FINCHE' CI SARA' L'AUTUNNO, NON AVRO' ABBASTANZA MANI, TELE E COLORI PER DIPINGERE LA BELLEZZA CHE VEDO

E RIECCO I BUFFONI.
QUANDO SEGUIREMO L'INGHILTERRA ?
ABBIAMO SOLO DA GUADAGNARE ..........

Però il decalogo "per il personale va bene"..........



Tirato il sasso… tolta la mano.

Dopo la tempesta di polemiche delle ultime ore
sulle linee guida per la comunicazione da parte della Commissione europea,
dove tra le altre cose alla parola “Natale” veniva preferita la formula periodo di festività,

ecco il dietrofront.

Helena Dalli
, commissaria Ue all’Uguaglianza, ha detto:

“L’iniziativa delle linee guida aveva lo scopo di illustrare la diversità della cultura europea

e di mostrare la natura inclusiva della Commissione.

Tuttavia, la versione pubblicata delle linee guida non è funzionale a questo scopo.

Non è un documento maturo e non va incontro ai nostri standard qualitativi.

Quindi lo ritiro e lavoreremo ancora su questo documento”.



Non solo: come riportato dall’Agi, un portavoce della Commissione europea ha riferito che

“celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani fa parte del ricco patrimonio europeo.

Non stiamo vietando né scoraggiando l’uso della parola Natale. Ovviamente no”.


Aggiungendo:

“Il documento a cui si fa riferimento
è un documento interno preparato a livello tecnico
e che mira a sensibilizzare sull’essere inclusivi nella comunicazione
”.


Con una specifica:

“Come molte altre organizzazioni,
prepariamo regolarmente guide di stile interne su diverse aree.

Quelle linee guida sono raccomandazioni al personale per il proprio lavoro quotidiano”.


Il decalogo :

Stop a riferimenti di genere, meglio “buone feste” che “buon Natale”,
“in ogni contenuto testuale o audiovisuale va assicurata la diversità”,
in “qualsiasi panel va rispettato l’equilibrio di genere”.

E via cantante, sull’onda del politicamente corretto.

Il decalogo linguistico è emerso da un documento interno per la comunicazione sul fronte Ue.



Antonio Tajani ha redatto un’interrogazione alla Commissione per una modifica delle indicazioni.

Matteo Salvini ha ironizzato: “Maria. Giuseppe. Viva il Natale. Sperando che in Europa nessuno si offenda”.

Giorgia Meloni ha notato: “La Commissione europea batte in ritirata e stralcia il documento interno che prevedeva l’eliminazione della parola “Natale”


E QUELLI DEL PD ???

TOC TOC.....CI SIETE PAULOTTI DEGLI ORATORI .........
 
Ditemi Voi. 95% di sierati. Ma se il siero è così buono, bravo, utile,
perchè ti poni il problema delle mascherine obbligatorie ?
Ma poi svicoli. La decisione non la prendi tu.
La decisione la fai prendere ai sindaci. Bene. Bravo.


“Bisogna continuare – ha affermato il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa – a dare un esempio positivo

come finora i Lecchesi hanno dimostrato di saper fare.

Abbiamo un’altissima percentuale di vaccinati, oltre il 95%

e bisogna assolutamente dissuadere da comportamenti scorretti o irresponsabili.

Per questo l’attività di controllo sarà particolarmente incisiva per prevenire la diffusione del virus e possibili chiusure”.



Il Questore di Lecco, sulla base delle direttive impartite dal Prefetto,

in un Tavolo Tecnico anche con le Polizie Locali ed i gestori del Trasporto Pubblico Locale
dettaglierà ulteriormente l’attività di controllo oggetto della Direttiva di pianificazione.


Infine, nel Comitato è stata condivisa l’opportunità che il Sindaco del Comune di Lecco

adotti un’ordinanza per imporre l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto

a partire da venerdì 3 dicembre e fino al 9 gennaio prossimo nelle aree e vie del centro storico

e nei luoghi dove si prevede maggior assembramento di persone.



Analoga ordinanza sarà adottata anche dai Sindaci dei Comuni di maggiori dimensioni demografiche del territorio presenti all’incontro,
mentre per gli altri Comuni della provincia il Prefetto ed il Presidente Vicario dell’Amministrazione Provinciale
inviteranno i primi cittadini a valutare l’opportunità di adottare simili provvedimenti
limitatamente alle giornate dove sono previsti particolari eventi che richiamano un notevole afflusso di persone.
 
Puf puf puf puf


La Procura di Verona chiederà a breve l’archiviazione, per particolare tenuità del fatto,

dell’inchiesta partita ad agosto scorso su Luca Morisi, ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini.


In buona sostanza, non fu Morisi a procurare la droga per il festino con i due giovani romeni,

bensì fu uno dei due ragazzi ad introdurre la sostanza stupefacente nell’abitazione di Luca Morisi.



Quest’ultimo non dovrà affrontare alcun processo e le cose sembrano essersi chiarite per lui,
ma rimane un danno enorme, personale, psicologico e politico.


Per una vicenda che può anche concludersi in nulla,
com’è stata di fatto quella riguardante Morisi,
bisognerebbe aspettare qualche mese almeno prima di accendere i motori della macchina del fango, a reti unificate e sui giornali.


Ma ci troviamo nel Paese dell’uso politico della giustizia, da parte della sinistra

ai danni di tutti coloro i quali possono in qualche modo ostacolarne il cammino,
e della costruzione di scandali o scandaletti forzati da cavalcare a fini strumentali.


Non importa se poi il malcapitato non va in galera o viene persino assolto,
l’essenziale è raggiungere in breve tempo obiettivi politici
attraverso la demolizione dell’immagine di uno o più personaggi.



E Morisi è servito per guastare anzitutto la campagna elettorale del centrodestra per le Amministrative dello scorso ottobre.


E chissà se questo piccolo scandalo non sia servito anche a intimorire Salvini all’interno del Governo.


Fino a quando l’Italia non si libererà della giustizia a orologeria, essa non sarà mai un Paese normale.
 
Lunedì scorso, per caso, mi sono imbattuto su Rai Tre
mentre andava in onda Agorà Extra, condotto da tal Senio Bonini.



Ovviamente si parlava del Covid e, altrettanto ovviamente,
il programma era scandalosamente schierato contro ogni forma di critica
e di dissenso nei confronti della strategia sanitaria del Governo.


Tuttavia, ciò che è accaduto verso la fine della puntata possiamo definirla una oscena manifestazione di pura disinformazione.



Interpellata dal conduttore, la presidente della Società italiana di pediatria,

la professoressa Annamaria Staiano, ha dichiarato che i benefici dei vaccini ai bambini sotto i 12 anni

superano i rischi, dal momento che da inizio pandemia, ovvero in circa due anni,

sono morti 36 soggetti nella fascia da 0 a 19 anni.



A questo punto lo stesso conduttore ha improvvisato un grottesco show:

“Immaginate le affollate classi di una volta e mettete tutti in fila questi 36 bambini che non ci sono più, sono scomparsi. Quindi, vaccinatevi!”.


In sostanza, questo genio della comunicazione, con l’evidente complicità della pediatra,
è riuscito ad arruolare nella legione dei bambini i ragazzi e i giovani neo-maggiorenni.



Un vero colpo da maestro.


Ma non basta:

prendendo per oro colato la dissertazione della specialista,

a quale ha sostenuto che onde far correre rischi ai nostri figli vacciniamoli a manetta


(sebbene ci sono molti autorevoli studi internazionali che dimostrerebbero l’esatto contrario,
ossia che i rischi legati alle reazioni avverse nei bambini supererebbero di gran lunga quelli creati dal virus),

se ne potrebbe dedurre che prima che arrivasse il Sars-Cov-2 sotto i 20 anni in Italia non morisse nessuno,

né con l’influenza e né con altre forme di malattie respiratorie, peraltro nell’arco di quasi due anni.



Cosa ovviamente del tutto destituita di fondamento.


Infine, ultimo ma non meno importante,

sia la stessa Staiano che il geniale conduttore

si sono dimenticati di spiegare ai telespettatori

che questi 36 poveretti che non ci sono più

erano affetti da gravi e gravissime patologie pregresse

che ne pregiudicavano in modo molto serio la risposta immunitaria
.



In questi casi, come segnala l’ultimo rapporto del 5 novembre dell’Istituto superiore di Sanità,

in cui a ottobre i morti col Covid vaccinati hanno superato i non vaccinati,

il siero non è in grado di suscitare la medesima risposta immunitaria.



Ma questo per la nostra imbarazzante informazione pagata dal contribuente

è un dettaglio che non merita neppure di essere citato.
 
Nella nuova puntata di “Cura Ri-Costituente

parliamo con il virologo Giulio Tarro

per cercare di fare chiarezza sulla nuova variante Omicron

e sull’utilizzo dei farmaci impropriamente definiti "vaccini a mRNA".

 
Ahahahahahah


L'opinione di Giusi Urgesi
chirurga e medico dell'emergenza, autrice del blog Buonasanità suaffaritaliani.it


Premesso che sarò magari impopolare,
premesso che sono da sempre contraria ad ogni forma di violenza e figuriamoci sulle donne,
penso tuttavia che la notizia della pacca sul sedere alla giornalista sportiva stia diventando un tormentone mediatico.

Giusto che l'autore dell'inopportuno gesto sia punito,
tanto più perché ha agito stupidamente ripreso da una telecamera,
ma mi chiedo se sarebbe successa la stessa cosa se la vittima non fosse stata una giornalista!


In questo caso l'autore del gesto inopportuno è stato denunciato per violenza sessuale rischiando fino a sei anni di reclusione,
quando sotto gli occhi di tutti, a mio modesto parere, si tratta di molestia sessuale!
 
Faccio presente che non è ancora stato licenziato dal Senato.

Decreto fiscale: proroghe cartelle esattoriali e Irap
La proroga dei termini di pagamento delle cartelle di Rottamazione-ter e Saldo e stralcio
non era arrivata prima della scadenza del 30 settembre, lasciando il 30 novembre
come data ultima per il pagamento delle rate delle definizioni agevolate.
Arriva adesso, a tempo scaduto, una mini-proroga:
le rate di Rottamazione-ter e Saldo e stralcio in scadenza il 30 novembre potranno essere pagate entro il 6 dicembre 2021.


Un emendamento al Decreto fiscale dispone che per le cartelle notificate dal 1° settembre al 31 dicembre 2021
venga esteso il termine di pagamento a 180 giorni. Ci saranno quindi 6 mesi per pagare.


Inoltre, vengono riammessi nei termini i contribuenti decaduti dalla rateizzazione
e viene esteso il numero di rate il cui mancato pagamento determina la decadenza del piano di rateizzazione.


Il termine per il pagamento degli avvisi bonari sospesi dall’8 marzo al 31 maggio 2020, viene posticipato al 16 dicembre 2021,
data entro la quale dovrà essere pagata l’imposta unica sulle piattaforme marine.


Decreto fiscale: rifinanziamento Ecobonus auto
Viene incrementata di 100 milioni di euro la dotazione del Fondo previsto dall’articolo 1, comma 1041, della legge 30 dicembre 2018
(Cd. Fondo automotive – Ecobonus), una serie di contributi per l’acquisto di nuovi veicoli a minor impatto ambientale.

Il finanziamento sarà così suddiviso:

  • 65 milioni di euro ai contributi per l’acquisto, anche in locazione finanziaria, di autoveicoli con emissioni comprese nella fascia 0-60 grammi (g) di anidride carbonica (CO2) per chilometro (Km);

  • 20 milioni di euro ai contributi per l’acquisto, anche in locazione finanziaria, di veicoli commerciali di categoria N1 nuovi di fabbrica
  • o autoveicoli speciali di categoria M1 nuovi di fabbrica, di cui euro 15 milioni riservati ai veicoli esclusivamente elettrici;

  • 10 milioni di euro ai contributi per l’acquisto, anche in locazione finanziaria, di autoveicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi (g) di anidride carbonica (CO2) per chilometro (Km);

  • 5 milioni di euro ai contributi per l’acquisto di un veicolo di categoria M1 usato e di prima immatricolazione in Italia, per il quale non siano già stati riconosciuti altri incentivi incentivi.

Decreto Fiscale: bonus genitori separati
Un emendamento a firma Lega introduce l’istituzione del Fondo per genitori separati,
che garantirà unbonus fino a 800 euro per il pagamento degli assegni di mantenimento nel caso di difficoltà economiche.


Decreto fiscale: Reddito di Cittadinanza
Il testo originariamente licenziato dal Governo prevede un rifinanziamento per il Reddito di Cittadinanza,
per il quale vengono stanziati ulteriori 200 milioni di euro per il 2021.


Decreto fiscale: congedo parentale
Passando alle misure in tema di lavoro, viene introdotto un congedo parentale Covid
per lavoratori dipendenti con figli di età inferiore a 14 anni nel caso di astensione dal lavoro per:

  • sospensione dell’attività didattica in presenza;
  • infezione da SARS-CoV-2 del figlio;
  • quarantena del figlio.
Il beneficio in questione è invece riconosciuto ai genitori di figli con disabilità grave senza il limite d’età.

Il congedo può essere fruito in forma giornaliera o oraria e consiste in un’indennità pari al 50% della retribuzione.

Il congedo ha effetto retroattivo a partire dall’inizio dell’anno scolastico
e i congedi parentali già fruiti dai genitori prima dell’entrata in vigore del decreto possono essere convertiti in congedi parentali Covid.


Decreto fiscale: quarantena equiparata a malattia
Fino al 31 dicembre 2021, il periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva
o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva dai lavoratori del settore privato,
è equiparato a malattia ai fini del trattamento economico previsto dalla normativa di riferimento
e non è computabile ai fini del periodo di comporto.

Per la misura è stanziato oltre un miliardo di euro.


Decreto fiscale: 13 settimane di Cassa Covid
I datori di lavoro privati che sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da COVID-19
possono presentare domanda per ulteriori 13 settimane di Cassa integrazione in deroga nel periodo tra il 1° ottobre e il 31 dicembre 2021.

Per il settore tessile e abbigliamento sono invece previste ulteriori 9 settimane di integrazione salariale.

Il trattamento può essere richiesto per quei datori di lavoro che hanno utilizzato tutte le precedenti settimane di cassa integrazione previste.


Decreto fiscale: sicurezza sul lavoro
In termini di sicurezza sul lavoro, viene predisposta una banca dati informatica unica
che metterà in comunicazione Ispettorato Nazionale del Lavoro, Regioni, Asl e Inail.

Per contrastare il lavoro irregolare viene disposta la sospensione delle attività
quando verrà riscontrato il 10% di lavoro nero sul totale dei lavoratori in forza.


Come ricordato in precedenza, le modifiche al Decreto fiscale introdotte in sede di conversione
entreranno in vigore dopo l’approvazione definitiva del Ddl e le votazioni al Senato e alla Camera,
mentre le misure originariamente previste dal Decreto-legge sono in vigore dal 22 ottobre.
 
Prima il berlusca. Ora mediaset. La caduta è diventata a picco.



Dopo il clamore scatenato dall’indiscrezione secondo cui
Mediaset avrebbe stabilito la sospensione dei talk di Paolo Del Debbio e Mario Giordano,
l’azienda si affretta a chiarire la propria posizione.


E allora, secondo quanto apprende l’Adnkronos da fonti di Cologno Monzese:

"Non ci sarà nessuno stop nella programmazione durante le festività. Di nessun programma."
Una precisazione che, qualora confermata, dirimerebbe i dubbi sollevati ieri da più parti
coi rumors circolati nelle ultime ore in merito allo stop di alcune trasmissioni,
tra cui Fuori dal coro e Dritto e Rovescio appunto.

Un caso strano, che ha destato sorpresa e sconcerto
e intorno al quale si è alimentato anche un piccolo “giallo”,
rispetto al fatto che, a detta degli stessi conduttori,
i diretti interessati non avrebbero fin qui ricevuto alcun ordine di servizio in merito




Nel frattempo, per le prossime ore è atteso un comunicato esplicativo di Mediaset.
Una nota in cui verrà illustrata la programmazione d’informazione durante il periodo delle strenne.


Lo stesso finito nel mirino ieri coi retroscena venuti a galla sull’ipotesi di uno stop
alle trasmissioni di Del Debbio e Giordano per una lunga pausa natalizia dal 9 dicembre al 27 gennaio
.

Una prospettiva dibattuta e controversa.

E rispetto alla quale molti avrebbero individuato tra i motivi della “sosta forzata”
il fatto che i programmi “soffierebbero” sul fuoco dei No Vax.

E sarebbero quindi preferibili trasmissioni più moderate…




Ma Giordano non ci sta.

E nel commentare i sospetti e fugare i dubbi,

chiama in causa il bavaglio evocato dell’ex premier Monti.



Quando, recentemente a In Onda su La7, circa l’informazione
ha sostenuto che necessiterebbe di «modalità meno democratiche».

Un rilievo che ha scatenato l’indignazione dei più.

E a cui, anche ieri sera dallo studio Fuori dal coro che conduce su Rete 4,
come oggi su Twitter, Mario Giordano ha replicato:

«Spiace per il senatore Monti, ma ieri sera grandi ascolti e record stagionale per #fuoridalcoro.
Grazie a tutti per l’appoggio e il sostegno.
Molti fanno domande a cui non so rispondere.
Ciò che posso assicurare è che ogni volta che andremo in onda saremo sempre #Fuoridalcoro”
».



Ora, dubbi e comunicati chiarificatori a parte, resta il fatto che tira una brutta aria nei corridoi di Rete 4.

Le indiscrezioni che girano al momento rivelerebbero nervi tesi e scambi ad alta temperatura polemica
tra il conduttore di Fuori dal Coro e i vertici Mediaset.

Non a caso, non più tardi di due mesi fa, Il Tempo pubblicava un altro retroscena
su un presunto scontro di fuoco tra giornalista e direzione che – a detta del quotidiano capitolino –
avrebbe tradito già all’epoca nervi tesi e scambi ad alta polemica tra i due schieramenti in campo.

Il pomo della discordia?

Teoricamente sempre lo stesso:

«Un atteggiamento troppo accondiscendente nei confronti dei no vax».

Una recriminazione a cui Giordano continua ciclicamente ad obiettare:

«Chiudetemi il programma se non vi vado bene
. Io non sono No Vax, mi pongo solo delle domande».
 
«Chiusura di Dritto e Rovescio?

Io ho un riferimento unico, che è Mauro Crippa
ovvero il direttore generale per l’informazione Mediaset,
e lui mi ha garantito che si chiude il 16 dicembre e si riapre il 13 gennaio,
come sarebbe stato nella norma perché di mezzo c’è l’Epifania.

Che è quello che per me fa testo, il resto sono chiacchiere, io mi fido di lui».


A dirlo all’Adnkronos è Paolo Del Debbio, che commenta così i “rumors” circolati sulla stampa
di uno “stop” al suo programma Dritto e Rovescio insieme a Fuori dal coro di Mario Giordano.


Sui motivi che possano aver scatenato il rincorrersi di voci, Del Debbio assicura di brancolare nel buio:
«Non ne ho la benché minima idea. Francamente non lo so. Io guardo il mio orticello. Il resto non sono affari miei», taglia corto.
E chiude con un’osservazione che chiarisce la tranquillità del suo stato d’animo:
«Io sono contento di fare il mio mestiere, lo amo, quindi sono molto contento di poter proseguire nel farlo,
ma non è l’unica mia fonte di felicità. Ho anche altre fonti di soddisfazione, insomma».


Il conduttore ieri ospite di Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, aveva detto:

«Sui siti hanno scritto che io e Mario Giordano ci fermiamo per troppo tempo, ma io l’ordine di servizio non l’ho ancora ricevuto…».

E poi ancora.

«Io non occhieggio a nessuno, i no vax mi attaccano violentemente spessissimo, ultimamente anche su WhatsApp.
Ho fatto la terza dose, sono assolutamente favorevole al vaccino – aveva raccontato –
Io faccio un dibattito e per farlo bisogna essere in due, non si può fare un talk show con una sola voce.
Io faccio parlare tutti ma poi a casa ognuno si fa la sua opinione…».
 
La scomoda verità. Della quale nessuno parla. Zitti. Zitti



C’è un governo che vessa i cittadini da mesi, con violenza,
in un crescendo di imposizioni sfociate in un obbligo vaccinale mascherato,
che ha reso di fatto impossibile la vita a chi non si sottopone alla somministrazione dei farmaci anti-Covid.


E ci sono numeri che sembrano suggerire, in maniera neanche troppo velata,
come questa emergenza sembra far comodo a qualcuno, per nulla interessato a farla terminare il prima possibile.
Anzi.



Tra i dati che meritano una riflessione c’è quel sul numero di pazienti al momento in terapia intensiva nel nostro Paese: 797.

Non pochi, ma decisamente lontani dai dati di marzo 2021, ben più allarmanti.


A colpire, però, è la mancata attuazione di quella strategia di rafforzamento dei reparti
inizialmente prevista nel piano dell’ex commissario Domenico Arcuri:

le promesse erano state di un aumento di quasi 4 mila posti,

con il decreto rilancio del 2020 che aveva messo nero su bianco la cifra di 3.553 nuove unità

da sommare alle 5.179 già funzionanti, per un totale di 8.732.



Come spiegato da Il Bo Live, testata dell’Università di Padova, oggi il quadro è il seguente:

i numeri attuali sono nettamente inferiori a quelli di marzo e aprile,
mesi in cui l’Italia aveva vissuto un periodo drammatico, ma la “curva” è ugualmente preoccupante.

Il motivo? La concentrazione in alcune Regioni, come Piemonte, Lombardia, Lazio e Campania.

Ma soprattutto il fatto che

“l’aumento delle terapie intensive previsto dal Piano Arcuri non è mai stato effettuato fino in fondo:
i posti in terapia intensiva presenti in Italia ad oggi, sono 6.458 (dati del 9 ottobre).

Ne mancano all’appello, quindi, 2.274”.



A oggi, soltanto Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta
hanno raggiunto la soglia di sicurezza nel rapporto tra i letti disponibili in terapia intensiva e gli abitanti della Regione.

Nel resto d’Italia, l’aumento di posti non si è verificato o, se sì, è stato minimo, inferiore agli obiettivi indicati dal Piano Arcuri.


Non resta, allora, che interrogarsi sulla possibilità che questa emergenza, a qualcuno, possa far comodo.


E che superarla non sia affatto tra le priorità dei nostri governanti.
 

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