banale agg. [dal fr.
banal «appartenente al signore», poi «comune a tutto il villaggio», e di qui il sign. moderno; der. di
ban «bando»]. –
1. Privo di originalità o di particolare interesse, quindi comune, ovvio, scontato, e sim.:
discorso,
frase,
complimento b.;
giudizî b.;
un romanzo,
una commedia,
un film b.;
con un b.
pretesto;
fare,
condurre una vita b.,
un’esistenza b., piatta, uniforme (o, nell’esistenzialismo, inautentica). Si usa anche con sign. oggettivo e non spreg., riferito a modi, espressioni, tecniche, ecc., privi di originalità o di eccezionalità in quanto
ormai noti ed estesi nell’uso comune:
parole,
locuzioni b.;
un b.
procedimento; o a fatti di poco conto, di scarso rilievo,
insignificanti per sé stessi: per un b.
incidente,
ha rischiato di rimanere cieco. In partic., in matematica,
soluzione b. di una equazione o sistema di equazioni algebriche o differenziali, soluzione di immediata evidenza, oppure priva di significato o di interesse, oppure immediata in base a quanto già noto in precedenza
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banale
[ba-nà-le] agg.
- • Molto diffuso, comune, e quindi privo di originalità SIN convenzionale:dire le cose più b.; di poco conto, piccolo ma anche sciocco; dovuto a disattenzione, imprevidenza: è stato solo un incidente b.
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banale (aggettivo) privo di originalità, molto comune, convenzionale, ovvio
Mi piace ogni tanto cercare di capire il vero significato di un termine. Qui ho cercato in 3 dizionari on line. Naturalmente le definizioni, come sempre, non esistono, nel senso che si cerca di avvicinarsi al vero significato usando altre parole anch'esse dal significato non spiegato. Se cerchiamo sul dizionario "ovvio", per esempio, troveremo tra le definizioni "banale"
, e così il cerchio è compiuto
Sono osservazioni che faceva Silvio Ceccato.
Allora, per prima cosa va detto che il termine non si limita a descrivere, ma dà anche un giudizio (negativo), proprio come termini quali alto, valido, interessante, e a differenza di bianco, sufficiente, rotto, che vogliono essere oggettivi (il vino fu sufficiente a riempire la bottiglia).
Il significato più adeguato sembra essere "non interessante" (perché prevedibile comune non originale, non nuovo ecc., ma questo viene dopo il giudizio). Ancora più a monte, se dico banale, significa che non merita la mia attenzione (ecco di nuovo il giudizio).
Banale= che non merita la mia attenzione in quanto eccessivamente prevedibile.
Ma allora, se torniamo a Botero, il termine parrebbe non potersi adattare ai suoi ciccioni che, bene o male, non sono sono soggetti così comuni e prevedibili. Anzi, forse la prima volta che abbiamo visto una sua opera ci ha colpiti proprio per questa novità.
La risposta è che nell'iterazione quasi ossessiva, assoluta, banali lo diventano eccome. Scopriamo che si tratta di un trucco e siamo portati a rifiutarlo. Sì, ma siamo chi? Noi tanto critici e raffinati
Ma gli altri, quelli che lo pagano così tanto? Evidentemente (ma confesso che si tratta di una spiegazione a posteriori - posteriori belli grossi, tra l'altro
) questa banalità rassicura, il grasso dà tradizionalmente un senso di appagamento e sicurezza, Babbo Natale è grosso, la strega è ossuta ecc.
Certo, ma lui li fa grassi tutti, anche il gatto!!
Ecco, siccome "la gente" chiede anche una certa originalità, questo modo di fare
sembra anche originale. Meglio di così ...
Botero non è l'unico i cui successi nascano da elementi estranei alle capacità artistiche (che pure in qualche misura avrebbe, eh!). Pensiamo, anche se in scala minore, ai pretini di Caffè, ma pure ai forchettoni di Capogrossi e ai tagli di Fontana, per tacere delle furbate di Cattelan. Questo è il risultato della solita inversione causa-effetto: "Se uno ha una forte identità lo si riconosce", diventa "Mi faccio riconoscere subito, così risulto avere una forte personalità". Un'inversione che rende appunto banale quello che poteva essere espressivamente identitario.
Come si vede, anche parlando di Botero si possono trovare mille cose interessanti ...