovarsi in una vena naïf: il naïf, di solito, non "scava" le figure, ma le fa lievitare aggiungendo il chiaro verso il centro delle figure, puntando dunque a far risaltare dei volumi. Botero porta questo procedimento all'esasperazione. Essendo le figure stesse composte per ampi volumi (la ciccia) la cosa gli viene facilitata, le contraddizioni evitate: poi, che uno ci veda il comico, l'altro la critica sociale, sembra fatto inerente all'origine evidenziata della sua opera dall'arte popolare.

Botero avrebbe potuto essere un valido artista. E' diventato una macchietta sospesa a metà, però questo ha giovato al suo successo sul piano delle vendite, per lo stesso motivo per cui Dario Fo ha avuto un Nobel e Benigni un Oscar.
 
Bah, non è questione di "moda" o di voler apparire più o meno acculturati...io Botero l'ho sempre cordialmente detestato,.. non lo sopporto proprio! Trovo i suoi lavori banali e irritanti, però indubbiamente ha un successo planetario, buon per lui
 
Bah, non è questione di "moda" o di voler apparire più o meno acculturati...io Botero l'ho sempre cordialmente detestato,.. non lo sopporto proprio! Trovo i suoi lavori banali e irritanti, però indubbiamente ha un successo planetario, buon per lui
Hai detto bene, banali.
Pare che ultimamente, per avere grande successo, occorra proprio essere banali. A partire da Andy Warhol, o forse anche prima (ma con Duchamp almeno la banalità celava un gioco irridente). Lichtenstein, Mitoraj, Koons sono ugualmente banali. E' la comunicazione di massa, baby.
A questo punto, meglio la bananità di Josephine Baker, no?
 
Ultima modifica:
Hai detto bene, banali.
Pare che ultimamente, per avere grande successo, occorra proprio essere banali. A partire da Andy Warhol, o forse anche prima (ma con Duchamp almeno la banalità celava un gioco irridente). Lichtenstein, Mitoraj, Koons sono ugualmente banali. E' la comunicazione di massa, baby.
A questo punto, meglio la bananità di Josephine Baker, no?

Eh! C'è da dire che NON è facile, oggi, inventarsi qualcosa di nuovo, originale, mai visto etc.. si può ( deve?) però cercare di essere almeno onesti intellettualmente, fare quello che ci si sente di fare, senza seguire il mercato a tutti i costi... almeno io la vedo così, passa una buona giornata ! :):):)
 
banale agg. [dal fr. banal «appartenente al signore», poi «comune a tutto il villaggio», e di qui il sign. moderno; der. diban «bando»]. – 1. Privo di originalità o di particolare interesse, quindi comune, ovvio, scontato, e sim.: discorso, frase,complimento b.; giudizî b.; un romanzo, una commedia, un film b.; con un b. pretesto; fare, condurre una vita b.,un’esistenza b., piatta, uniforme (o, nell’esistenzialismo, inautentica). Si usa anche con sign. oggettivo e non spreg., riferito a modi, espressioni, tecniche, ecc., privi di originalità o di eccezionalità in quanto ormai noti ed estesi nell’uso comune: parole, locuzioni b.; un b. procedimento; o a fatti di poco conto, di scarso rilievo, insignificanti per sé stessi: per un b. incidente, ha rischiato di rimanere cieco. In partic., in matematica, soluzione b. di una equazione o sistema di equazioni algebriche o differenziali, soluzione di immediata evidenza, oppure priva di significato o di interesse, oppure immediata in base a quanto già noto in precedenza
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banale
[ba-nà-le] agg.
  • • Molto diffuso, comune, e quindi privo di originalità SIN convenzionale:dire le cose più b.; di poco conto, piccolo ma anche sciocco; dovuto a disattenzione, imprevidenza: è stato solo un incidente b.
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banale (aggettivo) privo di originalità, molto comune, convenzionale, ovvio
Mi piace ogni tanto cercare di capire il vero significato di un termine. Qui ho cercato in 3 dizionari on line. Naturalmente le definizioni, come sempre, non esistono, nel senso che si cerca di avvicinarsi al vero significato usando altre parole anch'esse dal significato non spiegato. Se cerchiamo sul dizionario "ovvio", per esempio, troveremo tra le definizioni "banale" :specchio:, e così il cerchio è compiuto :ciapet:
Sono osservazioni che faceva Silvio Ceccato.
Allora, per prima cosa va detto che il termine non si limita a descrivere, ma dà anche un giudizio (negativo), proprio come termini quali alto, valido, interessante, e a differenza di bianco, sufficiente, rotto, che vogliono essere oggettivi (il vino fu sufficiente a riempire la bottiglia).
Il significato più adeguato sembra essere "non interessante" (perché prevedibile comune non originale, non nuovo ecc., ma questo viene dopo il giudizio). Ancora più a monte, se dico banale, significa che non merita la mia attenzione (ecco di nuovo il giudizio).
Banale= che non merita la mia attenzione in quanto eccessivamente prevedibile.

Ma allora, se torniamo a Botero, il termine parrebbe non potersi adattare ai suoi ciccioni che, bene o male, non sono sono soggetti così comuni e prevedibili. Anzi, forse la prima volta che abbiamo visto una sua opera ci ha colpiti proprio per questa novità.
La risposta è che nell'iterazione quasi ossessiva, assoluta, banali lo diventano eccome. Scopriamo che si tratta di un trucco e siamo portati a rifiutarlo. Sì, ma siamo chi? Noi tanto critici e raffinati :violino::eeh: Ma gli altri, quelli che lo pagano così tanto? Evidentemente (ma confesso che si tratta di una spiegazione a posteriori - posteriori belli grossi, tra l'altro :grinangel: ) questa banalità rassicura, il grasso dà tradizionalmente un senso di appagamento e sicurezza, Babbo Natale è grosso, la strega è ossuta ecc.
Certo, ma lui li fa grassi tutti, anche il gatto!!
Ecco, siccome "la gente" chiede anche una certa originalità, questo modo di fare sembra anche originale. Meglio di così ...

Botero non è l'unico i cui successi nascano da elementi estranei alle capacità artistiche (che pure in qualche misura avrebbe, eh!). Pensiamo, anche se in scala minore, ai pretini di Caffè, ma pure ai forchettoni di Capogrossi e ai tagli di Fontana, per tacere delle furbate di Cattelan. Questo è il risultato della solita inversione causa-effetto: "Se uno ha una forte identità lo si riconosce", diventa "Mi faccio riconoscere subito, così risulto avere una forte personalità". Un'inversione che rende appunto banale quello che poteva essere espressivamente identitario.

Come si vede, anche parlando di Botero si possono trovare mille cose interessanti ... :cin:
 
Alla fine la conclusione a cui sei arrivato non è molto diversa dalla mia...
Competere contro l'intuizione femminile è illusorio e perdente :bow:
Ma talora seguo il concetto tutto italiano e politico che la via più breve tra due punti è l'arabesco. :melo:
Almeno non perdo l'orientamento.
 

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